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Ormeggi in un porto italiano e non sai quanta IVA pagherai

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iva-posto-barcaIl caos torna a regnare nei porti italiani che non sanno più se applicare l’IVA al 10 o al 22% sui posti barca in affitto. Un colpevole c’è ed è la burocrazia italiana e la sua folle legislazione. Ecco l’allucinante riassunto degli eventi.

UNA FOLLIA ALL’ITALIANA
Due anni fa, finalmente anche i posti barca vengono equiparati a strutture turistiche all’aria aperta, come per le aree di sosta dei camper, a cui viene applicata un IVA al 10% in luogo di quella usuale del 22%. Precedentemente alcune regioni come la Liguria e il Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna si erano arrangiate da sole varando delle leggi regionali sul principio del “Marina Resort”. Bene, dopo che la legge di stabilità 2016 aveva reso permanente la norma del 10% sembrava tutto finito. E no, invece. Un mesetto fa la Corte Costituzionale, a cui si era rivolta la regione Campania sostenendo contro i suoi stessi interessi che la norma non era applicabile sul suo territorio, ha sancito l’illegitimità dell’applicazione dell’IVA turistica al 10% sui posti barca.

LA LEGGE REGIONALE VINCE
E allora, fermi tutti? No perché, grazie alle loro leggi regionali, le tre regioni che avevano varato normative autonome continuano ad applicare, se la struttura portuale ha i requisti di “marina resort”, l’IVA al 10%. Intanto altre regioni come la Sardegna e – udite udite – come la Campania stessa che ha originato il caos, stanno correndo ai ripari cercando di varare norme che gli permettano di applicare l’IVA al 10%.

SERVE UN MINISTERO DEDICATO
La morale? Sino a quando un Ministero non prende in mano tutta la materia relativa alla Nautica da Diporto e butta via tutta la vecchia normativa (normativa del diporto, registro delle imbarcazioni, strutture portuali, controlli in mare, normative fiscali, parchi marini, concessioni demaniali, ecc) e riparte da zero con nuove norme semplici, chiare, logiche e adeguate ai tempi continueremo ogni giorno a leggere storie allucinanti come questa. Basterebbe ispirarsi alle norme di paesi vicini come Spagna, Francia ma anche Turchia e Croazia per rendere normale un paese che normale non è: l’Italia.

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