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Le barche usate che costano quanto un SUV ma ti fanno viaggiare per tutta la vita

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Costano quanto un SUV di buona qualità, con una forbice di prezzo media sul mercato dell’usato che va dai 40 ai 60 mila euro, in base all’anno di produzione e alle condizioni della barca. Ma rispetto a un SUV ci possono garantire le vacanze in teoria per tutta la vita. Stiamo parlando di quattro buone barche usate da crociera, quello che potremmo definire un “usato sicuro”, ovvero barche che, se tenute bene, possono offrirci delle splendide crociere coniugando anche buone doti a vela, e costano molto meno di una barca nuova.

BAVARIA 340

Un modello di fine anni 80’ targato Bavaria e progettato da Axel Monhaupt. Una barca decisamente marina, con un’ottima volumetria interna anche grazie a una tuga abbastanza voluminosa. La linea estetica si caratterizza anche per la particolare poppa con un leggero spigolo, una rarità per il periodo in cui è stata disegnata. Più che buone le finiture interne e la qualità del mobilio. Il pozzetto invece non è dei più comodi per la scelta nella maggior parte dei modelli di montare il timone a ruota, poco adatto alle dimensioni e al disegno della barca.

A vela non  è un fulmine nella brezza leggera, anche per la scelta dell’armo frazionato che penalizza un po’ la superficie della vela di prua, ma è sicura e stabile con vento forte e onda formata. Può essere una buona soluzione per chi cerca una barca da crociera vera. LEGGI LA SCHEDA COMPLETA DELLA BARCA

 

Feeling 346

Una barca, progetto di Gilles Vaton, rimasta in produzione per buona parte degli anni ’90 e prodotta dal cantiere Kiriè in oltre duecento esemplari. Ne vennero realizzate due versioni, una a chiglia fissa e una con lifting keel dedicata al mercato francese e inglese. Non brilla per le sue prestazioni nel vento leggero, ma è una barca estremamente sicura, marina e anche perforante in condizioni meteo impegnative, grazie a una carena molto ben equilibrata e un piano velico  non esasperato. Il pozzetto è di dimensioni contenute ma ben riparato, preferibile in questo senso la versione a barra piuttosto che quella a ruota, quest’ultima penalizza gli spazi. Internamente ha un’altezza media da barca di categoria superiore, ben rifinito il mobilio, curate le finiture. LEGGI LA SCHEDA COMPLETA DELLA BARCA

 

First 375

Disegnato da Jean Berret e prodotto in 270 esemplari dal 1985 al 1989, il First 375 è una barca dal design classico, con una tuga “a scomparsa” ben equilibrata e una poppa piena e gradevole. Il piano di coperta è semplice, con un pozzetto rivestito in teak raccolto e larghi passavanti. Gli interni erano previsti a due o tre cabine, con cucina fronteggiante il carteggio e una grande dinette con due divani a paratia e tavolo abbattibile. Era prevista una toilette. Esiste anche una versione S con albero allungato di 40 cm . Due anche le versioni di bulbo, corto e lungo. Le due versioni incidono abbastanza sulle prestazioni a vela, con bulbo profondo e albero maggiorato è veloce anche nel vento leggero, la versione con albero corto non è molto agile nelle brezze. LEGGI LA SCHEDA COMPLETA DELLA BARCA

Comet 375

 Le firme sono di quelle importanti: un inedito duo Doug Peterson/Jean Marie Finot ha realizzato per il cantiere italiano una barca dall’ottimo successo, prodotta dal 1987 al 1991. Inconfondibile per la sua striscia azzurra lunga la tuga che la rende facilmente riconoscibile. I volumi di prua sono affilati con uno slancio notevole, la larghezza è pronunciata a centro scafo e il look, grazie anche a una tuga bassa in coperta, risulta sportivo. La carena è performante grazie anche a un piano velico ben concepito che rende bene anche nelle arie leggere. Una barca che oggi può regalare piacevoli crociere con divertenti navigazioni a vela. Gli interni infatti sono abbastanza spaziosi e discretamente rifiniti. LEGGI LA SCHEDA COMPLETA DELLA BARCA

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Il VELAFestival e la VELA Cup? Viverli con la vostra barca è ancora meglio!

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velafestival

Venite con la vostra barca al TAG Heuer VELAFestival e alla Tag Heuer Vela Cup. Il Golfo del Tigullio, dove andrà in scena la grande festa della vela italiana (a Santa Margherita Ligure), e’ il più grande porto d’Italia. Nel raggio di poche miglia si trovano centinaia di posti barca disponibili dal 3 al 6 maggio.

IL FASCINO DELLA RADA
Ricordate che oltre all’ormeggio in banchina c’e’ anche la possibilità di ancorare nell’ampia baia di Santa Margherita Ligure, proprio davanti alla Calata del Porto che ospita il TAG Heuer VELAFestival e la Tag Heuer Vela Cup. Un servizio navetta con gommone è attivo dal 3 al 6 maggio per poter sbarcare senza usare il vostro tender.

Ecco a chi rivolgervi:

SANTA MARGHERITA LIGURE

– Otam
Pontile galleggiante per ormeggio
tel. 010/601901- 0185/292820
sito: www.otam.it

– Cantieri Sant’Orsola
Pontile galleggiante per ormeggio
tel. 0185 282687
sito: www.cantierisantorsola.it

– Cantiere Tigullio
Pontile galleggiante per ormeggio
tel. 345 2596367/ 0185 290057
sito: www.cantieretigullio.it

– Centro Nautico Ligure CNL
Pontile galleggiante per ormeggio
tel. 0185 287910 – 3386385873
sito: www.centronauticoligure.it

– Motor Marine Tigullio
Pontile galleggiante per ormeggio
tel. 0185 288408 – 335 7686760
sito: www.motormarine.com

PORTOFINO

– Motor Marine Tigullio
Ormeggi alla boa
tel. 0185 288408 – 335 7686760
sito: www.motormarine.com

– Marina di Portofino
Banchina nel porticciolo
tel. 0185 269580
sito: www.marinadiportofino.com

RAPALLO

– Porto Carlo Riva
Grande Marina attrezzato
tel. 0185 6891
sito: www.portocarloriva.it

CHIAVARI

– Marina Chiavari
Grande Marina attrezzato
tel. 0185 364081
sito: www.marina-chiavari.it

– Calata Ovest
grande Marina attrezzato
tel. 0185 1751578 – 340 1633413
sito: www.calataovest.it

LAVAGNA

– Porto di Lavagna
grande Marina attrezzato
tel. 0185 312626
sito: www.portodilavagna.com

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Vela, come sei bella! Ti rendiamo omaggio sul nuovo numero del GdV

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velaBenvenuti a bordo del numero di marzo del Giornale della Vela, da oggi in edicola e in digitale. Un numero con cui “rifarvi gli occhi”. I più attenti di voi avranno notato che la copertina della rivista è un celebre scatto del grande fotografo di vela Gilles Martin Raget: ebbene, Raget ci ha aperto i suoi archivi, selezionando per noi quelli che, secondo lui, sono le sue più belle foto. Diciannove scatti, diciannove storie emozionanti da scoprire tutte d’un fiato, tra barche mitiche e momenti storici. Non vi anticipiamo altro. Godetevi il “servizione” di apertura!

Ma questo è solo uno dei motivi per salire a bordo di questo numero! Ve ne sveliamo altri dieci.

1. LA PRIMA VOLTA
Con il nostro reportage dal Boot di Düsseldorf, vi raccontiamo le principali novità dei cantieri dal mondo della crociera, delle sportive e delle bluewater, con un “occhio” anche alle più piccole.

