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Quattro uomini in barca (intorno al mondo) – Prima parte

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Vi ricordate cosa cantava Gino Paoli?
“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo, destinati a qualche cosa in più, che a una donna e ad un impiego in banca”. Non credo che i quattro ragazzi francesi dei quali mi appresto a raccontarvi la storia, quattro amici, appunto, conoscessero questa canzone, quando hanno deciso di partire per la loro grande avventura. Perché stavano per terminare gli studi e si apprestavano a entrare (o almeno a provarci) nel mondo del lavoro. Nel mondo dei grandi. Prima però c’era un sogno da realizzare: girare il mondo “Perché dopo forse non avremmo più avuto il tempo per farlo”, racconta François, che insieme a Bérenger, Martin e Pierre è il protagonista di questa storia.

Amasia sailingUN SOGNO CHE PRENDE FORMA
Tutto inizia nel 2012 quando, un anno prima della fine degli studi, è Martin a confessare il proprio sogno agli amici: effettuare un giro del mondo in barca a vela! C’è solo qualche “piccolo” problema. Prima di tutto, due dei ragazzi non sono mai (davvero mai!) saliti su una barca a vela. “Ma ci siamo subito appassionati all’idea di questo incredibile viaggio, imparare ad andare in barca è stato il minore dei problemi”. Già, quello principale è ben diverso… è proprio la barca che manca! I quattro riescono comunque, dopo una lunga ricerca, a recuperare Amasia, uno Jeanneau Gin Fizz 38 ketch a due alberi del 1978 (una barca solida, non a caso l’impresa della sedicenne Laura Dekker, che nel 2011 è diventata la più giovane velista della storia a circumnavigare il globo in solitario, è avvenuta su un Gin Fizz), che decidono di trasformare per renderlo completamente autonomo dal punto di vista energetico e a emissioni zero: “Volevamo vivere qualcosa di più di una semplice avventura tra amici; da sempre eravamo grandi appassionati della natura e attenti alle problematiche ecologiche e abbiamo cercato un modo per trasformare il nostro giro del mondo per venire incontro a queste esigenze. Ed ecco l’idea: cambiare il motore a gasolio con uno elettrico per poter circumnavigare il mondo solo con l’energia del sole, del vento e del mare!”

Schermata 2016-02-23 a 12.29.19COME RENDERE UNA BARCA “ECOLOGICA”
Il primo passo consiste nell’eliminare il motore endotermico per sostituirlo con uno elettrico. Le fonti di energia per la ricarica sono i pannelli solari, un generatore eolico; ma quello che fa veramente la differenza e permette ai ragazzi di ottenere una grande capacità di ricarica è un’elica dell’azienda italiana Ewol che (quando non viene messa a bandiera) garantisce ben 700 Watt di potenza istantanea (a 7 nodi di velocità). Più di quello che riesce a fare solitamente un idrogeneratore. Questo perché l’elica è già presente per la propulsione ed è più grande di quella di un idrogeneratore; inoltre, dato che la generazione di energia avviene quando l’elica è in posizione di marcia indietro, risulta più efficiente di un’elica fissa o abbattibile. Quando le batterie sono abbastanza cariche l’elica viene messa automaticamente a bandiera, per poi riportarla in modalità “rigenerazione” oppure “propulsione” all’occorrenza. “Per disegnare il nuovo sistema di propulsione abbiamo preso come target il Canale di Panama, lungo 40 miglia nautiche: il motore doveva avere abbastanza energia e autonomia per attraversarlo. Per riuscirci abbiamo combinato due motori da 10 kW, utilizzabili anche come generatori. In coperta abbiamo montato otto pannelli solari flessibili sui quali si può anche camminare e che forniscono abbastanza energia per gli impianti di bordo. Infine, due batterie al litio ci consentono di immagazzinare molta energia pulita con un ingombro minimo in termini di spazio e peso”.

VIDEO: COME FUNZIONA AMASIA? (SOTTOTITOLI IN ITALIANO)

Amasia anchoring 2LA RICERCA DEI PARTNER
Trovare i partner che supportassero il progetto è stata però la parte più difficile, ancora più della ricerca della barca. “Abbiamo capito che dovevamo rendere la nostra idea credibile e per riuscirci abbiamo coinvolto due nomi di spicco; Raphael Dinelli (vincitore nel 1997 della Jacques Vabre e quattro volte sulla linea di partenza del Vendée Globe), direttore della Océan Vital Foundation, specializzata nella mobilità sostenibile, e Nicolas Hulots, il più famoso studioso francese di problematiche ambientali”. Un aiuto che si è rivelato fondamentale per riuscire a convincere i partner tecnici. http://www.ecosailingproject.com/

CONTINUA…

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Lo strano caso della chiglia perduta: cosa ne pensate?

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P1050399_zpskot2zdgh.jpg-original.jpg-originalTutto ha inizio il 3 luglio scorso, quando l’Oyster 825 Polina Star III (scafo che si diceva essere stato esteso, in fase di costruzione, a 90 piedi e che non aveva neanche un anno di vita) affonda circa 25 miglia al largo di Alicante (Spagna).

P1050412_zpsjtaex0gp.jpg-original.jpg-originalIL PRIMO REPORT DEL CANTIERE
Il primo, sommario, report dell’incidente arriva direttamente dal cantiere inglese: nessun dettaglio a coronamento della dichiarazione secondo la quale la barca era stata “protagonista di un incidente che aveva compromesso l’integrità dello scafo”. Lo skipper italiano che era a bordo, Alessio Cannoni, ribatte dicendo che non c’è stata alcuna collisione. Oyster commissiona a un fotografo subacqueo gli scatti del relitto: in base alle foto, che mostrano la barca senza la chiglia, il cantiere non esclude invece la possibilità di una collisione con il fondale. Il mese successivo la rivista britannica Yachting World pubblica un articolo in cui evidenzia come soltanto Oyster abbia ventilato l’ipotesi di un urto, mentre le voci di banchina e parlano di una scuffia prima del naufragio.

P1050413_zps9htezzdu.jpg-original.jpg-originalSI FA STRADA L’IPOTESI DEL CEDIMENTO
Nel frattempo, il relitto e la chiglia vengono recuperati: cominciano a circolare sul web le foto dettagliate della barca (il primo a operare un reportage approfondito è un giornalista della rivista Yacht Russia, interessata in quanto l’armatore era russo) e le voci secondo cui l’incidente potesse essere stato causato da un cedimento strutturale. Come a dire: anche Oyster, il cantiere che ha sempre fatto della qualità costruttiva il suo marchio di fabbrica, può sbagliare.

oysterLA VERSIONE DELO SKIPPER
In un forum, parla anche lo skipper Cannoni: lo fa con un’analisi per punti, dove esordisce chiarendo di aver seguito la costruzione dello scafo in cantiere dall’aprile al luglio del 2014 (a tal proposito nega che la barca sia stata estesa in lunghezza) e di averci navigato per almeno 10.000 miglia. A bordo, al momento dell’incidente, era assieme alla collega Dafne Mele (con loro, si apprende, altri tre membri non professionisti, un italiano e due russi): “Siamo affondati in un giorno di sole, con 18 nodi di vento reale e 1,3 metri di onda, mentre stavamo veleggiando con la trinchetta e la randa all’80%”, dice Cannoni.

P1050398_zpsxufdmspz.jpg-original.jpg-originalPoi si fa schematico: “Ore 14.07: forte rumore con vibrazioni dello scafo. Ore 14.07 e 15 secondi: grosso allagamento della sala motore. 14.07 e 30 secondi: acqua sulle batterie dei servizi, tutti i sistemi KO. Ore 14.07 e 45 secondi: esco in coperta, l’equipaggio prepara la pompa di sentina d’emergenza, la zattera e le grab bag, rolla la trinchetta e invia il may-day via Standard-C e VHF. Ore 14.13: la chiglia si stacca completamente, la barca scuffia, in quel momento io ero nella deckhouse davanti al tavolo da carteggio per mandare il may-day, con l’acqua all’altezza del bacino. Una barca di pescatori ci ha ‘pescato’ dopo alcune ore”. Dalla ricostruzione risulterebbe possibile il cedimento strutturale, causato forse da una laminatura non ottimale. Secondo l’analisi di Yacht Russia il progetto della barca è stato variato in costruzione per incorporare un garage poppiero, senza modificare la chiglia in modo da adattarla al nuovo centro di gravità di Polina Star III, aggiungendo invece una tonnellata di zavorra a prua.

Polina Star IIILA POSIZIONE DI OYSTER
Intanto Oyster si è affidata a un team indipendente di esperti per capire come sia potuto accadere l’incidente. L’analisi degli altri Oyster 825 (non il Polina Star III), fa sapere il cantiere, “ha evidenziato una possibile debolezza nel processo costruttivo della struttura interna”. Questi scafi sono stati immediatamente rinforzati e tale processo, mai utilizzato prima, è stato abbandonato. “Ma non sappiamo al momento”, aggiunge il cantiere, “se tale debolezza sia la causa dell’incidente occorso a Polina III, perché la struttura è stata danneggiata durante le operazioni di recupero”.

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Giulia Conti: “Medaglia d’oro, adesso o mai più…”

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Classe 49er FX- ITA 4 Giulia Conti-Francesca Clapcich - Foto Fa“Le ho ancora stampate nella mente, quelle tre ore. Quelle tre ore passate a terra tra le regate mattutine e la medal race”. La medal race è quella del Mondiale ISAF 49er FX 2015 a San Isidro, in Argentina. E a parlarmi è Giulia Conti, vincitrice del titolo iridato assieme alla prodiera Francesca Clapcich: “Eravamo pari punti con le brasiliane (Martina Grael, figlia di Torben e Kahena Kunze, le avversarie numero uno di Giulia e Francesca). Il tempo sembrava essersi fermato. Avevo lo stomaco piccolo piccolo. Ho cercato di ingozzarmi con del cibo, mi sono concentrata sulla barca per verificare ogni manovra prima di scendere in acqua. Ansia, tensione. Io e Francersca ci siamo dette: ma quando c…. parte questa medal race?”. Per fortuna è partita e si è conclusa al meglio, con le due italiane in testa fin dall’inizio e bravissime a gestire la situazione. La vittoria mondiale di Giulia e Francesca non è importante soltanto perché costituisce un risultato storico per la vela italiana, che non vinceva un titolo iridato nelle classi olimpiche dal 2008 (quando la campionessa Alessandra Sensini, in Nuova Zelanda, si aggiudicò il Campionato del Mondo della tavola a vela olimpica femminile RS:X).

IN BRASILE PER VINCERE
Si tratta soprattutto di un chiarissimo ‘noi ci siamo’ in vista delle Olimpiadi di Rio 2016. Il culmine di una stagione da incorniciare, con tanto di ‘triplete’: al Mondiale vanno aggiunte le vittorie del titolo Europeo a luglio in Portogallo e di quello Italiano al CICO di Napoli a settembre. Senza contare il bronzo Mondiale conquistato a Santander nel 2014 e i numerosi podi in Coppa del Mondo ISAF. “Un anno perfetto, non c’è che dire”, prosegue Giulia, “noi rimaniamo sempre concentrate sul dare il meglio, manifestazione dopo manifestazione, quindi non ci abbiamo fatto caso, ma vista da fuori questa tripletta può sembrare davvero miracolosa! Sono davvero contenta, meglio tardi che mai”. Obiettivo Rio? “Inutile starci a girare attorno. Andremo in Brasile per vincere”. Incuranti dei riflettori puntati su di loro: “A 30 anni, dopo quattro campagne olimpiche (una sull’Yngling nel 2004, due sul 470 nel 2008 e 2012 – entrambe concluse al quinto posto, con tanti, troppi rimpianti – e quella attuale: Clapcich invece vanta una partecipazione olimpica nel 2012, tra i Laser Radial), non ho problemi ad ammettere candidamente di non sentire la minima pressione mediatica, di quello che scrivono i giornali non mi importa nulla. Quando non vinco, deludo prima di tutto me stessa”.

