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Addio motore a scoppio. Arriva l’entrobordo elettrico

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L’abbiamo visto a bordo di una barca al Salone di Dusseldorf e ne siamo rimasti affascinati. Stiamo parlando del nuovo motore elettrico con Saildrive di Torqeedo.

torqueedoE già, perché siamo abituati ormai a vedere i fuoribordo elettrici ma non a pensare ad una propulsione principale senza motore a scoppio. Invece il mondo della propulsione elettrica sta facendo passi da gigante. Già oggi si può montare un propulsore elettrico entrobordo con saildrive con potenze da 10 a 25 kW ovvero paragonabili a motori tradizionali con 20/40 cv.

Il tutto pesa da 9 a 27 kg a seconda della potenza con un alimentazione a 24 o 48 volt. Accoppiato ad un elica a pale pieghevole minimizza l’attrito e se poi si aggiunge la funzione di idrogeneratore (ricarica con l’elica che gira quando si va a vela) l’autonomia energetica è una realtà.Accoppiato a batterie al litio lo spazio e il peso guadagnato rispetto ad un motore tradizionale è enorme. Il Cruise FP parte da circa 3.200 euro e arriva a circa 7.000 euro. www.torqeedo.com

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Velista dell’Anno, la top ten provvisoria: e voi avete votato?

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Proseguono senza sosta le votazioni per il Velista dell’Anno 2016 (avete tempo fino al 16 di febbraio per esprimere la vostra preferenza): siamo a quasi 10.000 voti ricevuti
, un tale successo non ce lo aspettavamo nemmeno noi! Vediamo come sta andando.

SE NON HAI ANCORA VOTATO, PUOI FARLO CLICCANDO QUI

sondaggioLA TOP TEN
Attualmente la classifica vede in testa il triestino Roberto Tomasini Grinover, già vincitore lo scorso anno del Velista dell’Anno, seguito a ruota da Edoardo Ferraro e Francesco Orlando, giovani specialisti della classe 420 vincitori del Mondiale Under 17 in Giappone. Al terzo posto Ambrogio Beccaria Balduzzi, minista Campione Italiano che ha dimostrato una certa popolarità sui social facendo incetta di voti. Al quarto posto Alessandro Cesarini e Diana Rogge, specialisti dei catamarani SL16 mentre al quinto è salito Duccio Colombi, uomo chiave dei successi dell’Italia 9.998 Low Noise II. Subito dietro Matteo Pilati e Francesco Rubagotti, vincitori del Red Bull Foiling Generation Italia a Malcesine, e Gianin VI, l’Hallberg-Rassy 41 del 1976 vincitore della Giraglia (per la seconda volta). Demi Rio e Maria Coluzzi, anch’esse specialiste della classe 420, sono all’ottavo posto davanti a Matteo Polli, il progettista che ha raccolto tanti successi in ORC e Federica Cattarozzi, reduce da una bellissima stagione sui Laser 4.7. Quanti giovani!

Schermata-2016-01-18-a-14.40.38GLI SCELTI DA VOI
Per quanto riguarda il sondaggio parallelo dei candidati presentati da voi, per adesso sembra non esserci storia: Salvatore Mantaci, l’ingegnere siciliano che ha mollato il suo lavoro per avventurarsi in una traversata atlantica su un 34 piedi del 1978, ha raccolto quasi il 70% delle preferenze, seguito da Ciccio Supparo, l’armatore della succitata Gianin VI

COME FUNZIONANO LE VOTAZIONI DEL VELISTA DELL’ANNO 2016
Venerdì 6 maggio, alle ore 19, avrà luogo al VELAFestival di Santa Margherita Ligure (Genova), durante la Serata dei Campioni, la premiazione del Velista dell’Anno. Ma come si arriva ad assegnare il premio più prestigioso della vela italiana? Con una lunga e “dura” selezione online dove il vostro contributo è fondamentale. Ve la spieghiamo nel dettaglio, fase dopo fase.

• PRIMA FASE (VOTO VINCOLANTE – IN CORSO) – DA 100 a 52 CANDIDATI
– 100 CANDIDATI da votare online sul nostro sito dal 29 gennaio al 16 febbraio
– 20 CANDIDATI INDICATI DA VOI (potrete inviarci nominativi e motivazione dal 29 gennaio al 4 febbraio alla mail speciali@panamaeditore.it) votati online sul nostro sito dal 5 febbraio al 16 febbraio
– Passano il turno i 50 più votati e i 2 più votati tra quelli indicati da voi
• SECONDA FASE (VOTO VINCOLANTE) – DA 52 a 25 CANDIDATI
– 52 CANDIDATI da votare online dal 4 al 15 marzo
– Passano il turno i 25 più votati
• TERZA FASE (VOTO CONSULTIVO) – DA 25 a 5 CANDIDATI
– 25 CANDIDATI da votare online dal 31 marzo al 14 aprile. Il voto del pubblico online ha valore consultivo: tenuto conto delle vostre preferenze, una giuria seleziona i 5 che passano il turno
WAY211A.BA0928_AQUARACER_CAL_5_PACKSHOT_2015• QUARTA FASE – LA SCELTA DEL VELISTA DELL’ANNO (E DEGLI ALTRI PREMI)
-I 5 CANDIDATI compongono la rosa dei “papabili” per il Velista dell’Anno. Questi si contenderanno, sulla base delle decisioni della giuria, il premio Velista dell’Anno e gli altri: TAG Heuer Velista dell’Anno “Passion”, TAG Heuer Velista dell’Anno “Innovation” e TAG Heuer Velista dell’Anno “Performance”. Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità.  

Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

SCOPRI CHE COS’E’ IL VELISTA DELL’ANNO

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Come navigare 1500 miglia senza timone in pieno oceano. Che ne pensate?

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Cosa fareste se, nel bel mezzo di una traversata atlantica, vi capitasse di perdere il timone? E’ quello che è successo allo Sweden Yacht 390 Egret di Patrick Marshall che, a 1.500 miglia dai Caraibi (con partenza da Capo Verde) si è ritrovato a dover affrontare metà Oceano Atlantico senza più la pala del timone attaccata allo scafo. Si sa, le difficoltà aguzzano l’ingegno e guardate un po’ che sistema si è inventato il signor Marshall (a bordo solo insieme alla moglie) e che ha poi condiviso sulle pagine di Yachting World. La domanda sorge spontanea: come si governa uno scafo di 39 piedi che pesa nove tonnellate in condizioni meteomarine impegnative (vento forza 7) senza timone e dovendo navigare anche di notte?

IL RACCONTO DELL’ARMATORE DI EGRET
Stavamo navigando splendidamente di lasco, sotto una luna piena incredibile, surfavamo sulle onde a sette nodi. All’improvviso abbiamo sentito un forte rumore metallico proveniente da sotto lo scafo, le vele hanno iniziato a sbattere, poiché la barca era andata fuori rotta. La prima cosa che ho pensato è che fosse un problema del pilota automatico, ma rimaneva impossibile governare la barca anche dalla ruota, così abbiamo deciso di avvolgere le vele (stavamo navigando per fortuna solo con genoa e staysail a farfalla) per capire cosa stava succedendo.
La seconda ipotesi che abbiamo formulato è che il problema fosse il collegamento tra la ruota del timone e la pala, ma quando ci siamo accorti che non era possibile timonare nemmeno dopo aver installato la barra di emergenza, abbiamo capito che il danno era al di sotto della linea di galleggiamento: avevamo perso la pala del timone.

ABBIAMO PERSO LA PALA DEL TIMONE!
La prima paura era che la perdita della pala avesse danneggiato anche la carena, per cui abbiamo subito azionato la pompa di sentina e ispezionato la zona in cui l’asse del timone entra nello scafo: tutto per fortuna era a posto. Intanto il sole aveva iniziato a sorgere e ci siamo presi un attimo di pausa con l’intenzione di comunicare via radio alle imbarcazioni vicine quello che ci era appena successo. Subito ricevemmo istruzioni adeguate alla situazione: quello che dovevamo fare era realizzare un sistema di trascinamento da lanciare a poppa che ci permettesse di condurre la barca.

