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Il volto più bello della vela: Crotone invasa dai velisti delle classi giovanili

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Sono loro i campioni del futuro? Non possiamo ancora dirlo, ma intanto una cosa è certa: l’entusiasmo e i sorrisi di questi ragazzi sono contagiosi, sono facce che gioiscono della vela in maniera genuina e senza filtri, sono la parte più bella, e più sana, del nostro sport. Sono le facce della Coppa Primavela, l’appuntamento riservato alla vela giovanile che è stato ospitato per quest’edizione 2017 dal Club Velico Crotone.



Erano ben 305 i giovani velisti accorsi a Crotone per l’appuntamento, la maggioranza nella classe Optimist in cui figuravano oltre 200 timonieri, i restanti nelle classi Open Bic e Techno 293. Si attendevano le tipiche condizioni di Crotone con brezza termica tesa, cosa che è avvenuta solo in parte ma non è comunque mancato il divertimento sia a terra che in acqua.






Per la classe Optimist, dopo 4 prove, tra i 2006 si impone Alessandro Cortese davanti ad Alex Demurtas, terzo posto per Maria Vittoria Arseni. Nella categoria 2007 successo di Mosè Bellomi, secondo posto per Michele Adorni, terzo per Francesco Balzano. Tra i 2008 vittoria di Lorenzo Ghirotti, su Manuel Vos Henk, terzo Manuel Scacciati.

Tra i Techno 293 categoria 2006 successo di Marco Guida di Ronza, secondo posto per Giulio Orlandi, terzo per Giuseppe Paolillo. Nella categoria 2007-2008 si impone invece Nicolò Nieverov, seconda piazza per Rocco Sotomayor, terza per Pietro Calderini.

Tra gli Open Bic vince Valerio Marchesini, seguito da Alberto Divella, terzo posto per Pietro Cardelli.

La festa a Crotone non è però finita qui, neanche il tempo di chiudere la Coppa Primavela che arriverà una nuova invasione di velisti, quella dei Campionati Nazionali Giovanili Classi in singolo in programma dal 31 agosto al 3 settembre. 

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Dalla vita spericolata (con galera) a due giri del mondo in barca. La storia del rampollo Umberto Marzotto

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Molto prima di Lapo Elkann e del principino Harry, sulle copertine dei giornali scandalistici c’era lui.
Umberto Enrico Libero Marzotto, figlio del conte Pietro, industriale tessile. Il giovane rampollo che rivendicò fin da subito il “diritto di essere un pessimo manager”, che lasciò gli agi di palazzo Marzotto quando aveva 17 anni, per tentare un’improbabile carriera da cantautore (approdando a Sanremo 1986 con la canzone Conta chi canta). Che nel 1988 fu arrestato mentre comprava cocaina da uno spacciatore bolognese.

Umberto Marzotto da bambino in deriva nel vicentino

LA VELA COME RIFUGIO
La vela sa essere una terapia. Moitessier abbandonò il Golden Globe mentre era in testa, nel 1968, per rifugiarsi in Polinesia e “salvare la sua anima”.

Ed è nel 1995 che Marzotto decide di passare dalla vita spericolata (per dirla alla Vasco Rossi, suo grande amico) a quella di mare, dato che fin da bambino Umberto ha avuto la passione per la vela. Si compra Magic, uno Sparkman & Stephens in alluminio di 55 piedi, e si lancia in un giro del mondo in solitario che durerà ben cinque anni. Tornerà in Sardegna soltanto nel 2000. Con l’aria di chi ha trovato la pace interiore dopo la tempesta.

Il Koopmans 57 Elpis

L’ACQUISTO DI ELPIS
Oggi ha poco più di cinquant’anni, ha due figli ed è al suo secondo giro del mondo.
Ma questa volta ad accompagnarlo c’è sua moglie Ann Parker, sposata otto mesi fa a Granada. Dopo aver acquistato un Koopmans 57 (cutter in alluminio di 17,40 m di lunghezza e 4,92 m di larghezza) Umberto, che si autodefinisce sulla sua pagina Facebook cantautore, cantante, musicista e marinaio, è partito da Sorrento (dove la sua barca è stata rimessata e preparata per la circumnavigazione dal cantiere Peninsula Navis) nell’ottobre del 2014.

IL VIAGGIO DI UMBERTO
Prima lo stretto di Gibilterra, poi le Canarie e Capo Verde
, prima di mettersi in viaggio verso le Grenadine. Nel 2015 ha raggiunto i Caraibi, risalito la costa orientale degli Stati Uniti per poi fare ritorno ai Caraibi e da qui ha intrapreso la navigazione continentale verso Panama e il golfo di California. Tra il 2016 e il 2017, Elpis (questo il nome del Koopmans di Marzotto) ha toccato San Francisco, le isole Hawaii, le Marquesas, e Tahiti, dove si trova al momento.

Nel 2018 sarà la volta di Sidney, delle isole Mauritius, del Madagascar e del Sud Africa. Da Cape Town Marzotto farà rotta verso l’isola di Sant’Elena e da qui verso Salvador de Bahia, in Brasile, prima di concludere il viaggio ai Caraibi. Nel frattempo, continua a comporre e suonare. A Natale, per Sony USA, uscirà un album dedicato agli indiani d’America, Pure Native Americans.

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Foil shock: Bora Gulari scuffia in Nacra 17 e perde quattro dita di una mano

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Brutto, terribile incidente per la classe Nacra 17. Lo sfortunato protagonista è il velista statunitense Bora Gulari, classe 75, nato a Istanbul e naturalizzato americano, già membro di Luna Rossa e velista super esperto delle classi olimpiche veloci e soprattutto di foiling. Durante un allenamento a La Grande Motte in preparazione del prossimo mondiale Nacra 17, Gulari, in coppia con la prodiera Helena Scutt, ha scuffiato perdendo quattro dita di una mano entrata a contatto con un foil. Non sono chiare le dinamiche dell’incidente, ma pare che Gulari abbia fatto un movimento scomposto che lo ha portato ad appoggiare la mano sulla lama della deriva.

Secondo le ricostruzioni parziali il primo ad intervenire sul posto è stato il coach dei Nacra italiani Ganriele Bruni, che ha prestato i primi soccorsi allo sfortunato velista.

