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Hylas 60, un giramondo purosangue firmato da German Frers

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C’è la firma di German Frers su una barca destinata a non passare inosservata. Stiamo parlando del nuovo Hylas 60, un bluewater cruising puro che lo studio Frers ha disegnato per il marchio che ha già all’attivo oltre 520 barche dal 1985 a oggi.

“Hylas Yachts si è fatta un nome che è garanzia di qualità grazie allo sviluppo di yacht in grado di portare i suoi croceristi intorno al mondo” racconta Andy Huang, CEO di HylasYachts. “L’H60 continua la nostra tradizione di bluewater a alte prestazioni, migliorando con questo progetto una superficie di coperta sempre più pulita e un volume impressionante di spazio interno”. Come ogni Hylas Yacht, il progetto dell’H60 inizia con la forma dello scafo, disegnata per essere efficiente in una vasta gamma di condizioni di mare.




La barca esteticamente si caratterizza per una tuga dall’altezza decisamente contenuta e una finestratura continua in stile Deck Saloon, il che esalterà decisamente il livello di luminosità interna. Il bordo libero è importante per garantire l’ampiezza dei volumi ma è spezzato dalle finestrature sulla fiancata. Tutte le manovre correranno a scomparsa per esaltare l’ampiezza delle superficie esterni sfruttabili in ogni modo grazie alla più completa pulizia.

Per gli interni, il cui disegno è stato realizzato dagli italiani di Hot Lab, saranno disponibili i layouts a 3 e 4 cabine. HotLab ha creato un design luminoso e arioso con una selezione di finiture in legno e tessuti alla moda. L’H60 ha uno scafo leggero con un nucleo a celle chiuse e infuso con resina vinilestere, rivestito con gelcoat isoftalico trasparente per monitorare il processo d’infusione. La chiglia con le alette sul bulbo è pensato per ridurre lo scarroccio e fornire il giusto raddrizzamento per supportare un piano velico potente.

Scheda tecnica H60

Lungh. 18.05 m

Lungh. gall. 16.74 m

Largh. 5.26 m

Immersione corta 2.0 m

Immersione profonda 2.5 m

Dislocamento 29,600 kg

Serbatoio acqua 1,480 lt

Serbatoio carburante 1,400 liters

Sup. vel. bolina 169.73 mq

Motore: Volvo Penta D3 150 hp

Progetto: Germán Frers

Interior Design: HotLab

Hylas Yachts

Gli Hylas Yachts sono costruiti da Queen Long Marine, Taiwan, il brand è stato fondato nel 1985. Il cantiere Queen Long è stato costruito ancora prima, nel 1978, dalla famiglia Huang. Con oltre 520 imbarcazioni lanciate finora, che vanno dai 44 ai 70 piedi, Hylas offre yacht di lusso affidabili e facilmente maneggiabili. Il team di progettazione presenta nomi di livello mondiale del design internazionale come Sparkman & Stephens, Germán Frers, Bill Dixon, Dean Salthouse e Doug Zurn.

www.hylasyachts.com

 

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Velisti, gioite! Da oggi spedite e ricevete i pacchi direttamente in banchina

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Hai rotto qualcosa a bordo e devi farti spedire il ricambio? O ti sei stancato delle solite cartoline e vuoi mandare qualcosa di più “sostanzioso”?  Ci sono già 6 marina  in tutta Italia – Vieste, Teulada, Villasimius, Balestrate, Anzio, Procida – da cui puoi ricevere e spedire per il mondo. DHL Express, azienda di trasporti e il gruppo Marinedi, network di porti turistici, si stanno impegnando nella realizzazione di una rete con cui a pochi passi dal proprio ormeggio sarà possibile inviare e ricevere documenti e merci, da più di 200 paesi. Nei sei marina citati qui sopra verranno realizzati dei service-point DHL con tutti i servizi di spedizione e assistenza commerciale in relazione alla tipologia di trasporto richiesto.

Una svolta importante in un luogo strategico come sono i porti. Sarebbe molto interessante veder aderire altri marina a questo progetto, per creare una rete mediterranea efficiente con cui spedire in tempi rapidi ogni genere di merce gli angoli del mondo, con tempistiche brevi e sicure. Ad esempio nei periodi di vacanze, quando un pezzo danneggiato può compromettere l’intero periodo di relax, l’arrivo in tempi ragionevoli di tutti i ricambi direttamente in banchina (quando il marina non offra un service di assistenza) può risolvere comodamente ogni problema. Questi service point nascono con lo scopo di porsi come un punto di riferimento non solo per i diportisti, ma per tutti gli abitanti del territorio.

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Lasciate la barca incustodita in rada? Occhio a dove siete: rischiate assurde sanzioni!

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barca incustodita
Il mare è una tavola blu (come canterebbe Edoardo Vianello), date fondo in rada a Cala Feola, a Ponza. Approntate il tender e con i vostri amici o la vostra famiglia decidete di scendere a terra, per fare due passi o un bagno. Siete tranquilli anche se non lasciate nessuno a bordo perché vi siete assicurati che l’ancora non spederà (come fa ogni buon marinaio). E vi siete organizzati in modo tale da poter tenere la barca sott’occhio anche quando siete a terra per intervenire velocemente. Alzi la mano chi non lo ha mai fatto.

LE ORDINANZE “MALEFICHE”
Sappiate che rischiate un multone da capogiro e la contestazione di un reato penale. Nel codice della navigazione non esiste una legge che vieti di lasciare la barca in rada incustodita, ma alcune capitanerie di porto locali hanno emesso ordinanze che invece puniscono chi dia fondo e scenda a riva senza preoccuparsi che qualcuno rimanga a bordo a controllare. Ponza (con l’eccezione della baia del Frontone), Portoferraio e Porto Azzurro (in caso di maltempo) all’Elba sono tre tra le località interessate da tali assurde ordinanze (e le più “testimoniate”). Abbiamo provato anche noi a stilare una lista di “posti vietati”, ma raccapezzarsi tra le varie ordinanze locali è difficilissimo!

ALLA FINE CHI E’ VESSATO? IL DIPORTISTA
Non entriamo nel merito se sia giusto o no, “marinaro” o meno, lasciare la barca incustodita (lo fanno in tantissimi). A noi preme sottolineare l’ennesima assurdità all’italiana, in mancanza di una norma chiara e unificata (si può o non si può, basta saperlo!), che secondo noi lascia troppa discrezionalità – ancora una volta – alle singole Capitanerie.

Alla fine, i più vessati risultano ancora una volta i diportisti, costretti a perdere un sacco di tempo per documentarsi tra nebulose ordinanze che cambiano da rada a rada, proprio come cambiano le distanze minime dalla costa, la possibilità ancorarsi cime a terra e tanti altri parametri per i quali la multa è sempre in agguato.