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Ci siamo messi subito al lavoro per improvvisarne uno. Abbiamo assicurato due cime alle bitte di poppa congiunte a triangolo a un sistema formato da: una cima di 12 metri, 4 metri di catena alla quale era attaccata la nostra ancora Bruce con assicurato un parabordo, altri 4 metri di cima con parabordo e infine altri 4 metri di catena con due parabordi, per un totale di 32 metri di trascinamento. Poi abbiamo collegato le scotte dello spinnaker alla prima sezione di catena, fatte passare da due bozzelli uno sulla mura di dritta e uno su quella di sinistra e rinviate a due winch in pozzetto.

SWEDEN YACHT 390 Nella foto sopra, un esemplare in vetroresina dello Sweden Yacht 390. Esaminando lo scafo in cantiere, pare che il motivo della perdita della pala possa essere stato la collisione con un container semi-sommerso. L’armatore della barca è riuscito a farsi ricostruire un nuovo timone dalla Sweden Yacht che aveva ancora i disegni, nonostante lo scafo non fosse più in produzione. Lung. 11,88 m; larg. 3,87: pesc. 1,75 m.

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Nella foto, un esemplare in vetroresina dello Sweden Yacht 390. Esaminando lo scafo in cantiere, pare che il motivo della perdita della pala possa essere stato la collisione con un container semi-sommerso. L’armatore della barca è riuscito a farsi ricostruire un nuovo timone dalla Sweden Yacht che aveva ancora i disegni, nonostante lo scafo non fosse più in produzione. Lung. 11,88 m; larg. 3,87: pesc. 1,75 m.

Regolando le scotte dello spinnaker, lascando o cazzando quella di destra o quella di sinistra, siamo riusciti a controllare la rotta della barca e a virare o strambare a seconda delle necessità. Fatto questo rimaneva da risolvere l’assetto delle vele per navigare in rotta. Il migliore compromesso che siamo riusciti a trovare è stato quello di navigare al traverso solo con una piccola vela di prua con la possibilità di poggiare fino al lasco armando sottovento una staysail e tangonando sopravvento una piccola superficie di genoa con la possibilità di srotolarne di più se le condizioni l’avessero permsso. Il vento soffiava tra i 24 e i 30 nodi con onde di quattro metri: abbiamo quindi mantenuto sempre una concentrazione altissima, soprattutto durante le ore notturne.

ARRIVANO I SOCCORSI
Nel frattempo numerose barche sopraggiungenti ci hanno offerto il loro aiuto via radio. Abbiamo richiesto un po’ di diesel, perché il vento stava cominciando a calare, mentre continuavamo la nostra navigazione verso i Caraibi con una doppia vela di prua, alternando la staysail con la tormentina e il genoa tangonato, in modo tale che il piano velico fosse equilibrato e dovessimo aggiustare solo di poco la rotta attraverso il sistema di trascinamento che avevamo improvvisato. Abbiamo approfittato del calo di vento per provare diverse combinazioni di vele e essere così pronti a manovrare se le condizioni fossero peggiorate. Appena il vento è calato a sufficienza, siamo riusciti a farci accostare con un tender dall’equipaggo di uno yacht neozelandese, per recuperare due taniche di diesel che ci hanno consentito, dopo ventisei giorni di navigazione e 1.500 miglia senza timone, di arrivare a Santa Lucia.

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Il dramma dei migranti in una grande scultura sottomarina

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gommoneSembrano pietrificati, come il barcone che li ha fatti affondare. Ma non annegare, perché le statue respirano senza aver bisogno d’aria. L’opera di Jason Taylor deCaires, artista inglese “sottomarino”, giace in una composizione corale sul fondo dell’Atlantico davanti a Lanzarote (dove l’artista, classe 1974, vive). Ispirata al celebre dipinto di Theodore Géricault (la Zattera della Medusa), la serie di sculture prende il nome di Zattera di Lampedusa ed esprime con violenza il dramma umano dei migranti (per le statue sono stati infatti utilizzati calchi di veri migranti).

GUARDA LE FOTO

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Si legge sul Corriere.it: “L’opera fa parte del progetto Museo Atlantico, il primo museo sottomarino che ha per protagoniste statue che incarnano, patiscono e fronteggiano i destini di un’umanità condannata all’affondamento se non fa i conti con le sue ombre rimosse, i suoi sensi di colpa, le sua amnesie. Tra le altre statue che affiancano l’installazione, alcune raffigurano persone ipnotizzate da smartphone e tablet, che cancellano i loro volti o li distraggono, conducendoli verso il fondo (in particolare, un gruppo di turisti che si “affoga” di selfie)“.

QUI IL LINK ALLA PAGINA FACEBOOK DEL MUSEO ATLANTICO
QUI IL LINK AL SITO PERSONALE DI JASON TAYLOR DECAIRES

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Torna il Vela E-Vento: sei serate itineranti dedicate alla vela olimpica

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Dopo il grande successo dell’edizione 2015, torna anche nel 2016 “Vela E-Vento”
, sei serate itineranti, dedicate a tutti gli appassionati di vela, per parlare di vela olimpica, a pochi mesi dall’inizio dei Giochi di Rio: una promozione della vela, in tutti i suoi aspetti.

Schermata 2016-02-09 a 14.21.11COSA E’ VELA E-VENTO
Si tratterà di sei imperdibili serate di vela dedicate a tutti gli appassionati parlando di Vela Olimpica e condotte dal giornalista Fabio Colivicchi, con ospiti i protagonisti della Vela alle Olimpiadi del presente, passato e futuro nell’anno dei Giochi Olimpici di Rio! Video esclusivi, interviste, scambio di opinioni e domande da parte del pubblico, il tutto a Ostia, Bari, Genova, Trieste, Malcesine e Milano a partire da lunedì 22 Febbraio 2016.
Vela E-Vento 2015 è patrocinata da Harken Italy con il supporto di Spinlock e Volvo. Il programma verrà svelato di volta in volta sulla pagina Facebook e sul sito dell’evento (trovate i riferimenti in calce). Ma sappiate già che, all’evento inaugurale di Ostia, saranno Giulia Conti e Francesco Marrai gli ospiti d’onore…

IL CALENDARIO NEL DETTAGLIO
OSTIA (ROMA)
Lunedì 22 Febbraio
Ore 19.00
LEGA NAVALE ITALIANA
SEZIONE DI OSTIA
Lungomare Duilio 36
Ostia (Roma)

BARI
Martedì 23 Febbraio
Ore 20.30
CIRCOLO DELLA VELA BARI
“AL MOLO BORBONICO”
Corso De Tullio, 1
Bari

GENOVA
Giovedì 25 Febbraio
Ore 20.00
LEGA NAVALE ITALIANA
SESTRI PONENTE
Via Pionieri e Aviatori
d’Italia, 89 – Genova

TRIESTE
Martedì 1 Marzo
Ore 20.00
YACHT CLUB
ADRIACO
Molo Sartorio, 1
Trieste

MALCESINE
Mercoledì 2 Marzo
Ore 20.00
FRAGLIA VELA
MALCESINE
Via Gardesana, 205
Malcesine

MILANO
Giovedì 3 Marzo
Ore 21.00
LEGA NAVALE ITALIANA
SEZIONE DI MILANO
Viale Cassala, 34
Milano

QUI IL SITO DI VELA E-VENTO
QUI LA PAGINA FACEBOOK DI VELA E-VENTO

 

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FOTOGALLERY Imogen, il lato spettacolare della bufera

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Si chiama “Imogen” ed è l’ennesima tempesta invernale (la decima) o dovremmo dire super tempesta che si abbatte sul nord Europa dall’inizio dell’inverno con particolare accanimento sulle Isole Britanniche e questa volta anche sulla Francia, con venti fino a 150 km/h. Un gigantesco ciclone approfonditosi fino a 965 hPa il cui minimo semi stazionario si trova tra la Scozia e la Norvegia occidentale. Imogen sta creando numerosi problemi per le forti piogge e per i fortissimi venti, burrascosi che si stanno abbattendo sull’Irlanda meridionale, le coste inglesi occidentali e tutto il Canale della Manica. Emessi almeno 300 avvisi di allerta per possibili alluvioni tra l’Irlanda e l’Inghilterra occidentale ma sono senz’altro i venti a creare la maggior parte dei problemi. Almeno 3300 case sono rimaste senza energia elettrica per i tralicci abbattuti. Guardate che foto!