Un incidente terribile, che accende ancora di più i riflettori su una classe, i Nacra 17 foil, quanto mai controversa. Seguiranno aggiornamenti e approfondimenti. 

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Addio randa e albero. Ecco l’armo a doppio fiocco rollabile. Genio o follia?

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“Vi è mai capitato un giorno di particolare pigrizia vacanziera in cui avete avuto la tentazione di non issare randa ma semplicemente liberare il fiocco e farvi trascinare mollemente al largo? A quanto pare sono in molti ad adottare questo “stile” semplificato di navigazione a vela” – così racconta Daniele Vitali, il designer italiano che con il suo progetto dell’O’penbic ha fatto felici ragazzini di tutto il mondo –  “Mi è capitato di vedere barche risalire di bolina con solo fiocco con 25 nodi di vento, altri che usano il solo Code 0 , che qualcuno ha definito un fenomeno di moda per la crociera a vela, per tutte le andature. Personalmente leggo in tutto ciò un messaggio indirizzato ai progettisti e aziende che producono imbarcazioni da crociera: noi la usiamo così; semplice è meglio.

Armo tradizionale VS armo V Twin Cruiser a bordo di un 60 piedi

Perché quindi non valutare un armo a doppio fiocco rollabile (definito V Twin Cruiser)?
Ho fatto quindi un esercizio esplorativo su un piano velico con queste caratteristiche ed ho scoperto che oltre a risultare ben equilibrato, offre parecchi spunti e spazi di innovazione.
La prima ipotesi è stata un armo a doppio albero perimetrale arretrato supportato oltre dal doppio strallo , da quattro paterazzi paralleli , un layout che risulta strutturalmente interessante e sinergico con lo scafo.

Ovviamente sparendo l’albero dal centro barca , con grande soddisfazione delle signore a bordo, si darebbe via libera ai designers di interni che si possono sbizzarrire nella creazione di spazi inusuali.La coperta ovviamente beneficerebbe degli stessi vantaggi con massima libertà di interpretazione degli spazi prendisole, accoglienza, party. 
Non ultima la soddisfazione di chi sta al comando he non deve continuamente ricordare agli ospiti d fare attenzione a boma, carrelli , spazi di manovra”. Cosa ne pensate? Genio o follia?

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Tre dita amputate e la promessa di Bora Gulari: “Ci vediamo a Tokyo 2020”

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Perché Bora Gulari ha perso tre dita della mano? Perché a questo velista, come a tantissimi altri, piace volare e vuole farlo fino a raggiungere Tokyo 2020. Quando ci sono di mezzo le alte velocità, siano esse su un Nacra 17 foil, su una macchina o su una moto, gli incidenti anche brutti possono capitare. Nelle ore immediatamente successive alla notizia dell’incidente, una parte del popolo del web, per fortuna contenuta, si è lanciata nei soliti “Ve lo avevamo detto”, “tragedia sfiorata e annunciata”, “Aboliamo i foil”, “la vela deve essere più tranquilla”.

A mettere fine a questo proliferare di banali luoghi comuni è stato lo stesso Bora Guliari da un letto di ospedale:Questa è stata una battuta d’arresto sfortunata ma Helena e io non ci fermeremo e torneremo presto per proseguire la campagna verso Tokyo 2020. Tornerò definitivamente in acqua non appena possibile, ciò dovrebbe accadere in circa un mese“.

Bora Gulari ha subito un intervento chirurgico con l’amputazione parziale di tre dita di una mano, non quattro come si pensava inizialmente. Rispetto a quanto ipotizzabile in prima battuta, le ferite non sono state causate dal contatto con uno dei foil ma, come dichiarato dalla federazione statunitense, dall’impatto con una parte dell’attrezzatura della barca a seguito della scuffia, quasi certamente con una mano sfortunatamente appoggiata sul trasto della randa. Certo è invece l’intervento di Gabriele Bruni, il coach italiano dei Nacra 17, che ha prestato al velista statunitense i primi soccorsi e allertato le unità mediche a terra.

Nella notte italiana alle parole di Bora Gulari ha fatto eco la sua prodiera Helena Sutt: “Un po’ sotto shock per quello che ci è successo qui a La Grande Motte. Bora ha subito un intervento chirurgico e ora siamo già tornati a casa. Se c’è qualcosa che ho imparato è che ciò che non ti uccide ti rende più forte. Non aspettatevi che questo possa fermare Bora in nessun modo. Contrariamente a quanto era stato dichiarato su alcunu media io non ho perso conoscenze e sto bene. Quest’estate avevamo fatto grandi progressi, ma non potremmo mostrarveli subito, lo faremo presto “.

Il problema a questo punto non è tanto lo sterile e tedioso dibattito tra foil e non foil, vela lenta o vela veloce, l’attenzione principale dovrebbe essere concentrata sulla sicurezza dei velisti della classe olimpica Nacra 17. Un cantiere, Nacra, che opera in regime di monopolio e ha dimostrato di non saper gestire al meglio la transizione verso i Nacra foil dopo Rio 2016, dato che solo poche settimane fa aveva ritirato le nuove barche dichiarando dei difetti di costruzione ai cuscinetti delle derive, difetto che adesso dovrebbe essere superato. World Sailing ha il dovere di vigilare sulla classe e di aggiornare le misure sulla sicurezza.

Caschi obbligatori, che dovrebbero essere già stati introdotti in verità, protezioni specifiche nelle zone vitali del corpo e la presenza di unità mediche in acqua durante le regate e gli allenamenti ci sembrano a questo punto più che necessari per evitare di esporre a rischi superiori i velisti. L’eventualità di perdere i sensi o di ferirsi in seguito a una scuffia ad alta velocità su queste barche si è dimostrata più che concreta. Va bene lo spettacolo, va bene la velocità, ma facciamolo in maniera sensata.

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Tra ghiacci, iceberg e orsi polari “contromano”. Missione compiuta per i ragazzi di Kamana!

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kamana
Ce l’hanno fatta! I ragazzi del Solaris 72 Plum di Kamana Sailing Experience, al comando dello skipper Enrico Tettamanti, hanno completato il passaggio a Nord Ovest sulla rotta da ovest a est.
Sono i primi italiani ad aver compiuto la traversata verso levante (3.500 miglia da Nome, in Alaska, a Aasiaat, in Groenlandia: Pacifico e Atlantico, a Nord del Canada. Tra orsi polari, growler in movimento e bordeggiando tra gli iceberg).