2014 ISAF SAILING WORLD CHAMPIONSHIPSINQUINAMENTO O NO, RIO CI PIACE
Le avversarie da battere, le già citate Grael-Kunze, giocheranno in casa: “Ma il campo di regata di Rio ci è amico”, prosegue la velista romana cresciuta agonisticamente sul Garda, “sia a livello di condizioni meteomarine che paesaggistico. Il vento medio e costante impone il minor numero di errori possibile, perché se sbagli rimediare è quasi impossibile. La nostra costanza nei risultati ci fa ben sperare”. Rio sarà pure, a livello estetico, un campo di regata da urlo: ma lo stesso non può dirsi della qualità delle sue acque. Impazza la polemica sull’inquinamento della Guanabara Bay e dei potenziali rischi per la salute dei concorrenti: “A San Isidro in Argentina si sono ammalati tanti partecipanti, molti di più che nei test event in Brasile. Credo che tutto questo allarmismo vada preso con le pinze”, sostiene Giulia.

ISAF SAILING WORLD CHAMPIONSHIPS - SANTANDER 8-21 SEPTEMBER 2014QUESTIONE DI TECNICA
Come si regata sul 49er FX? “Io e Francesca veniamo dalle derive più ‘classiche’, quindi abbiamo dovuto adattarci a un mondo completamente nuovo. Un mondo fatto di velocità dove la rapidità di una scelta può fare la differenza. Le regate durano mezz’ora, i tempi si accorciano e devi possedere lucidità sufficiente per prendere una decisione in pochi secondi”. Nel binomio tattica-strategia, sul 49er “conta soprattutto la strategia. Si effettuano pochissime virate per cui è la velocità della barca il fattore più importante. Si tratta di una barca molto tecnica, dove il controllo del mezzo è la parte difficile. Appena aumenta un po’ il vento, ribaltarsi è un attimo. Ma se devo dire, rispetto al 470, è molto più divertente!”. Proprio per queste sue caratteristiche, il 49er non è una barca dove salire e ‘improvvisare’ da perfetti autodidatti: serve qualcuno esperto che ti aiuti a capirlo, a sentirlo.

ISAF SAILING WORLD CHAMPIONSHIPS - SANTANDER 8-21 SEPTEMBER 2014IL COACH IDEALE
Qualcuno come Gianfranco Sibello, coach della coppia, che ha alle spalle tre campagne olimpiche (e un bronzo rubato nel 2008 per un’assurda falla nel regolamento): “Con Gianfranco abbiamo impiegato un po’ di tempo prima di intenderci: all’inizio si sentiva ancora troppo atleta e in più gestire una coppia di ragazze non è facile. Ma adesso siamo indivisibili. L’esperienza che è stato in grado di trasmetterci è stata importantissima: tra di noi c’è una solida base di grande stima reciproca. Assieme a lui e al nostro mental coach Massimo Giardino abbiamo costruito un sodalizio che funziona. Anche grazie al mio circolo, all’Aeronautica Militare e a tutta la Federvela. Noi giochiamo con le barche, ma dietro alle quinte ci stanno loro!”.

Lindsey Vonn of the U.S. celebrates after winning the women's World Cup Downhill skiing race in Val d'Isere, French Alps, December 20, 2014. REUTERS/Robert Pratta (FRANCE - Tags: SPORT SKIING)

I MITI DI GIULIA CONTI
Mi incuriosisce sapere quale sia il personaggio mito di una velista già di per se mitica: “Sono una derivista olimpica, per cui non posso che risponderti citando un derivista olimpico: Sir Ben Ainslie”. Ainslie ha vinto quattro medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi olimpici tra Laser e Finn. Dati alla mano, è il velista più titolato della storia, l’unico ad aver vinto medaglie in cinque diverse edizioni dei Giochi olimpici. “Ma non è l’unico”, prosegue Giulia: “Tra i miei modelli annovero anche Peter Burling e Blair Tuke. I due neozelandesi, dopo l’argento ottenuto a Weymouth nel 2012 sui 49er, hanno vinto venti regate di fila tra cui il test event olimpico di Rio, l’ISAF Sailing World Cup di Hyeres, di Weymouth e Portland e il Trofeo Princesa Sofia. Attualmente definirli imbattibili è un eufemismo”. A livello di riferimenti nel mondo dello sport in generale, la velista in forza al CC Aniene ha le idee chiare: “Qualche tempo fa ho visto un documentario sulla storia della sciatrice Lindsay Vonn. Il suo infortunio al ginocchio, l’anno passato a cercare un recupero che non è mai stato completato, l’umiliazione di dover vedere le Olimpiadi invernali di Sochi su un divano. Un periodo buio superato grazie alla sua voglia di ritornare ad essere la migliore, come sta dimostrando tuttora. La perfetta incarnazione dell’atleta che cade e si rialza più forte di prima. Un vero e proprio idolo”.

VOLARE? NO GRAZIE
Giulia Conti è passata dall’Optimist al 470, poi è approdata sul 49er FX. Mezzi sempre più veloci. E allora sorge spontanea una domanda: un futuro a bordo di una barca volante, dotata di foil? “Sinceramente? No. Ho 30 anni, non sono più una ragazzina. Non dico che non siano divertenti: ho persino posseduto un Moth con cui ho navigato sul Garda, ma ho dovuto venderlo per potermi permettere l’attrezzatura nuova per il 49er. Ma non fanno per me. Prendete la Coppa America. Nessuno dei paesi che vi partecipa, fatta eccezione per la Francia, ne ha acquistato i diritti televisivi. Questo cosa significa? Che il foiling forse può rappresentare il futuro, ma non è detto che debba avvere tutto questo successo nel presente. Personalmente, ho sempre preferito l’America’s Cup dei monoscafi”.

Eugenio Ruocco

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Italiani, popolo di “voltabandiera”: il problema? Troppa burocrazia

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bandieraAvete risposto in più di mille al sondaggio che abbiamo lanciato qualche giorno fa, dove, preso atto di tutti i problemi burocratici, i controlli, i costi, le rotture di scatole che comporta l’onere della bandiera italiana , vi abbiamo chiesto se issereste mai a poppa il vessillo belga o francese, iscrivendovi al registro navale da diporto di quelle nazioni. Ora che l’abbiamo chiuso, possiamo dire che la maggioranza dei “voltabandiera” (in senso buono, intendiamoci) è schiacciante: 88% di favorevoli contro il 12% di contrari. Tantissimi anche i commenti (abbiamo raccolto i migliori in questo articolo): da chi è assolutamente favorevole a chi la bandiera l’ha già cambiata fino a chi non la cambierebbe mai.

Una sola cosa traspare da tutti commenti: non è più una questione economica l’eventuale cambio di bandiera, ma riguarda un aspetto che in Italia riguarda moltissimi settori (purtroppo mal comune non è mezzo gaudio in questo caso): la sensazione di vessazione che i diportisti percepiscono. Troppi controlli, troppa burocrazia, troppo tempo buttato via dietro a carte bollate, liste di dotazioni sempre più complicate, revisioni…

Fateci sapere cosa ne pensate nei commenti qui in calce e raccontateci le vostre (dis)avventure burocratiche!

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Quattro uomini in barca (intorno al mondo) – Seconda parte

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22846222874_2b2607f4d8_oAmici da sempre, un po’ ignoranti in fatto di vela ma con un sogno: girare il mondo prima di entrare nel mondo del lavoro. Per farlo hanno trasformato uno Jeanneau in una barca completamente ecologica e autosufficiente… NELLA PRIMA PUNTATA vi abbiamo raccontato la preparazione della barca, ora arriva il momento di salpare!

15198496039_d7fe6c4870_oL’EMOZIONE DELLA PARTENZA

Finalmente, dopo mesi di lavori nel piazzale di un cantiere, arriva il momento del varo. “C’era un’emozione indescrivibile, intorno a noi si erano riuniti non solo amici e familiari, ma anche tanti appassionati che avevano iniziato a seguirci sui canali social del progetto e soprattutto su YouTube. Eravamo stanchissimi, ma che magia dopo due anni di lavoro!”.

16458026817_0f07704b68_oDALLA FRANCIA ALI OCEANI
Partiti dalla Francia, i quattro amici sono passati per la Galizia e Capo Verde, prima di lanciarsi nella traversata atlantica. Dopo un periodo trascorso ai Caraibi, nel corso del quale hanno realizzato una serie di veri e propri documentari (li trovate sul loro sito www.ecosailingproject.com) per illustrare le problematiche ecologiche dei luoghi, gli avventurosi francesi hanno attraversato il Canale di Panama, raggiungendo anche un altro traguardo: negli oltre 100 anni di vita di uno dei più trafficati luoghi del pianeta, mai una barca a vela interamente ecologica era passata da un oceano all’altro.

16042913704_a2bf9171ab_oDopo avere attraversato il Pacifico, toccando Galapagos, Taihiti, Nuova Caledonia e le Reunion nell’Oceano Indiano, ora sono in rotta verso il Sudafrica. Una volta passato Capo di Buona Speranza, si getteranno nuovamente al di là dell’Atlantico per toccare le coste del Brasile, prima di raggiungere le Azzorre e rientrare in Bretagna. “Natura a parte, incontrare culture così diverse dalla nostra è stato l’aspetto più emozionante di questa avventura”.

16396199709_0bb691660c_oFERMARE IL CONSUMISMO ESAGERATO
C’è un altro aspetto che mi ha colpito, quando ho scoperto la storia di Amasia e del suo equipaggio. La velocità con la quale stanno compiendo questo giro del mondo (un anno e mezzo in tutto) rispettando il programma con grande precisione. “Una decisione che che ci sta obbligando a trascorrere circa metà del tempo complessivo per mare. La convivenza a bordo a volte diventa complicata e sopportarsi a vicenda non è facile! Inutile nasconderlo, si è rivelata proprio questa la parte più difficile di tutto il progetto. Ma sappiamo bene di essere fortunati nel poter vivere un’esperienza del genere. Forse è utopia, ma se ognuno di noi avesse la possibilità di viaggiare, sarebbe più facile preservare le ricchezze della natura. Viaggiando su una barca che non spicca per i comfort e scoprendo modi di vita molto diversi, abbiamo capito molto del consumismo. Nella nostra società occidentale i consumi sono eccessivi. Noi siamo molto più felici adesso che lo abbiamo capito”.

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Velista dell’Anno, i Magnifici 52 / 2 (da Chiarotti a Ferraro-Ierardi)

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velista anno 52
Tra poco si riparte: scaldate i mouse. In questi giorni, dalla A alla Z, conosceremo meglio le storie dei 52 candidati che hanno passato la prima fase del Velista dell’Anno. Potrete nuovamente votarli a partire dal 4 marzo (ore 13), con chiusura del sondaggio online il 15 marzo alle 12 (ricordiamo che i voti della prima fase sono azzerati): ne resteranno soltanto 25.

Schermata-2016-01-18-a-14.40.38Qua sotto trovate i secondi 10 dei “magnifici 52” (50 + 2 scelti da voi, Salvatore Mantaci e Pietro Supparo). In calce alla lista, invece, trovate il regolamento del Velista dell’Anno.

