Spesso il mito di un luogo è creato dal calibro della persona che lo racconta e che lo ha vissuto. Salpate con noi, in un viaggio di due puntate, verso le mete frequentate dai grandi uomini. Scrittori, musicisti, capitani di industria, geniali scienziati: tutti avevano un luogo del cuore dove navigare. Che vi aspetta. (QUI LA PRIMA PUNTATA)
BERNARD MOITESSIER – “LA POLINESIA MI HA SALVATO L’ANIMA”
Nessuno, più di Bernard Moitessier, ha saputo ispirare generazioni di navigatori oceanici “romantici”, contribuendo a creare il mito della Polinesia. Siamo nel 1968, il francese si ritira dal mitico Golden Globe, il giro del mondo in solitario, dopo aver percorso 37.445 miglia in 343 giorni, nonostante sia in testa, e fa rotta verso le isole : “Sporgo denuncia contro il mondo moderno, è lui il mostro. Distrugge la nostra terra, calpesta l’anima degli uomini”, scrive nel suo diario. “Vado in Polinesia per salvare la mia anima”.
Ecologista ante-litteram, nel 1975 decide di costruirsi una casa con le proprie mani sul minuscolo atollo di Ahe, alle isole Tuamotu. In questo paradiso terrestre, l’uomo è libero. Tahiti, Isole Cook, Tonga, Marchesi, Tuvalu, Isola di Pasqua, Samoa: almeno una volta nella vita, un navigatore dovrebbe farvi scalo per capire il senso delle parole di Moitessier.
J.F. KENNEDY – IL SENSO DEL PRESIDENTE PER L’OCEANO
La passione del presidente USA John Fitzgerald Kennedy per la vela risale ai 15 anni d’età. L’otto metri Victura, con il quale il giovane John mosse i suoi primi passi velici tra gli splendidi scenari di Hyannis Port, in Massachussets, fu il regalo di compleanno di papà Joe e mamma Rose. Costruito nel 1932, John usò Victura tutta la vita, facendolo apprezzare anche alla sua compagna Jacqueline (foto sopra).
Ha avuto tante barche, tra cui il 19 metri Manitou, il 22 metri bialbero Royono, Flash II, una Star a bordo della quale, assieme al fratello Joseph, si tolse delle belle soddisfazioni. Ma appena poteva, tornava a Hyannis Port a bordeggiare su Victura. Solo con lei si sentiva a contatto dell’oceano. Disse una volta: “Tutti abbiamo nelle nostre vene la stessa percentuale di sale che esiste nell’oceano. Abbiamo il sale nel sangue, nel sudore, nelle lacrime. Siamo legati all’oceano. E quando torniamo al mare, per regatare o semplicemente per assistere a una regata, torniamo al posto da cui veniamo”.
GEORGES SIMENON – LA SUA SECONDA CASA? PORQUEROLLES
“Georges”, dice Tigy, la giovane moglie di Georges Simenon, “ho trovato il posticino di vacanza che fa per noi. C’è un’isoletta di fronte a Hyères che si chiama Porquerolles. Ci andiamo?”. Lo scrittore belga, allora non ancora famoso (siamo nel 1926, il personaggio del commissario Maigret non era ancora stato creato) si fece dare un anticipo di duemila franchi dal suo editore di Parigi e si trasferì sull’isola. Ci passerà lunghi periodi (fino al 1938) in una villa, Le Tameris, proprio a ridosso del porto.
Diventerà amico dei pescatori locali, si innamorerà così tanto di quel mare che nel 1934, come racconta sul suo “Il Mediterraneo in Goletta”, salperà con la moglie a bordo del brigantino l’Araldo in direzione del Tirreno. Oggi Le Porquerolles, nonostante la sua fama attiri migliaia di turisti, conserva ancora lo splendore selvaggio dell’epoca e soprattutto per noi italiani è una meta che non bisogna lasciarsi sfuggire. Chissà che, ispirati da Simenon, non riusciate a sfornare un giallo campione di incassi?
JUAN CARLOS DI BORBONE – LE REGATE NEL SANGUE, MALLORCA NEL CUORE
Juan Carlos di Borbone, ex sovrano di Spagna, è un habitué dei campi di regata. In 38 anni (dal 1973 al 2011) sono stati costruiti quindici scafi con il nome Bribon, tutti per l’armatore catalano Josè Cusì e per il suo timoniere di fiducia, il re Juan Carlos. Nel 1972 ha partecipato con il suo Dragone Fortuna alle Olimpiadi di Monaco, nel 1999 ha vinto l’Europeo IMS di Punta Ala, nel 2000 la Copa del Rey. Non solo: ha rischiato anche un naufragio nel 1989 sul lago di Garda.
L’ex monarca (che ricordiamo essere stato proclamato re nel 1975 a seguito della morte di Francisco Franco) è un vero e proprio lupo di mare. Un lupo di mare che ha la sua tana alle Baleari, a Mallorca, dove Juan Carlos trascorre tutte le sue estati dal 1973 nella villa di famiglia soprannominata Marivent (in catalano Mare e Vento) a Cala Major, un quartiere residenziale della capitale Palma. E da lì si diverte a veleggiare lungo le coste dell’isola, caratterizzate da baie e insenature dalle acque azzurre e cristalline.
FABRIZIO DE ANDRE’ – IN GRECIA E TURCHIA ALLA RICERCA DEL SUONO GIUSTO
Il grande cantautore genovese Fabrizio De André, Faber, per gli amici, amava viaggiare. Soprattutto nell’ultima parte della sua produzione discografica, da “Creuza de Mä” a “Nuvole”, le influenze musicali di paesi lontani sono così evidenti da poter catalogare questi dischi come capolavori assoluti di world music (pensate che David Byrne dei Talking Heads ha inserito Creuza de Mä tra i dieci dischi più importanti del decennio 1980-90 in tutto il mondo!).
Prima di “Nuvole”, De André acquistò una barca a vela (da lui battezzata Jamin-a, come la canzone del 1984 che aveva scritto per un’amica algerina) e si imbarcò in due mesi e mezzo di navigazione per le isole e la costa della Grecia assieme al cantautore e amico Mauro Pagani. Questa rarissima foto lo ritrae al timone nel 1986, non sappiamo purtroppo di che barca si trattasse. Il viaggio avrebbe dovuto essere molto più breve ma i due cantautori si spinsero fino alle coste della Turchia, alla ricerca di quei suoni e quei colori mediterranei che poi hanno caratterizzato l’ultimo periodo di De André, scomparso nel 1999.
GIORGIO FALCK – NON POTEVA CHE AMARE UN TEMPIO DELLA VELA
Il luogo che ha avuto più significato nella vita da velista di Giorgio Falck, protagonista di regate in tutti i mari del mondo, è sicuramente Città del Capo, in Repubblica Sudafricana, uno dei templi della vela internazionale.
Da lì partì nel 1976 per la Cape2Rio (dalla città africana a Rio de Janeiro, in Brasile) a bordo del Guia III (foto a lato): inoltre Cape Town fu tappa intermedia di due Whitbread (giri del mondo a vela) alle quali l’industriale milanese prese parte, nel 1973 sul Guia I e nel 1981 sul Rolly Go. La passione sudafricana di Falck è tradita anche dal nome dato a una delle figlie avuta da Anna Cataldi, Jacaranda: è il nome di una bellissima pianta di colore violetto diffusa in tutta la nazione…
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