“Dai ragazzi, la settimana prossima c’è la Coppa del Raviolo. Ci siamo tutti? Dai che facciamo una bella regata e vinciamo facile!”. Quante volte avete sentito questa frase. Quante volte siete saliti a bordo con il sogno di partire davanti a tutti, girare la boa nei primi, regatare con il vento libero, a giocarsela con i migliori. E quante volte i vostri sogni si sono infranti dopo i primi metri di regata, alla prima virata, con le cime incattivate, genoa incastrati, straorze meschine e le altre barche che vi sfilano sopra e sottovento, con i loro timonieri sembrano farvi “ciao ciao” con la manina.
Spesso la grande differenza tra aspettativa e realtà, in mare, la fa l’equipaggio. Possiamo avere la barca tirata a lucido, il gioco di vele nuove, ma la chiave di un team vincente è… il team stesso. In questo tabellone ci siamo divertiti a stilare le differenze tra l’equipaggio ideale nella testa di un armatore non professionista e quello che effettivamente si troverà a ospitare a bordo. Siamo pronti a scommettere che avrete vissuto ben più di una volta queste situazioni!
EQUIPAGGIO IDEALE | EQUIPAGGIO REALE |
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Ognuno a bordo ha un ruolo preciso: il timoniere fa il timoniere, il tattico il tattico, il tailer il tailer. | Il timoniere timona ma urla al randista che urla al prodiere che inveisce con lo sguardo al cielo. |
Dopo essersi consultato con il timoniere, il tattico annuncia la virata. Tutti si mettono in posizione e si procede con la manovra. | Il tattico annuncia la virata ma, data la sua scarsa autorità, si innesca un comizio: “viriamo adesso… no aspetta, no ma ho visto che a quelli là davanti dà scarso”. Il timoniere nella discussione si distrae e si pianta contro vento. Nel frattempo il tailer, unico pronto alla virata, molla in anticipo la scotta genoa. |
Una persona (il tattico, il prodiere nei team più “rodati”) gestisce le posizioni del team a bordo, variandole a seconda delle condizioni e delle andature nei sensi prua-poppa e sottovento-sopravento. L’equipaggio esegue. | In qualsiasi andatura, ci sono sette persone “rivettate” in pozzetto. Immancabile poi quello sdraiato sulla tuga o in piedi appoggiato alle sartie, in preda al mal di mare. |
In banchina prima della regata, l’equipaggio si riunisce in un briefing dove si ripassano i ruoli e vengono lette le istruzioni di regata. | Quando manca un minuto alla partenza, il tattico manda il tailer sottocoperta a prendere le istruzioni di regata accartocciate e sporche di vino, sotto ai tupperware pieni di polpettone e verdure ripiene. “Qual è il percorso? Partiamo prima noi o quelli dell’altra categoria?” |
Prima di uscire in mare, scarica in banchina tutti i pesi superflui, acqua e carburante compresi. | Prima di uscire in mare, scarica in banchina i copristrumenti ma si dimentica a bordo nell’ordine: quattro giochi di vele in dacron del 1987, l’ancora di rispetto con catena della seconda guerra mondiale, le valige rigide della moglie dell’armatore, due tender. Ovviamente, serbatoi di acqua e carburante sono pieni all’orlo. |
Ogni membro dell’equipaggio lascia che siano le sue capacità a parlare per sé. | Ogni membro dell’equipaggio vanta esperienze in Coppa America, alla Whitbread, al Mondiale di 470. Esperienze mai verificate, nel 99,99% dei casi inventate di sana pianta: i più preparati hanno fatto il corso di Optimist nel 1977, o hanno appena conseguito la patente nautica. |
Il prodiere professionista usa quattro gesti per comunicare con l’equipaggio: pollice su (orzare), pollice giù (poggiare), mano a di taglio che sale e scende (sei ingaggiato), numeri (per indicare le lunghezze che mancano alla linea o alla boa). | Il prodiere mediamente “se la caca”, è stato messo li semplicemente perché è il più magro e si presume abbia una maggiore agilità rispetto al resto dell’equipaggio. Fa una serie di gesti incompresibili ai più e, capendo di non essere capito, si gira verso poppa e inizia a sbraitare. |
Quando c’è vento forte l’equipaggio ideale sa come spingere la barca e dopo il giro della boa di bolina non si discete neanche sul da farsi: su spinnaker, barca in controllo e velocità a doppia cifra. | Quando c’è ventone la bolina è una lunga fase di terrore aspettando la decisione cruciale: sarà il caso o no di dare lo spinnaker? Il dibattito “striscia” in falchetta lungo tutto il bordo controvento, la tensione sale. Alla fine prevale un “tanto senza spi mettiamo il fiocco a farfalla e andiamo veloci uguale, la sicurezza prima di tutto”. Vengono inesorabilmente passati da tutti e se danno spi lo stesso verrà subito dopo la regata consegnato al velaio per le riparazioni. |
Le regolazioni vengono date esclusivamente da una persona che può essere per esempio il tattico coadiuvato dal randista, ovvero coloro che “curano” la conduzione | Esiste un membro dell’equipaggio “tragico”: colui che prende iniziative non richieste. Molla improvvisamente una drizza decidendo che la randa e troppo magra e, non avendo dato sufficienti giri sul winch, fa venire giù tre metri di vela. |
L’equipaggio si conosce a memoria da anni, ognuno nel suo ruolo da innumerevoli stagioni e tutti sulla stessa barca. | L’equipaggio si avvicenda a ogni regata, vengono coinvolti nell’ordine: un drizzista torinese che ha fatto il giro del mondo nel ’77, la suocera dell’armatore, quello che un tempo era forte ma ora pesa 145 chili, lo zio che una volta andava in 470, l’esperto di elettronica che soffre il maldimare. |
Il randista, conscio di essere colui che ha in mano il “motore” della barca, la “segue” con criterio: scarrella, cazza, lasca in funzione dell’inclinazione e le “sensazioni” in andatura. | Il randista è monumentale. Ovvero, fermo come una statua di Michelangelo. Quando arriva la raffica e siete ormai sdraiati e straorzati, chiede timidamente al timoniere: “vuoi che ti laschi un pochino di carrello?”. |
Al taglio del traguardo sono tutti amici e ognuno ammette serenamente i propri, eventuali, errori. | Tagliata la linea d’arrivo si apre un processo che neanche dal compianto Biscardi. Accuse, insulti, offese e minacce di querela. |
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