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Ovest-est? Macché, io il mondo lo giro passando per i poli!

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Il grande Mike Horn, l’esploratore-velista che ha portato a compimento le più originali imprese del pianeta (in calce trovate una sua breve biografia), si è lanciato in una nuova avventura: la circumnavigazione del globo, in senso “perpendicolare” rispetto alle normali rotte.

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Horn, con la sua barca a vela rompighiaccio di 35 metri Pangaea (oltre che con sci, kayak, 4×4 e a piedi, come è nel suo stile), tenterà di compierla attraversando i due poli. E’ partito da Monaco l’8 maggio scorso per quella che è stata battezzata “Pole2Pole”. L’avventura, second il sudafricano, dourer all’incirca due anni: “Quando sorvoli un paese, non poi dire di conoscerlo. Ma quango lo attraversi in machine, sic, o in barca a vela, poi scoprire tante coos nuove, immergerti nella nature e capper meglio la vita deli abitanti del luogo”.

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IL GIRO DEL MONDO IN 720 GIORNI

Con Pangaea, Horn sta navigando verso la Namibia, nell’Africa del sud. Qui su una 4×4 attraverserà il deserto del Namib, passando poi per il delta dell’Okavango, in Botswana e quindi a Città del Capo. Da qui salirà nuovamente a bordo di Pangaea, fino all’Antartide, che attraverserà in sci (con tanto di slitta da 200 kg), aiutato da un kite qualora il vento lo consenta. Lo aspettano 5.800 chilometri per raggiungere il polo Sud, con montagne da scalare alte fino a 4.900 metri. Poi Mike riprenderà il comando di Pangea per navigare nel Pacifico del Sud verso l’Oceania, passando per Nuova Zelanda e Australia (in Papua Nuova Guinea si lancerà, già che c’è, in un’esplorazione solitaria della foresta vergine pluviale su un fuoristrada Mercedes). Una volta raggiunta l’Asia, via terra arriverà in Kamchatka (si, proprio lei, quella che vi ha fatto dannare a Risiko) e poi farà rotta verso il polo Nord. Su sci e in kayak approderà infine in Groenlandia dove la fedele Pangaea sarà ad attenderlo e lo riporterà in Europa, verso il Principato di Monaco. Ad aiutarlo nell’organizzazione di questa impresa sono state le due figlie Annika (23) e Jessica (22).

BD_Pole2pole_Mike Horn_2016_MG_0231@Franck TerlinUN UOMO CON DUE PALLE COSI’
Un pazzo? Un incosciente? Può darsi, ma in passato, quello che è considerato il più grande esploratore dei tempi moderni (nato a Johannesburg il 15 luglio 1966) ha dimostrato di avere le “palle quadrate”. E’ stato il primo uomo, in completa solitudine, ad aver percorso il Rio delle Amazzoni dalle sorgenti fino alla sua foce, a camminare fino al polo Nord durante la Notte Artica, a circumnavigare il globo senza usare alcun mezzo a motore.

L’AMORE PER LA VELA DI MIKE HORN
Il suo amore per la vela risale al 1997, con un grande maestro, lo svizzero Laurent Bourgnon (recentemente scomparso): Horn vinse il Multicocques Grand Prix, dopodiché viene invitato a far parte dell’equipaggio del Mari Cha III, come wincher, una posizione che richiede grande forza fisica. Dopo poco battono il record di traversata transatlantica: 8 giorni e 23 ore.

652694_1170242_2598_1732_08A539PANGAEA, BARCA “RESPONSABILE”
Pangaea è un 35 metri oceanico che combina comfort e sicurezza con la versatilità e l’innovazione. Integrato in Pangea tutto il meglio delle tecnologie sostenibili con motori Mercedes-Benz BlueTec, pannelli solari, uno scafo in alluminio riciclabile.Obbiettivo: produrre energia con l’emissione di inquinamento più basso possibile. Pangaea è stato costruito in Brasile in un sobborgo di San Paolo, a soli 200 km di distanza dal mare, e ha fornito lavoro e di reddito per oltre 200 famiglie brasiliane per un anno intero.

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Metamorfosi completa per Atalanta II: la “barca Frankenstein” è finalmente in acqua… e vince subito

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poppaCi siamo subito appassionati alla storia di Atalanta,  il 21 metri che Carlo Puri Negri si fece costruire da Bruce Farr nel 2004, e che ci ha da subito ricordato la creatura del dottor Frankenstein, protagonista del romanzo di Mary Shelley. Perché è stata rifatta pezzo per pezzo, con l’ausilio delle migliori tecnologie. Ed è quindi un mostro, ma un mostro bellissimo. Umberto Felci ne ha curato il refitting, realizzato nei cantieri Adriasail di Maurizio Testuzza a Fano (Ancona). Una bella sfida quella raccolta dal progettista milanese: rendere moderno e competitivo un maxi vecchio di 12 anni.

La "nuova poppa" di Atalanta II

La “nuova poppa” di Atalanta II

Vi avevamo fatto vedere i disegni della metamorfosi della barca, spiegati punto per punto da Umberto Felci che ci ha raccontato come “sono state modificate radicalmente le linee d’acqua dell’ultimo terzo poppiero dell’imbarcazione esistente (negli ultimi sei metri è stata realizzata una “nuova poppa” appoggiata a quella esistente), dando luogo a una forma di carena più tesa e portante nella parte poppiera per avere un incremento della lunghezza al galleggiamento nonché del momento raddrizzante tra i 15 e i 25°. Si è poi ridotto il pescaggio della pinna  (da 4 a 3,70 metri, con masse più concentrate) ed è stato armato sartiame in tessile modificando anche il piano velico per contrastare l’aumento di superficie bagnata della barca. Queste le principali modifiche realizzate”.

pruaDopo cinque anni a terra, oggi finalmente Atalanta II è in acqua per osservare dal vivo la sua metamorfosi. Ha esordito alla Volcano Race 2016 dove è stata protagonista assoluta delle 398 miglia che vanno da Gaeta alle isole Eolie e ritorno. A sfidarsi nella categoria mini maxi, sotto gli 80 piedi, erano cinque equipaggi e l’imbarcazione di Carlo Puri Negri si è piazzata prima in tempo compensato terminando in 2 giorni 2 ore, 2 minuti e 6 secondi.