E QUESTO BENEDETTO REGISTRO?
Postilla finale: restiamo in attesa del fantomatico Registro Telematico Centrale della Nautica (da istituire secondo legge già approvata), che dovrebbe far sì che tutti i dati delle imbarcazioni immatricolate siano contenuti in un unico archivio computerizzato (proprio come le auto) invece che nei 104 registri cartacei delle varie capitanerie. Che pare siano restie a “mollare” i dati…

SCOPRI TUTTE LE NEWS DI MALEDETTA BUROCRAZIA

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Si chiama FortyTwo ed è la nuova nata di Eleva Yachts

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Una sorpresa, una new entry sul segmento dei 40-45 piedi tutta da scoprie e, dati gli esordi di questo marchio, si preannuncia interessante.
Si chiama The FortyTwo il nuovo modello voluto Eleva Yachts il cui varo è previsto nella stagione 2019. Riprende i canoni estetici costruttivi e funzionali di The Fifty, il modello d’esordio del brand italiano.

La nuova barca è nata per la crociera veloce con l’obiettivo della massima sicurezza e solidità. La versione Mediterraneo è per il nostro mare, la Ocean con roll bar, è dedicata a chi vuole grande semplicità di manovra e protezione in pozzetto.

Il progetto è di Giovanni Ceccarelli. La laminazione sarà con procedimento di infusione sottovuoto con resine e materiali di alta qualità. Non ci saranno controstampi strutturali e i rinforzi sono realizzati in carbonio. Eleva Yachts ha come obiettivo quello di proporre barche a vela di grande qualità, dedicate al gran turismo nautico, progettate e costruite per essere al 100% Made in Italy.

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Il motore fa fumo? Ecco cosa ci indica il colore!

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Alcuni dei problemi al motore si possono intuire direttamente dal colore del fumo dei tubi di scarico. Ecco come “leggere” i suoi colori. Tutti sanno che il colore del fumo del motore indica se il propulsore funziona correttamente o c’è qualcosa che non va. I colori tendenzialmente sono quattro ed ecco il loro significato.

Fumo bianco

Lo dovreste notare durante le accensioni invernali o dopo un lungo periodo di inutilizzo della barca. Di norma il colore bianco è dato dall’evaporazione dell’umidità o dell’acqua depositata nei tubi di scarico. Per essere più “catastrofici” potrebbe indicare anche dell’acqua nei cilindri dovuto al carburante sporco, o addirittura un pistone bloccato. In questo caso controllate accuratamente la temperatura del motore. Attenzione alla pulizia dei filtri, incluso quello dell’aria.

Fumo grigio

Di norma lo si nota quando non si utilizza il motore da molto tempo e tutto il circuito di alimentazione potrebbe essere sporco. Bisognerebbe dare una controllata al carburante e agli iniettori. Dato che di norma si tratta di una condizione intermedia tra fumo nero e bianco, il consiglio è quello di far revisionare attentamente il propulsore.

Fumo nero

Se la fumata avviene solo alla prima accensione dopo molto tempo di inutilizzo non ci dovrebbero essere problemi, di norma si tratta di combustione di carbone presente nel carburante. Se invece il fumo nero è frequente e persiste anche in navigazione allora i problemi potrebbero essere più seri. Indica uno stato di deterioramento del motore, indagate sul circuito di alimentazione, pulite gli iniettori e verificate i filtri, incluso quello dell’aria.

Fumo blu

Indica una combustione di olio al di sopra della norma. Ne consegue ovviamente anche una minore pressione del lubrificante nel circuito e ovviamente una diminuzione del livello. Per bruciare, l’olio scivola all’interno della camera di combustione dei pistoni, e ne consegue una diminuzione della resa del motore e un intasamento delle valvole, dato dai residui dell’olio bruciato. Il fumo blu è uno dei principali segnali di usura del motore, la revisione da effettuare dovrà essere accurata.

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DANTESCO! Beccaria come Nibali, di bolina come sul pavé per una vittoria che sa di storia

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In questi giorni in cui abbiamo atteso la vittoria di Ambrogio Beccaria in arrivo a Horta, sede finale della prima tappa della Les Sables-Les Acores, cercavamo uno spunto giornalistico per raccontare la quarta vittoria di fila di Bogi e alla fine ci sono venuti in mente, nel variegato scenario delle sfide sportive Italia-Francia, un episodio e un personaggio dai tratti epici.

Il 10 luglio 2014 sulla prima pagina dell’iconico quotidiano francese L’Equipe, c’era una scritta in caratteri cubitali: DANTESQUE. Insieme alla scritta c’era la faccia stravolta di Vincenzo Nibali, eroe della quinta tappa del Tour de France all’inferno, sul Pavé della Roubaix, tra pioggia e fango. Il paragone che abbiamo scomodato è di quelli forti, lo sappiamo, ma Ambrogio Beccaria oggi è il Vincenzo Nibali della vela italiana. Con lo “Squalo dello Stretto” che vinse il Tour de France schiantando gli avversari, ha in comune la fame, la dedizione, la capacità di volare basso e quella di generare vittorie sconcertanti per gli avversari.

Quello di Ambrogio in questa prima tappa di  1 540 miglia, vinta in poco più che 11 giorni, è stato un dominio totale e incondizionato, a tratti imbarazzante per gli specialisti del Mini francese. In testa fin dalla boa di disimpegno della partenza, Geomag e Beccaria hanno dominato in modo quasi tronfio e borioso arrivando ad avere anche 110 miglia di vantaggio sul primo degli inseguitori. Siamo andati indietro nel tempo, a cercare uno skipper non francese in grado di dominare in Mini 650 tra i Serie in questo modo e, correggeteci pure se ci sbagliamo, non ne abbiamo trovati.

E crediamo ci siano pochi episodi in generale di skipper in grado di dominare in così larga misura tra i Serie, che ricordiamo è una categoria che rispetto ai prototipi presenta barche maggiormente omogenee come prestazioni e dove è quindi molto più difficile generare distacchi simili. Da sottolineare fra l’altro come i principali inseguitori di Ambrogio abbiano la sua stessa identica barca, ovvero il Pogo 3. 



Una regata praticamente senza storia. Solo la scelta tattica del milanese, un po’ rischiosa, di passare a sud di Terceira subendo il cono d’ombra dell’isola ha parzialmente rivitalizzato un finale che Beccaria ha ucciso e cannibalizzato già da molti giorni. Dobbiamo anche dire che è una fortuna che noi giornalisti facciamo il nostro mestiere e Beccaria invece faccia il navigatore. Avevamo infatti ipotizzato che a Finisterre passasse tra la Zona di Separazione del Traffico e la terra, ma Ambrogio giustamente ci ha smentito, facendo rotta dritto a ovest per andare in faccia al fronte, agganciare il vento forte e piazzare il primo break della regata che da li in poi è stata un assolo totale e incontrastato. Al passaggio del secondo fronte, più forte e deciso e sempre in arrivo da ovest, Beccaria ha fatto la stessa identica mossa, ha virato per andargli incontro mentre i suoi diretti avversari si abbassavano e si allontanavano per attutire il colpo. Ambrogio si è così a poco a poco trovato con angoli e intensità di vento differenti e più vantaggiosi rispetto agli inseguitori, scavando un solco di miglia incolmabile, con buona pace dei francesi.

