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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte 25: da Cucina a Cutter

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vocabolarioProsegue l’esilarante viaggio goliardico nella terminologia marinaresca, “demolita” scherzosamente dal nostro Adriano Gatta: ecco a voi il Vocabolario Semiserio del Velista…

CUCINA
Uno dei vani più importanti delle barche da crociera.
Perché dormire si può dormire anche in coperta ma, a meno di mangiare carne o tonno in scatola tutta la vacanza, un posto dove cucinare è indispensabile, perché:

“Non si può pensare bene, né amare bene, né dormire bene, se non si è pranzato bene”. (Virginia Woolf)

CUMULO
Ammasso di biancheria sporca, anche di notevoli dimensioni, che viene spesso a formarsi a bordo delle imbarcazioni di velisti maschi non avvezzi alla vita solitaria ed abituati ad avere sempre una moglie o compagna gentile e premurosa che lava e riordina la loro biancheria.
Esiste anche l’ALTOCUMULO….lasciamo immaginare ai lettori l’altezza che può raggiungere.

CUNNIGHAM
E non Cunningham, come spesso viene erroneamente pronunciato.
Manovra corrente indispensabile, soprattutto, a bordo delle barche da crociera dove gli equipaggi sono spesso appesantiti da abbondanti libagioni(a differenza dei regatanti che hanno, o meglio dovrebbero avere, un fisico atletico) per spostare avanti o indietro il “grasso” di bordo.
Soprattutto nelle andature di bolina(onnipresenti durante le crociere), con l’aumentare dell’intensità del vento, lo spostamento del “grasso” di bordo in avanti comporta un simile spostamento del Centro Velico che va a contrastare l’aumentata tendenza orziera dovuta alla maggiore inclinazione della barca, a vantaggio del suo equilibrio.
In parole povere se, durante la bolina, spostate, con il cunnigham, il “grasso” in avanti, la barca si raddrizza e potrete mangiare più tranquillamente.
Mentre il “grasso” resterà avanti a tenere dritta la barca.
È compito del Comandante decidere chi è il “grasso” di bordo.

CUTTER
Imbarcazione a vela d’epoca di grandi dimensioni caratterizzata da un solo albero; usata nel 19° secolo per il trasporto di contrabbando del Whisky dalla Scozia alla costa Est degli Stati Uniti.
La nota marca di Whisky Cutty Sark, ha ben visibile sulla sua etichetta gialla un Clipper a tre alberi(che, quindi, non è un Cutter), mercantile scozzese che navigò sulla rotta delle Indie per il commercio del tè e della lana.
Il Cutty Sark trionfò nell’epica “gara del tè”, sulla tratta Londra-Shangai, guidato nell’impresa dal capitano Moodie.
Conclusione: il Cutter non ha niente a che fare con whisky e regate del tè ma l’A. ha preferito questa romantica versione a quella più banale di: attrezzo manuale per tagliare materiale in fogli; Taglierino.

CONTINUA…

QUI IL LINK ALLA PUNTATA PRECEDENTE

QUI IL LINK A TUTTE LE PUNTATE DEL VOCABOLARIO

CHI E’ L’AUTORE DEL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela. Da anni va a zonzo per il Mediterraneo con il suo Sun Odyssey 40 Bravo Papà 3

NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
N.B.2 tutti i termini presenti nel vocabolario sono termini legati alla marineria; se volete conoscerne il reale significato vi consiglio: IL VOCABOLARIO DEL VELISTA di Giancarlo Basile ed. Incontri Nautici.
N.B.3 come tutti i vocabolari che si rispettino, i termini sono tutti, CATEGORICAMENTE, in ordine alfabetico.
N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
N.B.6 le immagini, sia di copertina che nel testo, sono tutte dell’Autore.
Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
L’Autore
Adriano Gatta
DISCLAIMER: L’interpretazione alla lettera di tutti i termini presenti in questo vocabolario, può provocare gravi danni alla Vostra imbarcazione, a quelle naviganti in acque limitrofe alla vostra, agli equipaggi ed a tutte le persone coinvolte nella lettura. L’Autore declina ogni responsabilità per danni a persone o cose causati dalla corretta interpretazione dei termini stessi presenti nel Vocabolario. Per una corretta navigazione, si prega di fare riferimento, unicamente, a testi che trattino, seriamente, la terminologia marinaresca.

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Golden Globe da incubo: Cappelletti rompe il timone a vento e fa rotta verso il Brasile

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Il Golden Globe di Francesco Cappelletti sembra essere una salita senza fine. Dopo la partenza in ritardo a causa delle difficoltà a ultimare la preparazione della barca, cosa che lo ha relegato fondamentalmente fuori classifica, lo skipper toscano ha visto il suo timone a vento, accessorio indispensabile per potere condurre la barca dato che non sono previsti i piloti automatici, dare forfait. Quando è successo la sua 007 era entrata da pochi giorni nell’emisfero sud e fortunatamente il meteo in regime moderato di Alisei è clemente.

Il timone a vento è fuori uso e non è riparabile, per questo motivo Francesco Cappelleti si sta dirigendo verso il Brasile per un obbligatorio pit stop durante il quale valuterà di sostituire il pezzo o altre eventuali possibilità. Impensabile potere affrontare l’Oceano del sud senza questo prezioso ausilio, significherebbe non avere il controllo sull’andatura della barca quando sarà costretto a riposare. Da sottolineare come il modello di timone a vento in dotazione all’italiano abbia già causato il ritiro di altri due concorrenti del Golden Globe, tra cui quello che è stato fin dalla partenza il leader indiscusso, Philippe Peche. In testa prosegue indisturbato l’assolo di Jean-Luc Van Den Heede con oltre 1000 miglia di vantaggio sul secondo. 

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RASSEGNA ACCESSORI Ecco le dieci “figate” dell’estate

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Nei mesi estivi abbiamo navigato in giro per le nostre coste. Taccuino alla mano, ci siamo segnati tutte le furbate che abbiamo visto a bordo delle barche che via via incontravamo, in rada e in porto: gli ultimi accessori che stanno diventando un “must”, bestseller, ma anche soluzioni intelligenti e poco conosciute. Non mancano i prodotti pensati per settori diversi ma che sembrano ritagliati sui bisogni di chi va in barca…

NESPRESSO – ESSENZA MINI C30 BLACK
E’ la più piccola macchina da caffè di Nespresso (8,4×20,4×33 cm) e per questo è ottima in barca. Si scalda ed è pronta all’uso in 25 secondi netti e consuma pochissima energia. Costa 99 euro. www.nespresso.com

SODASTREAM – SPIRIT
Un gasatore ideale per chi non vuole rinunciare all’acqua frizzante a bordo (99 euro). Basta riempire la bottiglia con acqua del rubinetto, inserirla nel corpo macchina, premere il pulsante! www.sodastream.it


DAVIS INSTRUMENTS – RAILLIGHT PREMIUM

Sulla sommità ha un pannello fotovoltaico che la ricarica e grazie a una staffa la monti dove vuoi anche sui candelieri. La lampada solare a LED Raillight è una vera “figata” a impatto zero! www.davisinstruments.com


PARROT – MAMBO

Ideale per le riprese dalla barca ed economico (179,90 euro) il Parrot Mambo ci ha stupito perché è facile da usare e viene venduto con un paio di occhiali con cui vedrete le immagini in tempo reale. www.parrot.com


SEAGOW – BREATHING APPARATUS

Lavoretti sott’acqua in carena? Quest’estate Abbiamo visto che molti si aiutavano con un bombolino come Seagow, che fornisce 15 minuti di ossigeno fino a 3 m di profondità. www.seagow.com


