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Transat Jacques Vabre: in diretta dalle calme equatoriali con Giancarlo Pedote

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© Jean-Marie LIOT

La sua voce arriva da lontano, dai 6 gradi Nord, poco distante dall’equatore, in quella zona chiamata “pot au noir” e meglio conosciuta come dolldrums, zona di interconvergenza tropicale o molto semplicemente “calme equatoriali”. Abbiamo fatto una “telefonata atlantica” a Giancarlo Pedote, che a bordo di Newrest Brioche Pasquier, sul quale è salito anche il suo storico sponsor Prysmian, in coppia con Fabrice Amedeo sta affrontando la Transat Jacques Vabre: ci ha risposto con una voce allegra, molto carico e determinato, nonostante lui e Fabrice stiano affrontando una delle fasi più delicate di questa Transat Jacques Vabre, il passaggio nelle calme per l’appunto e l’approccio all’equatore. Una vera e propria lotteria del vento, tra accellerazioni sotto i groppi, cambi di direzione, stop improvvisi e ripartenze, un vero grattacapo da gestire con molta tenacia e sperando anche in un pizzico di fortuna.

Ciao Giancarlo, come stai? Raccontaci cosa vedi in questo momento, cosa sta succedendo nel tratto di pot au noir che state attraversando?

Sto veramente bene, tutto ok. Il paesaggio qui è incredibile, è composto da alcune nuvole cumuliformi alti e grandi e chiare alternate ad altre scure e nere, queste ultime sono nella fase di espulsione del vapore. Alle nostre spalle, a nord, il pot au noir è molto attivo, stanotte è stato uno spettacolo di fulmini. Mentre parliamo siamo partiti sotto un groppo, stiamo sfruttando il tipico “vento di espulsione” di questa nuvola, abbiamo aria da 280°  e navighiamo in un’andatura larga. In questo momento tocca a noi camminare, ma come sapete qui la tecnica a volte passa in secondo piano e conta anche molto la fortuna. Una volta che hai scelto il tuo “buco” attraverso il quale affrontare le calme devi anche sperare che la fortuna sia dalla tua parte, oltre che lottare miglio su miglio per portare la barca al massimo. 

Un bilancio di questi primi 12 giorni di Transat Jacques Vabre in IMOCA 60: il momento più brutto e quello più bello.

Il più brutto non ho dubbi, quando è esploso lo spinnaker grande. E’ stato un problema di assemblaggio della vela, perché lo spinnaker era nuovo lo avevamo provato in allenamento ma non aveva usura. Lo abbiamo issato con 20-22 nodi di vento e dopo 90 minuti è esploso senza che la barca fosse andata in straorza o fosse successo niente di particolare. Una parte della vela è restata in alto, l’altra in basso rischiando di finire sotto la chiglia, abbiamo dovuto fermare la barca per mettere tutto a posto e constatato che la vela è ormai inutilizzabile, troppo ampia la parte da riparare per il materiale che abbiamo a bordo. 

Non c’è un momento bello in particolare, ma più che altro una serie di momenti belli e molto emozionanti. Molte sono sensazioni, come quella di partire col freddo e poi, navigando verso sud, sentire il calore che aumenta, iniziare a togliersi gli strati di abbigliamento tecnico, è una sensazione veramente particolare. E poi ci sono i paesaggi e gli scenari che cambiano, i contrasti del cielo che stiamo vivendo in questi giorni nel pot au noir sono pazzeschi, vivi una serie di immagini di mare molto suggestive che ti lasciano emozioni marcate e veramente forti. 

Come stai gestendo da un punto di vista psicologico il fatto di regatare in fondo alla classifica, tu che nelle ultime stagioni eri abituato ad altro.

Questa è una cosa che ho gestito e digerito già prima della partenza, ne eravamo ben coscienti. Navighiamo su una barca di vecchia generazione ed eravamo consapevoli già prima dello start che avremmo lottato per le ultime 5 posizioni, quindi durante la regata non è affatto un problema, ero ben preparato a questa situazione. Questo è il progetto sportivo di quest’anno, sapevo che non potevamo competere al top ma per me è un’esperienza grandissima e veramente fondamentale per il mio progetto futuro, entrare in questa classe per me è molto importante con l’ottica di restarci con una mia barca. 

Che evoluzione strategica ti aspetti nei prossimi giorni e quali sono i vostri obbiettivi immediati nella regata?

Ci troviamo in un luogo, le calme, che è una vera e propria lotteria. Basta guardare Generali quanto era avanti e quanto sta perdendo per rendersene conto. Qui basta una nuovola per partire e fare la differenza, può toccare a tutti. Noi stiamo facendo veramente del nostro meglio sulle regolazioni e sulla conduzione della barca per cercare di restare sempre in movimento. Dobbiamo fare tutto al meglio dando il massimo ma senza aspettative perché serve anche un po’ di fortuna per uscirne bene. L’obbiettivo ovviamente è quello di restare in questo gruppo di barche, chi prima ne esce e aggancia gli alisei andrà in fuga e noi dobbiamo puntare a salire sul “treno”. 

La posizione di Newrest brioche Pasquier all’ultimo rilevamento

All’ultimo rilevamento in classifica, le ore 11 italiane del 17 novembre, Newrest Brioche Pasquier di Fabrice Amedeo e Giancarlo Pedote si trova in dodicesima posizione, a 1261 miglia dall’arrivo di Salvador de Bahia e a 850 miglia dal leader St. Michel Virbac di Jean Pierre Dick e Yann Elies, quest’ultimo un’IMOCA 60 foil di ultima generazione che sta dominando la regata e ha 111 miglia di vantaggio sul secondo in clasifica, SMS di Meilhat-Gahinet. Newrest è però in buona compagnia nelle calme equatoriali, in poco più di 50 miglia sono racchiuse cinque barche, dall’ottava alla dodicesima posizione, a conferma che tutto può succedere e Fabrice Amedeo e Giancarlo Pedote sono in piena corsa per giocarsi il loro risultato anche nella top 10.

Dopo il ritiro di Enel Green Power di Alberto Bona e Andrea Fantini, a causa dell’urto con un oggetto non identificato che ha gravemente danneggiato uno dei timoni del loro Class 40, l’altro equipaggio italiano rimasto in regata sempre tra i Class 40 è Colobre XL di Massimo Juris e Pietro Luciani. La coppia italiana è appena entrata nella zona delle calme ed è in sesta posizione a 47 miglia dal leader VadnB di Sorel Carpentier.

Mauro Giuffrè 

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