IMOGEN, QUANDO IL MARE SI ARRABBIA

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Good news: si muove anche il mercato dei fuoribordo da tender

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Dopo un periodo di relativa “stagnazione”, il mercato dei piccoli fuoribordo trasportabili (ideali sia come motori di rispetto che per i tender) ha ricominciato a muoversi.
A fare il primo passo Suzuki: al Salone di Dusseldorf abbiamo potuto vedere i suoi nuovi tre modelli DF6A, DF5A e DF4A.

5151372160E4290319AF82C530A3EAEFTI PIACE STIVARLO FACILE?
Le caratteristiche salienti di questi motori sono il loro peso ridotto (23,5 kg) la facilità di utilizzo e di trasporto (grazie a due maniglie accuratamente posizionate), la silenziosità e un’estetica rinnovata rispetto ai precedenti modelli della casa giapponese. I tecnici Suzuki hanno anche prestato particolare attenzione alle diverse possibilità di stivaggio alle quali questo genere di motori è spesso sottoposto. Per tale ragione hanno sviluppato un sistema di alimentazione e di lubrificazione che permette di riporre il motore sui tre lati: destro, sinistro e frontale, senza doversi preoccupare di eventuali perdite di olio o carburante. Il nuovo sistema di lubrificazione forzata si avvale di un passaggio supplementare per l’olio, realizzato per lubrificare in modo efficace la testa, l’albero a gomiti e le bielle. Inoltre, l’introduzione di un filtro olio su motori di simile taglia incrementa l’affidabilità del motore stesso.

1EA71A6847C18207617675F0D09F75EELE ALTRE NOVITA’
Il nuovo sistema a caduta del carburante non rende più necessario il riempimento e lo svuotamento della linea d’alimentazione. Inoltre, il nuovo sistema di avviamento auto-avvolgente richiede uno sforzo minimo e, una volta in moto, il nuovo sistema di tilt rende tutte le operazioni semplici, migliorando anche il funzionamento del motore. La silenziosità dei motori è garantita dall’adozione dell’albero motore offset, tratto esclusivo della gamma Suzuki, che si traduce in un abbattimento delle vibrazioni e nel miglioramento dell’efficienza operativa. Anche i nuovi piccoli della gamma sono dotati del sistema di protezione anticorrosione Suzuki. Un rivestimento applicato direttamente sulle superfici d’alluminio in grado di incrementare sia la protezione delle parti metalliche, sia la tenuta tra i diversi strati che dal metallo portano alla vernice esterna. www.suzuki.it

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Paul Allen fa strage di coralli con il suo yacht (ma c’è una soluzione)

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tatooshTatoosh (foto sopra), il megayacht di 91 metri (il 43° del mondo per dimensioni) di Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, ha distrutto l’80% del reef della riserva marina della West Bay alle Cayman Island, durante una manovra. Il corallo è stato spazzato via dalla catena della barca. Il multimilionario si difende dicendo che è stata l’Autorità portuale a indicargli l’area dove dare ancora.

microsoft-cofounder-paul-allen-has-pledged-100-million-to-fight-ebolaMULTONE? SPICCIOLI PER IL TYCOON!
Il facoltoso 63enne ora rischia una multa di 600.000 dollari, cifra irrisoria per uno degli uomini più ricchi al mondo con un patrimonio stimato dalla rivista Forbes in 17,4 miliardi di dollari: l’incidente però minaccia di gettare fango sulla sua immagine di convinto ambientalista. Ironia della sorte, l’ex socio di Bill Gates ha creato una fondazione per la protezione dell’ecosistema marino e contro la pesca intensiva.

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Per fortuna, al danno ad opera del tycoon americano potrebbe esserci già una soluzione. I ricercatori della fondazione Secore (acronimo di Sexual Coral Reproduction), network di biologi marini con sede negli Stati Uniti, hanno annunciato che i coralli della specie a rischio di estinzione Acropora Palmata, fatti nascere in laboratorio dai biologi tramite fecondazione artificiale, hanno mostrato di sopravvivere una volta reintrodotti nel loro habitat, e, soprattutto, di riuscire a riprodursi in natura. Una notizia davvero importante nell’ottica della ripopolazione corallina e della biodiversità: basti sapere che, multimilionari ammazza-barriere coralline a parte, abbiamo perduto negli ultimi 40 anni l’80% dei Caraibi!

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Al VELAFestival per trovare quello che non trovi insieme da nessuna parte

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Chi ci sarà quest’anno al VELAFestival? Iniziamo ad accompagnarvi in un giro virtuale tra le banchine e gli stand che troverete a Santa Margherita per darvi un primo assaggio degli espositori che saranno con noi nei quattro giorni della più grande festa della vela, dal 5 all’8 di maggio. Il VELAFestival è infatti un’occasione unica per trovare tutto insieme quello che non trovate da nessun’altra parte, tutto il mondo della nautica riunito in una cittadina della vela, dall’attrezzatura per la barca alle velerie, dai grandi cantieri alle piccole derive, dalle scuole vela ai charter, dall’elettronica all’abbigliamento.

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ATTREZZATURE E IMPIANTI
Iniziamo il tour dai grandi nomi della nautica specializzati negli impianti e nell’attrezzatura di coperta. Troverete le le migliori cime, scotte, trecce, tortiglie e ritorti di altissima qualità, realizzati in fibre sintetiche ad alta tenacità e tutto quello che ci serve per la coperta da Gottifredi e Maffioli, leader assoluto in questo campo. Forniture Nautiche Italiane sarà a vostra disposizione con articoli e accessori, attrezzature e strumentazioni per la nautica di ogni tipo. Facnor porterà a Santa Margherita la sua esperienza mondiale nella progettazione e produzione di sistemi avvolgibili, dagli avvolgifiocco ai frulloni per gennaker e Code 0. Plastimo sarà presente con attrezzature nautiche di sicurezza per la barca dalle migliori bussole ai salvagenti. Se invece siete alla ricerca di motori marini diesel e generatori per barche non vi resta che farvi un giro da Nanni Diesel per trovare quello che state cercando. Bruntons Propellers costruisce eliche da oltre 170 anni e avrà tutte le tipologie di eliche da mostrarvi se siete in dubbio su quale sia la soluzione migliore per la vostra barca. Saranno anche presenti gli store nautici Nauticplace e Marina Hardware con un’infinità di prodotti.
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ELETTRONICA E ACCESSORI SPECIALI
Se siete appassionati di elettronica il VELAFestival è il posto giusto, potrete spaziare dagli accessori più classici e essenziali a bordo e quelli speciali per togliervi qualche sfizio in regata. GARMIN vi presenterà tutto il meglio della strumentazione elettronica che avrete bisogno a bordo, essendo tra  leader mondiali del settore. Ma girando tra gli stand potrete anche trovare delle chicche come il Taking Master una sorta di orologio che vi dice quando è ora di virare o l’Esa Watch il primo smart watch pensato per la nautica e che vi fornisce al polso tutte le informazioni di cui avete bisogno per navigare bene.

VELERIE
Dovete rifarvi il gioco di vele? Benissimo! Ad aspettarvi a Santa Margherita ci saranno Elvstrom e North Sails con tutte le loro novità sia per la regata che per la crociera.