Il percorso di Kamana

Di solito, si sceglie di affrontare il passaggio da ovest a est, perché i ghiacci si sciolgono prima a ovest (la parte orientale del passaggio è a una latitudine maggiore) e se i ghiacci orientali sono sciolti, vuol dire che la rotta è “sgombra”. Partendo da ovest, invece, si rischia di ritrovarsi bloccati tra i ghiacci se il ghiaccio non si è ancora sciolto del tutto. 

E sono stati i primi a compierlo su una barca in vetroresina: se rimani bloccato tra i ghiacci con uno scafo di alluminio o di acciaio, hai delle speranze di cavartela, ma in caso di vetroresina il rischio di venire “stritolati” è molto alto.


Il pericolo è stato scongiurato dall’equipaggio optando per la rotta più prudente tra le sette oggi disponibili.
Assieme a Tettamanti velisti superesperti del calibro di Mafio De Luca, velaio, marinaio, regatante professionista del mare, Marcello Corsi, che gira il mondo in solitaria con il suo Solaris 48 da 20 anni, Camilla Rothe, una vita in acqua, prima sui laghi inglesi poi in Oceano, Giulia Azzalli, moglie di Enrico e moviemaker di bordo.

Partiti il 21 luglio scorso hanno vissuto molte avventure. I ghiacci artici si stanno già richiudendo alle loro spalle e il comandante della spedizione, Enrico Tettamanti, è stato abile a sfruttare quella fugace finestra meteo che gli ha consentito di passare dall’Oceano Pacifico a quello Atlantico. Molte delle altre barche che hanno tentato, si sono dovute arrendere.

Nel loro lungo percorso hanno vissuto il momento peggiore a metà agosto, quando sembrava che i venti da Sud addensassero i ghiacci verso un imbuto alla volta di Port Ross, passaggio necessario per arrivare in Atlantico. Hanno anche incontrato condizioni meteo durissime e hanno dovuto slalomeggiare tra pack e iceberg; hanno avuto problemi di nebbia e di forti deviazioni magnetiche delle bussole. Una mattina si sono risvegliati con un iceberg che aveva avvolto, ingoiato, la loro ancora e la loro catena, e hanno lottato tutta la notte per poter ripartire. Ma hanno anche avuto momenti esaltanti, come la tappa di Cambridge Bay, dove la famiglia Kamana è finalmente tornata al completo. Hanno raggiunto l’equipaggio Giulia, il piccolo Kai – moglie e figlio del comandante – e i compagni di avventura Davide ed Anna Serra con i quattro figli Sofia, Tommaso, Anita e Filippo.

I NUMERI DELL’IMPRESA
Miglia totali percorse Nome – Aasiat: 3.520
Miglia percorse a vela: 2000
Massima velocità raggiunta: 16 nodi
Orsi polari avvistati: 3
Pallottole sparate per allenamento alla difesa dagli orsi (come imposto dalle leggi locali): 28
Pesci pescati: 11
Anatre cacciate: 1
Kg di pane prodotti: 19
Litri di alcolici bevuti durante il NW Passge: 0
Ricetta più apprezzata: trota artica pescata a Josephine bay
Pannolini “prodotti” da Kai (un anno e mezzo di età): 136

DAL DIARIO DI BORDO DI KAMANA
Scrive Tettamanti sul suo blog: “Sabato sera Plum varca l’ingresso del porto di Aasiaat (Groenlandia), lanciamo le nostre cime all’equipaggio russo di un peschereccio artico, e spengo il motore (read the english version at the end of the post). Il mio orologio segna le 20,00 quello del cellulare le 23,00 quello di bordo un altro orario ancora. Effettivamente, non ho idea di che ore siano, il sole è ancora abbastanza alto da farmi credere che sia giorno, la fame e la stanchezza mi suggeriscono altro.

I PIU’ VELOCI
Mi siedo in pozzetto, solo un attimo, per assaporare il silenzio e la calma. Leggo sull’iPad una mail ricevuta ancora prima dell’ingresso in porto. È Victor, il guru della nostra spedizione, che ci fa le congratulazioni per il nostro arrivo, consacrandoci la barca più veloce ad aver concluso il passaggio (33 giorni, dal 21 luglio al 23 agosto) e specificandoci che il passaggio stesso si ritiene concluso quando si passa dal mare di Bering alla fine del Lancaster Sound (e non, come credevamo anche noi, da circolo polare a circolo polare). È fatta, ce l’abbiamo fatta. Quindi il passaggio a Nordovest non è più un progetto, non è più un sogno su cui fantasticare, è realtà, è già esperienza”.

Enrico Tettamanti non è certo nuovo a queste imprese: è uno dei più esperti navigatori italiani, con 7 passaggi a Capo Horn e 20 traversate oceaniche al suo attivo. A poppa si è già lasciato più di 190.000 miglia (circa 350.000 km).

UNA BARCA SPECIALE
Il Plum, questo è il nome della baca di Kamana Sailing Expedition, è un elegante cutter Solaris 72 dei cantieri Se.Ri.Gi di Aquileia, batte bandiera Maltese, l’equipaggio è italiano. È un progetto di Doug Peterson e di Dick Young, che ne ha curato il design. Ha 5 cabine, è lungo 21 metri, largo 5,64, disloca 43 tonnellate per un pescaggio di 3,0 metri, disegnato e poi ottimizzato per navigare ovunque, dai Poli all’Equatore, nella massima sicurezza e autonomia (ha 2.000 litri si riserva d’acqua e 1.500 di gasolio). A differenza della maggior parte delle altre barche che navigano alle latitudini estreme non è né in alluminio né in acciaio, ma in vetroresina.