2. SUPERNATANTI (Il boom dei 10 metri extralarge senza immatricolazione)
L’Italia, unica al mondo, equipara le barche con lunghezza dello scafo sino a 10 metri ad una bicicletta. Non sono immatricolate e si possono condurre anche senza patente. Sono vere barche, perfette per viverci a bordo. E i cantieri hanno capito l’opportunità…

3. GIRO DEL MONDO (Storie di record e di miti)
Partendo dal record di François Gabart, 42 giorni “volando” sui foil per circumnavigare il globo in solitario, vi raccontiamo le storie dei grandi marinai che sono stati stregati dal fascino di questa impresa titanica e romantica, da Slocum a Blake, da Moitessier a Di Benedetto.

4. CENTO ANNI DI VELA E DI VELE
Come è cambiato il mondo del diporto nell’ultimo secolo attraverso
testimonianze e aneddoti della storica famiglia di velai triestini Zadro. Come quella volta che fecero scaricare le vele a quello che credevano fosse un servitore e invece era il Duca d’Aosta in persona…

5. LA BARCA DEI MIEI SOGNI CON MENO DI 40.000 EURO
Come si riesce con un budget limitato a conquistare la barca della vita? Una storia esemplare a lieto fine, raccontata (bene) dall’armatore. Poi abbiamo selezionato per voi dieci modelli di barche mitiche, da 35 a 60.000 euro, che trovate sul mercato dell’usato…

6. CARTOLINE SICILIANE
Da Lipari sino a San Vito Lo Capo, un marinaio anticonvenzionale ci svela, senza peli sulla lingua, cosa vale la pena di vedere, cosa fare, a chi rivolgersi, cosa evitare lungo l’affascinante viaggio nella costa nord della Sicilia.

7. LE BARCHE DEL MESE
Questo mese abbiamo testato per voi il Dufour 520, quella che secondo noi è l’evoluzione di qualità delle barche da crociera di grande serie, e il Lagoon 40, il catamarano improntato all’easy sailing che inaugura un nuovo look estetico per la gamma del cantiere francese.

8. MACINARE MIGLIA CON VENTO LEGGERO
Prosegue la nostra scuola di vela da crociera a cura di Roberto Spata: in questa puntata ci siamo chiesti se dobbiamo sempre accendere il motore con poco vento. Prima di arrenderci alla bonaccia andiamo a vedere che cosa fare (e con quali vele) per navigare bene e percorrere miglia anche nelle ariette.

9. I MIGLIORI SONO QUI
Tutti pazzi per i Tp52, il circuito di monoscafi più tecnico che esista è diventato la palestra della prossima America’s Cup e il derby Azzurra-Luna Rossa incendia il 2018. Vi spieghiamo perché conviene seguirli quest’anno…

10. CE LO SIAMO VOLUTI PERMETTERE
La bella storia di una famiglia novarese: Fabio e la moglie Marina hanno venduto tutto per realizzare il sogno della vita, girare il mondo su un Oceanis 430, con i figli piccoli e due gatti. Ecco come ci sono riusciti.

Il Giornale della Vela lo trovi in edicola, su iPad, iPhone e su tutti i tablet e gli smartphone Android.

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Quasi quasi… mi faccio il Webasto (e vado da BCool al VELAFestival)

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“Mah, quasi quasi mi faccio il Webasto”. Pensate che successo hanno avuto i riscaldatori diesel di aria e acqua della storica azienda tedesca: un successo tale da aver dato luogo a quella che gli studiosi della lingua chiamano “volgarizzazione del marchio”. Ovvero, quando un prodotto diventa di uso comune e si usa il suo nome per identificare un generico prodotto di quella determinata categoria. Così, nel gergo dei marinai, il riscaldatore si chiama “Webasto”. Volete scoprire tutti i modelli per la vostra barca? Vi basta venire al TAG Heuer VELAFestival di Santa Margherita Ligure (3-6 maggio) e incontrare gli esperti di BCool Engineering, rivenditori Webasto, che vi sveleranno tutti i segreti e vi daranno consigli per un’installazione ottimale.

LA STAR DI WEBASTO
Il modello più diffuso di riscaldatore d’aria per le barche è certamente l’Air Top. I vantaggi di questi sistemi sono notevoli: a fronte di un’installazione poco invasiva e di consumi quasi trascurabili (con una cannuccia che pesca direttamente dal serbatoio del gasolio da cui attinge l’entrobordo), potrete vivere nel comfort più totale la barca anche in inverno. L’aria riscaldata, distribuita sottocoperta da un sistema nascosto di tubi e di bocchettoni, terrà asciutto e caldo l’ambiente, offrendo anche il vantaggio di favorire l’asciugatura di vestiti e vele. Una comodità mica da poco! BCool ovviamente dispone dell’intero panel di prodotti Webasto per la nautica: condizionatori, frigoriferi, freezer, anche su misura.

SISTEMI DI PURIFICAZIONE DELL’ARIA
A proposito di aria sottocoperta: a bordo delle imbarcazioni l’aria che respiriamo può presentare cattivi odori ed essere contaminata da virus, batteri, funghi e muffe a causa delle condizioni tipiche presenti a bordo come l’alta densità di occupazione, l’elevata umidità e la promiscuità tra locali tecnici e i locali vita. Perfino gli stessi impianti di trattamento e distribuzione dell’aria possono diventare elementi attivi di contaminazione. Potreste avere bisogno di un panificatore d’aria, come il Micropure Dustfree, sempre distribuito da BCool. Sfrutta la tecnologia PCO (Ossidazione Fotocatalitica) che è stata sviluppata ed utilizzata dalla NASA per la sanificazione degli ambienti destinati alle missioni aerospaziali, dove una delle prerogative principali è la qualità e la salubrità dell’aria.
Questa tecnologia imita e riproduce ciò che avviene in natura, generando ioni ossidanti che permettono di distruggere batteri, virus e muffe.

UN OCCHIO ALL’ENERGIA
BCool dispone anche soluzioni di qualità per la produzione e la gestione a bordo dell’energia: partendo da un’ampia gamma di generatori di corrente Whisper Power, per poter soddisfare le diverse richieste da parte dei propri clienti. Da quelli a giri variabili a quelli ad alti e bassi giri, passando per i modelli ad alta potenza. Poi, alternatori AC e DC (la linea è stata sviluppata per la compatibilità con i principali motori marini installati a bordo), inverter sinusoidali, caricabatterie (anche combinati con gli inverter), convertitori DC/DC e batterie al litio e AGM completano l’offerta Whisper Power. Insomma, un ulteriore motivo per venire a visitare lo stand BCool a Santa Margherita!

 

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X-Yachts rilancia la sportiva di classe, ecco l’X4⁶

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Era il tassello mancante nella nuova gamma di sportive firmate X-Yachts. Era stata annunciata a Duesseldorf (LEGGI QUI IL NOSTRO REPORT DAL SALONE TEDESCO) ma adesso vi mostriamo anche i primissimi disegni. Il nuovo X4⁶ è la barca che mancava e si va ad inserire tra l’X4³ e l’X4⁹, nella serie che comprende anche l’X6⁵. La gamma X si colloca a metà tra la serie XC dichiaratamente da crociera e la serie XP più orinetata verso le performance. Barche facili da condurre ma costruite con la qualità che contraddistingue l’alta gamma del cantiere danese, comode ma al tempo stesso performanti.

Da un punto di vista estetico la nuova arrivata è perfettamente in linea con le “sorelle” più piccole e più grandi. Niente estremismi nei volumi, niente spigoli ma forme rotonde senza eccessi, uscite di prua tirate e rette, tuga con un leggero scalino a prua smussato da una piccola finestratura.

Come tutti i modelli della nuova gamma X si possono scegliere differenti layout per le manovre e per la disposizione degli interni.