DERIVE E  NON SOLO
Largo alle barche ora! Avremo in esposizione al Beach Village il nuovissimo Drakkar 24 di Dufour, un 7 metri con basso pescaggio a chiglia mobile; il Saffier 6.50 una barca marina, un daysailer perfetto per chi vuole divertirsi davvero; il mitico Aquaglide Multisport che si trasforma in pochi minuti da barca a vela, a windsurf, a kayak ed è anche molto divertente al traino della vostra imbarcazione e il Minicat, un vero catamarano a vela che potete trasportare in una comoda borsa.

ABBIGLIAMENTO
L’imbarazzo della scelta lo avrete anche per il settore abbigliamento con le presenze della Musto e dellaLizard, gli accessori  di 727 Sailbag e di Re Sail e per i palati più fini ci sarà anche uno stand dell’ottimoOlio Sommariva e dei mitici prodotti liguri.

NOLEGGIO E SCUOLE
Cercate un corso per imparare le tecniche di regata con i migliori istruttori presenti sul mercato? Per voi c’è Sea Master; se invece volete prenotare le vostre vacanze potete rivolgervi agli esperti di GlobeSailore oppure quelli di Dea dei Mari. Problemi con l’assicurazione della vostra barca? Nessun problema. Ad aspettarvi in banchina a Santa Margherita c’è Pantaenius.

BARCHE IMPERDIBILI IN BANCHINA
Dulcis in fundo le barche che potrete ammirare in banchina: tra i grandi cantieri mondiali avremo Dufoure Seascape, Mylius e Italia Yachts. Inoltre potrete osservare da vicino due vere chicche: il nuovissimoVismara V56 e il Maxi Ourdream… solo per farvi alcuni nomi e non svelarvi tutto subito..

 

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Il Circolo Polare Artico in barca: vi piacerebbe partecipare?

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IMG_0676Voglia di navigare al freddo, in mari ostici e selvaggi, ma nella più totale sicurezza? L’Ocean Cruising Club ha organizzato un rally davvero suggestivo, aperto sia ai soci che agli esterni: l’Arctic Rally partirà a giugno di quest’anno e vedrà i partecipanti impegnati lungo le coste norvegesi fino alle isole Lofoten, nel circolo polare artico.

Norway-1FILOSOFIA RALLY: GITE, ESCURSIONI, CORSI DI PESCA TRADIZIONALE
Partenza da Bergen (Norvegia) il 6 di giugno per poi percorrere 600 miglia verso le Lofoten: non sarà lo spirito competitivo a guidare la manifestazione, ma la voglia di vivere un’avventura tutti insieme, in puro spirito rally. Gli equipaggi saranno liberi di fermarsi, cambiare rotte e tempistiche. Ci saranno alcune tappe, lungo la rotta, dove saranno organizzati degli eventi: tour guidati a siti storici, escursioni, corsi di pesca tradizionale norvegese. Se il tempo lo permetterà, la manifestazione toccherà alcuni degli antichi villaggi di pescatori che al giorno d’oggi sono abitati soltanto nella bella stagione dai discendenti delle famiglie che vi si stabilirono in un passato remoto.

Norway_Midnight-sunIL SOLE DI MEZZANOTTE
Partendo il 6 giugno da Bergen, gli equipaggi partecipanti dovrebbero riuscire a raggiungere il circolo polare artico in tempo per ammirare il sole di mezzanotte (in prossimità dell’estate, a causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione della terra, a latitudini superiori a 66°33′ il sole non scende mai sotto l’orizzonte, e quindi non cala mai la notte). Vi abbiamo incuriosito? Inoltrate la vostra domanda di partecipazione a Jan Isaksen, il port officer per Bergen dell’Ocean Cruising Club, scrivendo a jan@sy-jenny.no o alla segretaria dell’OCC Rachelle Turk: secretary@oceancruisingclub.org

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MaYo 637, adesso il racer te lo fai a casa

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Cosa fai quando non navighi nell’oro, hai la passione per le regate e quella per il fai da te? Ti costruisci da solo il tuo racer
: così è nata L’Amante Frettolosa, primo esemplare di MaYo 637 (ve ne avevamo parlato anche qui, quando la barca era in costruzione, ora naviga!), daysailer performante in compensato marino. I principali protagonisti di questa storia sono due: Nicola Pirani, agente di commercio ferrarese di 37 anni, e Paolo Bua (www.paolobua.com), yacht designer 34enne.

10516711_787859211331220_3348233466322944188_nVELOCITA’ E MARINITA’
“Ho sempre regatato in classe Libera e sui monotipi”, esordisce Pirani, “ma ho sempre avuto un sogno nel cassetto. Realizzare con le mie mani una barca in legno in grado di correre. Così ho contattato Paolo Bua, del quale avevo avuto modo di apprezzare alcuni progetti, per commissionargli il MaYo: ovvero, come mi piace definirla, una barca per autocostruttori. Te la fai d’inverno, e ti ci diverti in estate”. Bua si mette al lavoro per soddisfare al meglio le richieste di Nicola: “Volevo una barca leggera e veloce, ma non un classico daysailer da lago. Io navigo in Alto Adriatico, dove spesso regna il poco vento ma quando arriva il ‘groppone’ monta l’onda, quindi mi serviva un buon compromesso tra prestazioni e marinità”.

mayo637BELLA E CARRELLABILE
Ne è venuto fuori uno scafo di 6,37 metri caratterizzato da un bordo libero più alto del normale (ad occhio si vede come la prua inversa sia molto più alta rispetto alla poppa) e da spigoli più che prominenti: “Una soluzione dettata dal materiale, il compensato marino (che costituisce il cuore dell’imbarcazione, ricoperta di vetroresina e con alcuni innesti e rinforzi in carbonio), ma che ha finito per tradursi in una grande stabilità a barca sbandata”.

Schermata 2016-02-10 a 17.29.30Un altro vincolo posto da Nicola era la presenza di un piccolo sottocoperta perfettamente abitabile (un posto letto), particolarmente utile se si esce con la famiglia, e una cala vele. La chiglia interamente sollevabile (tirata su pesca 35 cm!) e il timone a baionetta removibile, alloggiato in una scatola che si monta a poppa, rendono il MaYo facilmente carrellabile.

12238132_10207004086414153_6879430090447007868_oPOTETE COSTRUIRLA ANCHE VOI
“Ho impiegato 3 mesi a costruire la barca”, prosegue Pirani, “compresi 15 giorni di verniciatura. Mi ha stupito la semplicità con cui l’ho realizzata, davvero un gioco da ragazzi. Una volta varato, il MaYo 637 mi ha dato delle belle soddisfazioni. In bolina stretta riesce a raggiungere i 5,7-5,8 nodi (con venti dai 6 ai 12 nodi) e le prime regate a cui ho partecipato mi hanno dato riscontro positivo”. Tanto da accrescere l’interesse intorno alla ‘barca di chi ama il fai da te’. Nicola, da buon agente di commercio, vende sul sito www.mysailkit.com il necessario per costruirsela: con 1.200 euro + IVA vi portate a casa piani e licenza, con 5.000 il kit per lo scafo (piani e licenza inclusi). Chiglia e timone costano 2.800 euro e 2.000 euro servono per la vetroresina. Vi fate la barca (albero e vele esclusi) con meno di 10.000 euro: “Ne ho già vendute due all’estero, ora stileremo le regole di classe”, conclude Pirani.

mayo637-004SCHEDA TECNICA
Lungh. fuori tutto 6,37 m
Baglio max. 2,50 m
Pesc. chiglia mobile  1,75/0,35 m
Dislocamento: 400,00 kg
Sup. velica: 29,50 mq
Gennaker: 50,00 mq
Progetto: Paolo Bua
Costruzione: Nicola Pirani

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TECNICA In barca sapete come usare l’ancora galleggiante?