LE DOTAZIONI DI BORDO

A bordo ci sono un generatore da 17,5 kW un impianto di riscaldamento a Webasto a gasolio (oltre a quello dell’aria condizionata). A bordo ci sono anche un sacco di “giochi”: 5 kitesurf, un windsurf, un kayak, 4 kit completi per le immersioni, con compressore Bauer e bombole da 12 litri; c’è poi una dotazione completa per fare qualsiasi ripresa o fotografia, anche sott’acqua o dall’aria (i droni sono tre); c’è, soprattutto una dotazione professionale di strumenti per navigazione, sicurezza e per le comunicazioni, tra cui: due radar, tre satellitari (un Iridium Pilot con stazione fissa a bordo per voce e dati alta velocità, un’altra dock station con un Iridium Extreme, per dati/voce ed un Iridium Extreme per emergenza) , PC di bordo con MaxSea per la cartografia. E poi Epirb, Ais, Ais Mobile e l’InReach di Garmin (con la casa americana c’una partnership per la strumentazione). Tutto l’equipaggiamento tecnico personale (cerata, intimo termico, secondo strato…) è stato fornito dalla Montura, che ha studiato molti capi ad hoc per questa spedizione. Enrico Tettamanti è testimonial della linea nautica di Montura, marchio di altissima qualità e punto riferimento per la realizzazione di capi tecnici per la montagna.

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Agli italiani piace la Coppa America (e il Moro di Venezia ancor di più)

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Agli italiani piace la Coppa
. Delle trenta barche mito che hanno fatto la storia della vela, tra le quattro più votate da voi lettori nel nostro sondaggio online appena chiuso (oltre 1.000 voti, grazie!) e che passano alla fase successiva ben tre sono quelle che ci hanno fatto sognare e stare svegli la notte a tifare per loro nell’ambito dell’America’s Cup.

Sul gradino più alto di questa prima fase eliminatoria si staglia lui, Il Moro di Venezia. L’unica barca italiana che abbia mai vinto una regata in Coppa America (1992) e la prima a vincere la Louis Vuitton Cup. Poco dietro, la mitica Azzurra (1983), quella che fece scoprire agli italiani la vela (1992). Al terzo posto, Luna Rossa (eravamo sicuri non potesse mancare tra le vostre preferite), al quarto Joshua, il ketch di Moitessier che ha sicuramente risvegliato il vostro spirito di velisti “romantici”.

SCOPRI COME E’ ANDATO IL SONDAGGIO

Adesso il gioco si fa duro. E da domani tocca ancora a voi.

COSA SUCCEDE ADESSO?
A partire da domani, le quattro barche più votate tornano in gara. Sarete di nuovo chiamati alle urne virtuali per votare in due match in stile “tennistico” (più votato della fase eliminatoria – Il Moro di Venezia – contro quarto più votato – Joshua – , secondo più votato – Azzurra – contro terzo più votato – Luna Rossa) dall’1 al 5 settembre alle ore 12. Infine, dal 6 all’11 settembre, la finalissima tra le due barche più votate.

POTETE VINCERE TRE ABBONAMENTI TRIENNALI!
Tra coloro che, entro l’11 di settembre, invieranno una mail all’indirizzo di posta elettronica speciali@panamaeditore.it con la motivazione che li ha spinti a votare per una barca mito, verranno estratti tre abbonamenti triennali al Giornale della Vela.

QUESTE ERANO LE 30 BARCHE MITO DELLA STORIA DELLA VELA

SCOPRI TUTTE LE STORIE E LE CURIOSITA’ DELLE 30 IMBARCAZIONI MITO!

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In acqua il segretissimo Solaris 68. Ecco le prime foto, in attesa dell’esordio a Cannes

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L’anteprima mondiale del Solaris 68 a Cannes rappresenta sicuramente la novità più interessante in arrivo in casa del cantiere di Aquileia. La nuova ammiraglia, costruita nel più segreto riserbo senza divulgazione di alcun anteprima al pubblico farà il suo esordio al salone francese (12-17 settembre) ed già state venduta in quattro unità.

Con il 68 a Cannes saranno esposti anche il 55 e il 47. Questo 68 piedi, disegnato sempre dalla matita di Javier Soto Acebal, è stato costruito nella nuova unità produttiva dedicata alle imbarcazioni sopra i 60 piedi che avranno quindi d’ora in avanti una produzione distaccata da quella delle sorelle minori.
Una scelta dovuta al fatto che, al di sopra di una certa grandezza, le tecniche costruttive sono diverse rispetto a quelle delle barche più piccole. 

DATI TECNICI
Lft: 20.60 m
Larg. 5,50 m
Pesc. 3,40/3 m
Disloc. 28.800 kg
Sup. vel. 264 mq
Motore 150/190 cv
Serbatoi acqua 1000 l
Serbatoi gasolio 900 l
Designer  Javier Soto Acebal

www.solarisyachts.com

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Cannonball ai raggi X: tutti i segreti del nuovo bolide firmato Botin & Partners

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Da questa prospettiva va in risalto la particolare forma della prua di Cannonball che ricorda molto quella di un catamarano. Foto Maria Muina

Ha esordito a Palmavela, con la vittoria nella sua classe, e in Italia la vedremo regatare per la prima volta alla Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo. Stiamo parlando del nuovo Cannonball, il maxi 72 Botin & Partners di Dario Ferrari, un progetto innovativo che raccoglie molte delle ultime tendenze progettuali del momento. 

La barca è stata costruita da Premier Composite Technologies sotto la guida dei project managers Ilan Graetz e Micky Costa. Un maxi per molti aspetti rivoluzionario, su cui sono stati notati alcuni elementi che lo differenziano piuttosto nettamente dalle ultime generazioni di 72 piedi.

A essere piuttosto evidenti sono le particolarità dei volumi anteriori. La prua è nettamente inversa, con volumi piuttosto rotondi e una sezione potente. Una scelta che arriva dal mondo dei multiscafi e si giustifica non tanto per motivi estetici ma per ragioni strettamente aerodinamiche e funzionali. Il ponte a prua risulterà un po’ più bagnato ma la resistenza aero/idro-dinamica della prua rovescia è minore rispetto a quelle classiche e i volumi potenti saranno decisivi nei laschi ad alta velocità con onda formata.

Sempre a prua si nota un’altra particolarità decisiva, già osservata su una delle barche più rivoluzionarie dell’ultimo Vendée Globe, l’IMOCA 60 Hugo Boss. Stiamo parlando della parte più estrema del ponte caratterizzata da volumi svasati: la coperta a prua risulterà leggermente più stretta e forse più scomoda per il lavoro dei prodieri, ma anche questa scelta si giustifica con un sensibile guadagno in termini di aerodinamica e soprattutto serve a ridurre decisamente le turbolenze nella parte bassa delle vele di prua quando si naviga ad alta velocità.