E allora oggi Ambrogio Beccaria è il Vincenzo Nibali della Vela Italiana. Profilo basso, poche parole e la determinazione feroce di chi si è fatto da solo. La bolina dura con vento forte e la barca che salta onda dopo onda è stata come la bicicletta di Nibali che sobbalza sui ciottoli della Roubaix.

Questa vittoria potrebbe essere, come quella del messinese, la presa di coscienza di una netta e definitiva superiorità che sgombra l’orizzonte dalle nuvole, se mai ce ne fossero state, e accompagna all’obbiettivo di un risultato più importante, quello che non si può più nascondere, diventare il primo skipper non francese a vincere la Mini Transat. Non importa come andrà la seconda tappa della Les Sables-Les Acores, anche se ad Ambrogio importa eccome, ma ciò che conta di più è quella regata, stregata per noi italiani, che si correrà nel 2019. E saranno ancora salti sul pavè, fatica, dedizione, volare basso e chissà, magari anche gioire.

Mauro Giuffrè

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“James, potresti scaldarmi il mare?”. “Subito, sir”

Il fuoribordo è finito in acqua? Ecco come salvarlo

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State navigando ed il fuoribordo del tender finisce in acqua: è tutto perduto? Assolutamente no! Cercate di far scolare tutta l’acqua di mare e sciacquate con acqua dolce. Se non potete farlo subito meglio lasciarlo immerso, il sale seccandosi è più dannoso. Una volta recuperato levate le candele e asciugate il gruppo del motore con dell’aria compressa. Se non l’avete a bordo, potete facilmente trovarla in porto dal benzinaio. In alternativa usate un panno. Smontate il filtro della benzina e la pompa. Puliteli e asciugate il tutto con cura. Accedete al carburatore, smontatelo e accedete alla vaschetta per il getto. Asciugate tutto il circuito vigorosamente stando attenti a non danneggiare i galleggianti durante lo smontaggio e il rimontaggio. Con dello spray idrorepellente e lubrificante, irrorate l’intero motore, in modo da pulire bene soprattutto i contatti elettrici e le bobine. Rimontate le candele, ovviamente nuove, e provate con il cordino per l’avviamento a ruotare leggermente l’albero motore, se sentite il movimento poco fluido, meglio chiamare un meccanico. Se tutto va bene provate ad avviarlo e lasciando il motore al minimo lasciate che l’olio lubrifichi la meccanica.

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Ecopulita! Come rendere splendente la tua barca senza inquinare. PRIMA PARTE

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Il mio primo contatto con la vela è stato attraverso le poche fotografie che nei libri di mare si trovavano a metà pubblicazione. Immagini poco definite, spesso in bianco e nero, dove personaggi più o meno noti erano ritratti al lavoro sui loro gusci, in luoghi remoti e sperduti del globo. Da allora il mondo della nautica da diporto è profondamente cambiato, il numero delle barche costruite ha visto una vertiginosa impennata, così come l’impatto dell’antropizzazione in aree che allora non erano intaccate da questo fenomeno. Fino a non molti anni fa il mare era un grande buco che apparentemente digeriva tutto, e le barche da diporto presenti negli yachting club si conoscevano quasi tutte per nome. Oggi vediamo gli effetti di un utilizzo indiscriminato di questa risorsa per noi fondamentale, che in appena cinquant’anni siamo riusciti ad intaccare in maniera drammatica. Le conseguenze sono ben visibili quotidianamente su molte delle nostre spiagge e nei porti. A quanti oggi verrebbe in mente di lavare la propria sentina, magari con un bel detergente aggressivo, versando tutto in un piazzale di terra battuta o peggio ancora in mare? Spero a pochi, se non a nessuno!

IN ITALIA DOBBIAMO ESSERE PIU’ RESPONSABILI

Chi ama il mare deve essere portavoce della sua tutela, ma in molti casi le infrastrutture legate alla piccola nautica non agevolano questo processo. In tutti i marina che ho visitato in Olanda, dove l’acqua copre la maggior parte della superficie del paese, è presente un sistema di depurazione delle acque di carenaggio e di pulizia, e contenitori per la raccolta di rifiuti chimici speciali. In Italia nonostante ci siano leggi precise e molto severe per la tutela dell’ambiente, molto è affidato alla coscienza dei singoli, che così come trattano la cosa pubblica si relazionano a questo prezioso elemento. Quest’attitudine fa diventare il diportista l’attore principale, che è chiamato ad impegnarsi per la salvaguardia del mare e per rendere sostenibili i propri comportamenti.

LA BARCA NON è (SOLO) UN OGGETTO DA MOSTRARE!

Una delle azioni più dirette, per quanto riguarda l’impatto che la nautica ha nei confronti dell’ambiente marino, è legata alla pulizia della barca. Proprio per evitare interventi che abbiano conseguenze ancora più dannose, bisogna curare il proprio guscio nel tempo, mantenendolo efficiente e pulito. Alla scuola di vela che frequentavo da adolescente, tutte le sere sciacquavamo le barche con acqua dolce e ogni settimana le vele, facendole asciugare bene e riponendole poi in un luogo ventilato. Questo accorgimento, unito ad una navigazione costante, era sufficiente e dava ad ogni barca l’aspetto di un mezzo curato, efficiente e sicuro. Un mezzo fatto per andare per mare con ogni tempo, e non di una scarpa lustrata da indossare solo in occasioni speciali!

CERA & DETERGENTI

In un’ottica di “riduzione del danno” la cera è sicuramente un prodotto da considerare. Ovviamente, essendo un derivato del petrolio, non è biodegradabile ed è altamente inquinante. Utilizzandola però con cautela, ad inizio e fine stagione, e seguendo le dosi e le modalità consigliate dai vari produttori, si crea una protezione che previene lo sporco. Questo riduce anche l’utilizzo di prodotti per la pulizia, e l’istinto di continue spruzzate con sgrassatori di varia natura. è importante capire che tutti i detergenti, anche quelli con le etichette più verdi possibili, hanno un impatto su tutto ciò che si trova al di sotto del nostro scafo. L’immissione di un qualsiasi elemento esterno, direttamene in mare, genera un’alterazione più o meno dannosa per l’ecosistema su cui galleggiamo quando siamo a bordo. Qualora fosse proprio necessario l’utilizzo di detergenti specifici, bisogna accertarsi che il prodotto scelto sia biodegradabile al 100%, e controllare con attenzione le diluizioni, per evitare di usarne in quantità eccessiva.

NON FACCIAMO (E FACCIAMOCI) DEL MALE

Qualsiasi prodotto che fa male all’uomo, di conseguenza danneggia l’ambiente e viceversa, quindi utilizzare metodi sostenibili vuol dire tutelare la nostra salute. Quello che noi disperdiamo in acqua molto spesso ci torna indietro, sia quando ingeriamo alimenti che provengono dal mare che quando facciamo un tuffo per rinfrescarci. Anche se io resto della scuola della sciacquata, della spazzola e dell’acqua di mare, ci sono dei rimedi a basso impatto, ormai molto diffusi, che tutti possono autoprodursi utilizzando pochi ingredienti facilmente reperibili. Tra questi i più popolari sono il bicarbonato naturale, il succo di limone e l’aceto, provare per credere!