Stefano ChiarottiSTEFANO CHIAROTTI (Armatore)
Che il Jeanneau Sunfast 3600 sia una barca competitiva è ormai un fatto assodato. A bordo di Lunatika Stefano Chiarotti (nella foto, a sinistra) è stato il mattatore indiscusso della stagione di chi regata in doppio vincendo il titolo di Campione Italiano Offshore X2 dopo essersi aggiudicato regate quali la Giraglia x 2, la Roma x 2 e la Lunga Bolina. Non a caso anche terzo nella classifica overall!

carlo ciabattiCARLO CIABATTI (Atleta)
Il cagliaritano Carlo Ciabatti è un habitué di queste pagine: anche lo scorso anno figurava tra i candidati in virtù dei suoi piazzamenti sul Techno 293. Ha cambiato classe, ma i risultati non sono tardati ad arrivare: ha chiuso terzo agli Europei giovanili di Mondello (Palermo) e all’EUROSAF Youth di Brest (Francia), inserendosi con forza nell’élite della tavola a vela mondiale.

duccio colombiDUCCIO COLOMBI (Atleta)
Ogni squadra ha bisogno di un valido team manager: quelli di Low Noise 2, l’Italia 9.98 di Giuseppe Giuffré, lo hanno trovato in Duccio Colombi. Duccio ha portato l’equipaggio a vincere ben due titoli Mondiali ORC consecutivi. Non contento, come tattico sul Cookson 50 Cippa Lippa si è aggiudicato in ORC Overall la 151 Miglia.

ISAF SAILING WORLD CHAMPIONSHIPS - SANTANDER 8-21 SEPTEMBER 2014GIULIA CONTI / FRANCESCA CLAPCICH (Atlete)
Le due ragazze sono reduci da una delle più grandi stagioni della storia per quanto riguarda le classi olimpiche italiane. Sul 49er FX, hanno fatto il “triplete”: titolo Mondiale, Europeo e Italiano. Chi le ferma più? Per loro stessa ammissione, andranno a Rio per vincere.

di salle : dubbiniBENEDETTA DI SALLE / ALESSANDRA DUBBINI (Atlete)
Queste due ragazze hanno gli occhi puntati addosso dopo che hanno vinto a Thessaloniki, in Grecia, il titolo Mondiale 470 Youth femminile. Speranze olimpiche? Per entrambe la vela è una questione di famiglia: Benedetta è figlia d’arte. Suo padre Roberto ha vinto i campionati mondiali nella classe 420 nel 1979 a Setubal (Portogallo) in coppia con Roberto Vassallo. Anche Alessandra proviene da una famiglia di velisti molto forti, soprattutto sul 470.

luca domeniciLUCA DOMENICI (Armatore)
Nel 2015 il J70 italiano ha visto la crescita esponenziale del Notaro Team capitanato dal notaio Luca Domenici: una stagione da incorniciare culminata con la vittoria del titolo Europeo di classe a Montecarlo, ottenuto davanti a un altro equipaggio italiano: L’elagain di Franco Solerio.

ExtremaEXTREMA (X35 – BARCA)
L’X35, se ben condotto, sa sempre regalare delle soddisfazioni, anche in tempo compensato. Il ravennate Fabio Emiliani, a bordo di Extrema, si è laureato Campione Italiano in classe 3 Crociera/Regata ai Nazionali d’altura 2015 di Civitanova Marche.

ferrari : calabròGIACOMO FERRARI / GIULIO CALABRO’ (Atleti)
I romani Giacomo Ferrari e Giulio Calabrò, entrambi classe 1996, sono riusciti a chiudere al terzo posto la classifica del mondiale 470 Youth a Thessaloniki. Il risultato, passato leggermente in sordina in virtù della vittoria, tra le femmine, delle già citate Di Salle-Dubbini, vale in realtà tantissimo, considerato il livello tecnico del doppio olimpico. Sentiremo ancora parlare di loro.

ferraro : orlandoEDOARDO FERRARO / FRANCESCO ORLANDO (Atleti)
Al Campionato Mondiale 420 Under 17 a Castle Bay Karatsu, in Giappone, Edoardo Ferraro e Francesco Orlando hanno conquistato la vittoria. Un grande risultato per la giovane coppia di sanremesi (habituè delle zone alte di classifica), ottenuto con ben 21 punti di vantaggio sui secondi. In prospettiva, possono essere davvero una scommessa per un eventuale doppio olimpico. Della sorella di Edoardo vi parliamo… qua sotto!

ferraro : ieraldiVERONICA FERRARO / GIULIA IERARDI (Atlete)
Veronica Ferraro (sorella del succitato Edoardo), assieme a Giulia Ierardi, ha conquistato la vittoria nella graduatoria femminile al Campionato Mondiale 420 Under 17 di Castle Bay Karatsu e l’oro all’Europeo Femminile di Bourgas, in Bulgaria. Va proprio detto: non manca la “carne al fuoco” nella famiglia Ferraro, il futuro per questi fratelli appare più che roseo.

COME FUNZIONANO LE VOTAZIONI DEL VELISTA DELL’ANNO 2016
Venerdì 6 maggio, alle ore 19, avrà luogo al VELAFestival di Santa Margherita Ligure (Genova), durante la Serata dei Campioni, la premiazione del Velista dell’Anno. Ma come si arriva ad assegnare il premio più prestigioso della vela italiana? Con una lunga e “dura” selezione online dove il vostro contributo è fondamentale. Ve la spieghiamo nel dettaglio, fase dopo fase.

• PRIMA FASE (VOTO VINCOLANTE – CONCLUSA) – DA 100 a 52 CANDIDATI
– 100 CANDIDATI da votare online sul nostro sito dal 29 gennaio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– 20 CANDIDATI INDICATI DA VOI (potrete inviarci nominativi e motivazione dal 29 gennaio al 4 febbraio alla mail speciali@panamaeditore.it) votati online sul nostro sito dal 5 febbraio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 50 più votati e i 2 più votati tra quelli indicati da voi
• SECONDA FASE (VOTO VINCOLANTE) – DA 52 a 25 CANDIDATI
– 52 CANDIDATI da votare online dal 4 (dalle ore 13) al 15 marzo (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 25 più votati
• TERZA FASE (VOTO CONSULTIVO) – DA 25 a 5 CANDIDATI
– 25 CANDIDATI da votare online dal 31 marzo (dalle ore 13) al 14 aprile (chiusura ore 12). Il voto del pubblico online ha valore consultivo: tenuto conto delle vostre preferenze, una giuria seleziona i 5 che passano il turno
WAY211A.BA0928_AQUARACER_CAL_5_PACKSHOT_2015• QUARTA FASE – LA SCELTA DEL VELISTA DELL’ANNO (E DEGLI ALTRI PREMI)
-I 5 CANDIDATI compongono la rosa dei “papabili” per il Velista dell’Anno. Questi si contenderanno, sulla base delle decisioni della giuria, il premio Velista dell’Anno e gli altri: TAG Heuer Velista dell’Anno “Passion”, TAG Heuer Velista dell’Anno “Innovation” e TAG Heuer Velista dell’Anno “Performance”. Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità. Chi sono i vincitori lo saprete solo la sera del 6 maggio a Santa Margherita. Siete tutti invitati!

Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

SCOPRI CHE COS’E’ IL VELISTA DELL’ANNO

A QUESTO LINK SCOPRI NEL DETTAGLIO LA PRIMA FASE DI VOTAZIONI DEI MAGNIFICI “100”

SCOPRI TUTTI I 100 CANDIDATI INIZIALI AL VELISTA DELL’ANNO, DALLA A ALLA Z

SCOPRI LE STORIE DEI CANDIDATI “SCELTI DA VOI” E LE MOTIVAZIONI DELLE NOMINATION

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VIDEO: Il VELAFestival protagonista sulla RAI a poco più di due mesi dal via!

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Schermata 2016-02-24 a 12.37.59Mancano poco più di due mesi alla prossima edizione del TAG Heuer VELAFestival 2016 e questo attesissimo appuntamento fa già parlare di sé, e non solo la stampa di settore. Vi proponiamo questo servizio (in due clip) a cura di Giulio Guazzini e andato in onda su Rai Sport 1 lo scorso 22 febbraio nella rubrica “Vela A Vela”. Nel servizio si parla del grande successo del TAG Heuer VELAFestival 2015 con interviste al nostro direttore Luca Oriani, al progettista Massimo Paperini e a un commosso Dick Carter il giorno dopo la consegna del premio, ancora incredulo per l’entusiasmo che si era creato intorno alle sue barche.

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La straorza: come prevenirla (e come venirne fuori)

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straorza-spiNelle mani di ogni timoniere è ben presente la  sensazione della barca che parte in straorza. Sono pochi secondi che separano questa impressione dal pensiero dell’“ormai è fatta”. Si perde il controllo e lo scafo parte all’orza spinto da una forza su cui ci sembra di non avere alcun potere. La barca sbanda e il timone è fuori dall’acqua incapace di rispondere ai comandi. Come rimediare? Quali sono i modi per recuperare una volta che ci troviamo in questa situazione? Lo scopo delle prossime righe sarà quello di fornirvi alcuni utili consigli che possano aiutarvi nel rimediare ad una situazione nella quale vi date già per “spacciati”, oltre a capire quali sono i modi per prevenire una straorza, non solo navigando sotto spinnaker, ma anche se siete in crociera a vele bianche e improvvisamente rinforza il vento. Tutti coloro che hanno un minimo di esperienza nella navigazione a vela, sanno che una delle condizioni più difficili è l’andatura con vento rafficato, sia essa di bolina o alle portanti. “Raffica in arrivo”, quante volte abbiamo sentito gridare a bordo questo avvertimento, seguito dalle note conseguenze? Prima di qualsiasi riflessione tecnica sul modo di timonare o regolare le vele in base al vento rafficato, occorre tenere gli occhi ben aperti: una corretta osservazione della superficie dell’acqua è il miglior modo per difendersi dalla maggiore pressione in arrivo e per cercare di anticipare la nostra reazione,  in modo tale che la raffica ci colga il meno impreparati possibile.

straorza3COME RIMEDIARE SOTTO SPI
Tenere la barca in rotta quando veniamo raggiunti da una raffica è spesso un’impresa ardua, specialmente se stiamo navigando alle portanti sotto spinnaker. I segnali precursori di una straorza sono spesso l’arrivo di una raffica particolarmente potente o il ritrovarci nella scia di una barca che sta navigando davanti a noi (occasione che spesso si presenta durante le regate). Per tentare di mantenere il controllo, le prime cose da fare sono lascare in maniera decisa la scotta della randa e mollare completamente il vang (per aprire la randa in alto), oltre a dare alcuni decisi colpetti di timone per evitare che la pala vada in stallo a causa delle turbolenze create dall’acqua. Tuttavia queste accortezze non sempre raggiungono il risultato desiderato ed è quindi bene avere pronte alcune soluzioni alternative ed efficaci per rimediare, quando la barca è prossima a “sdraiarsi”. Dopo essersi accertarti che tutto l’equipaggio sia ancora a bordo, ecco tre mosse utili per “salvare il salvabile”.

1. REAGIRE PRONTI E VELOCI
Le indicazioni su come intervenire vanno date da un’unica persona, non per forza il timoniere, meglio affidarsi alla persona più esperta a bordo.

2. MOLLARE LA DRIZZA DELLO SPI
Se la decisione presa è quella di lascare la drizza dello spi, assicuratevi di mollarla abbastanza da fargli perdere potenza ma non troppo da far cadere in acqua lo spi. Il modo migliore è segnare sulla drizza il punto esatto per avere questo equilibrio. Lascando la drizza ridurrete lo sbandamento della barca.

3. ATTENZIONE AL BRACCIO SPI
Non lascate mai il braccio oltre lo strallo per evitare che lo spi si gonfi a palloncino, anche se avete mollato la drizza. Attenzione poi quando decidete di riisare. Non siate frettolosi, studiate la manovra, perché sarà diversa da una normale issata.

NON AMMAINARE IL FIOCCO
Con vento forte una soluzione può essere quella di non ammainare il fiocco che vi aiuterà a poggiare in caso di straorza. Questo sistema può risultare difficoltoso in strambata se avete armato lo spi, risulterà invece più pratico se navigate con un asimmetrico.

bolinaCOME PREVENIRE NAVIGANDO DI BOLINA
Se stiamo navigando di bolina e le nostre vele vengono colpite da un rinfresco, la reazione immediata della barca sarà quella di partire all’orza: si tratta dell’autodifesa del nostro scafo, che si dirige velocemente controvento per sventare le vele. Non occorre contrastare con il timone questa tendenza, ma bensì anticiparla. Non appena notiamo l’arrivo della raffica, orziamo leggermente fino a portare la vela di prua al limite dell’angolo morto. All’arrivo del rinfresco le vele saranno così più scariche e la barca reagirà in maniera meno nervosa. Nel caso in cui si tratti di una raffica di “buono”, sfrutteremo il rinfresco  per guadagnare acqua sopravvento.