Agli attenti osservatori non è poi sfuggito che il nuovo Cannonball ha una carena che si caratterizza per l’assenza assoluta di spigoli. Tutti i volumi immersi sono nettamente tondeggianti e armoniosi, una caratteristica che garantirà a questo 72 piedi ottime performance anche nel vento leggero. Se infatti le scelte a prua sembrano indirizzate a migliorare le performance quando sale il vento, il resto della carena sembra pensata per esprimersi al meglio in brezze di intensità medio leggera. Nel complesso Cannonball ha quindi tutta l’aria di essere una barca allround, capace di adattarsi a diverse condizioni.

L’armatore Dario Ferrari, 73 anni, milanese, è il fondatore di Intercos, una delle più grandi multinazionali del beauty nel mondo, con un fatturato di circa 420 milioni di euro.

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Bellezza senza compromessi: le regine in scena a Minorca per le regate Panerai

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Sognare ad occhi aperti? Possiamo farlo ammirando le splendide regine del mare che in questi giorni, fino al 3 settembre, parteciperanno alla regate del circuito Panerai valide per la Copa del Rey delle barche d’epoca in corso di svolgimento a Minorca. Scenario fantastico e barche di una bellezza senza tempo, un concentrato di yachting e stile allo stato puro difficilmente rintracciabile nelle regate riservate alle barche moderne.

Si tratta della quarta tappa del circuito del mediterraneo del Panerai Classic Yachts Challenge. 60 le barche d’epoca iscritte con le sempre presenti Rowdy Chinook e Spartan 3 New Class ma con molte novità tra cui Cippino II uno sloop di 15 metri disegnato dal padre di German Frers, nel 1949.

Cippino, una delle new entry della tappa di Minorca. Ph: Guido Cantini / Panerai

Spettacolo incredibile per la prima regata, con vento variabile per intensità e direzione, con l’aria che inizialmente soffiava leggera e poi è salita fino a 30 nodi con un’onda particolarmente formata. Ma le regine nonostante tutto sono riuscite a portare a termine la regata di giornata, per la gioia di fotografi e spettatori.


















Qui tutte le classifiche provvisorie: CLASSIFICHE

www.paneraiclassicyachtchallenge.com

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Tocca a voi: Il Moro contro Joshua, Azzurra contro Luna Rossa! Votate

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Adesso il gioco si fa duro! Siete di nuovo chiamati alle urne per votare quella che secondo voi è la barca mito della storia della vela, italiana e internazionale! Dopo la prima fase eliminatoria (1-31 agosto), in cui vi abbiamo chiesto di votare tra trenta imbarcazioni scelte dalla redazione dopo “litigi” e discussioni (amichevoli, si fa per dire), ci avete nettamente indicato le vostre preferenze nel sondaggio online.

Nell’ordine, le più votate sono state: Il Moro di Venezia, Azzurra, Luna Rossa, Joshua. Da ora iniziano le semifinali in stile tennistico. Abbiamo messo a confronto la prima contro la quarta e la seconda contro la terza. Ma abbiamo chiacchierato anche troppo, in calce al sondaggio vi spieghiamo come funzionano le votazioni e cosa potete vincere! Qui sotto le storie delle quattro semifinaliste, da conoscere prima di votare!

QUALE E’ SECONDO VOI LA BARCA MITO DELLA STORIA?

Note: There is a poll embedded within this post, please visit the site to participate in this post’s poll.

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COSA SUCCEDE ADESSO?
A partire dall’1 di settembre come anticipato, le quattro barche più votate tornano in gara. Siete di nuovo chiamati alle urne virtuali per votare in due match in stile “tennistico” (più votato della fase eliminatoria – Il Moro di Venezia – contro quarto più votato – Joshua – , secondo più votato – Azzurra – contro terzo più votato – Luna Rossa): dall’1 al 5 settembre alle ore 12. Infine, dal 6 all’11 settembre, la finalissima tra le due barche più votate.

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Clapcich sei da Volvo Ocean Race! La triestina pronta alla sfida oceanica più dura

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Francesca Clapcich durante la Leg 0  a bordo di Turn the Tide on Plastic. Photo by Jen Edney/Volvo Ocean Race. 

Basta guardare la foto che vi proponiamo per intuire la gioia e la soddisfazione pura di Francesca Clapcich. La ragazzona triestina, 29 anni, due olimpiadi alle spalle (una in Laser a Weymouth l’altra in 49erFX in coppia con Giulia Conti a Rio), e una laurea in Scienze Motorie, parteciperà alla prossima Volvo Ocean Race. Un risultato che certifica, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto la vela olimpica sia essenziale per formare velisti completi a 360 gradi.

Sarà a bordo di Turn the Tide on Plastic, l’equipaggio misto composto da giovani e guidato dal mito della navigazione oceanica Dee Caffari. E’ la prima velista italiana a prendere parte al giro del mondo a vela in equipaggio dall’edizione 1989/90.

Sono felicissima, un sogno che si avvera. Essere la prima italiana dopo tanti anni, fare un’esperienza di questo tipo a meno di trent’anni è incredibile! Dalle classi olimpiche saltare direttamente al giro del mondo è qualcosa di pazzesco.” ha commentato Francesca .

In attesa di una futura barca italiana, alla Volvo Ocean Race sono stati confermati anche Alberto Bolzan e l’italo/argentino Maciel Cicchetti, che navigheranno con Team Brunel guidato dallo skipper olandese Bouwe Bekking.

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CONSIGLI PRATICI – Come sostituire la gommatura del teak?

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teak
La coperta in teak è uno dei simboli di eleganza senza tempo delle barche a vela. Tuttavia il teak richiede un’accurata manutenzione. Chi ha una barca con questo tipo di coperta sa bene che uno dei problemi principali riguarda l’usura della gommatura nera.

COME VIENE POSATO IL TEAK
Le doghe di teak vengono fissate con un collante alle coperte di vetroresina. Ogni doga viene unita lateralmente a incastro a metà della sua profondità e la risultante intercapedine è riempita con gomma poliuretanica flessibile. Spesso capita che la gomma perda aderenza nelle canalette, facendo penetrare acqua nei bordi delle doghe. Quando questo succede, questa deve essere rimossa e sostituita, per evitare che l’umidità penetri sotto. L’obiettivo è quello di rimuovere la gomma il legno al suo posto, come mostrato nella sequenza a lato.