GARMIN – INREACH MINI

Ha funzioni simili a quelle del fratello maggiore (possibilità di mandare e ricevere messaggi, allarme SOS), ma il navigatore satellitare bidirezionale InReach Mini pesa solo 120 grammi! www.garmin.com/inreach


VIBRAM – FIVEFINGERS V-AQUA

Vi sembrerà di stare a piedi nudi, ma senza correre il rischio di scivolare. Le nuove V-Aqua di Vibram sono un concentrato di tecnologia e comodità, ideali in barca ma anche sugli scogli e sui ciotoli. eu.vibram.com


SOLAVORE – SPORT SOLAR OVEN

Nel forno portatile solare Solavore i raggi entrano dalla cover trasparente, sono resi più potenti dalla fodera interna riflettente e un film di plastica trattiene il calore, cuocendo i cibi. Wow. Nel prezzo sono incluse anche due pentole in granito e termometro.  www.solavore.com

HELLY HANSEN – HELLYPACK BAG
L’HellyPack Bag è un borsone impermeabile (50 litri) che si “srotola” grazie a due cerniere lungo la sua circonferenza e si trasforma in un portaoggetti a più tasche utilissimo a bordo. www.hellyhansen.com

CRESSI – MED X
Il modello di muta Med X è monopezzo in neoprene bifoderato da 3 mm ed è perfetta per snorkeling, immersioni, vela e surf, visto che, leggerissima, lascia grande libertà di movimento. www.cressi.com

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STOP agli sprechi in cambusa / prima puntata

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cambusa
La foto di apertura che abbiamo scelto per questo servizio narra di una “ cambusa epica ”: ovvero quella che si trovarono a dover organizzare nel 1999 i fratelli Marco, Fabio e Mauro Amoretti prima di partire (assieme a Marco De Candia) per la traversata atlantica (Canarie-Martinica) a bordo di… due auto anni ’80 piene di polistirolo. In quel caso, il corretto stivaggio ed etichettamento del cibo fu fondamentale per la buona riuscita dell’impresa, portata a termine dopo 119 giorni di mare.

TESTIMONIAL MEDPLASTIC
Simone Pierotti (Roma, 1980) si avvicina al mare grazie a suo padre, pilota di aerei che gli trasmette la passione per i viaggi e per gli orizzonti aperti. Ama trafficare con le mani e adora risolvere problemi pratici con soluzioni creative, specialmente se si parla di barche e di mare. A maggio del 2011 parte da un piccolo paesino dell’Olanda alla volta del Mar Nero a bordo della sua barca a vela di 6,50 metri, Tamatino, un Corribee 21, attraversando l’Europa per i canali. Laureato in Antropologia, fotografo e co-fondatore dell’agenzia di comunicazione Flooida.

STOP AGLI SPRECHI IN CAMBUSA
“Quando decisi di lasciare l’Olanda per tornare in Italia a bordo di Tamatino mi sentivo euforico, tant’è che dalla frenesia mollai gli ormeggi con lo stomaco che non vedeva un pasto completo da giorni. Tutti mi guardavano dal pontile mentre mi affaccendavo a manovrare Tamatino fuori dal marina, con fare concentrato e lo sguardo da lupo di mare.

Dopo due manovre mi schiantai contro la barca del mio amico Tim, e mi ritrovai la sua ancora letteralmente in mezzo ai piedi. Una volta dipanata la matassa, solo il tempo passato a meditare davanti a una zuppa calda e un caffe, mi fecero trovare la forza d’animo per rimettermi in viaggio.

CARO, VECCHIO, SERBATOIO
L’alimentazione a bordo è fondamentale sia come fattore di sicurezza, perché se non si mangia non si sopravvive, sia come elemento di conforto e convivialità. Di conseguenza, l’organizzazione della cambusa è importante al pari dell’efficienza delle vele e dell’attrezzatura di coperta. Una regola fondamentale è quella di prestare particolare attenzione alla conservazione degli alimenti, questo per evitare inutili sprechi o peggio ancora intossicazioni. Queste infatti, se a terra possono essere gestibili, in mare sono un serio problema, specialmente se si naviga soli o in equipaggio ridotto. L’acqua potabile è l’elemento più importante.

Le bottiglie di plastica sono molto pratiche, ma essendoci oramai più plastica in mare che sugli scaffali degli ipermercati, l’utilizzo del buon vecchio serbatoio per l’acqua dolce è una soluzione da considerare. Quasi tutte le barche da crociera ne sono dotate, che siano di polietilene o di acciaio inox l’importante è tenerli puliti. Mettere qualche goccia di Amuchina, nell’ultimo carico di acqua a fine stagione, eviterà il formarsi di batteri e mucillagini nei ristagni che rimangono nei tubi. Infine, installare nell’impianto un filtro a carbone attivo è consigliabile per togliere sapori non graditi.

Le scatolette di metallo vanno ordinate con attenzione, evitando di riporle in zone dove, a contatto con l’acqua di mare, potrebbero deteriorarsi. Scrivete sul tappo il contenuto e la data di scadenza, vi aiuterà a individuare più facilmente ciò di cui avrete bisogno.

IL CONTENITORE E’ PIU’ IMPORTANTE DEL CONTENUTO
Fondamentali per la conservazione del cibo, sono i contenitori a chiusura ermetica. Tutti i cibi contenuti in sacchi di carta o sacchetti di plastica dovrebbero essere travasati in contenitori ermetici, che andranno numerati e catalogati in modo da recuperarli facilmente. Questo perché molti imballaggi non sono fatti per l’ambiente umido di una barca, e si rischia che molte cose si deteriorino in fretta.

Io preferisco utilizzare contenitori di plastica per il cibo crudo, facendo bene attenzione che siano certificati per uso alimentare, e di vetro per il cibo cotto. Quest’ultimo conserva meglio gli alimenti non alterandone il sapore, ed è più facile da pulire. In commercio se ne trovano alcuni con un rivestimento antiurto di silicone, adatti per l’utilizzo in barca.

SFRUTTARE IL FRIGO
Il frigorifero è una comodità. Molti navigatori in passato lo avrebbero buttato in mare, maledicendolo come la peste e accusandolo di consumare troppa energia. Io stesso ho vissuto per diversi mesi su una barca di sei metri e mezzo con un fornello ad alcool e un secchio al posto del bagno, spartano ma felice! Oggi però con pannelli fotovoltaici e frigoriferi più efficienti le cose sono cambiate, e si può utilizzare questa comodità per conservare il cibo in modo razionale.

L’importante è organizzare bene lo spazio, dato che a differenza di quelli casalinghi, spesso l’apertura è dall’alto. Capita che, se il frigo è pieno, il cibo stivato in basso venga dimenticato e puntualmente vada a male. Una lavagnetta magnetica posizionata sopra il frigo ci aiuterà a prender nota degli alimenti contenuti e delle loro quantità.

OCCHIO AGLI INSETTI
Lo spauracchio di chi vive in barca a tempo pieno sono gli insetti. Coleotteri e piccole bestiole infatti, quando il cibo non è ben conservato, si fanno largo un po’ ovunque. Il caldo umido di una barca è l’ambiente ideale per la proliferazione di questi animaletti che si annidato nella farina, nei cereali, nel riso e in tutti i derivati del grano.

Mettere un paio di foglie di alloro fresco, all’interno dei contenitori, è un rimedio molto efficace per eliminare il problema. Così come una vaschetta con del cotone idrofilo imbevuto di olio di eucalipto, che emana un aroma molto sgradito dai parassiti e può essere utilizzato anche come insetticida naturale. Anche le scatolette di metallo vanno ordinate con attenzione, evitando di riporle in zone dove, a contatto con l’acqua di mare, potrebbero deteriorarsi. Scrivere sul tappo il contenuto e la data di scadenza, aiuta a poter individuare più facilmente ciò di cui abbiamo bisogno.