Carlo Puri Negri al timone di Atalanta II

Carlo Puri Negri al timone di Atalanta II

Siamo risusciti a “strappare” un’intervista all’armatore che così ha commentato la “prima” del suo nuovo bolide. In particolare Puri Negri ha commentato la regata in attesa di rivedere Atalanta II nuovamente all’opera durante la 151 miglia (2-4 giugno 2016) e ci ha confessato come, a suo avviso, la barca sia ancora al 70% delle sue possibilità:
Siamo partiti di bolina con un vento leggero di 5 nodi che poi è salito fino a 12 dandoci da subito l’impressione che barche sulla carta molto più veloci di noi in alcuni casi facevano fatica a tenere il nostro passo. Questo significa che le modifiche hanno inciso positivamente sia sulla performance di velocità sia per il compenso del certificato. Abbiamo avuto ulteriore conferma delle ottime performance di Atalanta ll quanto raggiunte le Eolie abbiamo iniziato a navigare con il vento in poppa e anche i questa circostanza la barca si è rivelata competitiva sia quando abbiamo montato la A0 e poi A1,5. La soddisfazione maggiore dal punto di vista sportivo è stata quella di aver superato un avversario, sulla carta molto più performante  di noi, in tempo compensato. Atalanta II è una vecchia signora che ha ancora molto da dire. Siamo convinti che abbia espresso il 70% della sua potenzialità”.

GUARDA LA FOTOGALLERY DELLA NUOVA ATALANTA II DURANTE LA VOLCANO RACE 2016

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9 giorni in mare: da St Andrés alla Florida tra delfini, ondate e… yoga. VIDEO

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Hanno girato il mondo insieme a bordo di un Halsey Herreshoff di 43 piedi del 1971
, diventando vere e proprie star del web: Alex e Taru hanno dato vita al blog World Tour Stories, nel quale raccontano con video e foto il loro girovagare. Anche se adesso si sono (almeno per un po’) fermati a Miami, i loro video continuano a spopolare sul web.

E’ il caso di quello che vedete in questo articolo, nel quale i due raccontano la loro navigazione tra St Andrés alla Florida, alternando momenti di relax e yoga mattutino a botte di vento oltre i 25 nodi: il meglio del mare dei Caraibi, insomma!

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Vittorio Malingri riparte, pronto a sfidare l’oceano su un catamarano di 6 metri

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Nella mia vita cercavo il contatto col pianeta e con le persone. In mezzo al mare lo trovo, io non mi fermerei mai”. Quando Vittorio Malingri ha pronunciato queste parole, durante l’evento “Pazzi o eroi” al nostro VELAFestival, c’è stato un attimo di silenzio poi, naturale, è scattato l’applauso di tutti, compresi grandi velisti come Giancarlo Pedote e Gaetano Mura e giovani promesse come Ambrogio Beccaria e Edoardo Raimondo.

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Vittorio Malingri al TAG Heuer VELAFestival

UN ANNO DI GRANDI SFIDE
Che Vittorio non stesse parlando a caso, lo conferma non solo la sua storia, ma anche il futuro prossimo. Non contento di avere percorso centinaia di migliaia di miglia in ogni oceano, adesso è entrato a far parte, insieme al figlio Nico, del Citroen Unconventional Team, che comprende anche altri di livello mondiale come il surfista Alessandro Marciano, il windsurfista Matteo Iachino e il kitesurfer Toni Cili.

Vittorio e Nico, a bordo del catamarano Feel Good (un F20 di sei metri senza ripari fissi) si preparano a un fitto programma di eventi. Il mese di giugno sarà dedicato agli allenamenti, al largo delle coste ioniche, in Grecia, e alla ulteriore messa a punto della barca con l’aiuto di Cesare Grassotti (Shore Team).

Padre e figlio si prepareranno così a stabilire il prossimo luglio un tempo di riferimento sulla rotta Marsiglia-Tunisi e a fine settembre sulla Portofino-Giraglia, rotta mai battuta prima d’ora da imbarcazioni classe F20. Nei primi mesi del 2017 l’obiettivo sarà invece quello di battere il record in doppio sulla Dakar-Guadalupa, la rotta classica dei record oceanici F20. Il tempo ufficiale da battere è di 11gg 11h 25m, detenuto dai francesi Pierre-Yves Moreau e Benoît Lequin. Per finire, nell’agosto 2017 Feel Good parteciperà, senza velleità di podio, alla Centomiglia del Garda, una regata di flotta che è l’esatto contrario di quello per cui barca ed equipaggio sono stati progettati e allenati.

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Al varo del nuovo Ice 52 RS, il fulmine superleggero tutto italiano

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ice 52 rsVarato il nuovo Ice 52 RS: neppure 11.000 chili di dislocamento per  la nuova versione dell’ICE 52. Il nuovo ICE 52 RS rappresenta la stessa operazione che da sempre si fa in campo automobilistico dove alle versioni “normali” si aggiungono versioni ad altissime prestazioni.

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Ma come si fa in una barca a risparmiare quasi 2.000 chili mantenendo il comfort di una barca da crociera? Lavorando sui particolari. Un uso sapiente del carbonio e dei compositi ha permesso di risparmiare peso, senza che si veda. Così i legni del mobilio e i piani di calpestio sono alleggeriti con l’anima in composito, le lande sono ora in carbonio, l’albero e il sartiame sempre in carbonio, della Hall Spar e senza volanti.

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E ancora, l’adozione di una pinna realizzata in acciaio Weldox ad alte caratteristiche meccaniche e di un siluro in piombo fresato a controllo numerico che offrono il vantaggio di ridurre percentualmente il peso della zavorra e quindi il dislocamento totale dell’imbarcazione, a parità di momento raddrizzante.

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Questi duemila chili in meno, alleggerendo soprattutto i pesi alle estremità e concentrandoli in basso a centro barca, migliorano sensibilmente le prestazioni a vela, sia in bolina sia alle andature portanti. Per non parlare della velocità di crociera a motore che è stimata in 9.2 miglia all’ora.

Il risultato è una barca ad alte prestazioni che può ben figurare anche in regate di alto livello senza perdere niente delle caratteristiche di barca da crociera comoda e sicura.

Le caratteristiche dell’ICE 52 RS
Lunghezza ft: m.15,80
Lunghezza al galleggiamento: m.14,84
Larghezza massima: m.4,65
Pescaggio: m. 3.00
Dislocamento:  kg.10.900
Zavorra: kg.4.200
Motore: 75CV
Acqua: 500LT
Carburante: 360LT
www.iceyachts.it

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Meteo: ciò che si deve sapere per navigare in sicurezza. Sapete interpretare le carte sinottiche?