LA GOMMATURA DEL TEAK
Schermata 2014-10-27 a 16.17.21

still-1COME PULIRLO?
Le coperte in teak vanno pulite con una spazzola morbida o una paglietta metallica da cucina strofinando perpendicolarmente alla venatura. Andrebbero inoltre regolarmente bagnate con acqua di mare per evitare che si secchino (foto a lato)
.

StampaQuesti consigli sono tratti dal volume “La bibbia delle riparazioni in barca” edito da Nutrimenti (pp. 308, 24,65 euro): un manuale pratico pensato per tutti gli amanti del fai da te. Potete acquistarlo QUI

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Il nonno Antonino racconta la prima regata del nipote. Questa si che è VELA Cup!

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Con piacere pubblichiamo la mail che ci ha inviato Antonino Venneri, un racconto da bordo del suo Jeanneau 54 DS Suspiria 2, della sua esperienza alla TAG Heuer VELA Cup Trofeo Mario Foremnton, e che ben rappresenta quello che noi chiamiamo lo “spirito della VELA Cup” ovvero una regata per tutti, dove vince non solo chi per primo taglia il traguardo, dove a bordo non ci sono solo professionisti o accaniti regatanti, ma tanti crocieristi che hanno voglia di viversi una giornata di mare diversa, famiglie in vacanza, equipaggi che uniscono nonni e nipoti, padri e figlie.
Ormai esperti del Trofeo Fomenton, poiché abbiamo partecipato ad almeno diciotto edizioni, decidiamo oltre all’ equipaggio storico (tutti croceristi) di imbarcare Giacomino, il mio nipotino di otto anni.
Le previsioni danno vento forte ma decidiamo comunque di portarlo con noi e partiamo con il genoa arrotolato per metà e randa avvolgibile nell’albero al 50%.  Le vele fanno delle brutte pieghe che ci freneranno senz’altro ma ci sono 30 nodi e la prudenza non è mai troppa.
Ludovica è attenta, mi dà i minuti prima dello start e partiamo molto bene, ci avviciniamo a Punta Sardegna , oltre non c’è riparo, navighiamo male con la randa sventata e genoa arrotolato, del resto il rullafiocco è quello che è… non c’è più ridosso,  il vento spinge forte, ci guardiamo e decidiamo di aprire tutto il genoa.
Giacomino guarda suo padre e l’entusiasmo iniziale svanisce lasciando il posto all’insicurezza, accenna a un piccolo pianto e si strige forte al suo papà che quindi non ci può essere di nessun aiuto, ormai è con noi e non si può più tornare indietro.
Risaliamo il vento di bolina  sino a Secca Corsara finendo spesso con la prua in acqua ma viaggiamo a 7 nodi e mezzo, maciniamo miglia e siamo in buona posizione, non vedo l’ora di cambiare mura.
Giacomino è attaccato come una cozza al suo papà ma finalmente arriviamo in boa: si cambiano mura e viaggiamo verso Spargi col vento al lasco a 8 nodi e mezzo, non male, ma non riusciamo guadagnare acqua.
Onda di un metro e mezzo,  Andrea alla scotta della randa: “Stai attento” – gli dico – quando prendiamo l’onda molla la scotta” e lui prontamente esegue.
Il boma passa  e siamo a farfalla,  si viaggia a 8 nodi ma si guadagna in metri, tanti, siamo all’ultimo bordo e al traverso abbiamo un nostro avversario con un bel vantaggio ma si è portato troppo sotto costa ed è più  lento. “Dai che lo superiamo….  è fatta…”  superato  e tagliamo il traguardo .
Siamo noni in reale!! Davanti a noi solo i i mostri : Mylius 76, il nuovo Swan 50, Swan 45, Swan 45, Swan 70, Swan 651, Comet 51, Solaris 50.
Siamo stati bravi!  Chissà, forse in tempo compensato un piatto lo vinciamo.
Niente.
Vedo la classifica e siamo scesi sino alla 16°  posizione. Non ci credo! Ma come è possibile? Capiamo subito che i compensi non ci sono favorevoli.
Ma come?
Uno Janneau 54 DS , con avvolgiranda nell’albero, avvolgifiocco, mobili in massello di teck, lavatrice,  lavastoviglie , gruppo elettrogeno eccetera ha un GPH 598,14 e lo Swan 45 con albero in carbonio, randa steccata, genoa inferito nello strallo di prua,  neanche un piatto a bordo ha un GPH di 627,55.
Che peccato,  credevamo di essere andati bene,  pazienza.

Siamo alla premiazione,  sfilano tutti gli equipaggi,  l’organizzazione è stata perfetta sia in regata che fuori; è stata una giornata fantastica  e quando tutto ormai sembrava concluso, l’Organizzazione premia il partecipante più giovane iscritto FIV .
Capperi è Giacomino!!! Lui corre a prendere il suo premio, lo alza mentre tutti lo applaudono….. è troppo bello è lì sul podio e non vuole più scendere, tutti lo inneggiano lo fanno sentire importante. Bellissimo.
Ci vediamo l’anno prossimo, magari aggiusteranno il GPH!

SCOPRI COME E’ ANDATA LA TAG HEUER VELA CUP TROFEO FORMENTON

    

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Il mito ora è di serie. Il Joshua di Moitessier può essere tuo

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Tra le leggende del mondo della vela c’è il Golden Globe del 1968: la prima regata senza scalo intorno al mondo è stata il teatro di un match race serratissimo nell’ultima parte del percorso in mezzo all’Oceano Atlantico tra Sir Robin Knox-Johnston a bordo del suo 32 piedi Suhaili e Bernard Moitessier con il suo ketch di 40 piedi in acciaio Joshua. Ha avuto la meglio il primo, anche se il secondo è entrato nella leggenda per aver girato la prua a poche miglia dall’arrivo a Plymouth per compiere un altro mezzo giro del mondo. Per festeggiare il cinquantesimo compleanno di questa mitica regata, all’epoca la prima a prevedere un premio in denaro (messo in palio dal Sunday Times) al navigatore che per primo avesse completato il giro del mondo da ovest a est senza assistenza, nel 2018 il Golden Globe si ripeterà. Come allora, partenza da Falmouth (UK) il 14 giugno 2018, e giro del mondo passando per i capi di Buona Speranza, Leeuwin e Horn.