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Le ancore galleggianti hanno una funzione molto chiara a bordo di una barca: rallentare lo scafo per mantenere il controllo in condizioni meteomarine avverse.
Lo scopo è quello di tenere la poppa o la prua nella direzione delle onde, evitando così che entrino al traverso. Quando infatti le onde colpiscono lo scafo con un angolo di circa 20° rispetto alla prua o alla poppa, la barca risulta governabile. Ci sono due principali tipologie di ancore galleggianti: una “a paracadute” e l’altra “a trascinamento” che può essere una singola ancora o una serie di piccoli coni. Vediamo il funzionamento di quella a paracadute e di quella a trascinamento in serie.

STAI CERCANDO UN’ANCORA GALLEGGIANTE? QUI NE TROVI 10 MODELLI!

Schermata 2015-10-16 a 15.06.16ANCORA A PARACADUTE
Utilizzata per stabilizzare la barca, funziona con il principio del paracadute “frenando” lo scafo grazie al suo attrito in acqua.
L’ancora galleggiante a paracadute viene solitamente lanciata da prua con l’obiettivo di riuscire a tenere la barca il più possibile contro vento e ferma nel caso in cui le condizioni meteomarine avverse non permettano di navigare a vela. L’ancora galleggiante riesce a tenere la barca abbastanza ferma, provocando solo un lieve movimento di scarroccio sottovento. Nelle ancore a paracadute più comuni, la cima principale è in nylon per assicurare elasticità al sistema. Una boetta segnaletica, all’occorrenza anche due collegate con una cima all’ancora, vi aiuteranno sia a non farla affondare, sia nel recuperarla, perché avendo un’ampia superficie, riportarla in barca non è un’impresa semplice. Affinché funzioni correttamente, l’ancora deve stare nello stesso ciclo d’onda della vostra barca, in modo da andare su e giù seguendone il moto. In caso contrario la barca sarà sottoposta a violenti strattoni: per evitare che questo accada è meglio avere cima in abbondanza a bordo da rilasciare nel caso fosse necessario allungarla per portare lo scafo nel corretto ciclo d’onda. Controllate bene che la cima sia in chiaro prima di gettare l’ancora e per aiutare la barca a stare con la prua al vento, potete anche tenere fuori un fazzoletto di randa e diminuire il rollio. Il motivo principale per il quale questo sistema potrebbe non essere efficace è la tenuta della cima, un buon consiglio per evitare che questo accada è quello di aggiungere della catena. Una volta che l’ancora è in posizione, il timone può essere bloccato e lasciato. Bisogna inoltre prestare attenzione alle bitte sulle quali si blocca la cima dell’ancora, perché sono sottoposte a un carico molto elavato, oltre a monitorare che l’ancora non affondi per mancata pressione di acqua trascinando con sé di conseguenza anche la prua della barca. Il costo di un’ancora a paracadute per uno scafo di 45 piedi e dislocamento di 15 tonnellate è di circa 2.000 euro.

Schermata 2015-10-16 a 15.05.58ANCORA A TRASCINAMENTO A CONI IN SERIE
Una volta messa in acqua da poppa rallenta le planate sulle onde.
Formata da una serie di coni disposti in serie lungo una cima con con un peso posizionato ad una estremità, l’ancora a trascinamento ha la stessa funzione di quella a paracadute: rallentare il più possibile il moto della barca tenendola ferma al vento, quando le condizioni di mare e vento sono avverse. Il numero dei coni dipende dalla lunghezza dello scafo e può variare dalle cento alle duecento unità con un diametro di circa dodici centimetri. L’ancora a trascinamento va messa in acqua da poppa e il carico viene distribuito sulla serie di coni. Il rischio con l’onda in poppa, è quello di ingavonare: questo sistema agisce per tenervi il più possibile fermi, rallentando le planate sulle onde. Ovviamente il pericolo è che l’onda da poppa si infranga in pozzetto. In situazioni estreme comunque l’equipaggio può stare sottocoperta, perché questo sistema non richiede una persona fissa al timone. Gettare l’ancora a trascinamento è più semplice che lanciare quella a paracadute, anche se l’aspetto negativo di questo sistema è senza dubbio il recupero, che può richiedere anche un’ora.

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La rivincita dei parabordi piatti

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Nei porti, sempre di più, la maggior parte delle barche più belle non usano più parabordi cilindrici ma parabordi piatti.
I motivi sono semplici: rispetto ai modelli tradizionali pesano di meno e sono meno ingombranti. Altri vantaggi sono quelli di restare aderenti allo scafo, riducendo i rischi di colpi, non sono soggetti a variazioni di volume ad alte temperature e sotto pressione non si deformano e restano inalterate le caratteristiche meccaniche.

C’E’ BISOGNO DI UNA CALZA
Ma hanno anche un difetto, facilmente risolvibile. Poiché aderiscono su tutta la superficie al bordo libero, non “rotolano” come quelli cilindrici a contatto con la barca vicina o a una banchina, con rischio di abrasioni al gelcoat. E’ quindi necessario che siano rivestiti con una calza o rivestimento di alta resistenza non abrasivo.

14518-a-500x500DUE ESEMPI
Anche i prezzi sono diventati più abbordabili,
come ad esempio per i modelli della Plastimo (a sinistra) che trovate on line su nauticplace.com a partire da 37 euro circa.

seaeqSe volete qualcosa di più “elaborato” (e quindi più caro), ci sono anche i parabordi piatti pieghevoli, come quelli ideati dalla SeaEq. Se piegati a metà a pacchetto, possono essere utilizzati come parabordi più ammortizzanti. Le dimensioni di questo prodotto sono 1.050 x 400 x 54m (piegato) e 2.100 x 400 x 27mm 8piatto). Li trovate a partire da 146,90 euro su www.seaeq.de

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Velista dell’Anno: il più votato tra gli “scelti da voi” affonda in Atlantico

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mantaci
Tutto è cominciato circa 1000 miglia ad est delle Antille francesi nella notte del 3 febbraio:
Questa notte si è rotto lo strallo di prua di Tarabaralla e purtroppo è andato ad attorcigliarsi sulla sartia e sulla crocetta! Al momento non è quindi possibile aprire le altre vele: Tarabaralla procede solo con il timone a vento“. A scrivere è Salvatore Mantaci, il siciliano impegnato nella traversata atlantica in solitario (destinazione Martinica) su un CBS Serenity del 1978. Il candidato al Velista dell’Anno 2016 più votato tra gli “scelti da voi”.

VOTATE IL VOSTRO VELISTA DELL’ANNO PREFERITO: AVETE ANCORA 5 GIORNI

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Tarabaralla all’uscita da Genova

UNA DISCESA VERSO IL BARATRO
Purtroppo Salvatore si ritrova in balia della corrente, il motore è in panne a seguito del passaggio su alcune reti da pesca avvenuto alcune settimane prima. “Lo strallo, rompendosi e attorcigliandosi, ha preso nell’attorcigliamento anche lo strallo di trinchetta e le drizze della randa e sta esercitando pressione sull’amantiglio, che già ne mostra i segni. È impossibile poter sciogliere questo ingarbugliamento. La situazione è critica. Il mare è molto mosso (motivo per cui scendere in acqua al momento è improponibile) e il paterazzo è lasco e non riesco a fissarlo di più“, scrive Mantaci il 5 febbraio.

E ancora: “Vista la criticità della situazione ho pensato che fosse il caso di chiamare dei soccorsi. Il Comando generale della Guardia Costiera di Roma ora ha in mano la situazione e ha allertato tutte le barche e navi nel raggio di 200 miglia da Tarabaralla per soccorso“.

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La nave scuola olandese Oosterschelde

SALVATO DA UNA NAVE SCUOLA
Ci penserà una nave scuola olandese, la Oosterschelde, che si trovava a 200 miglia da Tarabaralla, a soccorrere Salvatore: lo troverà a bordo della barca disalberata. Purtroppo le condizioni del mare non hanno consentito ai soccorritori alcun tentativo per recuperare la barca.