LAVORARE SU RANDA E CARRELLO
Nel caso in cui l’intensità dei rinforzi sia troppo alta, bisogna lavorare sulla randa. Preliminarmente appiattiamo il più possibile la vela curvando l’albero e cazzando la drizza e la base. Non appena notiamo la raffica in arrivo molliamo sottovento il carrello della randa, lasciando così la possibilità alla nostra barca di assorbire il rinforzo senza perderne il controllo. Se neanche questo non basta è il momento di lascare la scotta: operazione da fare sempre con un attimo di anticipo sull’arrivo della raffica. Ѐ molto importante agire prima dell rinforzo: orzare o lascare carrello e scotta, va fatto sempre un attimo prima dell’arrivo del vento, senza aspettare lo sbandamento violento del nostro scafo.

L’IMPORTANZA DEL FIOCCO
L’istinto di lascare anche il fiocco, per diminuire lo sbandamento, non va immediatamente assecondato. La vela di prua infatti aiuta la barca a poggiare per riportarsi in rotta.  Se avete “straorzato” pur lascando il carrello e la randa, una volta “coricati” lascate anche il fiocco, per evitare che in caso di virata improvvisa rimanga a collo.

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Aree marine protette, è giunto il momento di un regolamento unico? SONDAGGIO

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02 cala azzurra a favignanaTra i tantissimi temi che ci avete segnalato riguardo il problema della burocrazia in Italia, uno di quelli che ci ha maggiormente colpito riguarda le aree marine protette. In particolare, l’assurda mancanza di un regolamento unico nazionale che permetta facilmente di fruire di una delle maggiori ricchezze del nostro Paese.

Infatti ogni area protetta ha un suo regolamento, dove vengono specificate le modalità di accesso, di ancoraggio e in alcuni casi di pagamento per ottenere i permessi per accedervi. E’ così che anche i diportisti più volenterosi in molte occasioni si trovano spiazzati, non sapendo che cosa si troveranno davanti.

Qualche esempio? Adele ci scrive: “Vogliamo parlare del regno di Nettuno? Ci sono divieti di ancoraggio per chi non ha il bollino, che per chi ha un natante ormeggiato tutto l’anno a Procida come ad Ischia,costa solo 10 € e vale un anno!altrimenti multe, ma il problema è che non esiste un campo boe, ed i responsabili di questo ente, sono stati rimossi dall’incarico…………..quindi mi viene da dire il regno di Nessuno!
E ancora, ecco la testimonianza di Antonino: “A Favignana a Cala Rossa (zero posidonia nel fondale, sabbia da fare invidia ai Caraibi) si può dare fondo con propria ancora …ma soltanto di giorno, per sostare la notte si deve pagare…

Eccoci qui allora, dopo l’incredibile successo del nostro sondaggio sul cambio di bandiera, a chiedere nuovamente la vostra opinione: pensate sia necessaria la creazione di un regolamento unico per le aree marine protette, o inevitabile che ognuna abbia un proprio preciso regolamento?

Note: There is a poll embedded within this post, please visit the site to participate in this post’s poll.

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L’America’s Cup sbarca in Oman, Sirena: “Vincere per ridare credibilità alla Coppa”

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Da domani ritorna la Coppa America, con le AC World Series di Muscat, in Oman
. L’appuntamento ha un che di storico: è infatti la prima volta che il circo internazionale della regata più famosa al mondo sbarca in un Paese del Medio Oriente (dopo le tappe di Portsmouth, Gothenburg e le Bermuda), una scelta che ha premiato il sultanato che con Oman Sail, l’organizzazione fondata dalla famiglia reale, negli ultimi otto anni ha contribuito alla crescita della vela a Muscat. Un segno dei nuovi tempi, e della nuova geografia del denaro che si sta andando a delineare.

MAX SIRENA: “MI MANCA LUNA ROSSA, DOBBIAMO VINCERE PER RIPORTARE CREDIBILITA’ ALLA COPPA”
La sfida più attesa è quella tra la barca detentrice del trofeo, Oracle Usa, e il team neozelandese Emirates (attuale leader delle World Series), che conta sui servigi del nostro Max Sirena, “esodato” di Luna Rossa, in qualità di manager con competenze tecniche e sportive: lo abbiamo intervistato a poche ore dall’inizio delle regate.

Sei pronto Max, per la prima tappa mediorientale della Coppa?
Sono carichissimo, come tutto il team. Essendo il primo appuntamento delle World Series ci teniamo a far bene. Un po’ di noi l’Oman ha avuto modo di conoscerlo in precedenza come campo di regata, quindi siamo preparati. Peccato per le previsioni meteo, che danno poco vento. Ma ci sarà comunque da lavorare sodo! Va detto che è ancora presto per far pronostici. Si tratta di regate di avvicinamento, le carte si scopriranno quando saranno pronti gli AC50“.

Tutti parlano della sfida tra voi, Emirates Team New Zealand e Oracle, il difender. Come la state vivendo?
Siamo abituati a lavorare guardando in casa nostra. Con un occhio di riguardo agli avversari, però il focus è su di noi, sulle performance del nostro catamarano“.

Tu sei che sei stato uno dei “deus ex machina” di Luna Rossa per tanti anni, raccontaci: il metodo di approccio alla regata e alla campagna di Coppa in generale, da parte dei neozelandesi, è differente?
Diciamo che ho riscontrato molte similitudini. Il team non ha una struttura piramidale, proprio come succedeva con Prada. Questo è molto importante, perché permette a ciascuno di esprimere le proprie idee e venire ascoltato. Poi c’è Grant (Dalton, ndr) che è bravo a gestire tutto al meglio. Per dirla all’anglosassone, siamo davvero into shape (in forma). Il team è cresciuto tantissimo rispetto a quando sono entrato, 8 mesi fa“.

Quanto ti dispiace non esserci con Luna Rossa?
Non l’ho mai nascosto. Per me l’abbandono di Luna Rossa è stato uno choc importante, perché nella costruzione del team ci avevo messo tutto me stesso. Ma entrando in New Zealand ho avuto la possibilità di realizzare un altro sogno, un sogno che nutrivo da ragazzino. Chi mi conosce bene, conosce anche la mia filosofia: da una sconfitta nascono opportunità. E io questa la voglio sfruttare al 100%“.

Perché?
Perché, vincendo la Coppa, questa confusissima edizione della Coppa (troppi privilegi al defender) potremmo riportare la ‘vecchia brocca’ a una dimensione di maggior credibilità“.

Schermata 2016-02-26 a 12.05.24SE LA COPPA VUOI VEDERE IL PORTAFOGLIO DEVI APRIRE
Peccato che in Italia non potremo vedere le gesta di Max Sirena e compagni.
O meglio, se vogliamo godercele dobbiamo sborsare, dopo aver scaricato la App dell’America’s Cup (per dispositivi iOS o Android) 7,99 dollari. Per chi invece voglia sottoscrivere un abbonamento per tutti gli eventi del 2016, il costo è di 27,99 dollari. Questo è l’unico modo per assistere alle regate, dato che nessuna rete televisiva italiana ha acquistato i diritti. Che contraddizione per la Coppa America che in teoria avrebbe dovuto essere quella della “generazione social”, e che invece non prevede alcun streaming online gratuito!

almouj-spotlightTUTTO PRONTO AD AL MOUJ
La località costiera di Al Mouj, a pochi chilometri dal centro di Muscat, ospita il grande villaggio della Coppa America, con le basi dei sei equipaggi che si sfideranno nelle acque del sultanato a bordo dei cat volanti AC 45 il 27 e 28 febbraio per conquistare punti che varranno nelle qualificazioni della Luis Vuitton Cup che nel 2017 si terrà a Bermuda (sugli AC 50). In acqua sono pronti a dare spettacolo anche gli inglesi di Land Rover Bar, gli svedesi di Artemis Racing, SoftBank Team Japan e i francesi di Groupama Team. Tre le regate previste per ognuna delle due giornate sul percorso che si snoderà davanti ai tre chilometri della costa, dove migliaia di persone sono attese per assistere alle velocissime manovre dei catamarani.

A questo link trovate la lista di tutte le reti estere che trasmetteranno l’evento in chiaro:
https://www.americascup.com/en/where-to-watch.html

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Velista dell’Anno, i Magnifici 52 / 3 (da Ferruzzi a Low Noise II)

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velista anno 52
Tra poco si riparte: scaldate i mouse. In questi giorni, dalla A alla Z, conosceremo meglio le storie dei 52 candidati che hanno passato la prima fase del Velista dell’Anno. Potrete nuovamente votarli a partire dal 4 marzo (ore 13), con chiusura del sondaggio online il 15 marzo alle 12 (ricordiamo che i voti della prima fase sono azzerati): ne resteranno soltanto 25.

Schermata-2016-01-18-a-14.40.38Qua sotto trovate i secondi 10 dei “magnifici 52” (50 + 2 scelti da voi, Salvatore Mantaci e Pietro Supparo). In calce alla lista, invece, trovate il regolamento del Velista dell’Anno.

Regates Royales 2013 Ph: Panerai/ Guido Cantini / seasee.comMASSIMILIANO FERRUZZI (Armatore)
L’armatore del Moro di Venezia I (barca vincitrice del premio TAG Heuer Innovation 2015) lo scorso anno ha trionfato nel prestigioso circuito Panerai riservato alle Barche Classiche, confermandosi un habitué delle zone di alta classifica.

alessandro fornasariALESSANDRO FORNASARI (Atleta)
Ancora un altro atleta protagonisti di un ottimo 2015: Alessandro Fornasari ha conquistato l’argento ai Campionati Europei Under 18 della classe Laser 4.7. Anche sul singolo più famoso del mondo, abbiamo tutte le carte in regola per essere ben rappresentati in futuro!

Classe Laser 4.7 - ITA 202260 Gallinaro Guido - Foto Fabio TaccGUIDO GALLINARO (Atleta)
Guido Gallinaro è, dati alla mano, un potenziale fenomeno: nel 2015 ha vinto a Medemblik il Campionato Mondiale 4.7 Under 16 con 62 punti (sic!) di distacco sul secondo, conquistando anche il bronzo nella classifica assoluta. Un bronzo che, alla fine dei conti, sta un po’ stretto al giovane atleta (nato il 20 dicembre del 2000) della Fraglia Vela Riva: fino all’ultimo era in piazza d’onore a due soli punti dal leader. Non contento, in Polonia è andato a vincersi il titolo Europeo U16 e U18!