La pianificazione dell’itinerario ci permetterà di capire quanti pasti dovranno essere consumati dall’equipaggio. Quando siamo fermi, si torna alla normale routine dei tre pasti al giorno, in navigazione si tende invece a consumare uno massimo due pasti, semplici e veloci da preparare, con vari snacks per spezzare la fame.

NO ALLA PLASTICA MONOUSO!
La plastica usa e getta è uno dei maggiori inquinanti dei nostri mari. Tutto ciò che viene utilizzato una sola volta e gettato via, come piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti, può essere sostituito da prodotti biodegradabili o riutilizzabili. Avere una cambusa in ordine e ben organizzata ci permette anche di ridurre i rifiuti, che dovranno trovare una loro collocazione in attesa di essere smaltiti a terra.

Ho conosciuto diversi navigatori che invece di buttare in mare gli scarti alimentari, li conservavano in contenitori a chiusura ermetica, che svuotavano poi a terra negli appositi cassonetti. Questa è una forma di galateo che, specialmente in rada, evita di far scoprire ai nostri vicini cosa abbiamo mangiato a tavola!”

Simone Pierotti

NELLA PROSSIMA PUNTATA: I consigli e i prodotti giusti antispreco

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TEMPO DI AGIRE
Time to Take Action (tempo di agire) è lo slogan di Medplastic, il progetto del GdV e di Barche a Motore per la salvaguardia del Mediterraneo. Iscrivetevi al gruppo Facebook MedPlastic Team, lì potete postare notizie, progetti, fotodenunce, video. Partecipate poi al contest Instagram NO Plastic (mandando una foto alla nostra inbox instagram – @giornaledellavela – o sul gruppo Medplastic Team, come hanno fatto tutti gli autori delle foto che vi mostriamo qui): premieremo le migliori testimonianze al VELAFestival 2019. In più, se avete progetti strutturati da proporre che pensate possano essere utili alla “causa”, mandate una mail a savethemed@gmail.com. www.medplastic.org

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Marco lo hai fatto ancora! Gradoni campione del mondo Optimist

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Marco Gradoni nelle acque di Cipro

Cipro, esterno giorno, c’è il sole sull’isola dell’Egeo e soprattuto c’è il cielo azzurro. Azzurro perché Marco Gradoni l’ha fatto ancora, è nuovamente campione del mondo della classe Optimist, per il secondo anno consecutivo. Non succedeva dal 1998-99, quando il triestino Matteo Pressich centrò la storica doppietta. Andando più indietro nel tempo, l’altra doppietta azzurra fu nel 87 e 88 con le vittorie di Sabrina Landi e Ugo Vanelo. Sembra proprio che i gloriosi tempi dell’Optimist azzurro siano tornati e speriamo di non sprecare talenti simili.

Marco Gradoni, romano, classe 2004, dal Tognazzi Marine Village, è uno dei talenti più cristallini della nostra vela e lo ha dimostrato nelle acque di Cipro, andando a vincere contro una flotta di 198 timonieri.

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Verso i Saloni: tutte le ultime novità. Ottava puntata: da 16 a 17 metri

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Siamo arrivati all’ottavo episodio nel viaggio attraverso le migliori novità dei prossimi saloni Nautici. Nella scorsa puntata abbiamo visto le migliori barche a vela da 14 a 16 metri che potrete trovare nei prossimi saloni di Cannes (11-16 settembre) e Genova. Questa volta vediamo il meglio da 16 a 17 metri.

ELEVA THE FIFTY – 16,50 m.

Il modello d’esordio di Eleva Yachts, ad alto coefficiente di customizzazione, stupisce per le prestazioni nel vento leggero e per l’estetica ricercata, un performance cruiser di razza. Giovanni Ceccarelli ha scelto una linea originale per il ponte di coperta e per i volumi di prua. Per il resto la barca ha ottimi volumi interni e spazi assolutamente sgombri da manovre all’esterno.

Lungh. 16,50 m; largh. 4,86 m;

www.elevayachts.com

eleva layout

BALI 5.4 – 16,80 m.

Catana rinnova la sua gamma con il Bali 5.4 e cambia la mano dell’interior design: i progetti sono stati affidati al Lasta Design Studio che ha concentrato la sua attenzione sulla luce degli spazi e l’ergonomia, con linee fluide e materiali più pregiati rispetto al passato. Il Bali 5.4 ha il pozzetto che si fonde insieme al salone per formare un unico grande ambiente quasi da “archistar” regolato da una porta basculante. A sua volta, il pozzetto di estende grazie alla plancetta centrale a ribalta. Lungh. 16,80 m; largh. 8,74 m;

www.adriaship.it 

Risultati immagini per BALI 5.4

PRIVILEGE SIGNATURE 510 – 17,09 m.


Il cantiere francese Privilège (parte del gruppo tedesco Hanse) si è affidato a Marc Lombard e Franck Darnet per questo cat dal design particolare, con tantissime finestrature che garantiscono una luminosità invidiabile sottocoperta. In posizione “tattica” anche la timoneria a sinistra, in un punto protetto ma che consente la massima visibilità al timoniere. Lungh. 17,09 m; largh. 7,98 m;

www.nautigamma.com

Privilege 510 Signature

ADRIA SAIL UNLIMITED C53 – 17,45 m.

Performante, marino, sicuro, altissimo sull’acqua (ben 130 cm). Così ha pensato Vittorio Malingri il suo cat ideale, realizzato assieme a Marco Veglia e costruito da Adria Sail. Per chi ama navigare. Lungh. 17,7 m; largh. 7,80 m;

www.adriasail.it

DELPHIA 58 – 17,6 m.

Il rinnovamento della gamma del cantiere polacco passa per la matita di Tony Castro. Arriva la doppia pala del timone accompagnata da doppia ruota e le linee si fanno più accattivanti. Nuove finestrature più generose rispetto al passato, lo spigolo in carena che arriva fino a prua segnano un taglio deciso con la tradizione Delphia (acquisita di recente da Beneteau). Lungh. 17,60 m;

www.delphiayachts.eu

Risultati immagini per DELPHIA 58

Tutte le novità sui saloni di Cannes e Genova le trovi sul numero in edicola

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Ormeggi gratuiti al transito per legge? A Ponza li devi pagare

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Torniamo ancora una volta sulle disavventure estive: questa volta non in Francia, non in Croazia, non in Corsica. Un “pasticciaccio” che ha fatto discutere è in salsa squisitamente italiana.

La bellissima Ponza continua a far parlare di sé: nonostante il nuovo Codice della Nautica contenga una norma che disciplina gli ormeggi al transito (è previsto l’accosto gratuito per un massimo di quattro ore fino a tre volte nel mese, nell’area riservata agli ormeggi al transito, che devono costituire almeno l’8% dei posti di barca totali), i diportisti che toccano terra per fare veloci commissioni (leggi: cambusa) continuano a sentirsi chiedere soldi dai vari gestori del porto.

E’ vero che la nuova normativa disciplina i porticcioli turistici e quello di Ponza è del demanio, ma è anche vero che la stessa norma prescriva che l’autorità marittima locale debba stabilire, con ordinanza, una quota di posti riservati all’accosto. Quando si tratta di crocifiggere chi va per mare, la legge viene applicata a dovere: quando viene promulgata una norma che tutela i diportisti, questa non viene presa in considerazione.

Dobbiamo auspicare l’arrivo a Ponza di uno “sceriffo” in stile Vecchio West per far rispettare una legge entrata in vigore ormai da mesi?

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Il futuro della vela? Barche ecosostenibili con la chiglia a idrogeno!

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H2Boat
, start-up nata in seno all’Università di Genova (dipartimento di Ingegneria Meccanica), ha le idee chiare sul futuro della nautica da diporto. Barche a vela energicamente autonome, grazie… all’idrogeno.


