Chi nella sua vita da velista non ha sognato almeno una volta il “ mollo tutto e mi faccio la barca da solo”? C’è chi lo immagina soltanto, c’è invece chi lo fa. Lui si chiama Matteo Gervasoni e il suo mestiere era quello di orafo nelle botteghe milanesi. Dal 2002 aveva deciso che la sua vita era un’altra, lavorare nel mondo delle barche e lo ha fatto con alcuni dei migliori velisti italiani, quali Soldini e Vittorio Malingri, con numerose esperienze oceaniche. Nel 2011 ha acquistato e ricostruito, con l’aiuto della designer Roberta Daglia, un Levriers des Mers 14, ribattezato Nonna Maria, con il quale sta per cominciare la sua nuova vita. Una ricostruzione frutto di sacrifici per reperire il budget, tenacia e grande passione. .
Che barca è Nonna Maria, quali sono le sue caratteristiche?
Nonna Maria è un Leviers des Mers 14, una barca in alluminio, progettata da Finot circa 30 anni fa ma ancora oggi molto attuale. Basta guardarlo per trovare delle somiglianze con gli open oceanici moderni. La barca pesa solo 9 mila chili, ai tempi infatti faceva parte della classe ULDB. Di questa serie ne esistono 12 in tutto il mondo, Nonna Maria è lo scafo numero 8 del 1990.
Come è scoppiato il colpo di fulmine, perché questa barca?
Tutto dipende anche dalle esperienze personali. Nel momento in cui scegli che il tuo mestiere è andare per mare capisci che ci sono vari modi per farlo. Ho avuto la fortuna di lavorare alla costruzione di barche da regata e ho capito quanto sia importante avere una barca che possa muoversi anche in 4 nodi di vento. Ecco perché mi piaceva il Levriers. Avevo conosciuto il 12 in occasione di un lungo trasferimento dalla Tahilandia fino in Italia e ho capito la qualità di questi progetti, ma per quello che avevo in mente io serviva il 14.
Cosa è successo dopo?
Ho cominciato a mollare il lavoro sulle barche da corsa e ho intensificato quello sulle barche armatoriali che mi facevano guadagnare meglio e più velocemente e mi hanno dato la possibilità di inseguire il mio sogno. Il mio Levriers des Mers 14 l’ho trovato a Martigues, in Camargue. Aveva appena finito il giro del Sud America, doppiando anche Capo Horn. Era un po’ abbandonata a se stessa però, non aveva neanche il motore che era stato ripetutamente fuso. Sono ripartito verso l’Italia senza motore: mi sono detto meglio senza motore che senza albero e vele.
Che tipo di lavori hai deciso di fare?
Gli interventi sono stati totali. La barca è stata sabbiata internamente ed esternamente, abbiamo lasciato solo la struttura perché l’obiettivo finale era renderlo un mezzo lavorativo non solo per il nostro svago. La barca doveva diventare anche un mezzo didattico che potesse consentirci di fare scuola con i bambini. Era poco intima come barca, era importante quindi ripensare anche gli interni.
Quanto tempo ci è voluto per ristrutturarla e in quante persone avete lavorato?
Da quando abbiamo cominciato sono passati 57 mesi, ma effettivi di lavoro sono stati circa 36, il resto del tempo serviva ovviamente a reperire il budget perché non avevo la possibilità di fare tutto subito. Abbiamo iniziato i lavori in due, io e Roberta Daglia che è specializzata in design industriale e ha curato tutta la parte progettuale. Periodicamente ci hanno aiutato amici e parenti, ma il grosso del lavoro è stato fatto senza un vero team e per questo è risultata molto più complessa come impresa.
Cosa farà adesso Nonna Maria?
Il programma è quello di lavorare un po’ con il charter in Sardegna e per l’autunno-inverno partire per un insolito giro d’Italia a vela, fino a Venezia. Il giro sarà une vera e propria scuola di vela per chi avrà voglia di farla (Maggiori info QUI), faremo una o due tappe intermedie, sicuramente una sosta a Santa Maria di Leuca. Una volta giunti a Venezia l’idea è quella di lavorare con il Boat&Breackfast e come programma didattico abbiamo immaginato “Bordi nella Cultura”, cosa c’è di meglio infatti che navigare nella laguna veneta? La parte didattica la svolgeremo cercando di coinvolgere le scuole. Alla fine di aprile dell’anno prossimo faremo il giro d’Italia sulla rotta inversa, sempre come scuola vela. Nei nostri programmi didattici si parlerà poi sempre di ambiente, una cosa che ci sta molto a cuore, navigando tra il Tirreno e la laguna veneta avremo l’occasione di analizzare le criticità ambientali di questi mari. Dopo essere rientrati in Tirreno nella parte iniziale dell’estate 2018 vorremmo fare una scuola di mare con i bambini all’Isola d’Elba, per poi tornare in Sardegna per l’attività di charter.
I numeri della Nonna
Progetto: Finot
Anno: 1990
Lunghezza: 14,00 mt
Lungh al gall.: 13,20 mt
Baglio max: 3,93 mt
Pescaggio: 2,40 mt
Dislocamento: 9000 kg
Matteo Gervasoni
Nasce a Bergamo nel 1977.Si forma all’Istituto Orafo Benvenuto Cellini di Valenza Po, diplomandosi nel 1996. Lavora come orafo nelle botteghe milanesi. Pensando ad un mondo più grande prende lo zaino ed arriva a Le Grazie (SP) sbagliando la fermata per Porto Venere. Nel mondo della vela dal 2002, lavora con Giovanni Soldini per tre anni. Attraversa gli oceani con barche da corsa e grandi barche armatoriali.
Roberta Daglia
Nasce a Pavia nel 1985, ma cresce sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Vive e lavora a Milano dal 2005 al 2011. Progettista, si laurea al Politecnico di Milano in Industrial Design nel 2011.Disegna, fa la cameriera, tiene corsi di grafica, fa l’hostess su barche a vela e quello che capita. Ex stagista perenne si trova davanti l’occasione di applicare la sua progettualità a questa avventura; la coglie. Si occupa di tutto ciò che ha a che fare con millimetri e pixel, compresi i dolci, con assoluta precisione.
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