Gianin VIGIANIN VI (Hallberg-Rassy 41 – Barca)
Può un vecchio Hallberg-Rassy 41 del 1976 (avete capito bene, vecchio di 40 anni!) aggiudicarsi la Giraglia Rolex Cup per la seconda volta? La risposta è si: ci è riuscito Pietro “Ciccio” Supparo, armatore di Gianin VI, che ha vinto sia nel 2011 che nel 2015. Questo significa due cose: equipaggio bravissimo e barca intramontabile

giancarlo gianniGIANCARLO GIANNI (Armatore)
L’armatore portacolori del Circolo Canottieri Aniene, con il suo Carroll Marine 60 Durlindana III, ha portato a termine una ARC 2015 (da Gran Canaria a Saint Lucia) da urlo, terminando al terzo posto overall (su 268 partenti) e vincendo l’argento nella categoria Racing A, dietro – pensate un po’ – al VO65 Team Brunel!

paolo giargiaPAOLO GIARGIA (Atleta)
Il ligure Paolo Giargia ha contribuito a rimpinguare il già ricco carniere di medaglie ottenuto dagli atleti italiani nella stagione appena passata: suo il bronzo all’Europeo EUROSAF U19 per la classe Laser Radial.

giuseppe giuffréGIUSEPPE GIUFFRE’ (Armatore)
L’anno scorso lo abbiamo insignito del premio TAG Heuer Performance per la vittoria del Mondiale ORC sul suo Low Noise. Il simpatico editore milanese ha replicato il successo anche nel 2015 (su Low Noise II, nel corso dei Mondiali d’altura di Barcellona), confermandosi l’armatore da battere per il secondo anno di fila, anche con barca diversa. Che bravo!

il moro di veneziaIL MORO DI VENEZIA (Maxi – Barca)
La mano di Gérman Frers si fa sentire anche dopo oltre quarant’anni. Il Moro di Venezia I, in legno lamellare, la prima della fortunata serie di barche voluta da Raul Gardini nel 1975 e ora armata da Massimiliano Ferruzzi, ha chiuso in prima posizione tra i Classici il circuito Panerai. Ci sono barche sanno andare oltre i limiti dettati dal tempo. Il Moro è una di queste (anche per questo è stata insignita del premio TAG Heuer Innovation già nel 2015).

Schermata 2016-01-21 a 13.08.38ROBERTO LACORTE (Armatore)
Roberto Lacorte si è fatto costruire il nuovo Vismara Mills 62 SuperNikka con un obiettivo: vincere il più possibile stando al timone. E in effetti ci è riuscito: nel 2015 ha trionfato al Mondiale Mini Maxi di Porto Cervo. Prima però si è tolto la soddisfazione di vincere la regata da lui stesso ideata, la 151 Miglia. Un armatore illuminato, che tanto sta dando alla vela in Italia.

low noiseLOW NOISE II (Italia 9.98 – Barca)
Che barca Low Noise II! L’Italia 9.98 frutto della matita di Matteo Polli (armatore Giuseppe Giuffré, tattico Duccio Colombi) ha vinto a Barcellona i Mondiali di altura nella ORC C. Il progetto ha avuto talmente tanto successo che, da barca one-off, è praticamente diventata di serie con ordini da tutto il mondo.

CLICCA QUI PER CONOSCERE I SECONDI 10 CANDIDATI

CLICCA QUI PER CONOSCERE I PRIMI 10 CANDIDATI

COME FUNZIONANO LE VOTAZIONI DEL VELISTA DELL’ANNO 2016
Venerdì 6 maggio, alle ore 19, avrà luogo al VELAFestival di Santa Margherita Ligure (Genova), durante la Serata dei Campioni, la premiazione del Velista dell’Anno. Ma come si arriva ad assegnare il premio più prestigioso della vela italiana? Con una lunga e “dura” selezione online dove il vostro contributo è fondamentale. Ve la spieghiamo nel dettaglio, fase dopo fase.

• PRIMA FASE (VOTO VINCOLANTE – CONCLUSA) – DA 100 a 52 CANDIDATI
– 100 CANDIDATI da votare online sul nostro sito dal 29 gennaio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– 20 CANDIDATI INDICATI DA VOI (potrete inviarci nominativi e motivazione dal 29 gennaio al 4 febbraio alla mail speciali@panamaeditore.it) votati online sul nostro sito dal 5 febbraio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 50 più votati e i 2 più votati tra quelli indicati da voi
• SECONDA FASE (VOTO VINCOLANTE) – DA 52 a 25 CANDIDATI
– 52 CANDIDATI da votare online dal 4 (dalle ore 13) al 15 marzo (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 25 più votati
• TERZA FASE (VOTO CONSULTIVO) – DA 25 a 5 CANDIDATI
– 25 CANDIDATI da votare online dal 31 marzo (dalle ore 13) al 14 aprile (chiusura ore 12). Il voto del pubblico online ha valore consultivo: tenuto conto delle vostre preferenze, una giuria seleziona i 5 che passano il turno
WAY211A.BA0928_AQUARACER_CAL_5_PACKSHOT_2015• QUARTA FASE – LA SCELTA DEL VELISTA DELL’ANNO (E DEGLI ALTRI PREMI)
-I 5 CANDIDATI compongono la rosa dei “papabili” per il Velista dell’Anno. Questi si contenderanno, sulla base delle decisioni della giuria, il premio Velista dell’Anno e gli altri: TAG Heuer Velista dell’Anno “Passion”, TAG Heuer Velista dell’Anno “Innovation” e TAG Heuer Velista dell’Anno “Performance”. Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità. Chi sono i vincitori lo saprete solo la sera del 6 maggio a Santa Margherita. Siete tutti invitati!

Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

SCOPRI CHE COS’E’ IL VELISTA DELL’ANNO

A QUESTO LINK SCOPRI NEL DETTAGLIO LA PRIMA FASE DI VOTAZIONI DEI MAGNIFICI “100”

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Le barche in anteprima che vedrete per la prima volta in banchina al VELAFestival

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copa barcheIniziamo ad ingolosirvi con alcune delle barche nuove che i grandi cantieri mondiali porteranno in banchina al VELAFestival. Alcune sono prime assolute per l’Italia, scafi che hanno appena concluso il tour di saloni invernali europei e che per la prima volta vengono a toccare l’acqua a Santa Margherita. Altre sono anteprime assolute mondiali che saranno mostrate al pubblico per la prima volta durante i quattro giorni di VELAFestival.

LE ANTEPRIME MONDIALI IN BANCHINA A SANTA MARGHERITA
MILYUS 76 FD
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L’ammiraglia di 76 piedi è una scommessa importante per il cantiere piacentino che ha scelto il VELAFestival come trampolino di lancio per questo 20 metri flush deck, di cui esiste anche una versione deck saloon. S
cafo e coperta costruiti in sandwich di Pvc e fibre di carbonio unidirezionali e multiassiali. Come per tutti i modelli, anche il 76 è full custom e ogni armatore ha la possibilità di scegliere layout e materiali. Lungo 23,41 metri, il Mylius 76 può anche montare una chiglia mobile (optional). Il piano velico prevede albero e boma in carbonio, di Southern Spars. La plancetta di poppa si apre per accedere al garage, capace di stivare un tender di 3,80 metri. Il motore è uno Yanmar 6BY3 da 220 cavalliSottocoperta gli interni hanno layout da tre a cinque cabine.

VISMARA V56

DSC00130Altra anteprima mondiale assoluta al VELAFestival per il nuovo Vismara V56 Mills è un moderno blue water attento alle tematiche del risparmio dei consumi in piena sintonia con la filosofia Vismara Hybrid. Il cantiere di Viareggio conferma ancora una volta l’ormai fedele collaborazione con lo studio irlandese Mills Design per realizzare uno scafo in fibra di carbonio e resina epossidica (il massimo dei materiali compositi leggeri). L’idea è quella di un blue cruiser performante, costruito tutto in carbonio nel solito stile Vismara, le prerogative sono quelle dell’easy sailing, della lunga autonomia e dell’autosufficienza energetica. Il progetto è stato affidato a Mark Mills e a Vismara Marine ed è derivato dal vincente 62 piedi SuperNikka. Una barca di 17 metri, Il Vismara V56, che deve pescare poco, avere buona resistenza allo sbandamento a tal punto da resistere a piena tela, senza terzarolare, sino a 20 nodi di intensità del vento. Tutto questo senza penalizzare però le prestazioni con vento leggero e, dulcis in fundo, che abbia prestazioni da racer, stringa bene la bolina ma che al timone sia dolce e che abbia un passaggio sull’onda morbido.

LE ANTEPRIME ITALIANE IN BANCHINA A SANTA MARGHERITA
DUFOUR 412 GL

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Per la prima volta in Italia vedrete al VELAFestival il nuovo Dufour 412 GL, un aggiornamento del 410. Questo upgrade tocca diversi punti: in primis, un tratto distintivo degli ultimissimi Dufour di metratura superiore, che è piaciuto molto agli armatori: l’introduzione, a poppa, della cucina con tanto di griglia per ottimi barbecue in pozzetto. Sempre a proposito di cucina, quella sottocoperta assumerà la tradizionale forma a “L” con il lavandino posizionato sul lato corto, a vantaggio della razionalità di utilizzo. Il bompresso retrattile a prua sarà sostituito da una delfiniera fissa: una soluzione che sta tornando di botta sugli scafi da crociera, per la sua maggiore praticità. Il pozzetto si presenta infine frutto di una rivisitazione ergonomica. Lunghezza ft 12,70 m. Lunghezza scafo 11,98 m. Lunghezza al galleggiamento 11,15 m. Baglio max. 4,20 m. Dislocamento leggero 8.940 kg. Pescaggio 2,10 m. Zavorra 2.600 kg. Serbatoi carburante 200 l. Motorizzazione 40 cv. Progetto Umberto Felci

SAFFIER 6.502_665e16b5de
Altra anteprima italiana al VELAFestival sarà il Saffier 6.50 Cruise che affascina per le sue linee eleganti che però celano una tecnologia costruttiva all’avanguardia. Daysailer dei giorni nostri, ma capace di mantenere intatte le linee che caratterizzano lo stile del cantiere olandese. Si tratta di una barca marina, per chi vuole divertirsi davvero, con un bulbo ben centrato e incisivo (45% del peso totale della barca) che ne garantisce la stabilità e il buon momento raddrizzante. Il pozzetto, molto ampio considerate le dimensioni della barca, può ospitare fino a sei persone. La presenza del fiocco autovirante e di un code zero lo rendono facile da manovrare senza togliere nulla all’aspetto sportivo. Lungo 6,50 metri e largo 2,05, ha un dislocamento di 900 kg.
Lungh. 6,50 m; largh. 2,05 m; pesc. 0,95 m; disloc. 900 kg; zavorra 400 kg; sup. randa 13 mq; sup. fiocco 8 mq; sup. Code Zero (opzionale) 25 mq; motore Yanmar 10 cv Saildrive.

RS QUEST

quest_3-1024x662Presentato all’ultimo Boat Show di Southampton, arriva per la prima volta in Italia al VELAFestival il nuovo RS Quest: una deriva da utilizzare in doppio ma prefetta anche per quattro persone, caratterizzata da una configurazione compatta, versatile  e da un pozzetto autosvuotante. Progettato da Jo Richards e Rs Sailing in collaborazione con Sea Cadets (un’associazione, legata alla marina inglese, per la promozione dell’attività giovanile legata al mare), l’RS Quest offre la massima sicurezza ed è uno scafo davvero ideale per imparare ad andare in barca a vela e per uscite con tutta la famiglia. Nella gamma RS, questo nuovo scafo trova la sua posizione, come dimensioni, tra il Feva e il Vision: per le scuole vela permette all’istruttore di essere a bordo insieme a due o tre allievi. Facile da gestire sia a terra che in acqua, l’RS Quest è costruito in polietilene ed è pensato per poter essere modificato a seconda delle esigenze di ogni uscita in base alle persone presenti a bordo. Si può per esempio modificare la posizione delle sedute a seconda della necessità, armare o meno i trapezi, prevedere o meno il motore fuoribordo e scegliere se armare il gennaker o lo spinneker. Inoltre, per facilitare la conduzione e l’armo, sono previsti l’avvolgifiocco e l’albero in alluminio in due parti.
Lung. 4,29 m. Larg. 1,83 m. Peso scafo: 100 kg. Peso barca armata: 135 kg. Superficie velica randa e fiocco: 11 mq. Superficie gennaker: 11 mq. Superficie spinnaker: 10 mq

MELGES 14
melges-14-1Grande esordio al VELAFestival anche per il Melges 14:  costruito da Melges e disegnato da Reichel / Pugh, il Melges 14, lungo 4,267 metri (e largo 1,584) ha un peso di 54 chili e mezzo. La randa, armata su albero e boma in carbonio, può essere di 9,1 o 7,8 metri quadri a seconda della configurazione scelta (mid-range, meno impegnativa, o full range, con maggiore superficie velica). La deriva è caratterizzata da un pozzetto ampio (in modo tale da ridurre il rollio) e aperto a poppa.