Il prodotto di lancio della azienda (il cui team è composto da tre professori della scuola politecnica e sei ingegneri) è l’Energy Pack di H2Boat, un sistema che sfrutta la tecnologia dell’idrogeno per rendere disponibile alle imbarcazioni da diporto, in particolare quelle a vela, tutta la corrente necessaria per gli impianti di bordo.


IL SISTEMA ENERGY PACK

Il sistema rappresentato si compone di tre parti: una cella a combustibile, in grado di produrre energia elettrica dall’idrogeno; un accumulo ad idruri metallici, in grado di stoccare grandi quantità d’idrogeno in modo sicuro a basse temperature e basse pressioni e un elettrolizzatore, in grado di produrre idrogeno dall’acqua. Nella figura 2 è riportato un esempio dell’Energy Pack composto da cella a combustibile e sistema di stoccaggio ad idruri metallici modulare.

L’Energy Pack 1 può essere inserito in qualunque tipo di imbarcazione nella taglia più idonea in funzione delle necessità dell’utilizzatore e degli spazi disponibili a bordo. Lo stesso sistema può trovare applicazione anche in ambito terrestre dove è richiesto un accumulo di energia in contesti isolati.

LO STOCCAGGIO NELLA CHIGLIA
Il passo successivo è stato quello di ingegnerizzare il sistema di stoccaggio dell’idrogeno all’interno della chiglia di una barca a vela, attraverso la progettazione di un bulbo in grado di contenere gli idruri metallici e di una deriva contenente tutte le connessioni necessarie per il loro funzionamento, (Figura 3). Il prototipo rappresenta la trasposizione dell’Energy Pack 1 sulle barche a vela.

Attraverso questa soluzione brevettata è possibile avere a bordo uno stoccaggio di idrogeno sicuro e capiente in grado di essere trasformato direttamente in energia con elevati rendimenti, senza rumore o vibrazioni, a zero emissioni, senza aumentare il peso della barca! e di conseguenza senza diminuirne le prestazioni o occupare prezioso spazio a bordo.

LA RICARICA
Il sistema è pensato per essere ricaricato a bordo, come una tipica batteria al piombo, attraverso la corrente elettrica disponibile in banchina, o sfruttando le fonti di generazione rinnovabili mediante pannelli solari, generatori eolici, eliche a trascinamento, o ancora se necessario mediante alternatore del motore o tramite un generatore di bordo.

Dicono in azienda: “I nostri prodotti rivoluzioneranno la vita di bordo offrendo comfort oggi irraggiungibili con i tradizionali accumulatori elettrici, rendendo disponibile la corrente 230V AC con tutte le sue applicazioni domestiche, la climatizzazione, winch elettrici e la possibilità di avere una propulsione elettrica supplementare e/o alternativa al diesel, da utilizzare nelle aree marine protette, nelle andature vela-motore elettrico o in emergenza sempre in completo silenzio e senza alcuna emissione”.

Volete saperne di più? Passate allo stand H2Boat allo stand n° V27 nella zona Sailing World dove il team sarà lieto di illustrarvi il sistema in funzione.

www.h2boat.it

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La denuncia: “Boe e cavi sotto al pelo dell’acqua alla Maddalena: con ventone si rischia grosso!”

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maddalenaLa cala Francese alla Maddalena (uno dei migliori ridossi da maestrale della zona) è interdetta da un cavo con tanto di boette, non segnalato. E gli ignari diportisti che cercano riparo rischiano grosso. Ecco la testimonianza (datata 6 settembre) del velista Gabriele Crescioli inoltrata al direttore del Parco della Maddalena:

Scrivo… far presente alla direzione del parco della Maddalena che proprio nell’isola della Maddalena, la cala Francese (uno dei migliori ridossi da maestrale della zona) è interdetta da un cavo con tanto di boette.

Rimane a disposizione solo la parte più esterna con quasi 15 metri di fondale.

Io capisco ogni tutela dell’ambiente, la approvo e la condivido, ma questo avrebbe potuto essere fatto senza mettere in pericolo l’eventuale ignaro diportista che con 30 o più nodi di vento dal 1 o 4 quadrante cerchi rifugio in una baia storicamente usata da sempre per questo.

La chiusura non è segnalata nel sito del parco della Maddalena né nelle brochure rilasciate da l’ufficio del turismo date alla stampa dallo stesso parco. Nè tantomeno nel mio portolano.

La scelta di lasciare solo la possibilità di ancorarsi a 15 mt è pericoloso perché i rischi di spedare l’ancora sono elevati con vento forte a meno che non si incastri fra le eventuali rocce presenti sul fondale (cosa altrettanto grave).

L’aver messo una cima fra le boette che chiude quasi tutta la baia è perciò assolutamente pericoloso per l’ignaro velista che magari vi cerca rifugio anche perché, come l’incidente mortale a Rimini dovrebbe ricordare a tutti, entrare in un porto con venti di 30 o 40 kn è assolutamente da evitare.

Nel sito del parco non vi sono indicazioni di queste boe né di altre come non vi sono indicazioni su dove sono eventuali gavitelli a cui attaccarsi. Faccio presente che bastava aver portato la linea di boe più su di 100 mt per permettere ai bagnanti ed ai diportisti l’assoluta sicurezza che anche io oggi, in una giornata di temporali, cercavo.

Non sottolineo che, come tutti i diportisti, ho pagato quasi 100 euro direttamente alle casse del parco per avere il piacere di navigare secondo le regole (che non prevedono di stare all’ancora dalle 22 alle 6 se non si ha il serbatoio delle acque nere ….come se dalle 6 alle 22 uno normalmente non ….), al contrario dei turisti sulla spiaggia, vorrei però in cambio avere almeno gli stessi diritti di sicurezza e tranquillità.

Nella certezza che la sicurezza associata al rispetto dell’ambiente possa guidare un immediato intervento di ripristino delle condizioni di sicurezza e di corretta informazione, porgo cordiali saluti.

Gabriele Crescioli

fonte immagine: civitavecchia.portmobility.it

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Verso i Saloni: tutte le ultime novità. Nona puntata: da 17 a 18 metri

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La rassegna è arrivata al nono e penultimo episodio. Nella scorsa puntata abbiamo visto le migliori barche a vela di 16 metri che potrete trovare nei prossimi saloni di Cannes (11-16 settembre) e Genova.  Questa  volta vediamo la top five delle migliori da 17 a 18 metri.

 

PRIVILEGE SIGNATURE 510 – 17,09 m.


Il cantiere francese Privilège (parte del gruppo tedesco Hanse) si è affidato a Marc Lombard e Franck Darnet per questo cat dal design particolare, con tantissime finestrature che garantiscono una luminosità invidiabile sottocoperta. In posizione “tattica” anche la timoneria a sinistra, in un punto protetto ma che consente la massima visibilità al timoniere. Lungh. 17,09 m; largh. 7,98 m;

www.nautigamma.com

Privilege 510 Signature

ADRIA SAIL UNLIMITED C53 – 17,45 m.

Performante, marino, sicuro, altissimo sull’acqua (ben 130 cm). Così ha pensato Vittorio Malingri il suo cat ideale, realizzato assieme a Marco Veglia e costruito da Adria Sail. Per chi ama navigare. Lungh. 17,7 m; largh. 7,80 m;

www.adriasail.it

DELPHIA 58 – 17,6 m.

