Marco Zanini, bolognese (vincitore del nostro concorso sulle mitiche 30 leggende della vela) è rimasto folgorato dai mari dove è cresciuto il suo mito Tabarly, in Bretagna, e ha deciso che avrebbe voluto navigarci a tutti i costi. E così ha fatto. In due puntate vi proponiamo la sua avventura. Nella prima parte (LA TROVATE QUI), dal taglio decisamente turistico, “l’innamoramento” di quei mari freddi e ventosi, così distanti per noi amanti del Mediterraneo (eppure così affascinanti), nella seconda (LA TROVATE QUI) e terza la preparazione della barca e la navigazione. Buona lettura!
VERSO I GLENANS
La mattina che segue è di nuovo ventosa e con uno splendido sole.
Si va finalmente ai Glenans, forse faremo il bagno; l’acqua è sui 20 gradi, freddina ma fattibile con una muta. Rotta per 200 gradi e siamo alla pas nord del arcipelago, vento al traverso, sui 20 nodi si vola con 1 mano di randa e solent. Arriviamo di fronte al ile de Brunec , decidiamo di entrare dal chenal de la Pie, la marea è in fase ascendente con un coefficiente abbastanza alto, sono passate da pochi giorni le “eau vive” (acque vive maree sigiziali), abbiamo un ottimo approdo con gavitelli al ile de St Nicholas e a la Chambre.
LA CHAMBRE
Decidiamo per la Chambre. Si deve entrare nel canale de la Pie per rotta 181 (prende il nome da uno scoglio pericoloso segnato da un miraglio E), dal traverso de la Pie a dritta e degli scogli semiafioranti denominati “les pierres noires” si vira per l’allineamento 125 con le rocce denominate “Klud ar yer”, per questo allineamento si procede fintanto che non si è superato il traverso della punta W dell’ile de Bananec, segnalato dal miraglio denominato Perche de la Baleine. Da questo punto si vira per 190 ed appena si è allineati per 88 gradi con il miraglio nord denominato “le Broc’h” si va per questa rotta fino dentro al canale che porta a la Chambre dove ci sono i gavitelli per ormeggiarsi. Nell’arcipelago è proibito buttare l’ancora e ci si deve ormeggiare appunto ai gavitelli forniti dal parco. Prima di immetterci nel canale de la Pie ammainiamo le vele e tiriamo su la chiglia. Procediamo a motore fino a la Chambre, lì gli ormeggi sono praticamente tutti occupati, ed un barcone a motore che porta in giro dei turisti disturba assai.
ILE DE SAINT NICHOLAS
Decido di tornare indietro e mettermi sui gavitelli di ile de Saint Nicholas, all’entrata del canale de la Pie, li c’era posto e sopratutto posso ormeggiare per l’ntera giornata senza il patema della marea che scende quando devo uscire. Arrivati sul posto ormeggiamo, e ci godiamo la giornata. Pare di essere ai Caraibi, la sabbia è bianchissima, ma non vediamo nessun temerario che si sollazza in acqua. In effetti anche se la temperatura non è proibitiva, il vento è gelido, non sarebbe il massimo asciugarsi al sole. Ci dedichiamo ad un pranzo in pozzetto e a far divertire i bambini, con qualche pezzo di pane per i gabbiani che nient’altro che impauriti si avvicinano anche troppo al cibo in tavola. Passiamo diverse ore al gavitello e a metà pomeriggio salpiamo direzione 330 per Benodet. Vento in faccia ci attendono diversi bordi anche se la distanza non è esagerata.
L’ENTRATA SULL’ODET
Carta nautica alla mano e cartografico sempre acceso procediamo facendo “la barba” a “le banc des porceaux” un plateau roccioso che emerge ad un miglio a SE del Iles aux Moutons. Per diverse miglia navighiamo in acque molto basse, sempre con cartografico acceso e busssola da rielevamento alla mano, poi passato il banco la profondità aumenta e ci dirigiamo per l’entrata del fiume Odet, che dà il nome alla cittadina (Benodet). L’entrata in Benodet è semplice, si prende l’allineamento 345 con i due fari del paese (grand phare e phare le coq) seguendo questo allineamento si imbocca il canale determinato dai miragli verdi di “le four” e rosso “la potee”.
L’acqua nel canale è fonda come per tutto il fiume, ma bisogna fare una certa attenzione nel ingresso del canale che è abbastanza stretto e fuori da quello, rocce a pelo d’acqua possono creare qualche problemino.
Siamo con la corrente di marea contraria, in fase discendente, non andiamo fortissimo.
SUL FIUME
In entrata della riviere de l’ Odet si ha il paese di Benodet a dritta con il suo porto turistico e a sinistra il porticciolo di Sainte Marine. Optiamo per questo ormeggio. Passati i pontili ci si puo atraccare a dei gavitelli posti lungo il fiume. Prendiamo un gavitello e ci ormeggiamo per la notte. Dopo pochi minuti un ragazzo dal porticciolo ci raggiunge con un gommone. Ci informa che possiamo stare e che è in arrivo una “buriana” per il giorno dopo e quello successivo che sarà poi l’ultimo per noi. Ringraziamo, sopratutto per non averci fatto pagare nulla. Intanto un magnifico tramonto con nuvole tempestose in lontananza fa da cornice al viadotto circostante. Siamo sul fiume Odet, tappa obbligata del mio programma. La giornata della risalita del fiume si presenta cupa e piovosa, un forte vento sferza gli alberi ai margini del fiume, in mare trenta nodi soffiano costanti con rinforzi per il giorno successivo, quello del rientro a Concarneau e della consegna della barca (si spera in ordine). Con molta calma dopo colazione partiamo con la deriva alzata e a motore per la risalita del Odet. Purtroppo manca il sole per poterci godere a pieno il paesaggio quasi fiabesco. Siamo con la marea in fase ascendente, si possono visitare le anse di Combrit e Toulven .