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Le batterie più indicate per i crocieristi sono…

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batterie-bordoQual è la batteria giusta da avere a bordo in virtù delle vostre esigenze? Lo abbiamo cercato di capire assieme a Sergio Monfardini, direttore tecnico di Mastervolt Italia. Va detto innanzitutto che i modelli di batterie differiscono molto tra loro e per raggiungere il massimo dell’efficienza, a bordo, ci vorrebbe una batteria dedicata per ogni differente tipologia di servizio (le curve di ricarica però differiscono di modello in modello, e anche la manutenzione).

agmPER LA CROCIERA? LE AGM
Per il crocierista tipo, una buona scelta è senz’altro rappresentata dalle batterie AGM, modelli nei quali l’elettrolito (ovvero la miscela di acqua e acido solforico) è quasi completamente assorbito da elementi in fibra di vetro, rendendole più sicure rispetto a quelle al piombo liquido in caso di rotture. Non hanno bisogno di manutenzione e non producono praticamente fuoriuscite di gas, dannose per la salute e per la sentina. Da qui il vantaggio di poterle ubicare dove si vuole a bordo, anche in posti non ventilati. Grazie alla loro conformazione, le AGM possono essere scaricate rapidamente, offrendo così un buon spunto per impianti che richiedono alti picchi di corrente: sono particolarmente adatte all’avviamento del motore e servizi. Costa all’incirca il doppio rispetto a una batteria tradizionale all’acido piombo, ma una AGM da 12V/90 Ah è in grado di sviluppare una corrente equiparabile a quella di una batteria al piombo liquido da 180 Ah. Presentano inoltre una velocità di ricarica superiore e si surriscaldano meno. Occhio però che la minore resistenza interna può causare un’autoscarica più veloce in caso di inutilizzo. Vi consigliamo quindi di scollegare i morsetti se avete in programma una lunga pausa oppure di dotarvi di un caricabatterie “intelligente” (magari a pannelli solari, se l’invernaggio non avviene al chiuso) che vi consenta di mantenere costante il livello di carica. Sebbene le AGM possano sopportare un’autoscarica profonda (fino al 70% della loro capcità), qualora vadano in solfatazione è più difficile rigenerarle per via della mancanza di acido liquido.

gelAGM E BATTERIE AL GEL
Come deto in precedenza, ogni servizio, a bordo, necessiterebbe di una batteria dedicata: il problema è che in barca, dove spesso la ricarica avviene direttamente dall’alternatore del motore, avrete bisogno di un buon regolatore di carica che dosi la corrente in base al tipo di batteria. Si può “bypassare” il passaggio dotandosi di batterie che presentino cicli di ricarica molto simili: come le AGM e quelle al gel (dove l’elettrolito è assorbito, appunto in un gel), indicate per le utenze e per l’impiego continuativo. Un affidabile banco batterie, quindi, prevederà l’utilizzo delle AGM per l’avviamente e per il motore e quelle al gel per i servizi.

acido piombo

ACIDO PIOMBO
Le classiche batterie al piombo liquido (con tappi per il rabbocco oppure a chiusura ermetica) possono essere utilizzate sia per l’avviamento che per i servizi: più economiche, necessitano di una manutenzione costante, rabboccando il liquido se necessario e evitando scariche troppo profonde (oltre al 50% della capacità nominale). La rigenerazione è possibile, ma con il passare del tempo avranno minore durata.

 

 

ioni di litio

IONI DI LITIO
Le batterie agli ioni di litio rappresentano il top di gamma: a fronte di costi elevati, pesano fino al 70% di meno rispetto a quelle al piombo, presentando una durata tripla (fino a 2000 cicli di ricarica) e la loro capacità non varia in funzione del tempo. Garantiscono sempre la stessa resa: adatte ad un uso continuativo, sono particolarmente indicate per lunghe e dure navigazioni (non a caso la nuova flotta di Ocean 65’ della Volvo Ocean Race è dotata di questo tipo di batterie).

LAST BUT NOT LEAST

Una buona norma sarebbe quella di calcolare, amperometro alla mano, i consumi di tutte le vostre utenze, per capire il corretto dimensionamento del banco batterie. In calce trovate una tabella “tipo” relativa al consumo in Ampere dei singoli servizi.
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Luoghi mitici, barche, personaggi. E’ VELA di marzo!

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velaPerché salire a bordo con noi del numero di febbraio del Giornale della Vela? Per tanti buoni motivi. Continuate a leggere, ve ne sveliamo già dieci in anteprima: a cominciare dal grande servizio fotografico alla scoperta dei fiordi di Islanda e Groenlandia, passando per tutte le barche viste in anteprima a Dusseldorf e per la storia di Edoardo Raimondo, l’italiano che vuole partecipare al Goldel Globe 2018. Questo e molto, molto altro…

11. NAVIGANDO ALLA FINE DEL MONDO
Ci imbarchiamo a bordo del mitico clipper di Sir Robin Knox-Johnston, scoprendo i fiordi segreti di Islanda e Groenlandia, insieme a Sigurdur “Siggi” Jonnson, un comandante d’altri tempi che forse, un giorno, deciderà finalmente di navigare “al caldo”…

22. SVELATE!
Ancora una volta il Salone di Dusseldorf ha confermato la propria importanza: tanti i modelli mai visti prima e presentati nella città tedesca. Vi presentiamo sedici barche che faranno parlare di loro, e che abbiamo visto per voi.

33. UN ITALIANO SULLA ROTTA DI CHICHESTER
Vi raccontiamo una vela storia. Edoardo Raimondo ha 26 anni e sta realizzando un sogno. Partecipare alla riedizione per il cinquantenario, nel 2018, del mitico Golden Globe: 35.000 miglia in solitario su un 11 metri, senza GPS.

44. LO STRANO CASO DELLA CHIGLIA PERDUTA
Un fattaccio che può capitare persino a un Oyster. Vi raccontiamo la vicenda del Polina Star III, naufragato al largo della Spagna. Sulle cause è “giallo”, esistono le versione contrastanti di skipper e cantiere: collisione o cedimento?

55. CACCIA AI TESORI SUL MARE D’ITALIA
E’ finalmente arrivato il momento di vivere la crociera in maniera diversa: non solo tuffi e baie incontaminate, ma un viaggio alla scoperta delle bellezze culturali protette dal Fondo Ambiente Italiano e dislocate lungo le coste dello Stivale…

66. #PLASTICFANTASTIC BOOM
Il vostro entusiasmo è stato al di sopra delle nostre aspettative. Il grido #plasticfantastic ha già risvegliato centinaia di barche in vetroresina costruite tra la metà degli anni ’60 e il 1995. Queste sono per noi le nuove icone dello yachting per le quali stiamo organizzando un grande tributo al VELAFestival. Magari siete anche voi armatori di una barca storica ma ancora non lo sapete…

77. ADDIO MOTORE A SCOPPIO
L’entrobordo elettrico è realtà: silenzioso, compatto, ecologico, leggero. Abbattuti i costi relativi all’alimentazione, si diffonderà velocemente. Intanto Torqeedo (a altri marchi, quasi tutti dell’area germanica) stanno continuando a sfornare modelli.

88. LE BARCHE DEL MESE
Iniziamo raccontandovi il nuovo Vismara V56 come non l’abbiamo mai fatto: ovvero attraverso le parole del suo armatore. Poi proseguiamo con l’Hanse 315, il più piccolo del cantiere tedesco che ha “rubato” il meglio dai suoi fratelli maggiori; infine vi presentiamo il Quant 23, la barca “per chi ama volare facile”.

99. ADESSO IL GIOCO SI FA DURO
Grazie per gli oltre 10.000 voti nella prima fase del sondaggio! Mentre parte la votazione per scegliere i 25 che accederanno alla finale, vi raccontiamo le storie di alcuni dei candidati che hanno passato il turno!

1010. PIANETA ANTIFOULING
Come funzionano, come scegliere quella giusta, la quantità corretta da applicare sullo scafo: viaggio nel favoloso mondo delle antivegetative (e delle soluzioni alternative).

Ricordate, ci sono anche tanti altri buoni motivi per non perdere il nuovo numero di marzo del Giornale della Vela. In edicola, su iPad, iPhone e su tutti i tablet e gli smartphone Android.

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Velista dell’Anno, i Magnifici 52 / 4 (da Mantaci a Soldini)

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velista anno 52
Tra poco si riparte: scaldate i mouse. In questi giorni, dalla A alla Z, conosceremo meglio le storie dei 52 candidati che hanno passato la prima fase del Velista dell’Anno. Potrete nuovamente votarli a partire dal 4 marzo (ore 13), con chiusura del sondaggio online il 15 marzo alle 12 (ricordiamo che i voti della prima fase sono azzerati): ne resteranno soltanto 25.

Schermata-2016-01-18-a-14.40.38Qua sotto trovate i quarti 10 dei “magnifici 52” (50 + 2 scelti da voi, Salvatore Mantaci e Pietro Supparo). In calce alla lista, invece, trovate il regolamento del Velista dell’Anno.

mantaciSALVATORE MANTACI (Marinaio)
Siamo stati letteralmente sommersi dalle mail che sostenevano la sua candidatura. Salvatore Mantaci, siciliano trapiantato a Milano, ha dato le dimissioni dall’azienda in cui lavorava ed è salpato da Genova per la traversata atlantica in solitario nell’agosto del 2015, dopo un lungo ed impegnativo periodo di riparazione e di ottimizzazioni che ha realizzato personalmente per rendere la sua barca a vela idonea per quello che la aspettava. Il nome della sua adorata è, anzi era, Tarabaralla (un 34 piedi CBS Serenity del ’78): purtroppo Salvatore è naufragato in Oceano, ma questo altro non ha fatto che aumentare la sua popolarità: lo potete seguire sul blog http://oceanotarabaralla.blogspot.it

Marina di Loano 13-16 settembre 2013 ITA 205243 Francesco Marrai, Campione Italiano 2013 classe Laser Standard

FRANCESCO MARRAI (Atleta)
Clamorosa la sua vittoria all’Aquece Rio International Sailing Regatta, test event preolimpico nelle acque dove si correranno i Giochi quest’anno. Inutile dire che è subito passato tra gli osservati speciali, considerato che il suo idolo di sempre, il sempreverde Robert Scheidt, gli è finito tre posti dietro in classifica. Se tutto andrà come deve andare Francesco potrebbe veramente tornare da Rio con una medaglia al collo.

Giancarlo Pedote / Proto 747

GIANCARLO PEDOTE (Marinaio)
Ovunque vada, vince. Giancarlo Pedote è probabilmente il velista oceanico più forte che abbiamo in Italia: nel 2015 la FFV (la federvela francese) ha insignito lui e Erwan Le Roux, suo compagno sul trimarano Multi 50 FenetrèA-Prysmian, del prestigioso Trophée des Champions 2015 a seguito degli importanti risultati ottenuti nell’anno: la vittoria della Transat Jacques Vabre, la durissima regata da Le Havre (Francia) a Itajaì (Brasile) e di tutte le altre regate Multi 50 del calendario.