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meteo in mare aperturaUscire in mare ben informati sulle previsioni meteo ridurrà al minimo il rischio di trovarvi nel bel mezzo di una tempesta (anche se in Mediterraneo non sono inusuali repentini e imprevedibili cambi di tempo). Non dimenticate di ascoltare con attenzione il bollettino meteo sul canale 68 del VHF prima di prendere il largo: se siete in crociera all’estero, informatevi sui servizi meteorologici di riferimento del paese in cui vi trovate. Ancora prima di arrivare in barca potete tenere sotto controllo lo sviluppo delle condizioni via internet tramite computer, smartphone o tablet: esistono molti siti da cui attingere dati e applicazioni aggiornate. Quando guardate le previsioni meteo non focalizzatevi esclusivamente sulla vostra area di navigazione e su una finestra temporale ristretta, ma cercate di acquisire una visione d’insieme che comprenda l’evoluzione meteorologica precedente e successiva in una zona più ampia; le condizioni reali potrebbero essere leggermente in anticipo o in ritardo rispetto a quelle previste, oppure un centro depressivo potrebbe passare un po’ più a sud o a nord determinando condizioni differenti.

una carta sinottica con le indicazioni dei valori della pressione atmosferica

Una carta sinottica con le indicazioni dei valori della pressione atmosferica

COME INTERPRETARE LE CARTE SINOTTICHE
Le carte sinottiche sono la rappresentazione grafica dell’evoluzione della pressione atmosferica (solitamente ad intervalli di 12 ore), da cui potrete trarre altre utili informazioni. In Italia esistono molti siti che le propongono (anche sovrapposte alle immagini satellitari), come meteo-online.com o meteorologica.info, ma potrete basarvi anche su quelle elaborate dal servizio meteorologico britannico (metoffice.gov.uk) che godono di ottima reputazione per la loro leggibilità e che coprono tutta l’Europa. I principi base tramite i quali leggere una carta sinottica non sono difficili: su di essa troverete i principali centri di alte e basse pressioni con il corrispettivo valore espresso in millibar (o, più precisamente, ecto pascal). La pressione atmosferica media è di 1013 ecto pascal, per cui il centro di un anticiclone (la zona di alta pressione) esprimerà un valore al di sopra di questa cifra. Una depressione profonda (e cioè caratterizzata da una pressione molto bassa), il cui centro ha un valore intorno ai 960 ecto pascal, per esempio, sarà più dannosa sottocosta perché tanto è più profonda una depressione tanto maggiore sarà l’intensità del vento creato dalla disparità della pressione atmosferica. La distanza fra le isobare su una carta sinottica, definita gradiente isobarico, si assottiglia all’aumentare del vento per cui aspettatevi vento forte e mare se le linee sono molto vicine fra loro. Le masse d’aria non si spostano in linea retta dai centri di alta pressione ai centri di bassa pressione, ma seguono un moto rotatorio orario in uscita dalle zone anticicloniche e orario in entrata verso le depressioni con un angolo di circa 15 gradi rispetto alle isobare. Le carte sinottiche riportano anche i principali fronti caldi, freddi, stazionari e occlusi. I fronti sono i punti in cui masse d’aria di temperatura diversa si incontrano. Questa differenza di temperatura causa sempre precipitazioni, quindi capire quando incontrerete un fronte vi aiuterà a capire se troverete pioggia, e che tempo farà dopo il passaggio del fronte: dopo un fronte caldo, generalmente, segue cielo coperto e cupo, ma dopo un fronte freddo il tempo dovrebbe iniziare a migliorare. cart meteomed

BOLLETTINI METEO ONLINE E AVVISI DI BURRASCA
Per visualizzare il bollettino meteorologico associato alle carte sinottiche potete usare il sito dell’Aeronautica Militare (meteoam.it) o su quello del consorzio Meteo Lamma (lamma.rete.toscana.it) troverete anche lo stato del mare e del vento a 10 metri nonché gli avvisi di burrasca. Ma se volete avere tutto quello che serve per sapere che tempo farà senza fare fatica c’è il sito di previsioni per tutto il Mediterraneo, www.meteomed.it. Con questi strumenti dovreste essere in grado di navigare informati e quindi in relativa sicurezza. Perché relativa? Perché, come dicevamo all’inizio, specialmente in Mediterraneo l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Una fonte a cui affidarvi per avere un’altra “campana” e capire cosa succederà intorno a voi nel breve periodo sono i campi di vento.

Un grib file (tratto da zygrib.org), ovvero la rappresentazione vettoriale del vento attuale e atteso.

Un grib file (tratto da zygrib.org), ovvero la rappresentazione vettoriale del vento attuale e atteso.

L’UTILITÀ DEI CAMPI DI VENTO
I grib files (in italiano campi di vento) contengono la rappresentazione vettoriale del vento attuale e atteso: specialmente utilizzati in regata, potranno esservi molto utili anche in crociera, se possedete qualche nozione base di meteorologia. Sebbene sui campi di vento non siano riportati fronti caldi e freddi né tantomeno la copertura nuvolosa, dalla loro lettura potrete ottenere molte informazioni aggiuntive dedotte per logica. In primis quelle relative a cicloni e anticicloni: le alte pressioni saranno caratterizzate da venti deboli in rotazione oraria mentre le depressioni si riconosceranno da vortici di vento intenso in rotazione antioraria. Inoltre fronti caldi e freddi sono esclusivamente associati alle depressioni, quindi dopo aver identificato i centri delle alte e basse pressioni, osservando la distribuzione del vento, potrete dedurre la tipologia di fronte associata alla specifica depressione. E, da ciò, prevedere l’evoluzione del meteo nelle ore successive. Facciamo un esempio pratico: se vi trovate a sud di un centro depressivo, all’arrivo di un fronte caldo il vento ruoterà inizialmente da ovest-sud-ovest verso sud per poi tornare a soffiare da sud-ovest. Cercando sulla rappresentazione dei campi di vento le zone (da destra verso sinistra) dove il vento segue una rotazione da sud a sud-ovest ed ecco che avrete trovato il fronte caldo. Nella zona dove il vento soffia da sud probabilmente avrete cielo sereno con temperature alte. All’avvicinarsi del fronte caldo inizierete ad osservare dei “baffi” in cielo e il sole verrà coperto da un alone: seguiranno nuvole sempre più basse e scure, e potrà iniziare a pioviginare. Il vento non sarà necessariamente in aumento e non sarà particolarmente instabile e rafficato. Al passaggio del fronte caldo vi potrete aspettare qualche rovescio non particolarmente violento: anche il vento non subirà aumenti importanti né rotazioni significative. Dopo la pioggia, seguirà un periodo di brezze distese e molto regolari in intensità e direzione (generalmente da sud-ovest) caratterizzato da cielo coperto e possibilità di piogge. Quello che dovrà preoccuparvi maggiormente è però il passaggio del fronte freddo, perché è spesso associato a burrasche: la distanza tra fronte caldo e freddo è direttamente proporzionale alla vostra distanza rispetto al centro della depressione, per cui occhio se vi trovate nelle sue vicinanze perché l’intensità del vento potrà subire un repentino cambiamento. L’avvicinarsi del fronte freddo non avviene sempre secondo lo stesso schema: a volte osserverete un rinforzo progressivo del vento (con una lieve rotazione verso ovest) e della copertura nuvolosa, oppure da una “quiete prima della tempesta”: il consiglio è quello di integrare l’analisi dei campi di vento con l’osservazione in tempo reale del mare che vi sta intorno. Ecco gli indirizzi di alcuni siti da cui è possibile scaricare grib files: lamma.rete.toscana.it, zygrib.org, meteoliguria.it, adriamet.info e windguru.cz/it.

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Successo 151 Miglia: a una settimana dal via c’è… la lista d’attesa!