SIMONE PIEROTTI

(Roma, 1980) si avvicina al mare grazie a suo padre, pilota di aerei che gli trasmette la passione per i viaggi e per gli orizzonti aperti. Ama trafficare con le mani e adora risolvere problemi pratici con soluzioni creative, specialmente se si parla di barche e di mare. A maggio del 2011 parte da un piccolo paesino dell’Olanda alla volta del Mar Nero a bordo della sua barca a vela di 6,50 metri, Tamatino, un Corribee 21, attraversando l’Europa per i canali. Laureato in Antropologia, fotografo e co-fondatore dell’agenzia di comunicazione Flooida.

NELLA PROSSIMA PUNTATA TANTI CONSIGLI PRATICI SU COME PULIRE ECOLOGICAMENTE LA TUA BARCA

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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte I: da Abbandono Nave ad Abbrivo

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vocabolarioIniziamo oggi un vocabolario a puntate sui termini della marineria. È estate, le letture impegnate le lasciamo a casa davanti al caminetto, siamo in barca vogliamo divertirci…..

Quello che vi proponiamo (o propiniamo, come cambia il senso di un termine cambiando una sola vocale….) è un calembour, un gioco di parole, di doppi sensi.

Dopo aver letto più e più volte Il Vocabolario del Velista di Giancarlo Basile, ho provato a riscrivere (nei limiti delle mie capacità) questo “Vocabolario Semiserio” interpretando e dando una spiegazione dei termini “leggermente” diversa dall’usuale.

Un’interpretazione, se vogliamo essere più precisi, spiritosa ed in alcuni tratti financo goliardica, senza però mai scadere nel volgare, cosa, peraltro, tipica dei veri e rudi marinai… Iniziamo: per le note vi rinviamo al testo in calce.

Adriano Gatta

IL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA

A

ABBANDONO NAVE (vedi foto)
Prima cosa che il comandante urla quando litiga con la moglie che, come sempre, vuole interferire sulle scelte tattiche di bordo. Se la barca ha una polizza corpi ben studiata, è la prima cosa che il comandante fa quando va a scogli….cercando di salvare i documenti, i valori e soprattutto il suo cellulare con l’intera rubrica.

ABBATTERE, ABBATTUTA
Prima cosa da fare se avete la fortuna di pescare un tonno (o pesce azzurro) durante la navigazione. Il problema è avere a bordo un abbattitore, magari 12 volt, per congelare a – 63° il pesce.

Serve per evitare che vi becchiate l’Anisakidosi, una tremenda malattia intestinale che provoca nausea, vomito(che si aggiunge al mal di mare) e violenti dolori addominali, provocata dalla larva dell’Anasakis, un parassita presente nell’intestino di questi pesci.

Abbattuta, dicesi della carne del suddetto tonno dopo essere rimasta per un tot di ore nell’abbattitore a – 63° oppure in un congelatore a – 20° per almeno 96 h(qualcuno ipotizza addirittura per 7 gg). Consiglio : scottatela sulla piastra o, se siete maniaci del Sushi andate al ristorante.
Spesso il termine abbattuta, viene sostituito da Strambata….
Non mi sembra però corretto dire che dovete strambare il tonno…..

ABBISCIARE
Azione che, a bordo, spesso, i maschi del Sud Italia fanno a poppa della barca avvisando prima l’equipaggio.
<< scusate, vado appoppa a bbisciare>>
Le Signore(a parte la Autissier), normalmente, scendono elegantemente sotto coperta a “fare pipì”

ABBITTARE
Voce del verbo Abitare; modo: infinito, tempo: presente nella tipica parlata Sardo-Campidanese e Gallurese
Es. sonno andatto ad abbittare ad Olbia.

ABBONACCIARE
L’azione, peraltro piuttosto triviale, di approcciarsi con una ragazza romana chiamandola in modo esplicito : << a’ bbbona !!!>>

 ABBORDO
Parte del perentorio ordine impartito dal Comandante De Falco della Capitaneria di Livorno al Comandante Schettino, ordinandogli perentoriamente << Vada abbordo C…o !!! >>

ABBOZZARE
1. tipico atteggiamento alla Fracchia/Fantozzi quando non si è in grado rispondere ad una domanda.
2. abbozzare una frase: buttare lì due parole incomprensibili senza senso compiuto.

ABBRIVO
1° pers. Sing. Indicativo imperfetto del verbo aprire in slang Avellinese
Es. io abbrivo la bborta ber endrare….

CONTINUA…

CHI E’ L’AUTORE DEL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela. Da anni va a zonzo per il Mediterraneo con il suo Sun Odyssey 40 Bravo Papà 3

NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
N.B.2 tutti i termini presenti nel vocabolario sono termini legati alla marineria; se volete conoscerne il reale significato vi consiglio: IL VOCABOLARIO DEL VELISTA di Giancarlo Basile ed. Incontri Nautici.
N.B.3 come tutti i vocabolari che si rispettino, i termini sono tutti, CATEGORICAMENTE, in ordine alfabetico.
N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
N.B.6 le immagini, sia di copertina che nel testo, sono tutte dell’Autore.
Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
L’Autore
Adriano Gatta
DISCLAIMER: L’interpretazione alla lettera di tutti i termini presenti in questo vocabolario, può provocare gravi danni alla Vostra imbarcazione, a quelle naviganti in acque limitrofe alla vostra, agli equipaggi ed a tutte le persone coinvolte nella lettura. L’Autore declina ogni responsabilità per danni a persone o cose causati dalla corretta interpretazione dei termini stessi presenti nel Vocabolario. Per una corretta navigazione, si prega di fare riferimento, unicamente, a testi che trattino, seriamente, la terminologia marinaresca.

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Andrea Mura si dimette e torna ad essere un normale velista

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Andrea Mura ha annunciato le sue dimissioni da parlamentare attraverso una lettera inviata al Presidente della Camera, Roberto Fico, in cui spiega le ragioni che lo hanno portato a questa decisione. Dopo tutte le voci che si sono rincorse (CLICCA QUI), il velista oceanico ha deciso di prendere posizione in maniera chiara ed inequivocabile come mostra la lettera riportata qui sotto.