Marcello Persico in the Persico Marine Boatyard in Bergamo (Italy)

MARCELLO PERSICO (Progettista)
Persico è sinonimo di eccellenza. Internazionalmente riconosciuta, soprattutto dopo il miracoloso intervento di riparazione su Team Vestas dopo l’incidente alla Volvo Ocean Race. Marcello Persico è a capo del cantiere di Nembro (Bergamo) che attualmente è la più importante realtà “hi-tech” della vela italiana. Qui vengono sfornate le barche più all’avanguardia, e qui saranno prodotti i nuovi VO65 in vista della VOR 2018.

pilati : rubagottiMATTEO PILATI / FRANCESCO RUBAGOTTI (Atleti)
Matteo Pilati e Francesco Rubagotti incarnano una nuova generazione di velisti: quelli “volanti”, grazie ai foils: hanno infatti trionfato al Redbull Foiling Generation Italia 2015 a Malcesine (Verona), corsa sui Flying Phantom. Si sono così qualificati per la finale mondiale dell’evento che si disputerà quest’anno.

matteo polliMATTEO POLLI (Progettista)
Matteo Polli, Chief Designer di Italia Yachts, è il progettista più in voga nei racer/cruiser ORC. Del 2014 sono l’Italia Yachts 15.98 e il veloce cruiser-racer Low Noise 2 commissionato da Giuseppe Giuffré (per il quale Polli ha ottimizzato anche l’M37 Low Noise), Campione del Mondo 2015. Ovunque metta le mani, rischia di far vincere le barche da lui modificate: sue ad esempio le appendici del First 36.7 BluOne e l’ottimizzazione del Mumm 30 Mummy One oltre che del J-111 Black Bull. Polli ci sa fare.

Schermata 2016-01-21 a 14.34.59ALESSIO QUERIN – TEAM MUMMY ONE (Armatore)
La Minialtura in Italia sta ritornando alla grande dopo un periodo di sostanziale buio. L’ Armatore dell’Anno di Minialtura è Alessio Querin, al comando di Mummy One. Il verdetto non poteva essere diverso, visto che la barca di Querin (con il triestino Jacopo Cunial al timone e il monfalconese Loris Plet alla randa) aveva vinto a maggio il tricolore di Minialtura a Chioggia.

rio_coluzziDEMI RIO / MARIA COLUZZI (Atlete)
Un’altra coppia di ragazze da seguire con attenzione: Demi Rio e Maria Coluzzi hanno fatto parlare di sé chiudendo i Campionati Europei Femminili U19 di 420 al terzo posto, confermandosi “sorvegliate speciali” per il 2016.

riccardo sepeRICCARDO SEPE (Atleta)
Il laziale Riccardo Sepe, optimista di razza, nel 2015 ha ottenuto tanti buoni risultati. Ma il più clamoroso è rappresentato dalla vittoria Meeting del Garda Optimist, già Guinness World Record 2012 per il numero di partecipanti, che nel 2015 ha avuto la partecipazione di 29 nazioni e 863 giovani velisti (187 cadetti e 676 juniores).

Sailing - Sydney to Hobart - MaseratiGIOVANNI SOLDINI (Marinaio)
Ha stabilito la time referenze sulla rotta San Francisco – Shanghai, ha partecipato alla Sydney Hobart con Maserati, chiudendo al quarto posto. è stato un 2015 positivo per Soldini, che appende il VOR70 al chiodo per dedicarsi ai trimarani.

CLICCA QUI PER CONOSCERE I TERZI 10 CANDIDATI

CLICCA QUI PER CONOSCERE I SECONDI 10 CANDIDATI

CLICCA QUI PER CONOSCERE I PRIMI 10 CANDIDATI

COME FUNZIONANO LE VOTAZIONI DEL VELISTA DELL’ANNO 2016
Venerdì 6 maggio, alle ore 19, avrà luogo al VELAFestival di Santa Margherita Ligure (Genova), durante la Serata dei Campioni, la premiazione del Velista dell’Anno. Ma come si arriva ad assegnare il premio più prestigioso della vela italiana? Con una lunga e “dura” selezione online dove il vostro contributo è fondamentale. Ve la spieghiamo nel dettaglio, fase dopo fase.

• PRIMA FASE (VOTO VINCOLANTE – CONCLUSA) – DA 100 a 52 CANDIDATI
– 100 CANDIDATI da votare online sul nostro sito dal 29 gennaio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– 20 CANDIDATI INDICATI DA VOI (potrete inviarci nominativi e motivazione dal 29 gennaio al 4 febbraio alla mail speciali@panamaeditore.it) votati online sul nostro sito dal 5 febbraio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 50 più votati e i 2 più votati tra quelli indicati da voi
• SECONDA FASE (VOTO VINCOLANTE) – DA 52 a 25 CANDIDATI
– 52 CANDIDATI da votare online dal 4 (dalle ore 13) al 15 marzo (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 25 più votati
• TERZA FASE (VOTO CONSULTIVO) – DA 25 a 5 CANDIDATI
– 25 CANDIDATI da votare online dal 31 marzo (dalle ore 13) al 14 aprile (chiusura ore 12). Il voto del pubblico online ha valore consultivo: tenuto conto delle vostre preferenze, una giuria seleziona i 5 che passano il turno
WAY211A.BA0928_AQUARACER_CAL_5_PACKSHOT_2015• QUARTA FASE – LA SCELTA DEL VELISTA DELL’ANNO (E DEGLI ALTRI PREMI)
-I 5 CANDIDATI compongono la rosa dei “papabili” per il Velista dell’Anno. Questi si contenderanno, sulla base delle decisioni della giuria, il premio Velista dell’Anno e gli altri: TAG Heuer Velista dell’Anno “Passion”, TAG Heuer Velista dell’Anno “Innovation” e TAG Heuer Velista dell’Anno “Performance”. Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità. Chi sono i vincitori lo saprete solo la sera del 6 maggio a Santa Margherita. Siete tutti invitati!

Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

SCOPRI CHE COS’E’ IL VELISTA DELL’ANNO

A QUESTO LINK SCOPRI NEL DETTAGLIO LA PRIMA FASE DI VOTAZIONI DEI MAGNIFICI “100”

SCOPRI TUTTI I 100 CANDIDATI INIZIALI AL VELISTA DELL’ANNO, DALLA A ALLA Z

SCOPRI LE STORIE DEI CANDIDATI “SCELTI DA VOI” E LE MOTIVAZIONI DELLE NOMINATION

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INTERVISTA ESCLUSIVA – Coppa America, il “Ben Ainslie pensiero”

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Da Sydney nel 2000 a Londra nel 2012 passando per Atene nel 2004 e Bejing nel 2008. Quattro medaglie d’oro in altrettante Olimpiadi hanno permesso a Charles Benedict Ainslie per tutti “Ben” di guadagnarsi un posto in prima fila nella storia della vela olimpica
e soprattutto in quella britannica, al punto da meritarsi il titolo di “Sir” conferitogli a gennaio del 2013. Quattro con quella del 2017 le partecipazioni di Ben Ainslie alla Coppa America.

Dopo le esperienze maturate con One World Challenge (2003) e successivamente con Team New Zealand e a seguire quella vittoriosa con Oracle Team Racing, ora per Ben Ainslie è arrivato il momento di tentare l’assalto alla Vecchia Brocca con un team tutto suo il Land Rover BAR. La determinazione con cui vuole riportare la Coppa a casa è evidenziata dalla recente vittoria conquistata nelle acque dell’Oman che hanno ufficialmente dato il via alla stagione 2016 delle Louis Vuitton America’s Cup World Series e che hanno visto il team britannico competere ad armi pari con Oracle Team USA ed Emirates Team New Zealand. Abbiamo incontrato Ainslie a margine dell’evento dove ci ha concesso questa intervista.

Ben-Ainslie-Charges-To-The-Top-In-OmanLA NOSTRA INTERVISTA A BEN AINSLIE
A oggi qual è la fotografia che ci può dare sul livello di preparazione della sfida che guida? Cosa è stato e cosa c’è ancora da fare?
Siamo partiti due anni fa da zero. In questo arco di tempo abbiamo dovuto a lavorare contemporaneamente su più fronti: dal mettere insieme un team a trovare le risorse e per finanziare la sfida. La parte più complicata è stata quella di reperire gli 80 milioni di sterline la cifra che abbiamo messo a budget per portare avanti la campagna.

Dal punto di vista tecnico quali sono stati gli aspetti più critici da risolvere?
Anche sotto questo aspetto rispetto ad altri team non avevamo un bagaglio d’informazioni utili maturate in precedenti partecipazioni. Partendo da zero anche qui è stato necessario creare un team di lavoro armonizzando le specifiche competenze dei singoli. Creare un spirito di gruppo in questo ambito non è affatto semplice soprattutto quando si ha che fare con aspetti progettuali e tecnici.

E voi come ci siete riusciti?
L’arrivo di Martin Whitmarsh, nel ruolo di Ceo, dieci mesi fa è stato determinante per dare un’accelerazione al processo d’integrazione tra tutte queste competenze. La lunga esperienza di Whitmarsh come amministratore delegato del team McLaren in Formula Uno darà un apporto preziosissimo alla sfida soprattutto in termini organizzativi e operativi. Senza contare poi il contributo di Andy Claughton che coordina tutta la parte tecnica.

In termini di esperienza da mettere a frutto quanto è stato importante partecipare per lei all’ultima edizione della Coppa America?
Questa è la mia quarta partecipazione all’America’s Cup. In particolare le ultime due, quelle con Team New Zealand (Valencia 2007) e Oracle Team Racing (2013), hanno affrontato le rispettive campagne seguendo due percorsi diversi sia sotto il profilo dell’approccio progettuale sia per quanto riguarda la preparazione dell’equipaggio. Per me sono state fondamentali per creare quel bagaglio di esperienza che oggi mi è tornato molto utile.

A tal proposito quanto saranno determinanti in questa edizione della Coppa America il fattore umano e quello tecnico?
Direi che incideranno per un 50 per cento entrambi. Nella passata edizione alla luce dell’ingresso sulla scena dei foil mai sperimentati prima in questa competizione ha fatto sì che la componente facesse la parte del leone relegando le performance dell’equipaggio a un ruolo marginale. Oggi non è più così. L’esperienza e soprattutto la conoscenza maturata in questi anni nei foil ha permesso di riportare l’attenzione sul fattore umano che a mio avviso sarà cruciale tanto quanto l’aspetto tecnico.

A suo avviso ne guadagnerà lo spettacolo?
Certamente. A San Francisco si era subito visto che i team più preparati erano quello neozelandese e il defender. Oggi non è più così. Il gap tecnico è stato ampiamente colmato e team si presenteranno al via molto più competitivi. Sarà più dura per tutti.

A proposito di prestazioni cosa si aspetta dal campo di regata di Bermuda?
Condizioni di vento molto variabili. In alcuni casi avremo situazioni simili a quelle appena viste in Oman con prevalenza di venti leggeri. Ma ci sarà spazio anche a condizioni più impegnative con venti sostenuti. Il campo di regata sarà però all’interno di una baia protetta che permetterà comunque di avere poca onda situazione che esalterà le prestazioni dei catamarani.

Dovendo scegliere lei quale preferirebbe incontrare?
Ho un ricordo bellissimo della baia di San Francisco. Un vero paradiso per gli amanti della vela che potevano sempre contare su condizioni ideali con mare piatto e poca onda e tanto vento. Inoltre il campo di gara era all’interno di un anfiteatro naturale e il pubblico poteva godere di uno spettacolo unico. Ma bisogna guardare e anche Bermuda promette di essere una sede unica. Gli sforzi messi in campo dagli organizzatori sono, in tal senso, davvero eccezionali. Nelle regate disputate a ottobre dello scorso anno ho potuto constatare la bellezza di quelle acque che si prestano molto dal punto di vista televisivo.

Il claim della vostra sfida riporta Bring the Cup Home. Cosa significa per lei?
La Coppa America che all’epoca si chiamava Coppa delle Cento Ghinee è nata nelle acque inglesi nel 1851 ed è nostra intenzione, dopo oltre un secolo e mezzo, riportarla lì dove tutto ebbe inizio.

Magari le cambierete il nome battezzandola Coppa delle 100 Ghinee?
Chissà. Forse. Ma prima bisogna vincerla.

Matteo Zaccagnino

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FOTOGALLERY Mondiale 470? Hanno vinto le alghe!