DesignerX-Yachts Design Team

Length Overall14.08

Lunghezza scafo 13.50

Waterline Length 12.33

Baglio (max)4.27

Pescaggio standard 2.30

Pescaggio profondo 2.50 m

Peso del bulbo – standard 4500 kg

Dislocamento – leggero10900 kg

Motore (Diesel) 57 hp

Serbatoio gasolio – standard 280 ltr

Serbatoio acqua- standard 360 ltr

www.x-yachts.com/it

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Allarme in Mediterraneo, tra tonnellate di plastica e stragi di delfini

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mediterraneoCosa ne sarà del Mediterraneo se non ci diamo da fare? Due notizie a distanza di pochi giorni puntano i riflettori sul Mare Nostrum. La prima è questa. L’associazione One Ocean Foundation lancia l’allarme: il Mediterraneo è invaso da una delle più alte concentrazioni di microplastiche più alte del mondo. La seconda è questa, rilanciata dalla rivista della Natura: oltre seimila delfini vengono uccisi ogni anno nel tratto francese del Mare Nostrum. Notizie inquietanti che ogni amante del mare deve conoscere, perché anche noi possiamo fare qualcosa per impedire quanto sta accadendo. Vediamo di cosa stiamo parlando.

I PESCI MANGIANO LA PLASTICA INSIEME A NOI
Nel Mediterraneo sono presenti 1,2 milioni di microplastiche per chilometro quadrato, afferma One Ocean Foundation. Sono frammenti inferiori ai 5 millimetri che sono praticamente invisibili, pesci e animali marini li scambiano per plancton, le balene ad esempio filtrano 700.000 litri di acqua ogni volta che aprono bocca assumendo una quantità enorme di plastiche e microplastiche che hanno una elevata concentrazione di inquinanti.

Maria Cristina Fossi dell’Università di Siena, tra i massimi esperti al mondo nella ricerca sugli impatti del marine litter sulla biodiversità, afferma: “Quanto di questi inquinanti possa essere trasportato in specie come tonno, spigola (branzino) o spada (e quindi finire sulle nostre tavole) e quali sono le conseguenze sul consumatore finale, è un aspetto ancora da indagare. “Dai dati che emergono, il 15-20% delle specie esaminate presentano microplastiche, ma in quantità ridotta, parliamo di 1-3 frammenti inferiori ai 5 millimetri” – spiega Fossi – “Ora però bisogna capire se queste microplastiche trasportano inquinanti”.

STRAGE DI DELFINI
L’Osservatorio Pélagis pubblica da anni, senza essere ascoltato, rapporti allarmanti sul declino della popolazione di delfini. Nelle acque al largo della costa occidentale francese, nel periodo compreso tra gennaio e marzo, vengono uccisi in media 6 mila delfini. Un vera e propria strage. Causata da grandi pescherecci che operano la tecnica a strascico a caccia di spigole (branzini).

Ecco cosa dice la rivista della Natura: “I delfini che vivono abitualmente insieme ai branzini finiscono nelle maglie delle reti da pesca che catturano indiscriminatamente tutto ciò che incontrano lungo il loro percorso. I delfini intrappolati annegano nella rete mentre quelli che vengono pescati vivi di solito muoiono per le ferite inflitte dai pescatori a bordo delle navi. Le carcasse che regolarmente arrivano sulle spiagge francesi mostrano fratture, code e pinne spezzate e profonde incisioni nella pelle causate dalle reti”. Come limitare questo massacro, in assenza di norme? «Invitiamo i consumatori a evitare completamente il pesce sottodimensionato – ha concluso l’associazione -. Il consiglio, se si decide di mangiare pesce, è quello di scegliere esclusivamente pesci catturati con la lenza», affermano queli dell’associazione Osservatorio Pélagis . Facile da dirsi, difficile da farsi.

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Deputato Mura, ecco le cose da fare per la vela (la teniamo d’occhio!)

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muraA nostra memoria è la prima volta che un velista entra in Parlamento. Andrea Mura, velista dell’anno del Giornale della Vela nel 2014 per meriti sportivi (in calce la sua storia velica), entra con il vento in poppa alla Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle. Bene, siamo felici che un uomo che ha dedicato la propria vita, sino ad oggi, alla vela sia il primo parlamentare velista. Adesso, una volta insediato, dovrà dimostrare di avere a cuore i problemi che assillano i diportisti, da lui vissuti in prima persona come uomo di mare. Ci permettiamo di suggerirgli una breve agenda degli argomenti “caldi” che riguardano il diporto nautico da risolvere, prima possibile. Caro Andrea, sappi che… ti teniamo d’occhio!

Ecco la nostra agenda per il deputato Mura in dieci punti:

  • Dare seguito subito al nuovo Codice della nautica in modo che entro l’estate vengano emanati i decreti attuativi. Senza questi tutta la riforma rimane lettera morta.
  • Riforma delle aree marine protette con possibilità di sosta per le barche a vela anche nelle zone oggi non visitabili, come le isole di Montecristo, Pianosa ecc.
  • Revisione dei divieti di ancoraggio nei pressi delle coste, dando via libera all’ancoraggio nelle aree dove non recano pericolo ai bagnanti. In parole povere, perché, come in altri paesi, in Italia ci sono divieti di ancoraggio così rigidi?
  • Proposta di un piano nazionale per lo smaltimento delle imbarcazioni in vetroresina (rottamazione) prendendo spunto dalla normativa francese.
  • Eliminare la buffonata del patentino per l’uso del VHF senza alcun esame ma con tassa da saldare.
  • Risolvere il problema delle concessioni demaniali per i porti turistici, separandolo dal caos delle concessioni balneari.
  • Reistituire un ministero del mare. Non esiste da anni in Italia, mentre c’è in altri paesi europei.
  • Rendere obbligatorio nelle scuole elementari un corso di avvicinamento al mare e alla vela, prendendo spunto da quanto fanno francesi e inglesi.
  • Vigilare perché non riprenda la vessazione nei confronti dei diportisti con verifiche senza motivo, invasive e reiterate.
  • Portare avanti una campagna per una reale incentivazione all’acquisto di barche a vela in quanto il miglior mezzo di navigazione ecologico, prendendo spunto da incentivi in campo automobilistico.

CHI E’ ANDREA MURA
Andrea Mura nasce a Cagliari il 13 settembre 1964. Dall’età di 6 anni si dedica alla vela agonistica, collezionando successi e record nelle classi più diverse, che comprendono dieci titoli italiani, due titoli europei nella classe 420, un titolo mondiale Juniores 470, due campagne olimpiche in 470, una in Tornado. Nel 1992 gareggia con il Moro di Venezia per la Coppa America, vincendo due campionati del mondo, uno in Coppa e uno nella classe 50 piedi, e una Louis Vuitton Cup.

Andrea Mura non è solo un atleta: già fondatore nel 1985 della Veleria Andrea Mura Sail Design, Andrea sviluppa soluzioni tecniche innovative che gli valgono l’Oscar come “Miglior Velaio 2005”.

Nel 2007 Andrea lancia una nuova sfida votandosi alla vela d’altura a bordo di Vento di Sardegna, un formidabile Open 50. Vince la Route du Rhum, famosa regata transatlantica in solitario che si svolge ogni quattro anni, 3.543 miglia attraverso le fredde acque del Nord Atlantico, fino ai Caraibi. Con questa vittoria, Andrea è il primo italiano ad entrare nella leggenda. Andrea replica nel 2012 con vittoria e record sia nella Twostar (13 gg 14 h), sia nella Quebec – S. Malò. (11 gg, 12 h). Nel 2013, affronta e vince la terribile Ostar, 2.850 miglia dall’Inghilterra agli Stati Uniti, la più dura delle regate in solitario perché a temperature polari, controvento e controcorrente (il suo tempo: 17g 10h 22m). Andrea nel 2014 è stato il nostro “Velista dell’Anno”.

A novembre 2014 ha concluso al secondo posto (primo dei monoscafi) la Route du Rhum 2014 – Destination Guadeloupe in “Rhum Class”. Andrea Mura ha vinto per la quinta volta la “Roma x 1” nel 2016. Dopo la sfortunata parentesi Vendée Globe, ritorna alla grande con la vittoria, per la seconda volta in tempo reale, della Ostar.