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Questa, in effetti ci mancava. A nostra memoria non ricordiamo una regata con la… lista d’attesa. Sono infatti 207 le barche iscritte alla settima edizione della 151 Miglia-Trofeo Celadrin (che partirà da Livorno il prossimo 2 giugno), ma ancora non è sicuro che tutte potranno prendere il via, perché il numero massimo di barche che erano state previste era di 200, ma l’organizzazione sta lavorando per poterlo superare.

In ogni modo, un numero strabiliante per una regata nata neanche dieci anni fa e che vedrà i partecipanti sfidarsi sull’ormai classici percorso: partenza da Livorno, passaggi a Marina di Pisa e all’altezza della Gorgona, doppiaggio dell’isolotto della Giraglia, poi giù verso le Formiche di Grosseto, dopo aver sfiorato l’Elba, prima dell’arrivo al Marina di Punta Ala.

151 Miglia 1

LA SFIDA IN MARE
In acqua ci si aspetta spettacolo, con la sfida tra barche come il SuperNikka del patron della regata Roberto Lacorte, i Maxi Ourdream di Rigoni di Asiago (detentore del record stabilito nel 2011 con il tempo di 16 ore e 25 minuti), Pendragon di Nicola Paoleschi, la rinnovata Atalanta 2 di Carlo Puri Negri, My Song di Pierluigi Loro Piana e Itacentodue di Adriano Calvini, il Farr 62 Durlindana 3 di Giancarlo Gianni, lo Scuderia 50 Altair 3 di Sandro Paniccia e il TP 52 Xio di Marco Serafini.

 

Ma il bello di una regata di questo tipo è la grande varietà di barche, a dimostrazione della formula vincente. Non solo bolidi ultratecnologici, dunque, ma anche tanti scafi “da tutti i giorni”, o quasi. Ci si potrà scontrare quindi con un Carter 40, o l’ormai mitico Ojalà, un One Tonner, oppure un Genesi 43 o il caro vecchio (ma sempre elegantissimo, Baltic 39). Per scoprire la lista completa dei partecipanti, cliccate qui.

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Insomma, una regata che promette di confermarsi come la regina dei percorsi d’altura in Tirreno. Appuntamento a Livorno, il 2 giugno. www.151miglia.it

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Scopriamo le prime foto di Yoru, il secondo Vismara V62 Mills

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Costruito per un armatore esperto, il nuovo Vismara V62 rappresenta la conferma della bontà del progetto “pret-à-porter” del cantiere italiano, che indica quelle imbarcazioni che vengono pensate e presentate pronte alla boa, con un altissimo tasso di personalizzazione per venire incontro alle esigenze di ogni armatore.

PhotocreditGiulianoSargentini (2)Scafo, coperta e paratie del V62 Yoru sono costruiti interamente utilizzando tessuti unidirezionali e biassiali impregnati sottovuoto in resina epossidica. Anche albero e boma avvolgibile, così come il sartiame, sono realizzati in carbonio, in piena tradizione Vismara. Yoru è armato con le nuove tecnologie Millenium Monolithic, l’unica vela al mondo in pezzo unico interamente realizzata con tecnica spread fiber.

CONTINUA IL RAPPORTO CON MILLS
Una barca nata dall’esperienza Vismara Marine nella costruzione di barche in materiali compositi. Lo studio di progettazione Vismara Marine ha collaborato strettamente con l’irlandese Mills Design per lo sviluppo delle linee d’acqua e delle appendici. Vismara V62_02 Mills è, infatti, derivata dalla vincente SuperNikka varata lo scorso aprile 2015 ed è uno dei quattro scafi che saranno varanti nel corso del 2016 frutto della proficua relazione.

PhotocreditGiulianoSargentini (6)

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Basta figuracce! Come ormeggiare in banchina utilizzando lo spring

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portoincasinatissimo
Siete pronti ad affrontare il “casino estivo” dei porti affollati? In queste situazioni, saper manovrare in spazi ristretti consentirà di levarvi d’impiccio senza danneggiare le barche che vi stanno vicino o intrappolare la vostra nelle trappe altrui. Nel caso doveste ormeggiare all’inglese (dal benzinaio è un grande classico), sapete usare a dovere lo spring?

L’ormeggio in banchina utilizzando lo spring

2_ORMEGGIARE
1- Avvicinatevi lentamente alla banchina con una persona a mezzanave con la cima in mano già fissata alla galloccia centrale.

3_ORMEGGIARE
2- Appena lo scafo è sufficientemente vicino alla banchina, saltate a terra e fissate con un solo giro lo spring sulla bitta.

5_ORMEGGIARE
3- La barca è in folle ma continua a muoversi in avanti. Facendo frizionare la cima sulla bitta fermerete dolcemente la barca.

7_ORMEGGIARE
4- Una volta che la barca si è fermata, e lo spring è fissato, potete procedere con le cime d’ormeggio tradizionali: prima quella di poppa.

8_ORMEGGIARE
5- Ora inserite la marcia avanti e la barca rimarrà parallela alla banchina: fissare la cima di prua è un gioco da ragazzi.

9_ORMEGGIARE
6- Ricordate che con solo lo spring armato anche in caso di vento dalla banchina siete al sicuro. Per accostare basta inserire marcia avanti.

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1930. Quando in barca vestivamo davvero alla marinara

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Un’inusuale ospite femminile a bordo di Vanitie nella Coppa America del 1920. Lei in gonna plissettata e golf di cotone, lui con giacca monopetto di tweed e cappello a falda larga.

Un’inusuale ospite femminile a bordo di Vanitie nella Coppa America del 1920. Lei in gonna plissettata e golf di cotone, lui con giacca monopetto di tweed e cappello a falda larga.

Ah, i gloriosi Anni 30, l’epoca dei J Class, delle barche eleganti e (lo scopriremo poi) dal fascino immortale. Proprio in quegli anni nacque un vero e proprio abbigliamento nautico. 

Prima degli anni ’30 in barca si andava con un mix tra vestiti cittadini e vestiario usato da pescatori e marinai di professione. Con i J Class nasce un nuovo modo di vestire creato “ad hoc” per la barca. Le scarpe da barca come le intendiamo oggi, nascono proprio allora. Le maglie aderenti che non impacciano i movimenti (non quelle goffe e pesanti dei pescatori) vengono usate dai timonieri e quando si usa ancora giacca e cravatta (sì, in barca si andava anche così) i tagli sartoriali sono adeguati all’uso sportivo e i tessuti scelti per resistere agli agenti marini.

