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Israeliani fuori dai Mondiali giovanili: la politica rovina lo sport

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israele
Ai mondiali giovanili di vela di Langkawi, in Malesia, sono state imposte condizioni tali agli atleti israeliani che, di fatto, hanno impedito loro di partecipare. La politica entra nella vela, anche quella che dovrebbe essere più pura, quella giovanile. Dove il valore dello sport deve scavalcare ogni tipo di barriera. In calce vi proponiamo il documento ufficiale in inglese – redatto dalle autorità israeliane – che attesta le condizioni imposte agli atleti.

In sintesi, l’organizzazione ospitante (tra l’altro, la Malesia non ha rapporti diplomatici con lo stato di Israele) chiedeva agli israeliani di correre senza bandiera, proibiva ogni rapporto con i media e il rilascio di comunicati stampa, vietava la riproduzione dell’inno nazionale in caso di vittoria. In poche parole di regatare “anonimamente”, da apolidi, sotto l’egida dell’ISAF (la Federvela Internazionale) anziché con i colori dello Stato ebraico. La Federazione Israeliana ha scelto di non partecipare alle gare, quindi gli atleti del windsurf Yoav Omer e Noy Drihan sono rimasti fuori.

POLEMICHE SULLA FEDERVELA MONDIALE
Sono subito scattate le polemiche, una bufera sull’ISAF e sul presidente Carlo Croce, accusati di essersi piegati alle scelte dell’organizzazione malese e di “realpolitik”, per dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Ha detto Croce alla Stampa: “Le iscrizioni ai Mondiali si chiudevano il 6 agosto, Israele si è iscritto il 10 ottobre. Tra i due Paesi, va ricordato, non ci sono relazioni diplomatiche. Secondo quanto riferitoci dalla Federazione vela malese, questa ha cercato di far partecipare comunque gli atleti israeliani, ma era molto tardi per garantire loro una adeguata protezione. Hanno così chiesto al loro governo, che ha indicato le misure per far sì che gli atleti non diventassero facili bersagli. Ma il visto lo avrebbero rilasciato. Israele però ha deciso di non prendere parte, a queste condizioni, all’evento”. Intanto oggi ai vertici dell’ISAF è stato fissato un consiglio straordinario per stabilire errori e colpe, vedremo la decisione e le eventuali sanzioni.

IL PRECEDENTE IN OMAN
Non è la prima volta che accade, comunque: ad esempio l’ottobre scorso, in Oman (che non riconosce lo Stato di Israele), al Campionato Mondiale RS:X non hanno potuto partecipare i velisti israeliani Sachar Zubari e Nimrod Mashiah (entrambi in passato sul podio) perché sprovvisti di visto d’ingresso nel Sultanato. Una terza atleta israeliana, Maayan Davidovich (terza negli ultimi due mondiali) ha potuto regatare grazie a un secondo passaporto, austriaco, che non richiedeva formalità d’ingresso. Anche ad Abu Dhabi, in occasione delle finali dell’ISAF World Cup, sia nel 2014 che nel 2015, agli atleti israeliani era stato negato il visto. E tra loro c’era anche un bronzo olimpico!

IL MOTIVO DEL SILENZIO DELL’ISAF?
Qualcuno insinua che l’ISAF voglia tenersi buoni i Paesi arabi in quanto generosi finanziatori di eventi sportivi (basti pensare agli enormi investimenti compiuti, nella vela, da nazioni quali Emirati Arabi Uniti e, appunto, Oman): “Ma quali finanziamenti! Pagano un fee come tutti gli altri Paesi”, ha detto Croce alla Stampa. Cosa ne pensate?

IL DOCUMENTO UFFICIALE ISRAELIANO

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