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I bolidi di ICE Yachts stanno per arrivare al VELAFestival

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Belatrix in alto, Nonnoveloce in basso, due ICE 52 a confronto. Foto Giornale della Vela

Come potremmo definire le barche di Ice Yachts in poche parole? Performanti, sportive, costruite ad alta tecnologia e dal look aggressivo. Se queste caratteristiche sono nelle “vostre corde” di velisti, vi conviene fare un salto a Santa Margherita dal 3 al 6 maggio in occasione del Tag Heuer VELAFestival, la grande festa della vela organizzata dalla nostra rivista (LEGGI QUI). Gli Ice Yachts infatti saranno tra le barche protagoniste e in acqua, in occasione della VELACup, disputeranno anche la loro “sfida interna”, la Ice Yachts Cup. Sono quindi invitati non solo gli appassionati di queste barche ma anche i suoi armatori.

Fin dalla sua nascita Ice Yachts ha puntato tutto sulla qualità, sulle performance e sul made in Italy: due fattori che si raggiungono solo attraverso una costruzione sofisticata, con ampio uso di carbonio e scegliendo la firma giusta per i propri progetti. Il padre degli Ice è infatti Umberto felci, firma storica delle barche sportive e non nota a livello internazionale, mentre per la linea cat è arrivato il padre dei mitici Mattia, Enrico Contreas.

Attualmente i  modelli naviganti di Ice sono il bolide Ice 33, il performance cruise di razza Ice 52 anche nella versione RS, l’Ice 62 (primo modello prodotto dal cantiere), l’Ice Cat 61, varato da poco, e in arrivo c’è la grande novità, il nuovissimo Ice 60 ormai prossimo al varo. A questi si aggiungono l’Ice 72 e l’Ice 82.

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Il drone? Adesso lo comandi dal multifunzione. Un bel vantaggio per i velisti

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dronePensate che vantaggio, mentre navigate, poter controllare che cosa accade alla forma delle vostre vele, in tempo reale e nel modo più dettagliato possibile. L’apertura della balumina, la “pancia”, la catenaria del fiocco, la curvatura dell’albero e tutti i parametri che, sistemati, rendono le vostre vele una “bomba”, sia in regata che, perché no, in crociera.

E ancora, pensate che comodità poter monitorare la distribuzione dei pesi e l’assetto della barca, spesso più chiaro visto da occhio esterno: non solo più velocità, ma anche meno consumi. “Eh ma ci vorrebbe un drone!”. Già, con un drone sopra la vostra barca sarebbe tutto più facile. Direte voi: “Se devo pensare a timonare la barca e a manovrare un quadricottero, divento pazzo”.

IL DRONE LO COMANDI DAL MULTIFUNZIONE!

Vero. Ma da adesso il drone lo comanderete direttamente dal vostro display multifunzione. L’idea è di Raymarine: questo tipo di integrazione, assolutamente innovativa nel campo dell’elettronica nautica, consente di controllare e visualizzare le immagini riprese da droni direttamente sui display della serie Axiom.

In corso di brevetto (sarà disponibile dalla primavera), fornisce a pescatori e diportisti la visione aerea da drone sullo specchio d’acqua e altre possibilità video (darete una svolta ai “filmini da crociera”), senza il controllo diretto manuale. Attualmente compatibile con i droni DJI Spark e Mavic, include funzioni di lancio/traccia/registrazione con un singolo pulsante, collegamento GPS per varie modalità “seguimi” e streaming video in tempo reale sull’MFD Axiom.

Non vediamo l’ora di provarla! www.raymarine.it

QUI QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE QUANDO SI ACQUISTA E PILOTA UN DRONE

 

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Dieci motivi per cui una barca è (molto) meglio di un’auto

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Ehi, voi che state per comprare la macchina nuova scintillante
(nella foto qua sopra ci siamo voluti divertire… mitica Fiat Regata, l’abbiamo scelta per affinità di nome), ingolositi da leasing e offerte. Forse dopo aver letto queste righe vi verrà voglia di tenervi la vostra Ford Fiesta del 1997 e investire i soldi nell’acquisto di una barca, “fresca” di cantiere o usata che sia. Per dimostrarvi che un’imbarcazione è infinitamente meglio di un’auto, abbiamo stilato questa lista semiseria di motivazioni che lo dimostrano. Fateci sapere se siete d’accordo con noi e se ce ne siamo dimenticato qualcuno!

DIECI MOTIVI PER CUI UNA BARCA E’ MEGLIO DI UNA MACCHINA

1. Toccate ferro prima di leggere quello che state per leggere. Le persone che ogni anno muoiono in barca potete contarle sulle dita di una mano: a causa di incidenti stradali invece si contano annualmente circa 1,25 milioni di morti.

barca2. Una serata dai risvolti piccanti con il vostro partner assumerà un tono decisamente più romantico a bordo, con il silenzio del mare, l’odore di sale e il chiarore della luna ad illuminarvi. Molto, ma molto meglio che nella piazzola di un’area di sosta: senza contare che avrete scongiurato il rischio di eventuali guardoni.

3. La macchina va revisionata ogni due anni, e ogni due anni sono beghe. All’imbarcazione immatricolata viene rilasciato il certificato di sicurezza e si hanno degli intervalli di revisione molto più estesi: per una barca nuova si parla di 8-10 anni a seconda della categoria CE (poi 5 anni a partire dal secondo rinnovo). Se invece possedete un natante (ovvero una barca il cui scafo sia entro i dieci metri), dimenticatevi di quanto detto. Nessuna revisione.

4. Macchina significa dire smog, code, stress, muscoli intorpiditi. Barca vuol dire libertà, aria di mare, relax. Non c’è nient’altro da aggiungere: la barca allunga la vita, la macchina la accorcia.

5. Se cadete in acqua da una barca lanciata a tutta velocità potreste cavarvela. Provateci in autostrada.

6. Mentre state navigando a velocità di crociera, basta una canna da pesca, un filo e un’esca artificiale e potrete catturare tonni e tonnetti. Se lo fate in macchina, al massimo potrete incappare in qualche nutria, pantegana o piccione. E sicuramente in una multa.

7. Avete mai sentito di qualcuno che in barca sia stato sei ore in fila per arrivare dove voleva passare le vacanze? Noi no.

8. In barca non avete limiti di velocità (eccezion fatta per le aree portuali) né semafori. Unica raccomandazione: se avete intenzione di bere anche in mare fate timonare qualcun altro.

9. Ok, tra qualche anno sarà comune, ma per il momento la macchina che si guida da sola ancora non c’è. Da quanto tempo è che in barca potete contare su un efficientissimo e affidabile pilota automatico e godervi al 100% il piacere della navigazione?

10. La barca può essere la vostra casa di vacanza ovunque voi decidiate di andare. Come un camper certo, ma provate a tuffarvi giù dal camper appena svegli come fareste dopo una notte in rada…

G.G. & E.R.

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Volete esplorare baie e luoghi irraggiungibili in barca? Venite da Tuilik al VELAFestival per scoprire come!

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A 8 anni era già su un 470 in Atlantico, a 23 sul Rolly Go di Falck intorno al globo nel 1981-82. Ha navigato con e contro i grandissimi. Guido Grugnola ha saputo vivere il mare in ogni suo aspetto
, esplorandolo in lungo e in largo, accedendo a luoghi incredibili (a proposito, qui ci ha raccontato le sue baie preferite). Assieme alla vela, ha sempre coltivato un’altra passione, quella per il kayak, con cui ha percorso migliaia di miglia dentro e fuori dal Mediterraneo (nella foto sopra, Guido è ritratto al centro).

Guido Grugnola al timone del proto Sangermani Rolly Go di Giorgio Falck, alla Whitbread 1981-82, nella tappa finale da Mar Del Plata a Portsmouth.