Il savataggio di Mantaci

Il savataggio di Mantaci

Salvatore ha dovuto compiere il gesto estremo, ovvero aprire le prese a mare e vedere Tarabaralla affondare nell’Atlantico. L’ultimo suo post risale al 6 febbraio. Attualmente Salvatore è in viaggio verso la Martinica a bordo della nave scuola: approderà il 14 febbraio a Fort-de-France. Per seguirte la sua vicenda: http://oceanotarabaralla.blogspot.it/

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Salvatore Mantaci (il terzo da sinistra) a bordo della Oosterschelde

LA STORIA DI SALVATORE
Salvatore Mantaci, classe 1970, nato a Palermo. E’ laureato in Matematica e dal 1997 vive a Milano. Felicemente sposato e con un figlio che lo segue nella sua passione per la vela. Fino ad oggi ha lavorato nel mondo dell’ICT e delle TLC, dove la sua competenza ed esperienza nel settore delle tecnologie per i Contact Center, delle tematiche di omnicanalità e della Customer Experience è ampiamente riconosciuta.

Nel settembre 2008 compra Tarabaralla (un 34 piedi CBS Serenity del ’78), e da quel momento trascorre in barca ogni suo momento libero, ogni weekend, ogni vacanza estiva. Nel 2010 pubblica un libro di racconti, dedicato al figlio, dal titolo Il pescatore e il suo gatto. nel 2015 ha dato le dimissioni dall’azienda in cui lavorava ed è salpato da Genova per la traversata atlantica (e ritorno) in solitario nell’agosto del 2015, dopo un lungo ed impegnativo periodo di riparazione e di ottimizzazioni che ha realizzato personalmente per rendere la sua barca a vela idonea per quello che la aspettava.

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TECNICA – Come ricaricare le batterie con l’alternatore

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alternatoreSpulciando nel nostro archivio, abbiamo ritrovato una serie di articoli sull’elettricità e l’energia a bordo a cura di Roberto Minoia. Questo è relativo alla ricarica delle batterie tramite l’alternatore.

alternatoreCARICARE LE BATTERIE CON L’ALTERNATORE
“Vorrei soffermarmi sul metodo in un certo senso più tradizionale, basato sul classico alternatore collegato al motore. In effetti questa potrebbe essere una valida alternativa all’installazione di un generatore di corrente, che se da un lato avrebbe l’enorme vantaggio di risparmiare il motore principale, non è una scelta sempre praticabile per motivi di costi e di spazio. Dunque, se decidi che un impianto fotovoltaico od un generatore eolico non fanno al caso tuo, perché non sufficienti a sopperire al tuo fabbisogno giornaliero di Kilowattora, la scelta dell’alternatore potrebbe essere ancora la migliore e forse ancora la più economica, anche se non certamente ecologica.

20140423_115350OCCHIO A QUELLI DI SERIE
Se pensi di affidare il compito di caricare le batterie all’alternatore di serie, commetti un grave errore. Infatti questo è progettato principalmente per ricaricare la batteria del motore, che non è soggetta a continui cicli di carica e scarica. Non è tanto la potenza che manca a questi alternatori (quelli installati sui motori recenti erogano come minimo 60-70 Ampere, cioè 800-900 Watt), quanto il regolatore di carica appropriato. Per essere ricaricate al 100% in tempi relativamente brevi, le batterie hanno bisogno di programmi di ricarica abbastanza sofisticati, che riescano a fornire tutta l’energia che le batterie possono immagazzinare, ma senza superare la soglia che le danneggerebbe irrimediabilmente (in alcuni casi causando perfino l’esplosione della batteria stessa). I regolatori di tensione montati sugli alternatori standard non sono così sofisticati e quindi si verifica che di norma la carica delle batterie con l’alternatore del motore raggiunga soltanto il 75-80% della sua capacità teorica.

ImmagineUN SECONDO ALTERNATORE
Un bel guaio, soprattutto in considerazione del fatto che una batteria non può scendere sotto al 50% della sua carica, pena il suo danneggiamento. Vuol dire che noi ne utilizziamo solo il 25%! Cioè una batteria da 100 Ah caricata con l’alternatore standard eroga soltanto 25 Ah tra un ciclo di carica e quello successivo. Beh, un bello spreco, no? La soluzione ottimale secondo me è quella di lasciare l’alternatore del motore collegato solo alla batteria per l’avviamento del motore (sarà più che sufficiente per questo compito). Si installerà poi un secondo alternatore di potenza, sempre collegato al motore, che sarà dedicato a caricare il pacco delle batterie dei servizi. Questo alternatore aggiuntivo sarà ovviamente collegato ad un regolatore di tensione esterno, del tipo a più stadi, che provvederà a caricare le batterie come si deve. Di alternatori di questo tipo se ne trovano parecchi sul mercato, con potenze che vanno dai 100 A (1,5 kW) fino a 200 ed anche oltre (anche se oltre i 200 i prezzi salgono vertiginosamente). Vediamo quindi quali sono i criteri per una scelta oculata.

QUALE POTENZA SCEGLIERE?
La potenza massima di un alternatore dovrebbe essere scelta in funzione della capacità del gruppo di batterie da caricare. Una potenza pari al 25-30% della capacità nominale delle batterie è normalmente considerata adeguata. Quindi per un gruppo batterie di capacità totale pari a 450 Ah si sceglie un alternatore da 150 Ampere. Non dimenticarti che per produrre energia elettrica, un alternatore deve necessariamente assorbire potenza al motore (nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma). Il nostro alternatore da 150 A (quasi 2.5 kW di potenza) “ruberà” al nostro motore fino a 7 cavalli di potenza! 2,5 kW sarebbero in effetti 3,5 cv, ma parte dell’energia verrà “sprecata” per lo più in calore ed attriti vari. Questo non è soltanto un problema di perdita di potenza utilizzabile per scopi propulsivi, ma è significativa del fatto che l’alternatore di potenza dovrà essere ancorato a delle staffe molto robuste per evitare che venga divelto durante il funzionamento.

CHE TIPO?
La cosa più difficile è proprio scegliere l’alternatore giusto. È importante sapere che non tutti gli alternatori sono uguali. Tanto per iniziare, la potenza erogata varia in funzione della temperatura. Di solito quella riportata dal costruttore è riferita ad una temperatura di 25 gradi, che è una temperatura cui l’alternatore non lavorerà mai, visto che raggiungerà temperature superiori ai 70 gradi dopo pochi minuti di funzionamento! Alcuni alternatori, a 70 gradi erogano una potenza inferiore anche del 25-30% rispetto a quella nominale. Ma ci sono degli alternatori progettati apposta per ridurre al massimo questa perdita di potenza (mi sembra che siano caratterizzati dalla sigla “KKK”). In generale, sono comunque da preferire alternatori che siano raffreddati adeguatamente da una ventola di dimensioni generose, perché questo si tradurrà sempre in una maggiore efficienza della turbina. Altra caratteristica cui porre molta attenzione è la curva di potenza in funzione del numero di giri. Bisogna scegliere preferibilmente un modello che cominci ad erogare una buona percentuale della corrente massima ad un regime corrispondente a quello del minimo del nostro motore, altrimenti alla fonda saremo costretti a tenere il motore leggermente accelerato per velocizzare il processo di carica.

Attenzione a non farsi ingannare leggendo le curve di potenza in funzione del numero di giri. Bisogna sapere che questa curva è sempre riferita all’albero dell’alternatore, e NON a quello del motore. Infatti un trucchetto spesso utilizzato per rendere più efficiente l’alternatore quando il motore gira al minimo, è quello di sostituire la puleggia con una di diametro leggermente inferiore, in modo da far girare più velocemente l’albero dell’alternatore. Lo stratagemma funziona bene, a patto di verificare che ad alti regimi di rotazione del motore l’alternatore non superi la velocità di rotazione per cui è stato progettato, perché si potrebbe facilmente danneggiare. Insomma, non scegliere mai l’alternatore a caso, ma leggi prima attentamente le caratteristiche tecniche e curve di potenza o in alternativa, affidati ad un tecnico esperto per un buon consiglio.