COME CI SI VESTIVA IN BARCA NEGLI ANNI 30

Sherman Hoyt, amico di Vanderbilt, era un vero asso al timone nelle 
regate universitarie. Vanderbilt se ne ricorda 
e nel 1934 prende 
il timone di Rainbow dopo che l’avversario inglese Endeavour 
li aveva superati. 
Vince la regata. Notate 
la maglia in lana 
aderente con collo e chiusura a “polo”.
29_epoca
28_epoca
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Nel 1937, dopo la Grande Depressione cambia il modo di progettare le barche, ma anche l’abbigliamento si fa più “easy”. Il rivoluzionario progettista Olin Stephens abbandona la camicia bianca e la cravatta e sfoggia un’attualissima tee shirt blu aderente abbinata a pantaloni larghissimi con risvolto. Gli occhiali sono da premio di eleganza.
Mike Vanderbilt al timone di Rainbow nel 1934. Perfetto e attualissimo il suo abbigliamento. Golf a girocollo attillato in cotone bianco a maglia larga e classica visiera.
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Nel 1934 per la prima volta le donne salgono a bordo in regata durante la Coppa America. La signora Sopwith è a bordo dello sfidante inglese Endeavour, di proprietà di suo marito, in qualità di cronometrista. Qui è in compagnia dell’amica Lady Leone. Fa freddo nelle acque inglesi, cappotto, basco e sciarpa sono d’obbligo.
Venti marinai erano necessari per issare la randa di Endeavour.
Marinai professionisti al lavoro su di un verricello, nel 1934. Indossa la classica tuta monopezzo in tela di cotone rinforzata di colore bianco con cintura stretta e logo della barca sul petto. Il cappello in tela è floscio, dopo gli innumerevoli lavaggi.
Il progettista inglese Charles Nicholson a bordo del suo Endeavour nel 1934. Abbigliamento misto per lui: indossa la tuta riservata ai marinai professionisti per non sporcare la sua normale divisa camicia/cravatta, ma non rinuncia al cappello da “capitano” in luogo del berretto da marinaio.
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Harold Vanberbilt e signora al varo del nuovo Rainbow (1933). Per ripararsi dalla pioggia indossano un impermeabile in tela cerata, Da notare il collo con bavero rialzato e
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Un’inusuale ospite femminile a bordo di Vanitie nella Coppa America del 1920. Lei in gonna plissettata e golf di cotone, lui con giacca monopetto di tweed e cappello a falda larga.
Harold S. Vanderbilt al timone del suo Enterprise che condusse alla vittoria della Coppa America nel 1930.
L’equipaggio del J Class Yankee che partecipò alle selezioni del defender nel 1930. I membri non professionisti  sono in camicia e cravatta mentre i marinai professionisti indossano tute bianche in tela con rinforzi e il classico cappello da marinaio.
Navigazione in bolina stretta per il J Class Enterprise, da notare il dinghy a fasciame all’inglese che funge da zattera di salvataggio.
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A rivedere queste foto d’epoca dell’epopea dei J Class una cosa salta subito all’occhio, la classe e la sobrietà di quell’abbigliamento. Guardate quanto è attuale il magnate Mike Vanderbilt al timone di Rainbow durante la Coppa America del 1934, il suo golf attillato in cotone a maglia larga sembra uscito da una collezione presentata quest’anno!

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Cara bolina non mi freghi più: come non impazzire quando le vele “fanno le pieghe”

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Jeanneau379-CRG48991-EditQuante volte siete impazziti per capire perché la vostra randa faceva tutte quelle pieghe vicino all’albero? E il genoa quando lungo lo strallo trovate pieghe orizzontali, altre volte verticali. è tutta una questione di regolazione della drizza, spesso un po’ sottovalutata. In realtà, oltre alle drizze, è importante che teniate sempre conto della tensione del paterazzo (speriamo l’abbiate regolabile!). Cazzarlo è molto utile quando c’è vento forte, perché in questo modo “scarichiamo” la potenza della parte alta della randa, limitando in questo modo la tendenza allo sbandamento. Per rendervi poi conto se avete esagerato a cazzare il paterazzo, osservate la randa. Vi ritroverete con delle pieghe che partono dal boma e rimontano in diagonale verso l’albero.

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TEST – Nuovi fuoribordo Suzuki: una gamma “user friendly”

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suzukisPremetto. Il settore dei motori fuoribordo non mi appartiene del tutto. Ho quindi avuto minori difficoltà a calarmi nel ruolo del “principiante” quando ho accettato l’invito di Suzuki a Ischia per provare i nuovi tre modelli di fuoribordo DF6A, DF5A e DF4A e capire se effettivamente possono rappresentare una soluzione ideale per un piccolo tender (piccolo spoiler: la risposta è si). Lo staff ha organizzato una modalità di test innovativa e particolare: “Suzuki Senza Frontiere”, una serie di prove sullo stile di Giochi Senza Frontiere nelle quali i giornalisti, divertendosi e gareggiando tra loro (alla fine sono arrivato penultimo: non male), potevano valutare le caratteristiche dei fuoribordo. Non mi dilungo sui “giochi” (vi basti sapere che una delle prove consisteva nel compiere un percorso a slalom sui tender Suzukino bendati, un’altra era il rimontaggio del motore scegliendo tra pezzi buoni e pezzi “civetta” approntati dagli organizzatori), limitandomi ad esprimere le mie sensazioni.

FUORIBORDO USER-FRIENDLY
Le caratteristiche principali di questi motori sono il loro peso ridotto (23,5 kg nella versione a gambo corto, che diventa 24,5 a gambo lungo, con serbatoio integrato da un litro) la facilità di utilizzo e di trasporto (grazie a due maniglie accuratamente posizionate) e la silenziosità. Sono davvero molto leggeri e maneggevoli, facili da montare e manovrare. Il manico, rispetto alla versione precedente, è stato spostato dal centro alla sinistra garantendo una manovrabilità di 180°. Anche in retromarcia li ho trovati reattivi e affidabili.

5151372160E4290319AF82C530A3EAEFSI STIVANO FACILMENTE…
Mi è piaciuta una soluzione che facilita lo stivaggio dei fuoribordo, dotati di un sistema di alimentazione e di lubrificazione che permette di riporre il motore sui tre lati: destro, sinistro e frontale, senza doversi preoccupare di eventuali perdite di olio o carburante. Il nuovo sistema di lubrificazione forzata si avvale di un passaggio supplementare per l’olio, realizzato per lubrificare in modo efficace la testa, l’albero a gomiti e le bielle. Inoltre, l’introduzione di un filtro olio su motori di simile taglia ne incrementa l’affidabilità.

1EA71A6847C18207617675F0D09F75EE… E NON DISTURBANO
Grazie all’albero motore offset che diminuisce le vibrazioni (tratto esclusivo della gamma Suzuki), i modelli sono relativamente silenziosi: ho avuto modo di testarlo in uno dei vari giochi, dove tramite altoparlanti venivano fatte ascoltare delle canzoni in mare ai giornalisti che erano alla guida dei gommoni. I motori sono dotati del sistema di protezione anticorrosione Suzuki. Un rivestimento applicato direttamente sulle superfici d’alluminio in grado di incrementare sia la protezione delle parti metalliche, sia la tenuta tra i diversi strati che dal metallo portano alla vernice esterna. Non ho avuto modo di testare le prestazioni in termini di velocità: le prove si sono sempre svolte in coppia sui piccoli Suzukino da 2,40 metri. Molto, molto difficilmente si raggiungeva la planata: soprattutto per uno che pesa 80 chili come il sottoscritto. Ma, con un peso di 90/100 chili sul gommone, le planate sono assicurate, come mi hanno dimostrato una coppia di colleghi ben più magri di me.