Spinto da quest’ultima, ha fondato Tuilik, con cui organizza (da settembre a giugno, per evitare la calca turistica) corsi base, avanzati, safety & rescue, navigation & piloting ed esplorazioni (Tremiti, Isola del Giglio, Calanques, ecc) in kayak. Se verrete al suo stand al TAG Heuer VELAFestival di Santa Margherita (la grande festa della vela dal 3 al 6 maggio), Guido sarà lieto di raccontarvi (oltre alla sua esperienza alla Whitbread) come funzionano i suoi corsi che, a detta di chi li ha frequentati, sono un’esperienza unica.

L’esplorazione delle Calanques

BARCA + KAYAK: VAI DOVE VUOI!
Si parte dal corso “Discovery” per neofiti, che dura una giornata nella quale vi verranno insegnate le nozioni di base (costo: 90 euro). Pensate un po’ che bellezza: una volta che avrete imparato, potreste acquistare un kayak gonfiabile da tenere in barca. Potrete così accedere a baie irraggiungibili in barca a vela, grotte o Aree Marine Protette. Oltre alle lezioni “avanzate”, Tuilik organizza poi ogni genere di corsi di approfondimento (come quelli sui nodi e di marineria per kayaker, o quello relativo alla sicurezza e alle tecniche di salvataggio).

GLI ACCESSORI FURBI
Ma c’è di più: un marinaio navigato come Guido Grugnola ha messo a frutto la propria esperienza per selezionare l’attrezzatura che potete acquistare su Tuilik.com. Oltre ai prodotti per kayaker (kayak e pagaie), troverete tante “furbate” utili anche ai velisti. In calce abbiamo selezionato due accessori imperdibili da scoprire al VELAFestival! www.tuilik.com

Il tender… in frassino
Leggero, estremamente veloce da smontare e stivare sottocoperta, semplice da manovrare e più veloce di un gommone: questo è Coracle, con struttura in frassino con 3 strati di vernice e scafo estremamente robusto in hypalon (polietilene-clorosolfonato). E’ disponibile nelle misure da 190 e 250 cm. Colpisce il suo look “rétro” ma già il nome ne indica l’ispirazione: il coracle è una barca piccola e leggera del tipo tradizionale usato nel Galles ma anche in parti dell’Inghilterra dell’Ovest e del Sud Ovest, in Irlanda e Scozia. La parola è anche usata per barche simili che si trovano in India, Vietnam, Iraq e Tibet. LO TROVATE QUI

Il fuoco a mano LED
Ce lo ha raccontato Guido Grugnola: “Questo dispositivo è una vera rivoluzione”. Stiamo parlando di Odeo Flare MK III, il primo fuoco a mano di segnalazione che utilizza la tecnologia LED che evita i rischi di bruciature. Garantisce una durata di 5 ore, contro i 30 secondi dei fuochi tradizionali. L’alimentazione avviene con comuni batterie AA al Litio o Alcaline. Il fuoco a mano presenta una funzione innovativa grazie alla quale la sequenza luminosa scintillante viene interrotta periodicamente per emettere anche una sequenza luminosa SOS. Davvero utile. LO TROVATE QUI

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Vento leggero? Non accendere il motore ma affina la tecnica

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Tornano le “lezioni” del nostro prof. Roberto Spata, questa volta parleremo di un argomento alquanto spinoso per i croceristi: come cercare di non accendere il motore quando c’è poco tempo e si fatica a navigare a vela. Non arrendetevi, con le giuste nozioni tecniche da mettere in pratica la vostra barca navigherà meglio anche con poco vento e avrete sicure soddisfazioni.

Nell’arco di queste puntate, stiamo cercando di capire come navigare al meglio in condizioni difficili anche durante una crociera. Per condizioni difficili è facile pensare solo ad intensità di vento sostenute e spesso si sottovalutano le condizioni di vento leggero dove forse troppo spesso viene la voglia di accendere il motore per navigare più veloci rinunciando molte volte a priori a spettacoli naturali che si apprezzano particolarmente con il “silenzio” della navigazione a vela.

Come abbiamo ribadito più volte, molti sono gli aspetti che dobbiamo tenere in considerazione per una conduzione ottimale e questo vale anche per condizioni di vento leggero:

  • Il profilo delle vele;
  • L’assetto dell’albero;
  • L’assetto dell’imbarcazione

Anche nel precedente numero abbiamo sfiorato l’argomento di come ottenere, anche di bolina con poco vento, il massimo delle performance con una corretta regolazione delle vele.

Abbiamo imparato come conferire la massima potenza possibile all’imbarcazione onde poter navigare con una certa agilità anche in queste condizioni tramite le corrette regolazioni di drizze, cunningham e base della randa che tutte contribuiscono ad aumentare la massima profondità della vela che si posizionerà al centro della stessa. Anche il punto di scotta della vela di prua, se avanzato, farà in modo che la vela sia più potente e adatta a condizioni di vento leggero.

Tali regolazioni non possono essere le uniche, ad esse va associata anche la regolazione dell’albero e il controllo della catenaria dello strallo di prua che in tali condizioni può influire in maniera anche più marcata.

Infatti, allentando la tensione del sartiame, abbiamo visto che la randa si ingrassa ulteriormente con la duplice conseguenza di creare catenaria sullo strallo di prua che sortisce l’effetto di ingrassare ulteriormente la vela di prua. Anche in questo caso il risultato sarà di creare un extra potenza che ci aiuterà, e non di poco, a destreggiarci con maggiore agilità anche in condizioni di vento leggero.

Anche l’assetto dell’imbarcazione riveste una particolare importanza.

Tutti sappiamo quanto le barche, durante una crociera, siano cariche di qualsiasi cosa ci possa essere utile per le nostre vacanze, ma basterebbe anche solo cercare di concentrare i pesi il più possibile nella parte centrale della barca, quindi sul proprio baricentro, per diminuire considerevolmente il beccheggio e aumentare la nostra velocità.

Fino ad ora abbiamo parlato prevalentemente delle andature di bolina. Certamente navigare di bolina con poco vento è per certi aspetti più semplice; si “sente” maggiormente la barca, anche solo per il fatto che si somma la propria velocità a quella del vento che viene dalla direzione opposta alla nostra rotta.

In poppa tutto si attenua ed è sicuramente necessaria una maggiore sensibilità sia nella conduzione che nel “sentire” le variazioni di intensità e della direzione del vento che in condizioni leggere è sempre variabile e capriccioso.

ROBERTO SPATA

Classe 1962 da Como. Nazionale Laser fino al 1983, si avvicina poi alla vela d’altura regatando su qualsiasi tipo di imbarcazione e specificatamente nelle Classi IOR, IMS, Maxi Yacht, Monotipi, ORC e IRC nei ruoli di tattico, timoniere o randista, occupandosi spesso della messa a punto di vele e barca.

Dal 1988 al 2000 ha collaborato con la North Sails e continua ad avere rapporti tecnici e con tutte le velerie, i progettisti e i cantieri anche come project manager.

 

IL SERVIZIO COMPLETO CON I CONSIGLI DI ROBERTO SPATA SUL NUMERO DI NOVEMBRE DEL GIORNALE DELLA VELA IN TUTTE LE EDICOLE

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Quando un Fife del 1930 ti costa come un’utilitaria

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fifeBastano 31.000 euro per diventare armatore di un 8 metri Stazza Internazionale del 1930 firmato William Fife III, Finola. Uno dei gioielli che hanno contribuito a scrivere pagine di storia dello yachting mondiale. A spanne, lo stesso prezzo di una Mini Cooper 5 porte. Non c’è trucco. Da oggi, con quella cifra, potrete diventare co-armatori per un sesto della splendida imbarcazione in legno lunga 14,58 m. Vi abbiamo stuzzicato? Contattate Giorgio Conventi (+39 3476827678), oppure andate sul sito www.borascura.com, per ricevere informazioni in merito all’acquisizione di una o più quote di proprietà di Finola, che adesso è in Adriatico. (foto di apertura di Paolo Maccione)

FINOLA, BARCA DI RAZZA
Finola è stata progettata e costruita nel 1930 dai Fife di Fairlie, in Scozia, una delle più importanti e influenti generazioni di costruttori navali del mondo. La barca, armata a sloop bermudiano e restaurata con un lavoro certosino nel 2012, è costruita in fasciame di mogano, su ossatura in quercia e acacia con la coperta in teak e può esporre al vento una superficie velica pari a 90 metri quadrati. L’albero a due ordini di crocette e il boma sono in legno di spruce. Il motore entrobordo è un Nanni diesel da 21 cavalli.