La lettera di Andrea Mura al Presidente della Camera, Roberto Fico

Al Presidente della Camera dei Deputati

Egregio Presidente,
con questa lettera presento le mie dimissioni da membro della Camera. 
È stato per me un grande onore essere eletto per rappresentare i cittadini nella Camera dei Deputati da Lei autorevolmente presieduta. Ho sempre ritenuto che stare in Parlamento non possa essere solo un onore o un privilegio, ma un dovere di servizio, per partecipare attivamente e legiferare. Ho assunto e portato avanti il mandato di parlamentare con la massima serietà e nel pieno rispetto delle istituzioni repubblicane. Ho partecipato alla stragrande maggioranza delle sedute della Camera. In totale sono mancato a 7 sedute, per impegni sul territorio o per una breve malattia. Ciò nondimeno sono stato oggetto di un linciaggio mediatico senza precedenti, di accuse ignominiose basate su fatti inesistenti, su affermazioni da me mai pronunciate, che nessuno ha mai voluto verificare. Ho subito dei danni enormi e agirò in tutte le sedi per difendere la mia reputazione. Sono stato espulso dal mio gruppo parlamentare senza essere nemmeno convocato, senza poter replicare alle accuse infamanti che mi sono state rivolte. Alla luce di tutto quello che è accaduto non ha alcun senso restare in quest’aula, senza poter incidere, senza poter portare avanti il progetto per cui sono stato eletto dai cittadini che mi hanno votato. Torno ad essere un cittadino comune, come sono sempre stato. Torno nel mio mondo, allo sport e al mare, dove ci sono i valori a cui mi sono sempre ispirato: l’impegno, il sacrificio e – da buon sardo – la parola data. Continuerò le mie battaglie per la difesa del mare e dell’ambiente fuori del Parlamento.

La ringrazio e Le porgo i miei migliori saluti.

Andrea Mura

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Ecopulita! I consigli pratici e i prodotti green per pulire la barca senza inquinare

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Dopo la prima puntata dedicata alla barca pulita (leggo QUI), abbiamo chiesto a Simone Pierotti di selezionare per noi alcuni prodotti completamente “eco” per la pulizia della barca, oltre che alcuni consigli sul lavaggio delle stoviglie a bordo. Spesso si dà poca importanza ai piatti e si finisce per combinare disastri e di inquinare il mare. Simone ci spiega anche come crearsi da soli un efficace detersivo a impatto zero. Vi consigliamo di leggere con attenzione. A tutto questo, aggiungiamo una chicca: sappiate che c’è chi, in barca, si è inventato una “lavastoviglie”. Una rete di corda (potrete farvela da soli con la rete da draglia, se non la trovate già pronta in negozi per la casa), da filare a poppa con una cima durante la navigazione, riempita di piatti, bicchieri (ovviamente non di ceramica e vetro) e pentole. Una volta calata in acqua, la rete girerà, farà bolle e schiuma: tutto questo e l’acqua salata avranno l’effetto di rimuovere tutto lo sporco delle stoviglie. Vi basteranno davvero poche miglia per “ripescare” a bordo piatti splendenti.

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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte 2: da Accostare ad Agitato

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vocabolarioProsegue l’esilarante viaggio goliardico nella terminologia marinaresca, “demolita” scherzosamente dal nostro Adriano Gatta: ecco a voi il Vocabolario Semiserio del Velista…

ACCOSTARE-ACCOSTATA
Manovra, normalmente interdetta alle rappresentanti del sesso femminile, per avvicinare l’imbarcazione o, peggio, l’automobile alla banchina o al marciapiede.

ADDUGLIARE(vedi foto)
Raccogliere le manovre correnti(cime, drizze, scotte, etc.) in spire ordinate in modo che si svolgano rapidamente quando occorre, evitando arricciamenti, definiti volgarmente “cocche” , che, regolarmente, vanno a bloccare la scotta all’entrata del BOZZELLO.
N.B. é l’esatto contrario di ciò che, invece, puntualmente, esegue il Genky e, cioè, arrotolare la scotta attorno al braccio(orrore !!!) o peggio ammassarla, disordinatamente, in coperta (non guardare foto)

AFFIANCARE-AFFIANCARSI
Manovra, tipica del maschio latino, meglio ancora se marinaio, nei confronti di una bella ragazza (vedi abbonacciare in puntata precedente)

AFFONDARE L’ANCORA
Evento tragico che succede, raramente ma succede, quando qualcuno a bordo, dando fondo all’ancora, che in questi casi ha poco Calumo (cima), vedendo tutta la catena scomparire sul fondo urla: << ma non avevi messo tu il fermo alla catena ?>>

AFFORCARSI
Disperato tentativo di farla finita appendendosi per il collo ad una drizza dopo aver ricevuto, nella baia di un AMP( area marina protetta), in un pomeriggio di sole durante il quale stavate schiacciando una fantastica pennichella, l’ennesima visita delle motovedette di, nell’ordine: Capitaneria, Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Locale (Vigili), Guardia Forestale (giuro è successo a Giannutri) e già che ci siamo, ovviamente, il gommone dell’ AMP….i vigili del fuoco no, non hanno potere ispettivo…per ora, fortunatamente.

AGGHIACCIO
Modo errato di esprimere il termine ADDIACCIO [der. del lat. adiacēre”giacere accanto”]
La maggior parte delle persone usa dire: << ho trascorso tutta la notte all’Agghiaccio, forse convinti di usare un rafforzativo(gramm.)
Stesso discorso vale per il termine A DORSO NUDO…..perchè solo il dorso ? A TORSO NUDO !!! l’Accademia della Crusca ed il Devoto Oli ringraziano
N.B. vi chiederete “cosa c’azzecca il termine suddetto ?”. Ci sta a pennello perché in barca, molto spesso, si sta A TORSO NUDO.

AGGUANTARE
Ciò che, spesso, fanno le nostre Forze dell’Ordine quando agguantano i malviventi….
Peccato che poi, altrettanto spesso, la magistratura li rimetta in libertà……

AGITATO
Stato d’animo del velista durante la navigazione o una regata.
Esiste una scala Internazionale che definisce lo stato del soggetto.
Da forza 5 in su, rivolgersi in Psichiatria.

CONTINUA…

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CHI E’ L’AUTORE DEL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela. Da anni va a zonzo per il Mediterraneo con il suo Sun Odyssey 40 Bravo Papà 3

NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
N.B.2 tutti i termini presenti nel vocabolario sono termini legati alla marineria; se volete conoscerne il reale significato vi consiglio: IL VOCABOLARIO DEL VELISTA di Giancarlo Basile ed. Incontri Nautici.
N.B.3 come tutti i vocabolari che si rispettino, i termini sono tutti, CATEGORICAMENTE, in ordine alfabetico.
N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
N.B.6 le immagini, sia di copertina che nel testo, sono tutte dell’Autore.
Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
L’Autore
Adriano Gatta
DISCLAIMER: L’interpretazione alla lettera di tutti i termini presenti in questo vocabolario, può provocare gravi danni alla Vostra imbarcazione, a quelle naviganti in acque limitrofe alla vostra, agli equipaggi ed a tutte le persone coinvolte nella lettura. L’Autore declina ogni responsabilità per danni a persone o cose causati dalla corretta interpretazione dei termini stessi presenti nel Vocabolario. Per una corretta navigazione, si prega di fare riferimento, unicamente, a testi che trattino, seriamente, la terminologia marinaresca.