IL JOSHUA DIVENTA DI SERIE IN TURCHIA
E proprio in occasione della partenza del prossimo giugno verrà ufficialmente presnetato il mitico 40 piedi in acciaio Joshua, che sarà replicato per diventare una classe con la quale navigatori potranno affrontare la Golden Globe race del 2022. Il primo esemplare è al momento in costruzione presso il cantiere Asboat Yacht di Izmir, in Turchia. Rispetto all’originale la barca sarà leggermente più lunga e larga. avrà un pescaggio maggiore e un albero più alto.
La Golden Globe Race, sarà corsa con barche che dovranno avere le stesse caratteristiche delle barche dell’epoca inclusa l’elettronica, praticamente assente. In questa ottica la ricostruzione del Joshua avrebbe un senso preciso, farne una classe, ovvero costruirne più esemplari darebbe, vita a una regata nella regata. Il costo di questa imbarcazione si aggira intorno ai 300.000 euro, pronto per navigare. Lft. 14 m; larg. 3,75 m; pesc. 1,62 m; disloc. 15 t.  joshuagg.com

 

 

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Catenaria, punti di scotta e barber: sfruttiamoli al meglio per far andare la barca!

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DCIM223GOPROEccovi tre “pillole” per navigare meglio quest’estate: come? Regolando e ottimizzando le vostre vele. Ci occuperemo di catenaria, punto di scotta e barber.

Schermata 2016-07-29 a 16.50.22CHE COS’E’ LA CATENARIA E COME SI REGOLA
E’ la curvatura che subisce lo strallo di prua sottoposto alle tensioni della vela. In geometria la catenaria è proprio una linea curva fra due punti fissi. La curvatura dello strallo dipende dalla tensione della drizza, da quella del paterazzo e, per le barche di ridotte e medie dimensioni, dalla regolazione della scotta randa. Infine, la sua forma viene influenzata dalla centratura e regolazione dell’albero. Se la catenaria è consistente, la barca tende ad andare all’orza, con un incremento dello sbandamento e una riduzione di velocità. In generale, con poco vento la presenza di catenaria rende il fiocco più potente. In presenza di forti pressioni, invece, il suo effetto deve essere ridotto cazzando la drizza e il paterazzo. Cazzandolo o mollandolo si modifica la tensione dello strallo di prua creando degli effetti alle volte macroscopici sulla forma della vela. Lascando il paterazzo, la tensione dello strallo di prua si allenta, creando a sua volta la cosiddetta catenaria che, conferendo maggiore profondità generale al genoa, rende la vela di prua più potente e la barca più veloce con vento leggero. Contrariamente, cazzando il paterazzo, la tensione dello strallo di prua aumenta sensibilmente (ovviamente proporzionalmente a quanto viene tirato), la catenaria tende a sparire e il genoa risulta più magro e meno potente, quindi più adatto a condizioni di vento sostenuto.

Schermata 2016-07-29 a 16.50.48COME REGOLARE IL PUNTO DI SCOTTA CON POCO E TANTO VENTO
Anche la regolazione del punto di scotta consente di modificare il profilo della nostra vela di prua. Il suo posizionamento è essenziale tanto per navigare più veloci con poco vento, quanto per veleggiare più sicuri con tanto vento. La posizione del carrello del punto di scotta determina una maggiore o minore potenza del genoa con la variazione di apertura del canale d’aria fra le due vele. Per esempio, quando in andatura di bolina e con condizioni di vento non proprio sostenute navigate molto sbandati e sentite la barca molto carica sul timone, significa che il genoa non sta lavorando nel modo migliore. Regolando il punto di scotta più avanti anche di pochi centimetri si riesce a chiudere la balumina rendendo la vela più potente nella parte centrale e bassa della vela e chiudendo notevolmente il canale tra il genoa e la randa. Questo tipo di regolazione conferisce al genoa, e quindi a tutta l’imbarcazione, una maggiore potenza che ben si adatta però alle sole condizioni di vento leggero. Viceversa un punto di scotta portato più verso poppa apre moltissimo la balumina e di conseguenza anche il canale tra il genoa e la randa, rendendo la vela di prua più magra e quindi più adatta a condizioni di vento sostenuto. Il fiocco così depotenziato permette all’imbarcazione di rimanere più piatta sull’acqua e di scorrervi più velocemente.

diagramUSARE I BARBER PER NAVIGARE MEGLIO
Il barber hauler è un sistema di passascotta volante che consente di modificare l’angolo di trazione della scotta sulla vela, in modo da aprire o chiudere il genoa in prossimità della balumina, allontanandola o avvicinandola al centro barca. Spostando esternamente il punto di scotta del fiocco si fa svergolare la vela di prua, riducendo lo sbandamento della barca. Il “barber” è costituito da due bozzelli, uno apribile collegato alla scotta e l’altro sulla falchetta esterna della barca, o un golfare in coperta il più esterno possibile, posizionato più o meno a metà tra la bugna del genoa e il carrello del punto di scotta. La cima del barber viene rinviata in pozzetto per facilitarne la regolazione. Cazzandola e lascando la scotta si avrà una balumina più aperta. La vela diventa così molto più magra sia nella parte centrale che in quella bassa, risultando meno potente sotto la pressione del vento. In questo modo si riduce lo sbandamento e la tensione sul timone.

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SuperNikka affila le armi: a Porto Cervo per sfidare le big della Maxi Yacht Rolex Cup

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Settembre è il mese dei maxi a Porto Cervo che, come da tradizione si ritrovano nelle acque della Costa Smeralda per disputare la maxi yacht Rolex Cup, in programma dal 3 al 9 settembre. Per una regata del genere serve una super barca e, dopo la vittoria del 2015 nella divisione Mini Maxi Racing, l’italiana SuperNikka, il Vismara Mills 62 di Roberto Lacorte, va alla ricerca del bis.

Per le regate dei Maxi Yachts, organizzate dallo Yacht Club Costa Smeralda che proprio quest’anno festeggia il cinquantennale dalla sua fondazione, a bordo di SuperNikka Roberto Lacorte sarà affiancato alla tattica da Tommaso Chieffi, uno dei velisti italiani più noti e apprezzati al mondo, con all’attivo esperienze alle Olimpiadi, in Coppa America e alla Volvo Ocean Race, per un totale di 27 titoli Mondiali, 5 Europei e 13 Italiani vinti in carriera. Tra i 18 membri d’equipaggio anche Enrico Zennaro e Diego Coyolla.