Il rinnovamento della gamma del cantiere polacco passa per la matita di Tony Castro. Arriva la doppia pala del timone accompagnata da doppia ruota e le linee si fanno più accattivanti. Nuove finestrature più generose rispetto al passato, lo spigolo in carena che arriva fino a prua segnano un taglio deciso con la tradizione Delphia (acquisita di recente da Beneteau). Lungh. 17,60 m;

www.delphiayachts.eu

Risultati immagini per DELPHIA 58

 

45 ICE 60 – 17,99 m

Esteticamente la barca segue il “family feeling” di casa Ice. La tuga ricorda quella dell’Ice 62, la larghezza pronunciata a poppa e i volumi rotondi invece riprendono quelli già visti, e apprezzati, sull’Ice 52. Non poteva poi mancare una delle firme che hanno contraddistinto la recente produzione Ice Yachts, la prua a “scimitarra” con  flesso leggermente negativo, un marchio di fabbrica inconfondibile.

Lungh. 17,99 m; larg. 5,20 m;

www.iceyachts.it

 

46 ICE CAT 61 – 18,60 m. Il catamarano ad alte prestazioni, costruito come un pezzo unico e “al top”? Esiste, è italiano, si chiama Ice Cat 61: realizzato con ampio usco del carbonio, che viene infuso con resina epossidica. La riduzione del peso permette di aumentare il carico destinato a una lunga crociera, cambusa e attrezzature varie, senza compromettere le prestazioni.

Lungh. 18,60 m; largh. 8,20 m;

www.iceyachts.it

Tutte le novità sui saloni di Cannes e Genova le trovi sul numero in edicola

 

 

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Quando l’avventura è tutto: osservare le balene nei mari dei Vichinghi

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No, non è un’immagine tratta dalla serie Vikings. Ma si, è una foto scattata in una zona dove un tempo gli antichi Vichinghi erano soliti navigare. L’imbarcazione a vela che vedete nella foto è lo schooner Hildur fu costruito ad Akureyri, Islanda, nel 1974 da due maestri d’ascia. Fa parte della flotta di North Sailing, un’organizzazione che ha sede a Húsavík, nord dell’Islanda, fondata nel 1995, che si occupa principalmente di tour dedicati al whale watching su barche come quella che vedete in foto. Si tratta di una società pioniera nel mondo dell’avvistamento dei cetacei, e attiva in alcune delle zone più belle della terra, quelle appunto dell’estremo emisfero nord a ridosso dell’Europa.

La foto in particolare è stata scattata a Scoresby, un fiordo della Groenlandia lungo 350 km, uno dei più grandi al mondo, zona abitualmente battuta dai tour di North Sailing.

E se siete dei velisti a cui piace l’avventura, pur in un genere diverso non potete che continuare a leggere cosa vi proponiamo sotto.

CACCIA ALL’AVVENTURA
Ci siamo messi nei panni dei velisti più ardimentosi e vogliosi di provare emozioni uniche e girando per il web ci siamo imbattuti in Another World Adventures, un’agenzia di viaggi indimenticabili. Le due fondatrici, Tori Howse e Larissa Clark, si sono conosciute a bordo di una Tall Ship di 100 anni durante una traversata atlantica dall’Europa al Brasile: non deve stupire quindi se buona parte delle proposte dell’agenzia riguardano esperienze veliche.

A parte le possibilità di imbarco per la Clipper (giro del mondo a tappe) e la ARC (transatlantica), troverete opzioni quali la circumnavigazione della Gran Bretagna, la traversata dal Sud Africa all’Europa su una tall ship olandese, navigazioni dalla Spagna alle Azzorre, lungo la costa del Marocco, in Groenlandia, esperienze di vela e sci in Norvegia e Islanda, spedizioni scientifiche ai Caraibi…

ANCHE IN ITALIA
Proseguendo il nostro giro sul web, rimanendo in Italia, abbiamo esplorato le pagine del sito di Equinoxe (del velista oceanico Corrado Di Majo). C’è una sezione, denominata “Expeditions”, in cui vengono proposte delle vere e proprie “velavventure”. Come navigazioni al Polo Nord, in Groenlandia, alle Svalbard, in Antartide. Oppure alle Galapagos, sulle orme di Darwin e tra gli atolli selvaggi delle Maldive, Tonga e chi più ne ha più ne metta. Basta essere lontani dal cosiddetto mondo civilizzato.

 

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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte 26: da Danforth a Depressione

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Prosegue l’esilarante viaggio goliardico nella terminologia marinaresca, “demolita” scherzosamente dal nostro Adriano Gatta: ecco a voi il Vocabolario Semiserio del Velista…

DANFORTH
Parliamo sempre di tipi di ancore; ma a differenza della C.Q.R. che significa sicura, questa esprime (nell’idioma del Nord Adriatico) chiaramente ciò che produce sul dritto di prua se non salpata correttamente e troppo rapidamente: un dann fort.

DARE BUONO
Quando andate in una certa catena di Supermercati(che non citiamo per correttezza) a fare Cambusa, ogni Tot. di spesa vi danno un buono sconto da utilizzare per le spese successive.

DARE FONDO
Si può dare fondo a parecchie cose:

  1. alla cambusa; quando, assatanati dai morsi della fame, svuotate la dispensa mangiando tutto ciò che c’è di commestibile.
  2. alla cassa comune; quando, dopo che l’equipaggio ha deciso che sarete voi a tenere la cassa comune, vi recate a fare la spesa dando fondo a tutti gli €uri che avevate nel classico borsellino di bordo per acquistare dolci e liquori.
  3. alle risorse; quando, non avendo programmato bene i turni, vi ritrovate, distrutti, a dover fare tutto voi a bordo mentre gli altri gozzovigliano o al più dormono.
  4. all’ancora; beh, questo è banale. Basta prenderla e farla in qualche modo

scivolare in acqua e poi andare, tranquilli, sottocoperta a dormire.

DARE FUORI
Dicesi di comportamento incontrollato, normalmente dello skipper neo patentato, quando, nella situazione N.° 3 sopracitata, si ritrova a dover sbrigare tutti i compiti e le mansioni di bordo, mentre il resto dell’equipaggio non fa una beata Fava.
Altro caso, ben più grave, quello delle donne di bordo che, a causa di:
eccessivo sbandamento, onda formata, risacca con relativo fastidiosissimo rollio, etc.etc.etc., normalmente, danno fuori.

DELEGAZIONE DI SPIAGGIA
Gruppo di persone, generalmente di ceto sociale elevato, abituali frequentatori di una determinata spiaggia(più frequentemente della Versilia o della Riviera Ligure di Ponente) che organizzano manifestazioni e concorsi di bellezza con ragazze in succinti costumi da bagno(vedi Miss maglietta bagnata o Miss Muretto di Alassio).
Sulla Riviera Romagnola, notoriamente più casereccia e nazional-popolare, la delegazione di spiaggia è sostituita da un gruppo di muscolosi bagnini che organizzano gare di Ballo Lìssio……

DELFINIERA
Istruttrice di Delfini(vedi foto)
Presso il Delfinarium di Riccione lavorano numerose ragazze che addestrano i delfini e vengono appunto chiamate delfiniere.

DELTA
Zona di bassi fondali caratteristica della foce di un fiume che si divide in numerosi rami.
A differenza dell’Estuario, nel delta è molto difficile navigare a vela.

DENTI DI CANE
È possibile trovarne alcuni in Cuccetta(vedi) se il Vostro cane, che vive a bordo, soffre di Piorrea.

DEPRESSIONE
A differenza dell’ira che vi assilla dopo 9 giorni di Maestrale, la depressione, normalmente vi prende dopo 9, o anche meno, giorni di Bonaccia.