LE ALTRE NOVITA’ E I PREZZI

Il nuovo sistema a caduta del carburante non rende più necessario il riempimento e lo svuotamento della linea d’alimentazione. Inoltre, il sistema di avviamento auto-avvolgente richiede uno sforzo minimo (come ho avuto modo di provare). I prezzi? Vanno dai 1.300 euro del Suzuki DF4A ai 1.640 del DF6A, passando per i 1.490 del DF5A: si tratta di cifre IVA inclusa. www.suzuki.it

Eugenio Ruocco

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La nuova “bestia” di Soldini: storia di un trimarano e del team che gli insegnò a volare

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MASERATI_MULTI70_30_MAG_2016_CREDIT_JVAPILLON_1
Qualche giorno fa l’annuncio, ora Maserati Multi70 torna in acqua nel bacino della Base di Lorient, in Bretagna, completamente rimesso a nuovo. L’avveniristico trimarano – lungo 21,2 metri e largo 16,8 metri – è pronto per nuove sfide oceaniche che Giovanni Soldini affronterà in equipaggio.

MASERATI_MULTI70_30_MAG_2016_CREDIT_JVAPILLON_2UN MAXITRIMARANO CON I FOILS
Progettato dallo studio VPLP (Van Peteghem Lauriot-Prévost) e ottimizzato da Team Gitana in collaborazione con Guillaume Verdier, Maserati Multi70 è una barca innovativa e sperimentale che rappresenta la nuova frontiera della vela. La sua caratteristica principale è quella di potersi sollevare sull’acqua appoggiandosi esclusivamente sui foil e sui timoni, riducendo drasticamente la superficie bagnata e aumentando di conseguenza le performance. Le principali modifiche apportate al multiscafo hanno riguardato sia i timoni, che ora hanno un profilo a T rovesciata con flap regolabili, sia soprattutto i foil, giunti alla terza generazione, che sono stati completamente riprogettati da Verdier e che hanno potenzialità ancora del tutto inesplorate.

IL VOLO DI GITANA
Alla fine del 2013, i ragazzi del team Gitana si erano lanciati in un’impresa piuttosto complessa: la revisione del MOD 70 Edmond de Rothschild. Il maxi trimarano era stato progettato per correre in monotipia ma i membri di Gitana avevano l’obiettivo di farlo diventare il primo trimarano volante per battere i record oceanici. Dopo due anni di ricerche e studi, la missione è stata compiuta: il multiscafo ha preso il volo raggiungendo la velocità di 43 nodi con 20 di vento.

GUARDA IL VIDEO DEL VOLO DI GITANA

DCIM100MEDIADJI_0030.JPGANCHE SOLDINI VOLA
“Finalmente Maserati Multi70 è in acqua!”, commenta Giovanni Soldini da Lorient. “È una barca bellissima dopo che ha passato l’ultimo mese a rifarsi il trucco. Ad aprile, prima del cantiere, siamo riusciti a compiere qualche uscita giornaliera in acqua piana insieme al Team Gitana, abbiamo avuto ottime sensazioni e raggiunto velocità supersoniche. Ora è arrivato il momento di navigare in mare aperto con le onde oceaniche. È una fase molto delicata che ci permetterà di studiare le difficoltà del volo sui foil con mare formato, una sfida per noi molto interessante. Non vedo l’ora di affrontarla”.

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TECNICA – Come filarsela “all’inglese” con lo spring

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iva-posto-barcaQui vi avevamo spiegato come ormeggiare usando lo spring. Ora vi mostriamo come salpare da un ormeggio laterale, quando il vento al traverso vi spinge in banchina: un’operazione alquanto delicata. L’utilizzo dello spring centrale vi sarà nuovamente di aiuto.

Salpare dall’ormeggio laterale con lo spring

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1. Togliete tranquillamente le cime di prua e di poppa lasciando solo lo spring: il vento al traverso vi terrà paralleli alla banchina.

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2. Mettete in marcia avanti, mantenendo lo spring. La barca inizia a ruotare. Fate in modo che il mascone sia ben protetto dai parabordi.

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3. Quando la poppa si è allontanata sufficientemente dalla banchina, inserite la folle e subito dopo la retromarcia.

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4. Filate lo spring, seguendo il movimento della barca: se rimane in tiro, anche per poco, la poppa tenderà ad riavvicinarsi alla banchina.

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5. Missione compiuta: la vostra pressione sulla manopola del gas sarà direttamente proporzionale all’intensità del vento che soffia al traverso della barca.

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Il Porto delle Grazie si rifà il look: un nuovo polo nautico in Calabria

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porto delle grazieE’ uno dei marina più interessanti del Sud Italia, da tredici anni consecutivi “Bandiera Blu Europea” e punto di riferimento per chi veleggia verso la Grecia partendo dal Tirreno. Stiamo parlando del Porto della Grazie a Roccella Ionica, in Calabria. Una conferma ancora più interessante dopo che cinque mesi fa il marina ha cambiato gestione, intraprendendo una serie notevole di interventi per migliorarne la fruibilità e aumentare i servizi per i diportisti.

roccella ionica
Qualche esempio? E’ stato dragato il fondale, che raggiunge adesso i quattro metri di profondità ed è anche stato aperto il distributore di carburante. Un servizio fondamentale per le barche che riempiono i 450 posti disponibili. Ma i lavori hanno interessato anche le strutture ricettive, ormai fondamentali nei moderni marina: ecco quindi la nascita di un ristorante e di un bar all’interno della area resa interamente pedonale e di un ufficio turistico in grado di indicare circa ottanta itinerari in tutta la Calabria.

Tra gli sviluppi futuri sono poi previsti la nascita di un cantiere nautico, di una veleria e di un circolo velico. Insomma, tutto quello che serve per diventare un Polo Nautico, in un’area interessante e con tariffe che appaiono interessanti (le trovate sul sito del porto, cliccando qui).