LA CARBONARA PER ATTIRARE I TABARLY
Il paesaggio è immerso nel verde, splendidi castelli appaiono all’improvviso, per la gioia dei bambini. Il profondimetro indica sempre profondità superiori ai 10 m anche ai bordi del fiume. Il programma e´ di ormeggiarci lungo il fiume per prenderci una siesta e pranzare. Precisamente vorrei ormeggiarmi alla famosissima boa del grande Eric Tabarly, annessa alla passerella che porta tuttora alla sua casa di Gousnach (dovrebbe scriversi così, è dialetto bretone) dove vive la sua famiglia. Ebbene vediamo la famosa passerella (su indicazioni di Charly e di google earth). Un paio di boe libere e un paio di boe occupate, di cui una da un bellissimo POGO12,50 (si spiega la precisione delle indicazioni di Charly). Ormeggiamo ad un gavitello libero (in Bretagna l’ormeggio è permesso a qualsiasi gavitello se libero) per il pranzo; preparo porzioni abbondanti di spaghi alla carbonara, nel caso Jaqueline o Marie Tabarly decidessero di fare un salto al fiume, un invito a pranzo sarebbe dovuto!
Terminata la siesta con pranzo senza ospiti purtroppo, riprendiamo la salita del fiume fin dove possibile, per poi rientrare per l’ormeggio notturno, questa volta tentiamo su un gavitello a Benodet, non prima di aver fatto il pieno di gasolio al pontile carburanti.
CI HANNO CIULATO 35 EURO
Qui, non si capisce come, il self service mi fa un prelievo sulla carta di 70 euro ancora prima di aver infilato la pistola che purtroppo dopo 35 euro è a livello massimo e sono costretto a riagganciare. Ergo ciulati 35 euro! Aver avuto una tanica mi facevo il rabbocco alla macchina! Troviamo un gavitello libero, qui si paga e dopo pochi minuti l’addetto arriva con il gommone a prendere l’obolo (20 euro per la notte) e a consegnarci la regolare ricevuta fiscale.
UN RIENTRO DIFFICILE
Prima di cena mi preparo per il rientro del giorno dopo che viste le previsioni non dovrebbe essere dei più tranquilli.
Armo la terza mano sulla randa (che non era stata armata) e prendo una mano sulla trinchetta. Tutto pronto perfino una tormentina a portata di mano nel guardaroba. Riscarico il grib che mi dà per il giorno dopo un 40 nodi costante da NW in prima mattinata ed un rinforzo verso le 11 del mattino. Il meteo per radio non è da meno, per fortuna che lo stato del mare è ancora sul molto mosso e non tende a peggiorare, in pratica c’è un onda di un paio di metri al massimo ma nulla di impegnativo. Tutta notte il fischiare del vento ci ha fatto passare sonni agitati; quando la barca non è la tua e ci appoggi 4000 euro di cauzione non sei mai tranquillo, comunque confido molto sulle qualità del mezzo e sul semplice fatto che saremo al lasco. Sveglia con fugace colazione, voglio rientrare per sistemare la barca e consegnarla. Cielo grigio, mare mosso pioggia e vento forte, a parte il vento che in barca a vela è il benvenuto tutto il resto è una vera rottura. Usciamo a motore dal canale, appena fuori ci mettiamo al vento per aprire le vele , tre mani di randa e una mano alla trinchetta, abbiamo 35 nodi costanti, avrei voluto tenere tutta la trinchetta e due mani ma non ho voglia di rischiare nulla, cosi prendiamo per 144 e siamo sotto il traverso, la barca parte a oltre 11 nodi stabilissima. Sono molto più tranquillo, la visibilità non è delle migliori, un forte scroscio ci investe in pieno.
LA FINE DELLA VACANZA
In pozzetto sto con la carta in mano (che per fortuna è plastificata) il gps portatile e la bussola da rilevamento. La rotta di rientro prevede di costeggiare diverse secche ed è piena di miragli cardinali che segnalano scogli sommersi ovunque. In poco tempo passiamo a sinistra il miraglio cardinale W di Le Taro, a est sotto costa è impensabile navigare, troppi fondali bassi e pericolosi. Si deve procedere per questa rotta fino al traverso del miraglio cardinale S di La Voleuse per poi iniziare a virare verso point de Beg Meil per poi imboccare l’ingresso del canale di Concarneau. La navigazione procede regolarmente velocissima e un po bagnata, trovo tempo perfino di fare un video, finalmente siamo a Concarneau, le preoccupazioni sono finite e purtroppo la vacanza è finita (perlomeno in barca mi spetta una settimana a Parigi ed a Eurodisney con i bambini). Sistemo la barca ed in serata la consegno a Charly. Per questa volta il giro è finito spero al più presto di rifare questa esperienza, casomai di più settimane e con un equipaggio più numeroso”.
Marco Zanini
FINE
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