CONTINUA…

QUI IL LINK ALLA PUNTATA PRECEDENTE

QUI IL LINK A TUTTE LE PUNTATE DEL VOCABOLARIO

CHI E’ L’AUTORE DEL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela. Da anni va a zonzo per il Mediterraneo con il suo Sun Odyssey 40 Bravo Papà 3

NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
N.B.2 tutti i termini presenti nel vocabolario sono termini legati alla marineria; se volete conoscerne il reale significato vi consiglio: IL VOCABOLARIO DEL VELISTA di Giancarlo Basile ed. Incontri Nautici.
N.B.3 come tutti i vocabolari che si rispettino, i termini sono tutti, CATEGORICAMENTE, in ordine alfabetico.
N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
N.B.6 le immagini, sia di copertina che nel testo, sono tutte dell’Autore.
Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
L’Autore
Adriano Gatta
DISCLAIMER: L’interpretazione alla lettera di tutti i termini presenti in questo vocabolario, può provocare gravi danni alla Vostra imbarcazione, a quelle naviganti in acque limitrofe alla vostra, agli equipaggi ed a tutte le persone coinvolte nella lettura. L’Autore declina ogni responsabilità per danni a persone o cose causati dalla corretta interpretazione dei termini stessi presenti nel Vocabolario. Per una corretta navigazione, si prega di fare riferimento, unicamente, a testi che trattino, seriamente, la terminologia marinaresca.

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Verso i Saloni: tutte le ultime novità. Decima puntata: da 20 a 25 metri

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Decimo e ultimo episodio, ecco la top 5 tra le barche a vela più grandi dei prossimi saloni: Cannes (11-16 settembre) e Genova.: Nella scorsa puntata abbiamo visto le migliori barche a vela di 17 a 18 metri, questa volta scopriamo il meglio da 20 a 25 metri.

 

FOUNTAINE PAJOT 67 – 20,46 m.

La nuova ammiraglia del colosso francese punta molto sul lusso di altissima qualità, disponibile in tre differenti versioni ad alta personalizzazione, proponendo anche una piscina sul flybridge. Proprio il ponte sollevato è la vera zona di comando, così da lasciare libero tutto lo spazio sottostante.
Lungh. 20,46 m; largh. 9,84 m.

www.catamarans-fountaine-pajot.com

Risultati immagini per FOUNTAINE PAJOT 67

CNB 66 – 20,61 m.

Per quanto riguarda lo scafo, soluzioni oceaniche per il CNB 66, progettato da Philippe Briand insieme
a Jean-Marc Piaton e Rafaël Bonet: ha una carena con spigolo che da poppa si prolunga fino a metà barca e la doppia pala del timone. Sempre elegante e in “stile CNB” il ponte di coperta, con oblò a filo.
La tuga “corta” lascia spazio a una comoda deck house e a uno spazio dedicato alle manovre a prua della doppia timoneria con winch centrale.

Lungh. 20,61 m; largh. 5,51 m;

Risultati immagini per CNB 66

www.cnb-yachts.com

 

MYLIUS 80 – 23,43 m.

Il progetto è sempre di Alberto Simeone il papà dei Mylius, e questo 80’ è infatti un vero “Purosangue Mylius”. La tuga è quella che ha reso famosi gli scafi del cantiere italiano, la careno dello scafo è all’insegna delle forme morbide con volumi anteriori consistenti. Costruzione dello con ampio uso di carbonio, coperta che ricerca la massima pulizia con tutte le manovre completamente a scomparsa, un particolare utile sia in regata per potere muoversi senza inciampi sia soprattutto in crociera per avere massima comodità.

Lungh. 23,43 m; largh. 5,85 m;

www.mylius.it

Risultati immagini per MYLIUS 80

6MS YACHTBAU Y8 BRENTA 80 AC – 23,99 m.

Questo splendido 80 piedi, in carbonio alleggerito, è stato pensato per dare all’armatore la possibilità di timonare e di effettuare le manovre in totale autonomia dal pozzetto di poppa. Una coperta così pulita e “flush” è una gioia per gli occhi.

Lungh. 23,99 m; largh. 6,00 m;

www.msyachtbau.com

 

EUPHORIA 84 – 25,60 m.

La mano di Gérman Frers c’è tutta nelle linee del 25 metri del cantiere turco Sirena Marine. Belle le finestrature sulla tuga che partono sottili a prua per alzarsi verso poppa, ad aumentare la sensazione di sportività. La coperta è pulitissima, con uno spazio prodiero vivibile che la metratura di un appartamento!

Lungh. 25,60 m; largh. 6,30 m; www.sirnew.com,

www.euphoriayachts.com

Tutte le novità sui saloni di Cannes e Genova le trovi sul numero in edicola

 

 

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C’è la seconda sfida italiana alla Coppa America: si chiama Columbus 2021

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La notizia che non ti aspetti arriva in una mattina di fine estate, l’Italia avrà una seconda sfida in Coppa America di Auckland 2021 oltre a Luna Rossa, il nuovo sindacato che si chiamerà Columbus 2021 è ormai ai dettagli. La notizia, forte e chiara, arriva da Imperia. La sfida verrà lanciata infatti dallo Yacht Club Imperia.

Il sindacato sarà formato da un network di aziende. Capofila di queste aziende sarà il marchio italiano Bertone Design che ha come presidente Aldo Cingolani. Ancora segrete le altre aziende, ma ci sarà la partecipazione di alcuni centri di ricerca universitari per lo sviluppo e la progettazione delle tecnologie.

La barca sarà costruita dalla italiana Adria Sail e verrà progettata da Bertone Design. L’idea del sindacato è quello di fare almeno due partecipazioni alla Coppa, non partecipazioni simboliche ma competitive. Il budget dichiarato per la prima sfida parte dai 50 milioni di euro.

Il team è in corso di formazione e non sono stati resi noti i nomi. Ma si parla di nomi italiani, presenze femminili, e velisti provenienti da entrambi gli emisferi, sarà un equipaggio internazionale e verrà reso noto nei prossimi mesi. Gli allenamenti si svolgeranno a Imperia.

A parlare per conto del sindacato italiano a Imperia è stato Roberto Podda, dello studio legale K&L Gates.

Mauro Giuffrè

NEWS IN AGGIORNAMENTO

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“Caro velista, non ti arrabbiare!”– La poesia di una neofita alla Vela

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Qualche tempo fa abbiamo pubblicato tre raccolte di frasi da non dire mai ad un velista, per le quali abbiamo attinto alla nostra esperienza e, soprattutto, ai vostri suggerimenti. Una selezione di domande e storpiature che farebbero ridere anche il più burbero dei marinai. Queste 30 frasi hanno divertito chi va da sempre per mare, ma anche chi la vela l’ha appena conosciuta e ricorda ancora tutte le domande “ingenue” che ha fatto, tanto da dedicare una poesia ai velisti chiedendo di portare pazienza: Se non avessi trovato il coraggio di fare domande ingenue non avrei imparato!”.

Siamo velisti o capitani?

Caro velista, non ti arrabbiare,
da qualche parte dovevo pur cominciare.
Amo il mare, la brezza tra i capelli,
i lupi di mare mi sembran tutti belli.

Mi avvicino alla barca con grande reverenza
se oso chiedere, tu abbi pazienza.
Arrivo incerta dalla lontana pianura
il vento e la notte mi fanno paura.

Chiedo se c’è il bagno o magari il motore
(a ogni richiesta so che una sirena muore).
Respira, e dimmi se se le mie scarpe van bene:
con i tacchi lo so, mi dai in pasto alle balene.

Sono cime, non corde! Lo devo imparare.
Qualche volta mi confondo e ti chiedo di guidare.
Non si gira, si vira! ripetilo di nuovo.
Dammi solo un momento, il volante lo trovo.

Quando avrò il permesso di salire a bordo
farò del mio meglio per andare d’accordo:
se mi preoccupo perché la barca va storta,
non ce l’ho con te, spiega e sopporta.

Se sono qui, Capitano, qualcosa ci unisce
cerchiamo libertà in un tramonto che zittisce.
Il fascino dell’ignoto ci fa guardare lontano,
ma tu resti per mare, io lavoro a Milano.