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La Copa del Rey parla italiano con Stig, Vitamina, BeWild, Selene e Cannonball

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Il Melges 40 Stig di Alessandro Rombelli

E’ una delle regate più amate dagli italiani per la stagione in cui si svolge, per le condizioni meteo e per il luogo. Stiamo parlando dell’unica e inimitabile Copa del Rey che anche in quest’edizione ha attirato nelle acque di Palma di Maiorca decine di equipaggi italiani che come sempre hanno ben figurato.

Una settimana di regata intensa determinata dal vento leggero che tuttavia non ha impedito ai comitati di regata in mare di svolgere quasi a pieno ritmo le prove in programma. In regata le classi ORC, IRC, Club Swan 50, Club Swan 42, J80, Melges 40, Swan 45, 6 metri S9 classici e moderni.

La migliore delle italiane è senza dubio il melges 40 Stig di Alessandro Rombelli, che conquista la classifica dei Melges 40 davanti ai giapponesi di Sikon con il terzo posto dell’altra italiana, Vitamina Cetilar di Andrea Lacorte che conferma la sua crescita in una classe sempre più competitiva.

La migliore barca italiana in ORC è lo Swan 42 BeWild di Renzo Grottesi che centra un ottimo terzo posto in ORC1. Un altro Swan 42 italiano, Selene di Massimo De Campo, fa molto bene tra i Club Swan 42 in monotipia, chiudendo al secondo posto. Infine un piazzamento di rilievo anche per Cannonball di Dario Ferrari che chiude secondo tra i Maxi 72.

LE CLASSIFHE COMPLETE QUI

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PROVATA. Salona 380, il cacciatore di brezze. FOTO

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L’avevamo vista al Salone di Düsseldorf a terra e avevamo già intuito il suo DNA grintoso. Con un trasferimento dalla Croazia a Santa Margherita a tempo di record, alla vigilia del nostro VELAFestival abbiamo visto entrare il Salona 380 in porto: la prua alta sull’acqua a restituire una grande sensazione di leggerezza e una poppa che sembra fare altrettanto, così come abbiamo notato già spesso nei progetti di Maurizio Cossutti. Un baglio massimo tutto sommato contenuto, una tuga armoniosa, i volumi di prua affilati: già nel vederla navigare a motore, destreggiandosi tra gli stretti ormeggi del Porto di Santa Margherita, il 380 ci aveva fatto una buona impressione, quella di una barca con una superficie di galleggiamento ben studiata, capace di scivolare sull’acqua in maniera naturale.

QUELLA SENZAZIONE DI FLUIDITA’

Usciamo di buon mattino, con un nordest capriccioso nel golfo del Tigullio che gioca un po’ a nascondino con le nuvole. Poco male, la brezza leggera è una dimensione teoricamente naturale per il Salona 380 e rappresenta un ottimo banco di prova per la nostra uscita in mare. Fluidità. Con questa parola potremmo riassumere la sensazione che abbiamo provato non appena abbiamo stretto tra le mani la ruota del timone. Tutto sembra molto diretto: il tocco sulla ruota viene trasmesso praticamente subito alla pala, che corregge la direzione della carena la quale continua a scivolare, anche nella brezza minima, dimostrando un abbrivio insospettabile per una barca a dislocamento medio leggero di 38 piedi. Sensazioni che ci riportano appunto al primo impatto visivo che abbiamo avuto con questo Salona, leggero sull’acqua, con una carena che nelle parti emerse, e a maggior ragione in quelle immerse, sembra un trionfo di morbidezza e un inno alle forme rotonde e senza esasperazioni.

A SUO AGIO NELLA BREZZA

Appare chiaro che ci troviamo a bordo di una barca per la quale il progettista nel disegnarla prima di tutto sia partito non da quanto debbano essere voluminosi gli interni ma da come debba navigare lo scafo nelle varie condizioni. Partendo da forme armoniose della carena il resto è venuto da se, ma ciò non significa che il Salona 380 sia una barca da regata, anzi, semplicemente se state cercando interni XXL da casa al mare non è questa la barca che fa per voi. Se invece state cercando una carena che possa farvi dimenticare a lungo il rumore del motore, e al tempo stesso offrirvi interni con un buon grado di finiture e una volumetria comunque adatta per la crociera, allora siete sulla barca giusta. Issiamo la randa full batten da crociera, che comunque prevede già un discreto allunamento, e srotoliamo il fiocco avvolgibile. A bordo siamo in quattro ma il corretto dimensionamento dell’attrezzatura di coperta consente di eseguire queste operazioni senza problemi anche in due, o perché no anche in solitario se siamo dotati di autopilota. Poggiamo alcune decine di gradi per allontanare la prua dal vento e ricercare il corretto angolo di bolina che non tardiamo a sentire. è la stessa barca ad avvisarci che si trova nel “canale” giusto: sbanda qualche grado e accelera rapida nonostante la brezza non superi i 6-7 nodi di vento reale. Non facciamo fatica a stringere l’angolo fino ai 40 gradi di reale, con la sensazione che non stiamo forzando la nostra bolina ma anzi la barca si trovi perfettamente a suo agio. Le velocità sono circa 1,2-1,5 nodi sotto l’intensità del vento. Con 6 nodi navighiamo costantemente sopra i 4,5 con 7 superiamo comodamente i 5,5 ma la barca ci sorprende quando entriamo in quella che è a tutti gli effetti una vera bonaccia. L’aria cala a 2,5-3 nodi. Siamo costretti per forza di cose ad allargare l’angolo della nostra bolina, ammorbidiamo la tensione delle scotte e delle drizze, e comunque continuiamo a navigare sopra 1,5 nodi con punte prossime ai 2. Questo Salona 380 sembra avere un vero DNA di cacciatore di brezze, ma il residuo vento ha deciso di lasciarci a secco ed è tempo di rientrare in porto anche perché la barca deve prepararsi per le visite di giornata in banchina durante il VELA Festival.








GLI INTERNI NON DELUDONO

Abbiamo comunque il tempo di passare in rassegna gli interni e valutarne le finiture, che ci sono sembrate buone. Abbiamo apprezzato la soluzione con una sola cabina di poppa (disponibile anche a 3 cabine), funzionale su una barca di queste dimensioni: offre una cabina doppia con un’ottima volumetria e non snatura la forma della carena consentendo un baglio massimo adeguato alla filosofia della barca. Lo stile degli interni potremmo definirlo sobriamente classico, senza incursioni moderniste sia nel layout che nell’estetica. Cucina a sinistra, tavolo da carteggio con seduta dedicata a destra, un tavolo al centro della dimette con un doppio divano simmetrico come seduta a destra e a sinistra. Altezza in cabina di poco superiore ai 2 mt, leggermente inferiore nelle cabina di prua. Luminosità apprezzabile, spazi di stivaggio nella media per le barche sportive.