Foto di Paolo Maccione

LA MULTIPROPRIETA’ FUNZIONA
Spiega Paolo Maccione, giornalista e direttore di “Barche d’Epoca e Classiche”: “L’acquisto in comproprietà di una barca storica, sotto forma di consorzio o piccolo sindacato, è una formula già adottata nel settore della vela d’epoca. Alle regate che si tengono annualmente presso alcune delle più belle località del Mediterraneo, dall’Italia alla Francia alla Spagna, partecipano infatti tante barche condivise da diversi pool di armatori. In questo modo suddividono le spese di manutenzione, ma soprattutto hanno sempre a disposizione un equipaggio per i trasferimenti della barca e la partecipazione alle regate”. Signore e signori, cosa state aspettando?

FINOLA – LA SCHEDA TECNICA
Anno: 1930
Cantiere: William Fife (Fairlie – Scotland)
Progetto: William Fife III (Fairlie – Scotland)
Lunghezza f.t.: 14,58 mt
Lungh. al galleggiamento: 10,60 mt
Larghezza: 2,60 mt
Pescaggio: 2 mt
Dislocamento: 9 tons
Armo velico: Marconi sloop
Superficie velica: 90 mq
Motore: Nanni diesel 21 hp

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Il VELAFestival parla il linguaggio dei croceristi: in arrivo le novità Bavaria

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Il crocerista al Tag Heuer VELAFestival 2018, a Santa Margherita Ligura dal 3 al 6 maggio, troverà la sua dimensione. Non solo gli accessori e l’attrezzatura, ma anche e soprattutto le barche da crociera per sognare. Tra queste spiccherà senza dubbio la linea Bavaria, un cantiere che negli ultimi due anni ha fatto un deciso cambio di filosofia e di look. Prima i modelli del colosso tedesco erano improntati tutti verso la comodità con una cura relativa dell’estetica e delle performance, adesso è tutto cambiato anche grazie alla firma del Cossutti Yacht Design sui nuovi modelli.

I cavalli di battaglia sono le quattro novità: il C45 , il C50, il C57 e il C65 (LEGGI IL NOSTRO REPORTAGE DA DUSSELDORF), che si sono affiancati alla precedente produzione Bavaria. Su tutte e quattro le barche ha messo la firma Cossutti, cambiando decisamente i canoni tradizionali di questo marchio. Barche esteticamente accattivanti con un look che le identifica in maniera decisa e performance decisamente di livello per il mondo delle barche da crociera.

Prendendo spunto dal mondo dell’automobilismo, i Bavaria  C45, C50 e C57 vengono proposti nelle versioni Holiday, Style e Ambition, che si differenziano per alcuni particolari estetici e funzionali: le versioni holiday e style sono pensate per i crocieristi puri che pensano prima di tutto al livello del loro comfort, l’ambition per chi cerca anche soddisfazione nelle performance.

I Bavaria (PREZZI IVA ESCLUSA)

Bavaria 34 cruiser: 86.000

37 cruiser: 104.500

41 cruiser: 139.500

41 S: 149.500

42 Vision: 147.500

C45 Ambition: 255.731

46 Vision: 183.500

46 Cruiser: 179.500

46 Style: 186.400

C50 Style: 343.791

51 cruiser: 234.500

51 Style: 241.400

 

 

 

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Elan E5, il bestseller del cantiere sloveno cambia pelle

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Eliminare la distinzione tra serie S, sportiva, ed E, più orientata alla crociera, per proporre una sola versione improntata a una maggiore versatilità: è questo l’obbiettivo del nuovo Elan E5 che il cantiere sloveno sta per immettere sul mercato. La barca non avrà linee d’acqua e appendici differenti rispetto alla precedente versione, restando quindi dal punto di vista progettuale un vero performance-cruise. A cambiare saranno gli allestimenti generali, che daranno comunque una nuova dimensione a questo modello di successo di Elan Yachts.

La nuova versione, dal punto di vista dell’attrezzatura e degli interni sarà maggiormente orientata verso la crociera: spazio al legno massello e a un livello di rifiniture degli interni più elevato, mentre il lay out delle manovre adesso si ispira adesso all’easy sailing e alla conduzione anche in equipaggio ridotto. Il paterazzo sarà a V rovesciata, per consentire un accesso all’acqua totalmente sgombro a centro poppa. Una coppia di winch, spazio ad Harken per l’attrezzatura di coperta, saranno in posizione più arretrata per portare la scotta randa a ridosso del timoniere. Quest’ultimo potrà godere delle colonnine per le ruote ridisegnate, adesso capaci di ospitare anche il chartplotter. Lo specchio di poppa sarà disponibile anche in versione chiusa ma si traformerà, aprendosi, in un comoda discesa in acqua.

Non si tratta quindi solo di un restyling ma anche di un cambio di filosofia. Per gli amanti delle regate sarà disponibile un pacchetto performance.

www.adriaship.it

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Quarant’anni fa l’Italia doppiava Capo Horn alla Whitbread e Pierre Sicouri scriveva a Giorgio Falck

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Carissimo Giorgio, ti mando qualche notizia sulla terza tappa del giro del mondo. E’ stata davvero bella, forse la più bella di tutto il giro, per il suo fascino misto di mari del sud, Capo Horn e caldo Aliseo”. Così scriveva nel marzo del 1978 il compianto Pierre Sicouri sulle pagine del Giornale della Vela, in una lettera indirizzata a Giorgio Falck, raccontando la tappa della Whitbread da Auckland a Rio de Janeiro. In questi giorni, durante i quali la flotta della Volvo Ocean Race è ormeggiata ad Auckland, la città della vela, in attesa di partire per la tappa icona del giro del mondo in equipaggio, quella dalla Nuova Zelanda a Itajai, Brasile (7600 miglia), abbiamo scavato nel passato del nostro archivio. Divisi in redazione tra chi sostiene che la Volvo sia il top delle regate oceaniche e chi invece dice “si, è una delle regate di vertice ma con i nuovi percorsi “commerciali” ha perso il suo fascino e i monotipi sono noiosi”, abbiamo deciso di ritrovare nelle pagine del Giornale della Vela il sapore pionieristico di quelle avventure lontane ormai quarant’anni. Non vogliamo risolvere con quest’articolo le contese tra chi amava la regata di un tempo e chi preferisce quella di oggi, anzi da un punto di vista giornalistico vorremmo che queste contese non finissero mai perché ci danno sempre nuovi fertili spunti. Vogliamo semmai fare un regalo ai protagonisti di ieri e offrire un pezzo di storia della vela italiana agli appassionati di oggi. LEGGI QUI L’ARTICOLO INTEGRALE SU VELA 1978

Ai tempi si chiamava Whitbread Round the World Race, si correva in sole quattro tappe, e l’Italia era tra gli assoluti protagonisti. Tre barche addirittura per la prima edizione del 1974 (tra cui il Guia di Falck che chiuse quinto), una per l’edizione 77-78, B&B Italia guidata da Corrado Di Majo, in un equipaggio di cui facevano parte Pierre Sicouri, Paola Pozzolini, Paolo Martinoni, Enrico Sala, Enrique Vidal, Bruno Finzi, Vittorio Ferreri e Adriano Di Majo.