Poi urli qualcosa contro il mio sguardo perso,
non capisco l’ammonimento e sto di traverso:
tu sotto la barba già ridi, pensando all’ematoma,
io guardo l’orizzonte e non sto attenta al boma!

Da Attenti al boma

 

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Ecco come virare e ammainare randa… senza l’aiuto di nessuno

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Non ci stancheremo mai di ripeterlo, se navigate con un equipaggio ridotto o alle prime armi, dovete ragionare come navigatori solitari. Questo è il concetto che abbiamo deciso di portare avanti nella rubrica a cura dell’esperto skipper Luca Sabiu: se non potete contare che su voi stessi, a bordo di una barca a vela, dovrete eseguire manovre semplici che si basano su gesti studiati e collaudati. Senza mai agitarsi, perché trasmettere paura all’equipaggio peggiorando la situazione. In questa puntata Luca, sempre ipotizzando di essere a bordo di una barca da crociera, ci svela passo per passo come virare senza l’aiuto di nessuno (nemmeno dell’autopilota) e un efficace trucchetto per ammainare la randa da soli.

COME VIRARE DA SOLI
(e senza autopilota)

La virata in solitario, senza utilizzare il pilota automatico, è una manovra molto semplice (anche in condizioni di vento più sostenuto) se avete bene in testa la sequenza giusta di operazioni da compiere. Questo tipo di manovra funziona qualora stiate navigando di bolina stretta. Vi spiego come fare.

1. Ricordate che dovrete assolutamente essere di bolina stretta (ad angoli più larghi la manovra non verrà e dovrà essere eseguita diversamente).

2. Cazzate con decisione la scotta sopravento, che diventerà poi quella in uso (questo consente di recuperare l’imbando e di assicurarvi che non ci siano incastri nella scotta, rimarrà poca cima da cazzare nella manovra).

3. Mettete in chiaro, con calma, la scotta sottovento che andrete a lascare (è fondamentale che la scotta fili via senza intoppi o saranno guai, soprattutto quando il vento soffia più forte).

4. Adesso orzate decisamente con il timone, senza indugi perché ogni esitazione rischia di fermare la barca e se c’è poco vento resterete piantati, mentre con ventone rischierete di non governare più e fare danni.

5. La barca virerà e a quel punto avrete tutto il tempo di terminare di cazzare gli ultimi metri di scotta con calma. Et voilà, avete cambiato mura senza neanche accorgervene!

I VANTAGGI
– Avete fatto tutto da soli
– Avete evitato ogni agitazione all’eventuale equipaggio perché avete comunicato sicurezza, eseguendo la manovra in poche e semplici mosse
– Non siete mai usciti dal pozzetto minimizzando i rischi
– Nessuna cima ha sbattuto impazzita rischiando di fare danni

COME AMMAINARE LA RANDA DA SOLI
Una delle manovre che mettono più timore al diportista insieme all’ormeggio è l’arrivo in porto ed essendo lui solo deve gestire randa, genoa, parabordi, accensione motore, chiamata radio, avvicinamento… Negli anni ho perfezionato questa manovra fino ad arrivare alla sequenza semplificata definitiva. Il primo di questi passaggi è l’ammainata della randa in solitaria. Ricordatevi sempre, al termine dell’issata, o comunque ogni volta che viene cazzata o lascata, di risistemarla addugliata intorno al winch a otto in modo che non si formino cocche. Inoltre, non dimenticate che l’accensione del motore deve avvenire solo dopo aver recuperato tutta la drizza per evitare che la cima si incattivi nell’elica o nella pala.

1. Sistemate la drizza della randa addugliata a otto nel winch dedicato, in modo tale che non si formino cocche. Questa fase è delicatissima. Qualsiasi sia l’andatura riportatevi sempre di bolina abbastanza comoda.

2. Solitamente si chiude prima genoa e poi randa, nella mia manovra invece la prima ad essere ammainata è la randa. Lascate abbondamentemente la scotta randa per portare la vela completamente “al vento”.

3. Gettate la drizza a otto a mare dal lato sottovento. Come detto, il posizionamento della drizza a otto è essenziale per evitare cocche che interferirebbero con la manovra.

4. Solo una volta che la drizza è completamente sciolta in acqua, immersa e filante, aprite lo stopper e levate la drizza dal self-tailing del winch.

5. A questo punto la randa per l’attrito esercitato dalla drizza in acqua, scenderà da sola gradualmente per darvi il tempo di andare all’albero a sistemare la vela nel Lazy-bag. Il peso della cima della drizza in acqua controbilancerà infatti la caduta per gravità della randa con l’effetto di evitare spiacevoli incastri nel Lazy jack dovuti a una caduta brusca.

I VANTAGGI
– La randa è ammainata senza necessità di equipaggio
– Non siete dovuti andare prua al vento perdendo il governo, permettendo alla barca di continuare a navigare con fiocco issato
– Mantenendo una bolina, avete evitato (specialmente in condizioni di aria sostenuta) movimenti incontrollati del boma

 

LUCA SABIU

Luca Sabiu, 43 anni, è milanese di nascita e “cittadino del mare per adozione dall’età di 5 anni”. Comandante navi da diporto, istruttore con più di 200 allievi all’attivo, professionista oceanico e navigatore solitario da tempo in prima linea per la sensibilizzazione alla sicurezza in mare. Collabora con la Scuola Nautica Vivere la Vela, a capo del team d’eccellenza Mastersail: i suoi corsi di formazione alla navigazione d’altura sono un’esperienza unica a 360°. Ci mostrerà, in questa e nelle prossime puntate, la preparazione della barca e i segreti per effettuare tutte le manovre in equipaggio ridotto.

www.viverelavela.com

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A settant’anni partono per circumnavigare il mondo a vela

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La vela ci insegna ogni giorno che non esiste un’età per decidere di lanciarsi in un’avventura intorno al mondo. Così il medico Massimo Vecchietti e sua moglie, Paola Broggi, hanno deciso di lanciarsi a settant’anni nella circumnavigazione della terra da est a ovest seguendo la fascia degli Alisei, venti costanti che spirano nelle regioni tropicali. Il progetto si chiama Drops in the Sea e non prevede un semplice viaggio fine a sé stesso. “Questa non è certamente una impresa titanica, né siamo i primi a farlo, ma noi vorremmo caratterizzarla, oltre che come esperienza di navigazione, anche – e soprattutto – con finalità umanitarie, portando ai bambini ed alle popolazioni disagiate degli arcipelaghi lontani materiale scolastico , farmaci e assistenza medica.”

Con queste parole Massimo e Paola raccontano qual è il loro obiettivo e come intendono portarlo a termine, ben consapevoli che quello che possono fare “è solo una goccia in un mare di bisogni”. La barca con cui partiranno è l’Amel Super Maramu, Patchouli II, un due alberi che dalla partenza avrà a bordo materiale scolastico ( quaderni, matite, biro, pennarelli, ecc.), un gran quantità di farmaci salvavita e di base, uno strumentario chirurgico ed un elettrocardiografo.

Visto il tipo di navigazione che Patchouli II si prepara a fare, l’attrezzatura di bordo comprende pannelli solari, un generatore eolico e un idro-generatore per navigare rispettando al massimo l’ambiente. La barca è a Loano per i lavori di riallestimento e non appena sarà pronta ad affrontare la navigazione oceanica, farà rotta verso gli oceani. Dopo la partenza, prevista nella primavera del 2019, Paola e Massimo attraverseranno l’oceano Atlantico, Pacifico e Indiano, rimanendo in navigazione per circa 5 anni, cercando di portare il loro aiuto dove c’è bisogno.

 

Buon vento!