I NUMERI DEL SALONA 38

Lungh. f.t.: 11,60 m

Lungh. scafo: 10,01 m

Largh max: 3,72 m

Pescaggio: 2,05 m

Disloc.: 6200 Kg

Cabine: 2-3

Acqua: 180 lt

Carburante: 100 lt

Motore: 25 hp

Sup. vel. bolina: 80 mq

Progetto: Cossutti Yacht Design

Cantiere: Salona

Prezzo base: 198.000 e +iva. franco cantiere

www.salonayachts.com

Mauro Giuffrè

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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte 3: da Agugliotto ad Amante

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Prosegue l’esilarante viaggio goliardico nella terminologia marinaresca, “demolita” scherzosamente dal nostro Adriano Gatta: ecco a voi il Vocabolario Semiserio del Velista…

AGUGLIOTTO
Il maschio adolescente dell’Aguglia (pesce azzurro). Corrisponde al termine Giovanotto nell’essere umano.

ALAGGIO
Termine con il quale, nel Sud Italia (dove spesso si raddoppiano le consonanti), si comunica la possibilità di transitare in uno stretto passaggio.
<< ha l’aggio di passare….>>

ALARE
Profilo della sezione di un’ala condotta secondo un piano verticale e parallelo alla mezzeria dell’ala stessa. Anche le sezioni di una pala di turbomacchina o di un’elica propulsiva sono costruite secondo i principi dei profili alari. Sarà il futuro delle nostre rande ?

ALBERARE
Ciò che dovrebbero fare i Sindaci di molte città soffocate dal cemento.
Lo chiedeva già nel 1966 Adriano Celentano nella canzone “il ragazzo della via Gluck”.

ALFA
Mitica auto sportiva degli anni ’60 del secolo scorso, spesso usata anche dai velisti del Nord Italia per “fare la Cisa”( Strada statale del passo della Cisa-non c’era ancora l’Autostrada) per andare al mare a La Spezia/5 terre. Spesso usato anche il diminutivo vezzeggiativo: Alfetta.

ALIGHIERO
Termine in disuso per indicare il Mezzomarinaio o Gaffa.
Sembra che l’origine derivi dal fatto che il famoso imitatore Alighiero Noschese, notoriamente di bassa statura e protagonista di numerose gaffe, fosse un appassionato velista…..

ALISEI
Nella tipica parlata Lucana(ma c’è il mare in Lucania ?) indica l’ora classica di ritrovo per l’aperitivo.
Ci vediamm- a li sei, sei e mmezz.

ALTO CUMULO-ALTO STRATO
Gran quantità di rifiuti che, spesso, si trovano nei dintorni dei porti ma, ahimè, anche sulle spiagge.
È la prova provata della maleducazione di noi Italiani nei confronti del nostro bellissimo mare.

ALTURA
La navigazione d’altura e quella che si svolge nei laghi alpini. Una su tutte quella sul meraviglioso altipiano di Sankt Moritz, in Svizzera….portafogli permettendo.
A differenza di quella a livello del mare, ha il vantaggio di aumentare i globuli rossi nel sangue. Infatti i record delle regate d’altura non sono riconosciuti dal C.I.O.

AMANTE
Persona di sesso diverso dal vostro (ma negli ultimi anni a questa parte anche no) che condivide con voi “molti interessi” ma che non sia il vostro coniuge legalmente riconosciuto.

AMANTE-Gassa di(vedi foto)
Un’Amante dalla quale, finchè vi tiene in tensione, non riuscite a liberarvi.

AMANTE SENALE
Persona di sesso maschile che ha una particolare predilezione per questa parte del corpo(vedi Seno) della propria amante.

CONTINUA…

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CHI E’ L’AUTORE DEL VOCABOLARIO SEMISERIO DEL VELISTA Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), collabora da tempo con il Giornale della Vela. Da anni va a zonzo per il Mediterraneo con il suo Sun Odyssey 40 Bravo Papà 3

NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
N.B.2 tutti i termini presenti nel vocabolario sono termini legati alla marineria; se volete conoscerne il reale significato vi consiglio: IL VOCABOLARIO DEL VELISTA di Giancarlo Basile ed. Incontri Nautici.
N.B.3 come tutti i vocabolari che si rispettino, i termini sono tutti, CATEGORICAMENTE, in ordine alfabetico.
N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
N.B.6 le immagini, sia di copertina che nel testo, sono tutte dell’Autore.
Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
L’Autore
Adriano Gatta
DISCLAIMER: L’interpretazione alla lettera di tutti i termini presenti in questo vocabolario, può provocare gravi danni alla Vostra imbarcazione, a quelle naviganti in acque limitrofe alla vostra, agli equipaggi ed a tutte le persone coinvolte nella lettura. L’Autore declina ogni responsabilità per danni a persone o cose causati dalla corretta interpretazione dei termini stessi presenti nel Vocabolario. Per una corretta navigazione, si prega di fare riferimento, unicamente, a testi che trattino, seriamente, la terminologia marinaresca.

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Il salpancora è rotto o la catena è incastrata? Ecco come operare

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State lasciando la rada. Voi siete al timone ed il vostro equipaggio vi aiuta con il salpa ancora. Avviate il verricello, ma la catena non viene su. Se il motivo è che il salpancora non funziona, verificate che le batterie siano sufficientemente cariche. Se sono a terra, e non sono in parallelo, provate a fare un ponte su un accumulatore carico. Altrimenti se a braccia non riuscite a recuperarla potete utilizzare il winch da tonneggio che avete a poppa. Liberate il grillo di fermo della catena e portatela a poppa. Coprite il verricello in modo che non si rovini e utilizzatelo come aiuto per tirare su il calumo. Se questa soluzione è troppo rischiosa, conviene lasciare tutto in mare e legare alla catena un parabordo di segnalazione in modo da farla recuperare a dei sommozzatori o da voi stessi una volta risolto il problema. Se invece il problema è nell’ancora incastrata e non avete montato un grippiale per spedarla, seguite il consiglio come nel disegno qui a sinistra.

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SPECIALE PESCA 1 – Quando l’elettronica va oltre la bravura del pescatore

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Torna la nostra rubrica dedicata ai consigli su come avere successo a pesca. L’estate è il momento migliore per rispolverare l’attrezzatura da pesca e tornare in azione con la barca, sia a vela che a motore. Le prede importanti spesso sono il risultato di un equilibrio complesso, che prevede a monte l’esperienza e la tecnica del pescatore nel conoscere le prede, le condizioni di mare adatte, le esche giuste e il modo di presentarle. Un bravo pescatore ha più speranze di successo se a bordo ha anche l’attrezzatura elettronica giusta per non pescare “al buio”, riuscendo così a battere le zone migliori. In questa puntata dedicata alla pesca dalla barca, andremo a vedere, in collaborazione con gli specialisti di Garmin Marine Italia e in particolare con il responsabile tecnico Simone D’Aiuto, i principi generali nella scelta dell’elettronica e la comprensione dell’utilità.