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I superocchiali da 007 visti in Coppa America? Sono alla portata di tutti

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garmin
Gli occhiali “alla 007” che abbiamo visto in Coppa America
(su una lente è applicato un display che fornisce qualsiasi tipo di dato utile alla navigazione ottimale, dalla velocità al vento, dall’angolo al timer) sembravano destinati a rimanere un oggetto per superprofessionisti. E invece…

Nautix_HR_0029TUTTI POSSIAMO ESSERE DEGLI 007
E invece ecco che Garmin presenta Nautix, il primo dispositivo “mirroring” di Garmin dedicato al mondo marine su larga scala. Questo innovativo strumento indossabile consente di visualizzare direttamente sulla lente dei vostri occhiali i dati su profondità e temperatura dell’acqua, velocità, rotta, direzione del vento, dati motore e molti altri trasmessi da un dispositivo di bordo Garmin compatibile. Vi permetterà di potervi dedicare a qualsiasi attività a bordo tenendo sempre sotto controllo le informazioni importanti, anche durante le situazioni più stressanti, quali ad esempio l’ormeggio. Un vera e propria realtà aumentata, in stile Google Glasses, ritagliata su misura per i velisti.

Nautix_SS_511COME FUNZIONA
Garmin Nautix è leggero, pesa solo 28 grammi, non dà fastidio e si applica su entrambe le stanghette dell’occhiale. Grazie all’accelerometro integrato riesce ad adattare automaticamente l’immagine per una corretta visualizzazione sia sul lato destro, sia su quello sinistro. La staffa è dotata di bande elastiche di varie dimensioni così da poter essere montata su tutte le tipologie e le misure di astine. Inoltre il sensore di luminosità adatta la risoluzione dell’immagine in base alla luce esterna per una lettura sempre ottimale. Il pannello touch, progettato per resistere alle avverse condizioni marine, consente il passaggio da una pagina all’altra con un solo sfioramento del dito, anche in caso di mani bagnate o guanti. È inoltre dotato di una batteria che permette un’autonomia di 8 ore per poter accompagnare l’utente durante qualsiasi regata o navigazione. Garmin Nautix è infatti pensato per la navigazione a motore, a vela o le battute di pesca. È compatibile con i chartplotter della serie GPSMAP 7400, i display multifunzione della serie GPSMAP 8400 e con il display GNX Wind. Garmin Nautix sarà disponibile da Giugno a un prezzo di 499 € IVA inclusa. www.explore.garmin.com/en-US/marine2016/

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Miami Boat Show, la rivincita dei multiscafi

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Siamo in una insolitamente fredda Miami (16 gradi per la Florida sono davvero pochi, anche in questo periodo): proprio dietro Biscayne Boulevard si trova la parte del Miami Boat Show dedicata alla vela
. Un settore che, anno dopo anno, ha saputo crescere all’interno di un salone storicamente incentrato sul motore.

digi55139423_lTENDENZA MULTISCAFI

E c’è registrare una tendenza all’interno della tendenza: su 83 barche esposte, 41 sono multiscafi, a conferma della nuova linfa che muove il comparto. Tra questi ultimi, molti sono europei: a cominciare dal Bali 4.5 di Catana (importato in Italia da Adria Ship), con il suo particolare “pozzetto di prua”, e il Pulse 600, il piccolo (ma molto marino) catamarano di Corsair Marine. Incuriosiscono gli americani anche il Dragonfly 25 (il trimarano caratterizzato da scafi sottili con prue inverse), vincitore del premio European Yacht of the Year nella categoria multiscafi, e il Nautitech 40 Open di Bavaria Catamarans (frutto della matita di Marc Lombard: un 12 metri spazioso che offre due layout interni, a tre o a quattro cabine, ideale per le lunghe navigazioni).

digi52148999_lIl colosso francese Fountaine Pajot si presenta con numerosi modelli: il Lucia 40, l’Elia 44 Evolution, il Saba 50 e l’Ipanema 58; Lagoon risponde con il 39, 42. 450F, 52S, 560 e 630 MY. Outremer svela in terra yankee il suo 51 piedi, Privilège il Serie 5 e il 615.

digi52160884Completano la lista i non europei Antares 44i, Aquila 44 e Aquila 48, Balance 451, Balance 526, Gemini Legacy 35, Havan 42 Powercat, Horizon PC52 e PC60, Hudson Powercat 48, Majestic 530 e 530 Panoramic, Maverick 440, Moorings 4800, Neel 45, Ocean Explorer C-60, Seawind 1160 lite, Sunsail 444, Tomcat e TRU32. La lista delle barche dettagliate potete trovarla a questo indirizzo.

digi55116130_lLE DUE PAISA’ (E CHE PAISA’)
Tra i monoscafi segnaliamo due italiane: innanzitutto la barca più lunga del Salone, il Brenta 80 DC realizzato per il patron di Hanse Michael Schmidt (un gioiellone di 80 piedi che unisce le ultime tecnologie in fatto di carbonio con design “artigianale” e carpenteria nautica vecchio stile) e l’Italia 13.98, campione di solidità, grinta, attenzione maniacale ai dettagli: un quattordici metri capace di accontentare chi vuole navigare a lungo come chi predilige le regate. I due colossi francesi Beneteau e Jeanneau puntano, soprattutto, rispettivamente sull’Oceanis 60 e sul Jeanneau 54www.miamiboatshow.com

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Chi naviga in Campania può scordarsi di risparmiare sul posto barca!

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marina-arechi
Cari velisti che avete in programma di navigar lungo le coste campane. Scordatevi di risparmiare sul posto barca. Vi ricordate del decreto “Sblocca Italia”, varato nel 2014?
Tra i tanti provvedimenti, ce ne era uno a favore della nautica: il Governo aveva equiparato i Marina Resort alle strutture ricettive all’aria aperta. Nelle “strutture organizzate per la sosta e il pernottamento dei turisti all’interno delle proprie unità all’ormeggio” sarebbe stata quindi applicata l’IVA al 10%, come funziona da sempre presso gli altri segmenti del turismo.

CIAO CIAO IVA AL 10% SUI POSTI BARCA
Ma visto che evidentemente in Italia proprio non siamo capaci a mantenere le (poche) cose buone che il Governo ha realizzato per un settore già ben martoriato in questi ultimi anni, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di tale provvedimento: l’eccezione di costituzionalità è stata presentata dalla Regione Campania, la quale ha eccepito che lo Stato nel decidere tale equiparazione avrebbe violato il principio della “leale collaborazione” con le Regioni che hanno competenza in materia di turismo.

SI SALVANO SOLO FRIULI, LIGURIA ED EMILIA ROMAGNA
Ora a seguito della pronuncia, l’IVA al 10% potrebbe essere applicata solo nelle Regioni che hanno emanato una disciplina specifica – Friuli, Liguria ed Emilia Romagna – mentre per le altre, compresa la Campania che non ha ritenuto di attivarsi in tal senso, si creerà un trattamento penalizzante.

UCINA, ASSOMARINAS, ASSONAT: “SCONCERTATI”
UCINA Confindustria Nautica, Assomarinas e Assonat esprimono il loro “totale sconcerto” in una nota diramata accusando la Campania di “affondare la nautica”. “E’ incomprensibile che, mentre un settore trainante del Made in Italy che a fatica sta uscendo da una crisi quinquennale che ne ha dimezzato il fatturato, si anteponga una questione di palazzo al futuro delle aziende e dei lavoratori”, commenta Carla Demaria, presidente di UCINA – “lo Stato ha dettato una semplice norma quadro, come dimostrato dalle Regioni che sulla materia hanno legiferato in dettaglio”. Anche secondo Assomarinas e Assonat “si tratta di una vera e propria beffa alla luce della stessa sentenza della Corte, nella quale si riconosce che, attenendo la questione anche alla materia tributaria (di competenza statale), di per sé l’intervento del legislatore nazionale non sarebbe illegittimo” – commentano i presidenti Roberto Perocchio e Luciano Serra – “ma lo sarebbe divenuto non avendo ottenuto la previa intesa con la Conferenza delle Regioni per il decreto attuativo”.