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VIDEO Bora Fast prepara la sua Rolex Middle Sea Race: e noi vi racconteremo il “dietro alle quinte”

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Bora Fast, il Sun Fast 3600 di Piercarlo Antonelli
, ci ha appassionato lo scorso anno alla Rolex Middle Sea Race della burrasca; una edizione molto dura che ha visto poche barche tagliare la linea d’arrivo. Bora Fast ha condotto una regata importante sempre nelle posizioni di testa. La classifica finale l’ha vista 4° assoluta e 3° di classe in ORC e 9° assoluta e 3° di classe in IRC; ha, tra l’altro, avuto l’onore di essere stata la prima barca italiana classificata.

Un’avventura così non si può dimenticare e Piercarlo con la sua Bora Fast torna alla Middle Sea Race (partenza il 20 ottobre) sperando di entusiasmarsi ed entusiasmare anche quest’anno perché questa è una regata che entra nel sangue: dura, tecnica, marinaresca in scenari bellissimi. E torna con rinnovate ambizioni e un equipaggio di alto livello: non possiamo svelare i nomi, per ora, ma ci sarà qualche interessante sorpresa.

La barca è già a Malta per un po’ di cantiere, qualche cura e coccola necessaria. Carena e fairing, revisione elettronica, tagliando motore e manutenzione attrezzatura di coperta, tutto il necessario per arrivare sulla linea di partenza in ordine e senza preoccupazioni; a quel punto ci sarà solo da spingere e portare la barca al meglio, a quel punto ci saranno solo gli uomini che, speriamo, ci faranno divertire anche quest’anno. E noi iniziamo a raccontarvi “l’avvicinamento” alla regata (oltre 600 miglia con partenza da Malta, giro in senso antiorario della Sicilia e ritorno a Malta passando per Stromboli, Favignanana, Pantelleria e Lampedusa). A presto le prossime puntate!

IL SALUTO DI PIERCARLO ANTONELLI APPENA ARRIVATO A MALTA

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Classiche o tecnologiche, da Imperia alla Sardegna: lo spettacolo delle vele d’epoca e dei Maxi

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Dall’ultra classico all’ultra moderno: da Imperia a Porto Cervo. Dalle barche d’epoca ai super maxi, il weekend della vela italiana e internazionale ha parlato due lingue idealmente opposte ma unite da passione e fascino comune, quella del grande yachting. Le Vele d’Epoca di’Imperia e la Maxi Yacht Rolex Cup sono i due eventi clou delle regate di settembre e anche questa volta non sono mancati i grandi numeri e lo spettacolo.

VELE D’EPOCA D’IMPERIA

58 barche iscritte alla super classica delle regate d’epoca. Alla fine dei 4 giorni, il trend dei risultati settimanale sono stati pressoché confermati in tutte le classi coinvolte che, ricordiamo, sono state 8, così suddivise: Big Boat – Classici 1 e 2 – Epoca Aurici 1 e 2, Spirit of Tradition, Epoca Marconi 1 e 2.

Questi i vincitori di ogni classe dopo 4 giorni di regata. Premiati i primi tre classificati di ogni Classe

Big Boat: Mariska (1,1,1,1)
Classici 1: Il Moro di Venezia I (1,1,1)
Classici 2: Resolute Salmon (1,1,1)
Epoca Aurici 1: Olympian (1,1,1)
Epoca Aurici 2: Tilli XV (2,1,1)
Epoca Marconi 1: Comet (1,1,3)
Epoca Marconi 2: Cippino II (1,1,1)
Spirit of Tradition: Dulcinea (1,1,1)

Il Premio speciale Panerai, per il Panerai Classic Yachts Challenge è andato ai primi overall dei 4 gruppi: Big Boat, Spirit, Classici ed Epoca.

Overall Yacht Big Boat: Mariska 
Overall Yacht Spirit of Tradition: Dulcinea
Overall Yacht Classici: Il Moro di Venezia I 
Overall Yacht Epoca: Cippino II

MAXI YACHT ROLEX CUP

Solo un giorno di stop dovuto all’assenza di vento, poi sempre buone condizioni che hanno permesso di svolgere sia prove costiere che a bastone.

La Wally Class ha visto il successo W80 Lyra  con un invidiabile “score” costituito due secondi posti come peggior risultato. Un debutto decisamente inaspettato per il nuovo armatore della barca, il canadese originario di Hong Kong Terry Hui.

Il Rolex Maxi 72 World Championship è stato matematicamente assegnato con una giornata d’anticipo, a Momo del socio YCCS Dieter Schoen davanti a Cannonball, armata anch’essa da un socio YCCS, Dario Ferrari. Netta la supremazia di Momo che ha praticamente dominato tutta la settimana di regate.

Vincitore della classe Super Maxi è stato il J-Class Topaz, seguito dagli altri due J-Class presenti,  Velsheda e Svea. Questi yacht maestosi ed eleganti, concepiti negli anni ’30 del secolo scorso per contendersi l’America’s Cup, hanno regatato assieme ad altri superyacht moderni usando il sistema di compenso ORCsy. Tuttavia, utilizzando il sistema di compenso studiato appositamente per la J-Class il vincitore sarebbe stato Svea.

La classe Maxi ha visto il dominio del Southern Wind 82 Grande Orazio, del socio YCCS Massimiliano Florio, vincitore con una giornata d’anticipo davanti a Vera e Rambler.

Tra i Mini Maxi gruppo 1, Supernikka di Roberto Lacorte si è matematicamente assicurata la vittoria con una giornata d’anticipo, sul podio sono saliti lo Swan 601 Lorina 1895 e Wallyño di Benoit de Froidmont. Analoga situazione in gruppo 2, dove H2O del socio YCCS Riccardo De Michele aveva già vinto in anticipo nella sua classe. Con lui sul podio lo Swan 65 Shirlaf di Giuseppe Puttini e lo Swan 651 Lunz Am Meer di Marietta Strasoldo.

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Partecipa alla VELA Cup, anche se non hai una barca e l’estate non finisce mai!

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La  VELA Cup quest’anno arriva per la prima volta in Sicilia, a Capo d’Orlando (Messina), del 29 settembre. Quale location migliore per godersi un ultimo week end di vela e di mare, prima dell’inizio del vero autunno? Immersa in uno splendido tratto di costa, con l’arcipelago delle Eolie a poche miglia di distanza, questa cittadina è il luogo perfetto per veleggiare: i venti di termica soffiano tutto l’anno rendendo la zona l’ideale per la navigazione a vela. Il marina di Capo d’Orlando è una struttura molto moderna dove, iscrivendovi alla VELA Cup, potrete ormeggiare gratuitamente per due settimane in modo da poter vivere sulla vostra pelle tutto il fascino della Sicilia.

E se non ho la barca?

Se non avete una barca o non potete trasferirla in Sicilia, ma volete comunque partecipare, nessun problema! Parallelo 38 e Sailing Race mettono a disposizione barche charter a prezzi molto convenienti per partecipare alla regata. Come ogni tappa della VELA Cup, anche la veleggiata di Capo d’Orlando è aperta a tutti. Una regata/festa dove l’obiettivo è divertirsi andando per mare e stare in compagnia: non c’è burocrazia, non sono necessari certificati di stazza, ma solo la passione per la vela! Alla VELA Cup si possono trovare i professionisti delle regate, che partecipano fianco a fianco a famiglie in vacanza che decidono di passare una giornata un po’ diversa. La magia di questa regata/festa continua a terra con la premiazione e le estrazioni dei premi per quasi tutti gli iscritti. A Capo d’Orlando, come in tutte le tappe della VELA Cup, verrà sorteggiato un super orologio – il TAG Heuer Aquaracer – tra tutti i partecipanti, insieme agli altri premi per  durante la grande festa/premiazione del 29 settembre.

La Sicilia ti aspetta, iscriviti ora!!

 

 

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