IL FISH FINDER ALLA BASE DI TUTTO

Qualsiasi equipaggiamento elettronico per la vostra barca parte da lui, il “fishfinder“, letteralmente “cercatore di pesce”. Stiamo parlando di un sistema con un display che lavora in coppia con una sonda/trasduttore la quale ci trasmette un’immagine grafica del fondo e l’eventuale presenza di pesce. Come funziona? Lo schermo è collegato alla sonda che lancia verso il fondo degli impulsi sonori che, “rimbalzando” su ciò che incontrano lungo la loro discesa, di ritorno allo strumento restituiscono dei feedback differenti in base a quello che hanno incontrato, che si trasformano in segni grafici sul nostro schermo. Il fishfinder ci darà quindi il dato sulla profondità, la conformazione del fondale e l’eventuale presenza di pesce alle varie altezze. Sullo schermo ogni specie, o tipologia, di pesce si caratterizza per un preciso segnale grafico che il più delle volte, oltre che per la taglia, viene determinato dal tipo di movimento che la preda fa.

una consolle perfettamente attrezzata per la pesca sportiva.

VARI TIPI DI STRUMENTI

Il fishfinder è solo lo strumento base dell’elettronica dedicata alla pesca. Per avere una strumentazione più completa sarà necessario affiancare al fishfinder un chartplotter. La cartografia infatti è importante per la maggior parte delle tecniche di pesca e ormai la maggioranza degli strumenti in commercio prevedono il chartplotter con il fishfinder integrato. La differenza tra le varie tipologie di strumenti è la potenza e il tipo di trasduttore. La sonda infatti può essere da poppa, da interno o passante a seconda del tipo di imbarcazione e della tecnica di pesca. Lo strumento, anche in base alla sua potenza, può lavorare con impulsi sonori su diversi tipi di frequenze. In linea generale vale la regola che le frequenze alte sono ideali per pescare, con un alto livello di dettaglio, a profondità non elevatissime, diciamo entro o poco oltre i 100 metri, come nel caso della traina costiera o del bolentino medio-leggero. Di questa famiglia fa per esempio parte l’ ECHOMAP Plus 72 SV e il 92 SV della Garmin. Al contrario le frequenze basse sono ideali per scandagliare profondità elevatissime, anche fino a 1000 metri, ma con un minore livello di dettaglio, caratteristiche richieste per esempio nel bolentino di profondità con sonde da un 1 KW di potenza, come la serie GPSMAP xs o xsv.

Le marcature poco sopra il fondo indicano la presenza di pesce

QUANTO CI AIUTA L’ELETTRONICA

Pensare che l’elettronica sostituisca il pescatore è sbagliato. Serve a dare luce, a illuminare la via per essere consapevoli del contesto in cui si tentano le catture. Cruciale è la tecnica del pescatore nello scegliere la colorazione giusta di un artificiale o nel presentare nella maniera più naturale possibile un’esca, l’esperienza nell’interpretare il meteo. L’elettronica, è vero, in alcuni contesti può fare la differenza perché basta una traiettoria diversa di pochi metri per avere successo o non averlo, ma occorre sceglierla bene e saperla usare.

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Il Vocabolario Semiserio del Velista – Parte 4: da Amantiglio ad Andare a Scogli

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AMANTIGLIO
Velista o marinaio che predilige, tutte le sere, in rada, farsi una tisana con questa essenza rilassante ed emolliente; utile contro insonnia, tachicardia, ansia e stress.

AMMIRAGLIATO
Grande palazzo, spesso in stile rinascimentale, locato solitamente sul lungomare in posizione strategica e panoramicamente molto remunerativa, sede degli uffici della Marina Militare e del suo Comandante, l’Ammiraglio, appunto.

AMMIRAGLIO
Non avendo fatto il militare non so riconoscere neppure i gradi di un Vigile Urbano.
Ma so con certezza che l’Ammiraglio, ha un sacco di stellette, corone e strisce su un’immacolata divisa bianca.
Come la barba che, in Marina, è un segno distintivo degli ufficiali di alto grado.

ANCA
Ciascuna delle due parti dei fianchi dove questi si arrotondano verso la poppa, di una “nave-scuola”(vedi anche Bodutta).
Se sono, come peraltro sono normalmente, due, si dicono anche Anche e, se poi la “nave scuola” ha anche non una ma bensì due belle poppe….è il caso di farci un pensierino……

ANCORA
La tastiera non ci permette di porre l’accento sulle maiuscole, quindi vedete voi…
Avverbio di tempo usato dall’equipaggio in risposta allo skipper, non molto esperto nell’ancoraggio, quando questi ordina, per l’ennesima volta, di dare fondo all’ àncora: Ancòra ?

ANCORAGGIO
Esclamazione fatta da due ragazzi sgrammaticati (an va con l’h), dopo aver visto un’imbarcazione dare fondo all’ancora (ancorarsi) in una stretta baia con onda formata e vento a 35 nodi…. Noi avremmo, piuttosto, esclamato: sono dei co…..i (leggi incoscienti).

ANDARE A SCOGLI(vedi foto)
Sinonimo di Incagliarsi

CONTINUA…

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NOTE
N.B.1 le definizioni riportate in corsivo sono serie e niente affatto spiritose, non hanno alcun significato scherzoso o goliardico e vanno, quindi, interpretate in modo corretto. Ne potrebbe andare della Vostra vita.
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N.B.4 i termini che nel testo, quando è opportuno, appaiono in grassetto, sono trattati nel vocabolario.
N.B.5 nel libro vengono citati alcuni termini che non compaiono ne Il Vocabolario del Velista. L’ Autore ha deciso, deliberatamente, di inserire questi termini a suo rischio e pericolo.
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Qualsiasi riferimento a persone o avvenimenti è puramente casuale…….
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Prenditi cura della tua barca e sarà sempre “giovane”!

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Come per tutto, anche nel mondo della vela l’occhio vuole la sua parte. Vi sarà capitato di salire a bordo di barche che a pari età erano state curate in maniera molto differente. A trasmettere questa idea sono soprattutto i tessuti, i primi a risentire del passare del tempo se non trattati adeguatamente. Cosa fare allora per avere una barca sempre nuova? Impiegando un po’ di tempo nella pulizia e nel mantenimento: ecco come fare!

Per mantenere il colore naturale

Sul mercato esistono dei prodotti specifici che mantengono intatta nel tempo la tonalità distintiva del tessuto. È buona norma, in ogni caso, evitare di lasciarli all’esterno durante il periodo invernale, meglio riporli in un luogo asciutto (in garage) o all’interno della barca.

Contro lo sporco

Quello normale, dato dall’utilizzo quotidiano, viene eliminato tranquillamente con acqua e sapone, mentre le macchie più resistenti e più dure, devono essere rimosse con solventi specifici. In ogni caso fate attenzione a non pressare troppo il panno umido, si rischia di ottenere il risultato contrario mandando più a fondo lo sporco tra le fibre. Piuttosto tamponate leggermente e pazientemente fino alla scomparsa della macchia; infine ripassate con acqua e sapone neutro.

Attenzione alle temperature

Di norma il caldo non crea problemi ai tessuti, naturali o sintetici che siano. Il vero nemico è il grande freddo. Di notte, anche al mare, gli sbalzi di temperatura possono essere repentini e notevoli, con un alta differenza termica e le fibre si possono rovinare. Per questo motivo conviene riporre, prima della stagione invernale, tutti i cuscini esterni in un luogo riparato e asciutto.

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