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FOTOGALLERY C’era un volta Vento di Sardegna…

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no-way backLa riconoscete? Sono cambiati i colori, ma il profilo è inconfondibile. Questa è l’ex Vento di Sardegna: la barca con cui Andrea Mura avrebbe dovuto partecipare al Vendée Globe, il giro del mondo in solitario sugli IMOCA 60. L’ex sogno del velista sardo adesso appartiene al ricco uomo d’affari olandese Pieter Heerema (64enne con esperienza su Dragoni ed RC44): è stata ribattezzata No Way Back (Senza Ritorno), è gialla, bianca e blu dopo il restyling operato nei cantieri CDK Technologies di Port-La-Forèt. Heerema, un profano degli oceani, sarà allenato da Michel Desjoyeaux per il Vendée, che partirà da Les Sables d’Olonne il 6 novembre di quest’anno. Qua sotto le foto dell’imbarcazione (dalla pagina Facebook di CDK Technologies)

C’ERA UNA VOLTA VENTO DI SARDEGNA

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COME AL SOLITO, QUESTIONE DI SOLDI
Chissà come si sentirà Andrea Mura, a vedere il suo gioiello nelle mani di un altro marinaio che può contare su un centesimo della sua esperienza oceanica (ma su risorse economiche molto maggiori)
. Qui sotto vi raccontiamo di come, dopo essersi fatto costruire il bolide (progettato dai guru Verdier/VPLP) nel cantiere Persico Marine di Nembro (Bergamo), una delle realtà più all’avanguardia nel mondo, si è visto costretto a metterla in vendita per mancanza di fondi. Visto il potenziale della barca di ultima generazione (dotata di foil) “le Professeur” Michel Desjoyeaux ne ha subito approfittato per acquistarla.

andrea-mura-e1442910871696SETTEMBRE VI AVEVAMO RACCONTATO LA VICENDA COSI’
Hai un sogno. Sudi lacrime e sangue per raggiungerlo. E lo vedi naufragare quando ormai credevi di avercela fatta. Chissà come si sentirà adesso Andrea Mura: Le Sarde Srl, management company creata per supportare la sfida del velista sardo al Vendée Globe (il giro del mondo in solitario, l’Everest dei velisti), comunica la vendita dell’IMOCA 60, disegnato e costruito appositamente per questa regata. Addio Vendée, addio Jacques Vabre.
Non è bastato l’entusiasmo di Mura, il suo mettere tutto sul piatto, la sua altissima tara tecnica, la simpatia. Una volta ci aveva detto: “Una volta che sono sulla linea di partenza, io non ho problemi, so navigare. Non temo l’Oceano. Temo le difficoltà economiche e i sacrifici da compiere per partecipare alle regate oceaniche”.

Mura a bordo dellI'IMOCA 60 in costruzione da Persico Marine

Lo avevamo sentito a luglio, Andrea: lo skipper sardo (vincitore di Ostar, Twostar, Route du Rhum e Quebec-Saint Malo, nostro Velista dell’Anno 2014)aveva “accusato” la Regione Sardegna di averlo abbandonato e ci aveva raccontato che il Vendée Globe a rischio”.

UN PROBLEMA DI BUDGET
E infatti, si legge nel comunicato di Le Sarde: “E’ stata una decisione difficile, conseguente ai tentativi infruttuosi di raccogliere la restante parte dei fondi necessari a supportare il programma sportivo di 4 anni. Nonostante Le Sarde avesse infatti trovato i fondi necessari per la costruzione della barca, non è stato poi possibile individuare un main sponsor in tempo per il set up e la preparazione della Transat Jacques Vabre 2015 (al via a fine ottobre), regata valida per la qualificazione alla Vendée Globe 2016″.

UN GIOIELLO DI TECNOLOGIA ITALIANA
“Decisione ancora più difficile – prosegue il comunicato – considerando che questa barca, un nuovo IMOCA 60, è davvero un gioiello di tecnologia italiana, costruita con tecnologie innovative, e che il Vendée Globe è uno straordinario veicolo di comunicazione, senza eguali nel panorama delle regate d’altura in solitario. Siamo certi che l’IMOCA 60 italiano correrà le prossime regate ai massimi livelli e auguriamo il meglio al nuovo team. Le Sarde Srl desidera ringraziare la squadra di professionisti che ha lavorato incessantemente e con incredibili competenze alla preparazione dell’imbarcazione, il cantiere Persico Marine che ha costruito l’ennesimo gioiello nautico, i progettisti Verdier/VPLP, la Veleria Andrea Mura che ha sviluppato le vele per la barca, lo Shore Team, i partner tecnici che avevano comunque creduto alla riuscita della sfida, la stampa che ha sempre dato giusta visibilità alle varie fasi del progetto (con una menzione speciale per La Gazzetta dello Sport, MAIN Media Partner), e last but not least lo skipper Andrea Mura, che ovviamente non si dà per vinto e dichiara: “C’è amarezza per questo stop, ma la mia indole mi porta a cercare sempre nuove sfide. Andrea Mura non finisce con il progetto Vendée, ho già in mente nuovi traguardi agonistici da raggiungere e record da battere.“.

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Bissaro-Sicouri, è bronzo al mondiale in Florida per gli ingegneri volanti!

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3848a2d7-ebef-42df-96d8-2660cd034a41Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri sono medaglia di bronzo al Mondiale Nacra 17 di Clearwater, in Florida al termine di un campionato che li ha visti rimanere nelle prime posizioni per tutta la competizione, salvo scendere dal podio virtuale solo l’ultimo giorno a causa di una squalifica per partenza anticipata, che li aveva relegati al quarto posto provvisorio. Peccato invece per Giulia Conti e Francesca Clapcich tra i 49er FX: le due partivano dal secondo posto in medal ma hanno incappato in una giornata no e si sono dovute accontentare del quinto posto finale.

TENSIONE IN MEDAL RACE
La tensione è stata alta durante la medal race finale per Bissaro-Sicouri, perché i due atleti delle Fiamme Azzurre dovevano rimontare un distacco di undici punti sull’equipaggio austriaco Zajak-Frank per sperare di risalire sul podio. Vittorio e Silvia hanno chiuso brillantemente in terza posizione la Medal Race ma solamente dopo l’arrivo degli austriaci (noni) hanno potuto esultare, saltando nella fredda acqua del Golfo del Messico, che mai come oggi è stata così dolce: questa medaglia arriva infatti come rivincita al Campionato Mondiale di due anni fa, quando i nostri sono entrati in Medal Race come secondi e ne sono usciti quarti, con la medaglia di legno. Si completa così il palmares internazionale dell´equipaggio, che sale per la prima volta sul podio mondiale Nacra 17.

Vittorio non riesce a trattenere l´entusiasmo:Siamo contenti di questo risultato e di come è arrivato perché due anni fa a Santander, molto piu inesperti, dovevamo difendere una medaglia e abbiamo fatto una regata estrema, oggi invece abbiamo deciso di costruire il risultato partendo in mezzo alla flotta e regatando sugli altri. Ci dà molta sodddisfazione perché l’abbiamo ottenuto realizzando quello che ci eravamo prefissati. Vogliamo ringraziare la Federazione perché ci ha dato la possibilità di allenarci nel migliore dei modi e di raggiungere questo stato di forma.”

Silvia riflette sulle condizioni dei giorni scorsi:Non è stato un campionato facile soprattutto per via della temperatura: oltre ad esserci condizioni difficili di vento e mare faceva molto freddo, tra una prova e l’altra bisognava pensare a rimanere caldi cercando di concentrarsi sulla regata successiva e non sui geloni alle mani. Siamo felici anche perché con Miami è la prima regata sulla barca che andrà a Rio e abbiamo dimostrato di aver subito trovato un buon feeling.  Un ringaziamento particolare va alle Fiamme Azzurre e a tutti i nostri sponsor per il sostegno in questa campagna: questa medaglia è una prova che siamo sulla strada giusta per Rio.”

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