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Salpa per il giro del mondo con uno sconosciuto e diventa una star del web

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elaynaMollereste tutto per imbarcarvi in un giro del mondo a vela in compagnia di un perfetto sconosciuto, come ha fatto la ragazza di cui vi raccontiamo la storia? Lei si chiama Elayna Carausu, ha 22 anni ed è una videoblogger e musicista originaria della West Coast australiana. Mentre era in Grecia a lavorare come intrattenitrice musicale per una compagnia di viaggi, la bella Elayna ha incontrato Riley Whitelum, che aveva appena acquistato in Italia un Beneteau Cyclades 43 (La Vagabonde) e, lasciato il suo lavoro in Australia, aveva deciso di circumnavigare il globo. Whitelum era un perfetto profano della barca a vela: tradotto, non sapeva distinguere la randa dal fiocco. I due si sono innamorati, e alla richiesta di Riley di seguirlo, la ragazza ha accettato senza pensarci due volte.

rbsNO5DfwoKNqFfJwmq9DnOKJwupP7klEn1Tvf3kB35QU3pwM5TBWOfB2kr0L3dr_large_2SALPARE SENZA RIMPIANTI
E’ stata una decisione difficile”, racconta Elayna sul suo blog, “ma era un’occasione da non perdere. Non sapevo se avrei amato una vita sull’orlo del precipizio, ma ero certa di una cosa: mi piaceva tantissimo Riley. Nella mia vita preferisco pronunciare dei ‘si’ che dei ‘no’: odio i rimpianti”. La coppia è salpata dalla Grecia, ha lasciato il Mediterraneo passando per Gibilterra e facendo rotta verso la Martinica, è passata per Saint Lucia, Grenada, Dominica, Venezuela, Colombia, Polinesia Francese. Ora si trovano alle Galapagos.

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Come hanno fatto dal punto di vista finanziario? Riley scrive sul blog che lui ed Elayna hanno imparato a vivere cibandosi di pesce pescato in Oceano e raccontando il loro viaggio online tramite dei video (qua sotto ve ne mostriamo due esempi) che vengono finanziati su una piattaforma di crowd-funding. Più di 500 persone si sono innamorate della loro avventura donando da 1 a 50 dollari per video rilasciato (siamo già a 40 episodi): per ogni filmato, i due ricevono una media di 4.000 dollari, niente male! Il loro canale Youtube ha 147.000 iscritti!!! Nel frattempo Elayna ha anche prodotto un disco di cover suonate e cantate da lei, Covers from the Ocean.

VIDEO – PERCHE’ CI VUOLE UNA RAGAZZA A BORDO

EPISODIO 40 (L’ULTIMO IN ORDINE DI TEMPO)

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Questa barca da crociera pesca solo 35 centimetri! Come è possibile?

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Si chiama Winner 8D, e D sta per “daggerboard”: avete capito bene, con le lame di deriva retrattili laterali, tipiche delle barche da regata oceaniche. Ma è la prima volta che si vedono su una barca da crociera, per giunta senza chiglia
: le due lame non sono zavorrate e sono facilmente sollevabili con un sistema di paranchi, e sono inserite in due fori che attraversano lo scafo. Un bel vantaggio, in primo luogo, in termini di pescaggio (che, a daggerboard sollevati, arriverà a soli 35 centimentri). In teoria la barca può arrivare ovunque.

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NO CHIGLIA, NO INGOMBRI

La stabilità, fa sapere il cantiere olandese, sarà raggiunta grazie alla concentrazione della zavorra nella porzione centrale sul fondo della barca
. E’ proprio questo il punto cardine: se il sistema funzionerà (noi abbiamo sempre visto i daggerboard associati a una canting keel o sui cat sportivi, per aumentare la portanza in bolina), si tratterà di una significativa rivoluzione. Lo spessore ridotto delle lame rende “sopportabile” l’ingombro che necessariamente andrà a crearsi nella parte centrale dello scafo. Sottocoperta cambia poco e niente, i volumi rimarranno invariati e anzi si recupererà spazio vista l’assenza di una eventuale scassa di deriva.

Winner-8.00-daggerboard-side-smallVERSIONE 3.0
Questa è la terza versione dell’imbarcazione proposta da Winner Yachts
, disegnata a da Cees van Tongeren di Van de Stadt design (le prime due sono dotate di chiglia fissa e retrattile): scenderà in acqua tra pochi giorni e ha un costo base di circa 68.000 euro. Avrà lo stesso piano velico delle altre versioni ma un profilo dell’albero più leggero. Cosa ne pensate? www.winneryachts.com

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FOTOGALLERY La vela… ai confini della realtà

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602494_497199006967938_1159362824_nGuardate queste foto: le abbiamo selezionate per la loro straordinarietà, e talvolta, per la loro estrema stranezza. Molte di loro sono tratte dalla pagina Facebook di Tack Set, una vera e propria fonte di “chicche”. Benvenuti nel mondo della vela… ai confini della realtà, tra ingavonate da urlo, situazioni tragicomiche e spettacolari! Diteci qual è la vostra preferita!

LA VELA… AI CONFINI DELLA REALTA’

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State pensando di installare i pannelli solari a bordo? Ecco come fare la scelta giusta

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IMG_4092I pannelli solari sono una valida soluzione per convertire la luce solare in energia elettrica, che può essere vantaggiosamente adottata anche nella nautica da diporto. In commercio esistono molti prodotti che si differenziano per potenza erogata e rendimento delle celle fotovoltaiche utilizzate, con differenze di prezzo spesso notevoli. Questo genera spesso confusione nell’acquirente, che non riesce a capire quale sia il prodotto più adatto alle sue necessità. Cercherò quindi di fare un po’ di chiarezza.

IMG_2941PANNELLI RIGIDI O FLESSIBILI?
 I pannelli solari si dividono in due grandi categorie: rigidi e flessibili (o semiflessibili). I primi hanno le celle di silicio protette da una pesante lastra di vetro, e sono racchiusi in una spessa cornice di alluminio che li rende adatti a installazioni fisse. Sono i classici pannelli utilizzati nelle installazioni civili, che si vedono per esempio sui tetti delle case. Hanno il vantaggio di essere molto robusti e di costare meno rispetto a un pannello flessibile, tuttavia sono molto pesanti e poco maneggevoli. In barca possono essere installati soltanto su un rollbar a poppa, se il peso non costituisce un problema. Una decina di anni fa nuove tecniche di produzione hanno consentito di realizzare dei pannelli molto più leggeri e sottili, in cui le celle fotovoltaiche – anch’esse sottilissime – vengono applicate su un substrato di materiale flessibile e protette in superficie da un sottile foglio trasparente di materiale plastico. Il risultato è un pannello spesso circa 3 mm e molto più leggero rispetto ad un pannello tradizionale di uguale potenza: un pannello flessibile da 100 Watt pesa solo 1 kg, contro i 10 kg di un pannello rigido della stessa potenza La realizzazione di questi pannelli è stata quindi una vera rivoluzione per la nautica, in quanto ha consentito applicazioni prima impensabili. Sono infatti così leggeri e maneggevoli che possono essere installati su tendalini, bimini o sprayhood, oppure possono essere incollati con speciali adesivi sulla tuga della barca o su una qualsiasi altra superficie liscia e piana.