Roberto Lacorte

Per SuperNikka si tratta del secondo impegno agonistico stagionale dopo il sesto posto alla regata di “casa”, la 151 Miglia. Per Roberto Lacorte invece è un anno ricco di appuntamenti sportivi, la Maxi Yacht Rolex Cup arriva infatti dopo la partecipazione alla 24h di Le Mans al volante della nuova Dallara P217 motorizzata Gibson, prototipo del team tutto italiano Cetilar Villorba Corse.

La Maxi Yacht Rolex Cup

Uno degli appuntamenti più spettacolari della stagione, sicuramente uno degli eventi di punta tra quelli organizzati dallo Yacht Club Costa Smeralda. Per l’edizione 2017 sono 50 gli iscritti, in rappresentanza di 15 nazioni, di cui cinque correranno per il mondiale Maxi 72: si tratta di Bella Mente, Caol Ila R, Momo, Proteus e l’attesissimo Cannonball. Le altre 45 saranno divise nelle varie classi in regata, una riservata anche ai Wally. A proposito di Wally, le regate in Costa Smeralda saranno l’occasione per vedere il confronto tra i due 100, Magic Carper Cubed e Galateia. Il programma prevede come di consueto un mix di regate costiere e tra le boe.

Qui tutte le info sulla regata: www.yccs.it

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La barca che ha vinto il Fastnet? Possono averla tutti, è anche di serie!

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Scorrendo la classifica IRC della Rolex Fastnet Race la sorpresa è arrivata subito: al primo posto si è piazzato il JNV 39 di Didier Gaudoux, una barca non molto conosciuta dal grande pubblico, che ha trovato le sue condizioni ideali nella durissima prova di 607 miglia andandosi a prendere il primo posto contro imbarcazioni molto più quotate. Si tratta di una barca che fu disegnata dal trio Joubert-Nivelt-Muratet, uno degli ultimi progetti a cui ha collaborato Michel Joubert prima della morte nel 2016.

La barca che ha vinto il Fastnet in realtà è un prototipo espressamente concepito e ottimizzato per le regate offshore IRC, come appunto il Fastnet. La produzione in serie del modello è stata poi avviata dal cantiere Mestral Marine Works che ne realizza una versione Race con un layout di coperta a 8 winch e interni essenziali, e una Cruise a 6 winch con interni più comodi e rifiniti, con il nome MMW 40.

Il progetto si caratterizza per un dislocamento molto contenuto, 4,5 tonnellate appena per una barca lunga 11.95 m. Per bilanciare questo particolare il piano velico non è particolarmente esasperato, ma piuttosto contenuto così da configurare una barca che si comporta bene nelle arie leggere ma non è estrema quando il vento sale.

La versione cruise

Questo grazie anche a una buona stabilità di forma determinata dal baglio massimo, 3.75 m, posizionato quasi all’estrema poppa, e un’immersione di 2,35 m.

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La meglio gioventù (in rosa) del 470 Juniores: il mondiale in Giappone parla azzurro

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Ilaria Paternoster e Bianca Caruso a sinistra, Benedetta Di Salle e Alessandra Dubbini a destra

Regatavano insieme in 420 dove hanno raccolto importanti successi internazionali, oggi sono le punte di diamante, ma in equipaggi diversi, della nazionale giovanile 470 femminile: loro sono Ilaria Paternoster e Benedetta Di Salle, appena rientrate dal mondiale 470 Juniores ad Enoshima, Giappone. La prima, adesso in coppia con Bianca Caruso, ha centrato il bronzo, la seconda, che adesso ha come compagna Alessandra Dubbini, aveva dominato la settimana di regate con diverse vittorie ma si è dovuta accontentare della “medaglia di legno” del quarto posto a causa di una squalifica e una bandiera nera, ma conferma il suo talento.

Paternoster-Caruso

Un mondiale particolarmente duro quello giapponese, caratterizzato da vento forte, spesso anche sopra i 25 nodi, e onda molto formata, condizioni che hanno esaltato le azzurre. Le Campionesse del Mondo 470 juniores 2017 sono le spagnole Silvia Mas Depares e Paula Barcelo Martin, seguite dalle australiane Nia Jerwood e Monique De Vries, terze come detto Ilaria Paternoster e Bianca Caruso.

Di Salle-Dubbini

Un vero peccato invece per Di Salle Dubbini:  ce la mettono tutta, vincono l’ultima prova – quarta vittoria della serie – e sono seconde in Medal Race, ma pesa la bandiera nera presa nella settima prova che non hanno potuto scartare avendo già scartato una squalifica per precedenza nella sesta.

Bene anche i ragazzi, nonostante il dominio sia francese: Hippolyte Machetti e Sidoine Dantès sono i Campioni del Mondo juniores seguiti dai connazionali Pirouelle/Sipan, terzi i giapponesiTakayama/Kimura e quarti i nostri ragazzi Giacomo Ferrari e Giulio Calabrò (Marina Militare Italiana) .

 

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Donald Trump va a vela? No, è solo satira (geniale)

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trumo
Donald Trump velista? No, il presidente USA non è un tipo da barca a vela.
Lui ama i superyacht. Famoso è l’affare che fece acquistando il Nabila di 86 metri dal principe Kashoggi (quello che regalò un diamante a Lory Del Santo per una notte d’amore). Spesa: 29 milioni di dollari. Dopo averlo rinominato “Trump Princess” lo rivendette per il doppio del prezzo pagato. “Comprare una barca è stato un investimento più divertente dell’acquisto di un Van Gogh. Ed è lo stesso di un’opera d’arte”, aveva detto.


E allora, cosa ci fa Trump sulla copertina del New Yorker raffigurato a bordo di una barca a vela?
Non preoccupatevi. Semplicemente dopo la sua uscita estiva pro Ku Klux Klux Klan (un morto negli scontri razzisti a Charlotteville) il disegnatore lo ha ritratto a bordo di una barca. Mentre soffia sulla vela a forma del simbolo del cappuccio della setta razzista. Geniale.

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