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Screen-Shot-2016-02-29-at-10.23.42-PMIl Mondiale 470 appena concluso a San Isidro (vicino a Buenos Aires, in Argentina) sarà ricordato come quello “delle alghe”. Perché? Date un’occhiata alla gallery qua sotto! I poveri 470isti si sono trovati a regatare a mo’ di slalom tra una miriade di alghe galleggianti: condizioni che determinavano anche alcune scelte tattiche. Per non parlare dell’acqua, di un “invitante” color marrone. Ne approfittiamo per fare i complimenti a Gabrio Zandonà e Andrea Trani, che hanno chiuso in sesta posizione overall e fanno ben sperare per la qualifica della nazione in vista di Rio 2016!

UN MONDIALE TRA ALGHE E FANGO

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Quant 23: la deriva volante funziona così!

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quant_23Non ci sono dubbi, il Quant 23 è la deriva che ha fatto maggiormente parlare di se in questi ultimi mesi..In effetti, il progetto segna un punto di svolta: ora che le barche volanti dotate di foil sono una realtà, si è aperta una nuova sfida, che non riguarda il raggiungimento della velocità più alta.

Il futuro si chiama “volare facile”: fino ad ora gli scafi studiati per navigare sollevati dall’acqua hanno richiesto grande atleticità e riflessi più che pronti per prevenire scuffie e ingavonate. Pensate ai Moth, ai catamarani GC32 e Flying Phantom o al più recente Gunboat G4, il cat di 40 piedi definito dal cantiere “da crociera” ma che, alla fine, ha dimostrato tutti i suoi limiti nella facilità di conduzione con una scuffia spettacolare a Les Voiles De St. Barth. Non sono barche per tutti, l’estrema fisicità costituisce un limite alla loro larga diffusione. Ora, con il Quant 23, la storia cambia.

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I FOIL A MISURA D’UOMO
Grazie a una collaborazione con la Dynamic Stability System (DSS), gli svizzeri, dopo il Quant 28 e 30, due “sport boats” che già sfruttavano il sistema DSS, si sono lanciati nella realizzazione (in realtà avvenuta a Cowes, nel cantiere Projects by Design di Paul Jennings) della prima barca full foiling dotata di lama di deriva zavorrata, facile da gestire e quindi “aperta a tutti”. Il look è tutt’altro che avveniristico (una grande differenza rispetto, ad esempio, al Quant 30, caratterizzato da una carena dal look decisamente più sportivo), a metà tra un vecchio scow americano e un Fireball, con spigoli molto pronunciati e prua mozza.

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Tutto in funzione della stabilità e della semplicità, quindi: la larghezza dello scafo (1,90 m) e il bordo libero molto basso, fanno sì che l’equipaggio possa uscire alle cinghie come su una normalissima deriva, senza dover ricorrere ad ali o terrazze. Il fiocco è autovirante. Il prezzo, per adesso, è ancora quello da “prototipo”, di certo non economico: stiamo parlando di circa 60-65 mila euro IVA esclusa, senza vele.

IL QUANT 23 VOLA COSI’ 
Il progettista Hugh Welbourn, in collaborazione con Gordon Kay, ha passato dieci anni tra studio e sviluppo del DSS, il sistema che sfrutta due appendici retrattili poste lateralmente a centro scafo e che ha la funzione di aumentare la stabilità della barca e quindi la sua velocità. Le ultime versioni del DSS non servono soltanto ad aumentare il momento raddrizzante, ma generano una forza idrodinamica verticale verso l’alto (lift) che, in combinazione con una pala del timone con foil a “T” (tipo quelle dei Moth o degli AC45), consente al Quant 23 di navigare sollevato dall’acqua.

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quant_23L’obiettivo non era quello di creare il foiler più veloce del mondo, ma uno scafo di facile conduzione in grado di mantenersi stabilmente in volo. La barca fa il 90% del lavoro. Parte del segreto sta nella stabilità intrinseca dei nuovi foil DSS, maggiore rispetto a quella fornita dalla “tradizionale” configurazione a T rovesciata. In navigazione non dovrete intervenire sui foils: potrete al massimo variarne l’inclinazione di 5°.

 

Secondo Welbourn, con la sezione, le proporzioni e la lunghezza della lamina la barca “decolla” più velocemente piuttosto che raggiungere una più alta velocità finale (questo richiederebbe foil più piccoli con una sezione meno potente). A 10 nodi, di bolina, il 23 piedi già si alza in volo, fino ad arrivare a toccare i 25 nodi. Un vero spettacolo.

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FOTOGALLERY Barca alla deriva, a bordo la mummia del comandante

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La notizia ha un che di incredibile: un gruppo di pescatori, al largo delle coste Filippine, ha fatto una macabra scoperta. All’interno di uno Jeanneau Sun Magic 44, semiaffondato, senza albero e alla deriva, è stata ritrovata la mummia del suo comandante.
Secondo la ricostruzione delle autorità, si tratterebbe di Manfred Fritz Bajorat, 59 anni, tedesco, in giro per i mari dal 2008, quando si era separato dalla moglie, morta poi di cancro. Non si avevano più sue notizie dal 2009. Il suo corpo mummificato è stato trovato al tavolo da carteggio. Che avesse cercato di chiamare i soccorsi colto da un malore? Ora si attende l’autopsia.

LE FOTO DEL RITROVAMENTO

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Velista dell’Anno, i Magnifici 52 / 5 (da Speciale a Zerbin-Maccarone)

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velista anno 52
Tra poco si riparte: scaldate i mouse. In questi giorni, dalla A alla Z, conosceremo meglio le storie dei 52 candidati che hanno passato la prima fase del Velista dell’Anno. Potrete nuovamente votarli a partire dal 4 marzo (ore 13), con chiusura del sondaggio online il 15 marzo alle 12 (ricordiamo che i voti della prima fase sono azzerati): ne resteranno soltanto 25.

Schermata-2016-01-18-a-14.40.38Qua sotto trovate gli ultimi 12 dei “magnifici 52” (50 + 2 scelti da voi, Salvatore Mantaci e Pietro Supparo). In calce alla lista, invece, trovate il regolamento del Velista dell’Anno.

giorgia specialeGIORGIA SPECIALE (Atleta)
I latini dicevano “nomen, omen”. Se ti chiami Speciale, non puoi essere una mezza calzetta. La specialista della tavola in forza alla SEF Stamura nel 2015 ha vinto i Campionati Europei U17 Techno 293. Una giovane erede della Sensini?

antonio squizzatoANTONIO SQUIZZATO (Atleta)
Il più forte nella classe paralimpica 2.4 mR è lui, Antonio Squizzato. Sempre ai vertici nelle classifiche internazionali, ci rappresenterà alle Paralimpiadi di Rio. E chissà che non ci regali una medaglia…

Schermata 2016-01-22 a 11.26.45SUPERNIKKA (Vismara Mills 62 – Barca)
Un armatore super come Roberto Lacorte non poteva che “cavalcare” una barca super: il Vismara Mills 62 SuperNikka ha vinto il Mondiale Mini Maxi 2015 e la 151 Miglia.

SupparoPIETRO “CICCIO” SUPPARO (Armatore)
Noi abbiamo candidato Gianin VI, l’Halberg-Rassy 41 del 1976 vincitore della Giraglia (per la seconda volta, dopo il trionfo del 2011), ma abbiamo ricevuto molte mail che volevano anche il suo armatore, Pietro Supparo detto Ciccio (ingegnere meccanico torinese di 67 anni), nel listone dei nominati: bravissimo a creare un team vincente che va in barca, innanzitutto, con lo scopo di divertirsi.

ROBERTISSIMA III

ROBERTO TOMASINI GRINOVER (Armatore)
Il nostro Velista dell’Anno 2015 ha chiuso in bellezza la stagione con la vittoria della Barcolana. E ora Robertissima va in pensione per lasciare spazio a un nuovo Maxi ipertecnologico!

ugolini : giubileiGIANLUIGI UGOLINI / MARIA GIUBILEI (Atleti)
Gianluigi Ugolini e Maria Giubilei hanno conquistato nella stagione appena conclusa il bronzo all’Europeo EUROSAF dei catamarani SL16.

silvia vacircaSILVIA VACIRCA (Atleta)
Un altro risultato di prestigio tra i Laser: Silvia Vacirca ha conquistato il bronzo Europeo U17 Radial. Bravissima!

vasco vascottoVASCO VASCOTTO (Atleta)
Nel 2015 Campione Mondiale, ORCi (Enfant Terrible), TP52  e 52 Super Series come tattico di Azzurra, con 25 Mondiali in carriera è il velista più titolato al mondo. Per un soffio è “solo” Vicecampione mondiale Maxi 72 su Robertissima. Il più forte è lui!

filippo vincisFILIPPO VINCIS (Atleta)
L’O’pen BIC italiano ha trovato in Filippo Vincis un magistrale interprete: nel 2015 ha vinto l’argento all’Europeo Under 16.

michele zambelliMICHELE ZAMBELLI (Marinaio)
Una stagione impegnativa, conclusa con il bellissimo secondo posto nella seconda tappa della Mini Transat tra i Proto. A 25 anni, il romagnolo Zambelli è un marinaio completo, pronto per sifde ancora più importanti

Federico-ZampiccoliFEDERICO ZAMPICCOLI (Atleta)
Negli O’pen BIC è probabilmente il più forte di tutti: ha infatti trionfato cal Campionato Europeo Under 16. Zampiccoli va forte anche sui 29er.

zerbin : maccaroneMATTEO ZERBIN / GIULIO MACCARONE (Atleti)
Ottimi specialisti della classe 420, Zerbin e Maccarone nel 2015 hanno vinto la medaglia d’argento sia al Campionato Europeo Eurosaf U19 che all’Europeo U17. I due veneti cresceranno sicuramente bene!

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COME FUNZIONANO LE VOTAZIONI DEL VELISTA DELL’ANNO 2016
Venerdì 6 maggio, alle ore 19, avrà luogo al VELAFestival di Santa Margherita Ligure (Genova), durante la Serata dei Campioni, la premiazione del Velista dell’Anno. Ma come si arriva ad assegnare il premio più prestigioso della vela italiana? Con una lunga e “dura” selezione online dove il vostro contributo è fondamentale. Ve la spieghiamo nel dettaglio, fase dopo fase.

• PRIMA FASE (VOTO VINCOLANTE – CONCLUSA) – DA 100 a 52 CANDIDATI
– 100 CANDIDATI da votare online sul nostro sito dal 29 gennaio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– 20 CANDIDATI INDICATI DA VOI (potrete inviarci nominativi e motivazione dal 29 gennaio al 4 febbraio alla mail speciali@panamaeditore.it) votati online sul nostro sito dal 5 febbraio (dalle ore 13) al 16 febbraio (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 50 più votati e i 2 più votati tra quelli indicati da voi
• SECONDA FASE (VOTO VINCOLANTE) – DA 52 a 25 CANDIDATI
– 52 CANDIDATI da votare online dal 4 (dalle ore 13) al 15 marzo (chiusura ore 12)
– Passano il turno i 25 più votati
• TERZA FASE (VOTO CONSULTIVO) – DA 25 a 5 CANDIDATI
– 25 CANDIDATI da votare online dal 31 marzo (dalle ore 13) al 14 aprile (chiusura ore 12). Il voto del pubblico online ha valore consultivo: tenuto conto delle vostre preferenze, una giuria seleziona i 5 che passano il turno
WAY211A.BA0928_AQUARACER_CAL_5_PACKSHOT_2015• QUARTA FASE – LA SCELTA DEL VELISTA DELL’ANNO (E DEGLI ALTRI PREMI)
-I 5 CANDIDATI compongono la rosa dei “papabili” per il Velista dell’Anno. Questi si contenderanno, sulla base delle decisioni della giuria, il premio Velista dell’Anno e gli altri: TAG Heuer Velista dell’Anno “Passion”, TAG Heuer Velista dell’Anno “Innovation” e TAG Heuer Velista dell’Anno “Performance”. Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità. Chi sono i vincitori lo saprete solo la sera del 6 maggio a Santa Margherita. Siete tutti invitati!

Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

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