 
3COME SI DIFFERENZIANO LE CELLE DI SILICIO
L’altra caratteristica di cui si deve tener conto nella scelta di un pannello solare è il tipo di celle di cui è costituito. La qualità delle celle, infatti, determina il rendimento del pannello e cioè la percentuale di energia solare che questo è in grado di convertire in energia elettrica. Esistono celle di silicio monocristallino ed altre di silicio policristallino. Le prime sono generalmente più efficienti (e costose) rispetto a quelle in silicio policristallino. Non è affatto vero – come si sente spesso dire – che le celle policristalline siano più efficienti in caso di cielo nuvoloso o in condizioni di luminosità scarsa. Si può tranquillamente affermare che il rendimento di qualsiasi tipo di cella (mono o policristallina) crolla inesorabilmente in caso di cielo nuvoloso. Giusto per darvi un’idea, un pannello che ha una potenza di 100 Watt, realizzato con le migliori celle attualmente in commercio, in pieno sole produce più di 7 Ampere di corrente, mentre con cielo coperto la produzione scende ad 1 Ampere.

 

 

 

 

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GUIDA ALLA SCELTA DEL PANNELLO GIUSTO
Il primo aspetto da considerare nella scelta dei pannelli solari è la potenza di cui si ha bisogno e lo spazio che si ha a disposizione per l’installazione del pannello. Se avete molto spazio potete rinunciare a un po’ di efficienza a vantaggio di un risparmio economico. Al contrario dovrete spendere di più per avere dimensioni ridotte ma cellule molto più efficienti.

IL SUPERESPERTO
Roberto Minoia ha unito la sua passione per la vela e la tecnologia sul sito www.blogdellavela.it.
roberto.minoia@gmail.com

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Tecnica, luoghi imperdibili, inchieste: è VELA di giugno!

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velagiugnoPerché salire a bordo con noi del numero di giugno del Giornale della Vela? Per tanti buoni motivi. Continuate a leggere, ve ne sveliamo già dieci in anteprima, a cominciare dalla nostra inchiesta sull’usato per fare affaroni, passando per le storie dei vincitori del Velista dell’Anno o la guida alla scoperta della Grecia selvaggia. Questo e molto, molto altro….

Schermata 2016-06-01 a 12.14.371. INCHIESTA USATO – IL MOMENTO GIUSTO
Mai come ora il mercato delle barche d’occasione è ricco di opportunità per chi compra ma anche per chi vende. Ma bisogna stare attenti a non prendere fregature. A partire dalle insidie di internet. Ecco una guida per identificare la barca usata che è quasi meglio di una nuova e come valutarla in modo corretto. Abbiamo seguito un perito per capire cosa controllare per non rischiare la “sola”…

Schermata 2016-06-01 a 12.16.402. I MIGLIORI DEL 2016
Mai come quest’anno il Velista dell’Anno, il premio più prestigioso della vela italiana (assegnato dal Giornale della Vela dal 1991)  è stato seguito dal pubblico: oltre 40.000 voti online nelle tre fasi di votazioni, commenti, mail. In questo ampio servizio vi raccontiamo le storie di tutti i vincitori, a cominciare da Giancarlo Pedote, Velista dell’Anno 2016…

Schermata 2016-06-01 a 12.17.553. ALLA SCOPERTA DELLA GRECIA CHE NON AVETE MAI VISTO
Continua il nostro viaggio per trovare la Grecia nascosta, dove non arrivano le flotte di charter neppure in pieno agosto. L’esperto velista (che vuole sempre rimanete anonimo) che nel numero scorso ci ha portato tra le baie segrete delle Sporadi settentironali, in queste pagine ci accompagna lungo i “ditoni” della penisola Calcidica. Tra spiagge bianche, natura incontaminata e il fascino dei monasteri del Monte Athos, potrete sentirvi veri esploratori…

Schermata 2016-06-01 a 12.19.334. CI SEI O… WI-FI?
Al giorno d’oggi in barca, con poche mosse, potrete disporre di internet per voi e per tutto l’equipaggio, visualizzando inoltre sui vostri dispositivi mobili tutti i dati degli strumenti di bordo (e li controllate persino in remoto). L’esperto vi spiega come creare un’efficiente rete wifi a bordo evitando i più comuni errori…

Schermata 2016-06-01 a 12.21.165. MAL DI MARE? ECCO LE SOLUZIONI DEFINITIVE
Il problema del mal di mare esiste da quando l’uomo ha iniziato a navigare. In questo servizio vi mostriamo tutti i rimedi da sperimentare per trovare quello che fa al caso vostro, dai medicinali ai rimedi naturali, passando per i trucchi da lupo di mare: ne troverete alcuni davvero originali e innovativi…

Schermata 2016-06-01 a 12.23.166. LA CARICA DELLE 206
Non ha sbagliato del tutto chi ha osato definire la TAG Heuer VELA Cup la “piccola” Barcolana del Tirreno, per spirito e caratteristiche. Quest’anno, con 206 barche iscritte e più di 1.500 velisti al via, si è guadagnata il titolo di veleggiata più affollata del Tirreno. E pensare che alla prima edizione, due anni fa, si presentarono “soltanto” in 114. Vi raccontiamo come è andata (e perché ha riscosso così tanto successo), e vi sveliamo tutti i vincitori…

Schermata 2016-06-01 a 12.24.307. FIOCCO + TANGONE = CROCIERA COMODA
Sta tornando di gran moda la navigazione a farfalla utilizzando il fiocco tangonato: in queste pagine vi spieghiamo perché in crociera è un’andatura comoda e performante, adatta se non disponete di un equipaggio esperto e avete in programma lunghe navigazioni al gran lasco…

Schermata 2016-06-01 a 12.52.098. CHI NAVIGA TANTO CAMPA CENT’ANNI
Uno studio scientifico dimostra come una vacanza in barca a vela renda felici e allunghi la vita. In cinque semplici punti vi spieghiamo perché dovete stare il più possibile a contatto con l’acqua per vivere meglio…

Schermata 2016-06-01 a 12.27.369. L’OCEANO E’ LA NOSTRA CASA
Li abbiamo conosciuti al VELAFestival e ci siamo innamorati della loro storia: non è vero che si può girare il mondo in barca solo se si è ricchi. Lo dimostra la storia di Timoteo, Miriam e delle loro due figlie. Un emozionante viaggio lungo vent’anni, dal Mar Mediterraneo alle isole Fiji…

Schermata 2016-06-01 a 12.32.1910. LE BARCHE DEL MESE
Questo mese vi parliamo di due barche che vi garantiranno una crociera tranquilla, ma con uno stile diverso. Siamo stati a bordo del nuovo Oceanis 41.1 di Beneteau, con il progettista Conq che ce ne ha svelato i segreti, e abbiamo provato per voi il Bali 4.0, il più piccolo dei modelli gamma crociera di Catana, che mantiene intatto il DNA sportivo del cantiere…

Ricordate, ci sono anche tanti altri buoni motivi per non perdere il nuovo numero di giugno del Giornale della Vela. In edicola, su iPad, iPhone e su tutti i tablet e gli smartphone Android.

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