Erano anni ruggenti in tutti i sensi per il nostro paese, politicamente si viveva la coda della contestazione e la tragedia degli anni di piombo. Da un punto di vista velico era un’Italia un po’ avventuriera, un po’ hippie degli oceani, ma un’Italia che iniziava a trovare una sua dimensione e da li a qualche anno l’avrebbe mostrata a Newport con la sfida di Azzurra alla Coppa America.

Guardate queste foto, guardate queste facce, il loro abbigliamento. Poco da dimostrare agli sponsor, tanto da dimostrare a se stessi, in un certo senso il sapore autentico della sfida sportiva.

Arrivano le prime volate pacifiche, ritroviamo il fascino delle planate tra due muri d’acqua, fino a 19 nodi, mediamente a 12. Sono anche le prime di Paola che, superata la tensione iniziale, porta tranquillamente il B&B Italia, molto stabile in poppa. E’ bello avere una donna a bordo non relegata in cucina ma a prua e al timone tanto e quanto noi”, racconta Pierre Sicouri di Paola Pozzolini che diventerà sua moglie.

Ci investono autentiche nuvole di grandine prima, di neve poi, superbe e gelide. Comincia a fare decisamente freddo e la stufa, in barba agli sforzi di Corrado ne approfitta per rifiutare di accendersi. Guanti e suolate di montone rimediati ad Auckland ci risparmiano i congelamenti e le sofferenze della seconda tappa. Sotto si installa una fastidiosa condensa, piove dovunque, i sacchi a pelo umidi, ma la vicinanza dell’Horn ci tiene alto il morale”.

Il 19 gennaio sono fuori turno ma non riesco a prendere sonno. Salgo in coperta, alle 3 prendo il timone, 35-40 nodi da SW, genoa 3 tangonato, due mani di terzarolo, avvisto le Isole della Terra del Fuoco, atterriamo su Capo Carfort, mare verde scuro, alto, violento. Terra dantesca che fuma nuvole. E’ il momento più emozionante della mia vita. Lasciamo Les Islas Ildefonso a dritta, il falso Capo de Hornos, l’Isla Hermite e l’Horn. Siamo terribilmente emozionati”.

Questo era Capo Horn per noi italiani nel 1978. Forse erano velisti poco tecnologici, certamente erano poco interessati ai record e molto alla sfida vera, all’avventura della regata estrema. Perché gara vera lo era anche per i nostri quella Whitbread, che vedeva nella competizione mostri sacri come Eric Tabarly, B&B non navigava certo intorno al mondo per spirito di avventura ma semmai per l’avventura di una regata.

All’alba del 3 febbraio avvistiamo la familiare sagoma del Corcovado. Tagliamo la linea alle 4 locali sotto al Pan de Açucar. Il nostro nono posto in classifica è in parte giustificato da numerose ore perse a causa delle troppe defaillances delle nostre vele e a circa 20 giorni di bolina, andatura che non ci è molto favorevole”. B&B chiuse nona anche nella classifica finale del giro del mondo vinto dagli olandesi di Flyer. Nell’edizione 81-82 furono addirittura cinque le barche italiane, l’ultima partecipazione italiana risale invece a quella, non fortunatissima, di Brooksfield nell’edizione 1993-1994, poi un vuoto di oltre vent’anni. 

La leg da Aucland a Itajai partirà il 18 marzo e la classifica dopo sei tappe vede in testa gli spagnoli di Mapfre tallonati dall’equipaggio franco-cinese di Dongfeng.

Mauro Giuffrè

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Swan Classic by Frers Association, ovvero il club di cui ogni velista vorrebbe far parte

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Ed ecco un club di cui molti velisti sogneranno di fare parte: non tanto per motivi associativi, quanto perché vorrebbe dire di essere in possesso di barche che sono un “patrimonio dello yachting”, oppure navigarci di frequente.

Gérman Frers

E’ nata la Swan Classic by Frers Association, destinata a raccogliere gli armatori e gli appassionati che navigano sulle barche disegnate negli anni ‘80 dall’architetto argentino German Frers considerato il migliore al mondo per le barche a vela, un progettista che ha saputo lasciare la sua firma e la sua eleganza su decine di barche da regata e da crociera. E’ stato lui stesso a definire i modelli che possono essere ritenuti “classici”, perché hanno le proporzioni e le caratteristiche di un’epoca che ha generato yacht che tuttora sono in primo piano nella lista dei desideri, che sono diventati un alcuni casi veri a propri oggetti di culto.

L’associazione che ha sede a Londra nasce per volere di Marietta Strasoldo, armatrice dello Swan 651 Lunz am Meer, protagonista di numerose regate, e segue le tracce della analoga iniziativa nata qualche anno fa per i progetti realizzati da Nautor di Sparkman & Stephens che è diventata un modello e un esempio. La sua presentazione ufficiale è stata l’anno scorso durante la Rolex Middle Sea Race.

“Abbiamo con noi molti amici armatori come noi di barche di German Frers, che sentivano l’esigenza di condividere la passione per queste barche particolari e uniche – ha dichiarato la fondatrice – l’obiettivo ora è di raccoglierne il più possibile ed arrivare a definire all’interno delle regate esistenti delle classifiche dedicate a queste imbarcazioni ed eventualmente di creare qualche nuovo evento”.

Il cantiere Nautor’s Swan ha assicurato il suo supporto all’iniziativa che esalta la sua spiccata vocazione a creare una grande famiglia di armatori che condividono marchio e passione per la navigazione. Non è un caso che la Swan Cup sia una delle regate più seguite e divertenti , e che sia stata la prima organizzata per i clienti di un solo cantiere.

I modelli scelti sono stati disegnati negli anni 80 e inizio 90 e rappresentano un periodo di particolare successo per Nautor, che si affermava in quegli anni come quello che produceva con il massimo stile e la massima qualità. Le barche naviganti sono oltre 350 e si può affermare che alcuni se non tutti questi disegni hanno segnato un progresso decisivo nello yachting, diventando i più imitati.

Nautor’s Swan è stato fondato nel 1966 da Pekka Koskenkylä, dal 1998 è controllato da Leonardo Ferragamo, passato dal ruolo di armatore a quello di costruttore appassionato. Ferragamo ha acquistato il suo primo Swan nel 1988 ed è stato proprio un 51, il primo disegno di German Frers costruito da Nautor. “La prima volta che sono stato a visitare il cantiere l’ho fatto come armatore del mio primo Swan, un 51 – ha detto Ferragamo – era 10 anni prima del mio coinvolgimento nel cantiere ed ero ammirato. Non era un’industria ma un conglomerato di artigiani”.

Le iscrizioni per gli armatori (fortunati) e gli appassionati di queste barche sono già aperte al dominio www.swanclassicbyfrers.org

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Al VELAFestival dì loro che tipo di marinaio sei, quelli di Navico avranno lo strumento giusto per te

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Quando si parla di elettronica di bordo
, il gruppo Navico è quello che, per antonomasia, percorre trasversalmente il mercato. Questo perché riunisce tre marchi che si rivolgono a tipologie di diportisti differenti: Lowrance e Simrad sono per lo più indirizzati verso il mondo del motore e pesca (generalmente, Lowrance occupa il settore delle barche più piccole mentre Simrad ha come target quelle medio-grandi, ma ci sono tanti velisti che utilizzano questi marchi), B&G è invece sinonimo di vela pura.

Tutti e tre i brand partono da un patrimonio comune di hardware e software e tutti e tre beneficiano delle frequenti innovazioni e aggiornamenti apportate da Navico. Ultima, in ordine di tempo, è quella in termini di integrazione tra gli strumenti di bordo, controllo remoto e monitoraggio dell’imbarcazione (la cosiddetta “barca connessa”), a seguito dell’acquisizione da parte del gruppo di realtà all’avanguardia come Yacht Defined Sweden AB e di Naviop.

