A bordo di questo catamarano, al largo di Castiglione della Pescaia (Grosseto), se la sono vista davvero brutta (la foto inganna, perché la tromba marina è dietro ma è comunque vicina). Può succedere più spesso di quanto immaginiate essere investiti da una tromba marina. In un bell’articolo apparso sul sito ormeggionline, è spiegato come si formano e soprattutto come affrontare la situazione qualora veniate sorpresi da una tromba marina.
LA TROMBA MARINA
Spesso si fa confusione tra tromba d’aria e tromba marina: quest’ultima, si legge nell’articolo, è un fenomeno di dimensioni e portata minori e “si genera su specchi d’acqua, quali i mari e laghi e difficilmente arriva sulla terraferma, poiché si sfalda quando la incontra. Possono avere un diametro di diverse decine di metri e venti fino a 100 km/h”.
QUANDO SI FORMA?
Le condizioni affinché si generi non sono poi così rare: “Basta un cumulus congestus (nube con grande sviluppo verticale), temperature superficiali marine elevate (in grado di fornire notevole energia al sistema nuvoloso) e l’incontro tra l’aria calda ascendente dal mare e aria fredda discendente dalla perturbazione. A quel punto, è fatta. Si può originare un moto vorticoso favorito dall’assenza di ostacoli in mare”.
SEGNALI D’ALLARME
Quando siete in navigazione e il tempo peggiora, per capire se nei paraggi potrà manifestarsi il fenomeno (che comunque è molto imprevedibile) dovrete tenere gli occhi aperti e scrutare attentamente il cielo: “prima di toccare la superficie del mare la tromba marina si manifesta con la comparsa di una nube a imbuto, detta “funnel cloud”, dalla base del cumulo. In caso di elevati tassi di umidità negli strati superficiali dell’atmosfera, l’imbuto si evolve dalla tipica base appiattita del cumulonembo verso la superficie del mare fino a raggiungerla. Nel frattempo sull’acqua è apparso un disco chiaro circondato da un’area scura, di forma indeterminata; poi delle bande spiraleggianti, chiare e scure, che si dipartono dalla macchia scura; e poi un denso anello vorticoso di spruzzi d’acqua in salita verso la base della nube. Solo quando il flusso di aria calda nella tromba si esaurisce, di solito in 15/30 minuti, si può dire che l’incubo sia finito. L’imbuto si dissipa, e resta solo da controllare che non ci siano altri ‘funnel cloud’ nei paraggi”.
COME EVITARLA
Il modo migliore per non ritrovarsi nella situazione della foto sopra è “non uscire in barca quando le carte sinottiche mostrano chiara presenza di instabilità atmosferica, in particolare durante tarda estate e autunno quando le temperature superficiali dell’acqua sono più elevate. Se proprio proprio non ce l’avete fatta a restare in porto ricordatevi che avete a che fare con un fenomeno imprevedibile e spesso la direzione della tromba non è quella del vento dominante: se la sua forma è quella di un cilindro verticale significa che il vento tra il suolo e la base del cumulonembo è più o meno costante in intensità e direzione; se invece la tromba assume forme molto inclinate è probabile che il vento al suolo sia diverso da quello che soffia alla base della nube. Quindi fate attenzione che la base dell’imbuto non sia inclinato verso la vostra posizione. In questo caso spostatevi dalla rotta di collisione. E tenete sotto controllo il barometro, perché il passaggio del vortice è caratterizzato da una forte e repentina caduta della pressione atmosferica.” Se possibile, meglio non allontanarsi dalla costa. “Anzi occorre fare rotta al porto più sicuro, immediatamente, ricordandosi che la tromba marina al contatto con il suolo si sfalda. Nel caso in cui ci vi troviate al largo, meglio ammainare le vele, mettere al sicuro tutto l’equipaggio sottocoperta, ma senza chiudere il tambuccio, dato che questo potrebbe causare l’implosione degli oblò. Inoltre, nel caso in cui la tromba marina sia in avvicinamento, è bene, poco prima di essere investiti, lanciare una chiamata di soccorso con le proprie coordinate. In ogni caso, la maggior parte delle volte i danni sono lievi”.
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