IL PAESE DEI BALOCCHI “ELETTRONICI”
Display multifunzione, ripetitori, sistemi integrati, strumenti stand-alone, sonar, autopiloti, radar e chi più ne ha più ne metta. Questo è Navico: e questo potrete scoprire al suo stand al TAG Heuer VELAFestival di Santa Margherita Ligure (la grande festa della vela dal 3 al 6 maggio). Un vero e proprio “paese dei balocchi” degli amanti dell’elettronica. Ma noi vogliamo darvi un piccolo assaggio, con tre prodotti che ci sono piaciuti di B&G, Simrad e Lowrance che possano essere utili ai velisti.

Il sonar frontale per i velisti
Il B&G ForwardScan è, di fatto, il primo sonar frontale pensato per i velisti, ideale per individuare punti di ancoraggio e segnalare secche o ostacoli che si celano sotto la superficie dell’acqua. Può essere montato su barche di ogni dimensione. Potrete navigare in acque riportate non chiaramente sulle mappe o sconosciute con una chiara immagine del fondo che si trova sotto la vostra imbarcazione, impostando peraltro allarmi di profondità personalizzati. MAGGIORI INFORMAZIONI QUI

Il multifunzione “plug & play”
Al VELAFestival potrete chiedere lumi sulla gamma di multifunzione Simrad NSS evo3, pensata per barche da crociera e da pesca dalle dimensioni più importanti. Il nuovo design di NSO evo3, che si integra alla perfezione con qualsiasi sistema Simrad, è stato progettato per semplificarne l’installazione, pur preservandone le caratteristiche di potenza e flessibilità. Basta collegare NSO evo3 ai moduli di rete Simrad e aggiungere GPS, autopilota, controller tastierino e altri accessori per creare facilmente il proprio sistema ideale. Lo schermo è ad alta definizione (1920 x 1080) e l’interfaccia touchscreen è intuitiva per garantire il miglior controllo dell’elettronica di bordo. Offre una nitidezza della immagini e una visibilità ottima da qualsiasi angolazione, anche indossando occhiali polarizzati. Il display supporta un layout a schermo diviso fino a un massimo di sei riquadri. MAGGIORI INFORMAZIONI QUI

La “chicca” per i pescatori
Velisti pescatori da rada, occasionali e non: volete visualizzare sul vostro smartphone il fondale e le prede per massimizzare le catture? Allora al VELAFestival chiedete dei trasduttori wireless FishHunter! Li lanciate proprio come dei naselli (i tradizionali galleggianti bianchi per la pesca delle occhiate), attaccati a un filo, nel punto che vi interessa scandagliare e capirete subito se sarà pesca grossa. Il modello FishHunter Pro (149 euro + IVA) opera su un range di profondità massima di 45 metri e un raggio wifi di 48 metri, mentre FishHunter 3D (199 euro + IVA)”guarda giù” fino a 48 metri e ha un raggio wifi di 61. La batteria dura per 10 ore di utilizzo attivo e 500 ore in standby. MAGGIORI INFORMAZIONI QUI

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Velista dell’Anno, quasi 5.000 voti nella seconda fase: ecco come sta andando

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Erano in 100, dopo la prima fase (30 gennaio-15 febbraio, 12.544 voti) ne sono rimasti 50. Anzi, 51, a causa di un parimerito in fondo alla fila. E sono più agguerriti che mai in questo secondo turno del premio più prestigioso della vela italiana, assegnato fin dal 1991 (qui le storie di tutti i vincitori passati). Il Velista dell’Anno TAG Heuer se lo aggiudica colui che, sulla base delle vostre preferenze espresse sui nostri sondaggi online, risulterà essere il velista che più vi ha emozionato.

Come sta andando? Siamo già a 4.685 voti (alle ore 9 del 10 marzo), avete tempo fino alle 12 del 14 marzo per dare il voto al vostro preferito: in calce la topten virtuale e il numero di voti per ciascun candidato:

Saranno i vostri voti a decretare chi farà parte della rosa dei candidati alla vittoria finale, tra i quali sarà svelato, in occasione del VELAFestival (dal 3 al 6 maggio a Santa Margherita Ligure: info su www.velafestival.com), durante la Serata dei Campioni (venerdì 4 maggio alle ore 19), il Velista dell’Anno TAG Heuer 2017 e tutti i vincitori degli altri premi (TAG Heuer Performance, #don’tcrackunderpressure, Innovation e Young). Qua sotto potete scoprire i candidati e andarli subito a votare! Per l’autenticazione del voto, vi sarà richiesto di inserire la vostra mail.

Come si articolano le votazioni nel dettaglio? Ve lo spieghiamo nell’infografica in calce. Dopo ogni fase, i voti si azzerano e i candidati ripartono da zero.

Vi ricordiamo che per il voto, che potrà essere dato per ogni fase a un solo candidato, vi verrà chiesto di inserire la vostra mail.

IL “SENSO” DEI PREMI
I premi in palio sono come sempre cinque, oltre al “Velista dell’Anno TAG Heuer”, riservato al velista che ha saputo emozionarci di più nella stagione passata, assegneremo il “TAG Heuer Performance” a colui che ha ottenuto risultati grazie a un certosino lavoro di ricerca sulle prestazioni; il “TAG Heuer Innovation” a colui che ha dato un particolare contributo nel mondo della progettazione e dell’innovazione; il “TAG Heuer Young” a un giovane talento della vela agonistica e il “TAG Heuer #Don’tCrackUnderPressure” a chi dimostra di non mollare mai anche sotto pressione.

Ognuno dei vincitori sarà premiato con un cronografo impermeabile ad alta precisione TAG Heuer Aquaracer Calibre 5 (foto a lato), in grado di resistere fino a 300 metri di profondità. Per qualsiasi informazione riguardo al Velista dell’Anno, scriveteci all’indirizzo speciali@panamaeditore.it

SCOPRI I 50+1 CANDIDATI DELLA SECONDA FASE

VOTALI SUBITO!

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Con un 5 metri dalla Svezia alla Nuova Zelanda da solo a 78 anni: grande Sven!

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Questa e’ la volta buona, dopo anni di preparativi. Lo svedese 78enne Sven Yrvind partirà il 1° giugno per la nuova Zelanda da Stoccolma (Svezia). Sino a qui nulla di eclatante, sono tanti i “vecchietti” che ormai solcano gli oceani, anche da soli.


Ma Sven lo fa con una barca da lui progettata e costruita di soli 5,76 metri.
Prima di raccontarvi quanto e’ ingegnosa questa microbarca e’ necessario dire che l’anziano svedese e’ uno che fa sul serio (ve ne avevamo parlato qui). Fu il primo, nel lontano 1980, a passare Capo Horn a bordo di una barca piccola piccola, il Bris II, un 5,90 metri da lui costruito. Una sfida che gli valse una medaglia del Royal Cruising Club; un riconoscimento che nella storia della vela ha ricevuto gente come Robin Knox-Johnston.


Sven ha iniziato a costruire la sua barca, dal nome Exlex, di neppure 6 metri nel 2012, in resina epossidica, fibra di carbonio e fibra di vetro. Issa due vele da 65 piedi quadrati sui suoi due alberi, che Sven intende usare nelle giornate di vento leggero. Non ha un motore, ma usera’ remi in caso di bonaccia. Ingegnosa la carena con “pinne” orizzontali attaccate al fondo e doppi timoni. Sven ritiene che le pinne aiuteranno a spingere la sua barca attraverso le onde e che avere due timoni contribuirà a stabilizzare Exlex.


Una tavola centrale anteriore consentirà a Sven di spostare il centro della resistenza laterale avanti e indietro a seconda dello stato del mare. In culo alla balena Sven!

SVEN YRVIND SPIEGA LA MICROBARCA

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