1768. Il cielo era terso e le vele gonfie di vento, quando l’Endeavour imboccò la Manica verso occidente. In Atlantico una forte procella investì il brigantino, che ne rimase leggermente danneggiato, ma la corsa proseguì. La prua fu quindi rivolta a sud, in direzione della Spagna. Il 2 settembre apparvero le coste della Galizia – dove furono catturati e classificati vari animali – dieci giorni dopo l’Endeavour giungeva in vista di Madeira. Fu dunque la volta delle Canarie, poi dell’arcipelago di Capo Verde, infine James Cook decise di effettuare la traversata. La sosta che l’Endeavour compì a Rio de Janeiro, allorché giunse dall’altra parte dell’Oceano, non fu per nulla confortevole. Il Viceré fu diffidente e inospitale, negò a Cook i rifornimenti richiesti, giunse addirittura ad arrestare alcuni membri dell’equipaggio.
NAVIGANDO VERSO SUD
Il 7 dicembre, comunque, il brigantino inglese riprese il mare, puntando risolutamente verso la Terra del Fuoco. Gelo, impetuose correnti, minacciosa desolazione. Ci vollero quasi 50 giorni per giungere a Capo Horn. Cinquanta giorni di dura navigazione, durante i quali gli scienziati proseguirono instancabilmente con le ricerche scientifiche, con la raccolta e la classificazione di nuovi animali e nuove piante. E finalmente il Pacifico accolse gli intrepidi navigatori. Cook scoprì nuove terre: un’isola ovale ricoperta da fitta vegetazione, che battezzò Isola della Laguna, e molte altre isole piccole e grandi.
TAHITI!
La mattina dell’11 marzo, superata una furiosa tempesta, l’Endeavour giungeva a destinazione: Tahiti. Ben due oceani erano stati attraversati, eppure, nel suo diario, Cook non si era mai soffermato sull’eccezionalità di questo viaggio. D’altra parte un uomo pratico e rigoroso come lui, massimamente proteso alla ricerca scientifica, non poteva considerare che gli aspetti essenziali della propria missione. Si è detto che Cook diede inizio ad una nuova era nella storia della navigazione. Varrà la pena ricordare, in proposito, che questo straordinario comandante fu il primo ad occuparsi in maniera razionale del problema dello scorbuto, introducendo l’uso sistematico degli agrumi e dei vegetali crudi nella dieta dei suoi marinai. Altresì fu il primo navigatore a compiere annotazioni antropologiche sulle popolazioni con cui venne in contatto.
UN PARADISO RIGENERANTE
I mesi trascorsi a Tahiti servirono a rigenerare gli uomini dell’Endeavour dall’estenuante navigazione. Furono compiute le osservazioni astronomiche precise, la nave fu revisionata e rifornita d’ogni bene. Tahiti era allora un paradiso, ricco di una natura prospera e generosa, abitato da un popolo gentile e aggraziato. Le bellissime fanciulle tacitiane, con il loro fascino esotico, con la loro innocente disponibilità, facevano innamorare i marinai, che regalavano loro perline di vetro e chiodi. Cook aveva stabilito norme assai severe a disciplina dei rapporti fra equipaggio e nativi, norme imparziali, improntate sul più assoluto rispetto reciproco e che garantirono, durante quei mesi, una pacifica e serena convivenza.
LA MITICA TERRA AUSTRALIS
Quando l’Endeavour si accinse a salpare, il 13 luglio 1769, qualcuno pianse dovendo lasciare quel luogo. Ma bisognava proseguire la missione, le istruzioni della Reale Società Geografica erano chiare: scoprire nuove terre e verificare l’esistenza della mitica Terra Australis, il continente che allora si credeva esistesse nell’ emisfero sud del mondo. Fra i geografi era diffusa la convinzione che la Nuova Zelanda – terra su cui nessun occidentale aveva mai messo piede – costituisse un’appendice del fantomatico continente. Cook la raggiunse il 7 settembre 1769, dopo quasi due mesi di navigazione, durante i quali esplorò le isole Vaena, Uhetea, Otaa e Bolabola, stringendo amicizia con gli abitanti. Egli non solo dimostrò che la Nuova Zelanda non apparteneva ad alcun continente, ma scopri anche la sua bininsularità. Ne cominciò l’esplorazione il 17 ottobre, partendo da un lembo di terra che chiamò Capo del Ritorno.
L’ESPLORAZIONE DIVENTA STORIA
Il 6 febbraio 1770 aveva compiuto la circumnavigazione dell’Isola del Nord, il 27 concludeva quella dell’Isola del Sud. Scoprì e diede il nome a nuovi luoghi, esplorò minuziosamente le coste, studiò con acuto rigore gli usi e i costumi dei Maori, popolazione fino ad allora sconosciuta in Europa, il suo contributo alla geografia fu immenso. Poi venne il giorno di far ritorno in patria. Cook decise che la rotta da seguire sarebbe stata quella scientificamente più utile. La scelta cadde sui mari a nord dell’Australia. Seguì perciò l’esplorazione di quel continente, poi la scoperta dello Stretto di Torres, con la dimostrazione dell’insularità della Nuova Guinea.
VERSO L’INGHILTERRA
Il 15 marzo 1771, dopo mesi di travagliata navigazione, con l’equipaggio decimato dallo scorbuto, l’Endeovour giungeva al Capo di Buona Speranza. Cook decise di far sosta per curare i malati, affittando allo scopo una gran de villa di campagna. Trascorse un mese, poi la nave riprese il mare. II 29 aprile tagliò il meridiano di Greenwich, due giorni dopo ormeggiò a Sant’Elena. L’Inghilterra era ormai vicina. Il grande viaggio si concludeva, l’avventura di James Cook era appena cominciata. Dall’alto della coffa il marinaio scrutò ancora oltre la prua, sforzandosi di penetrare quell’incerto orizzonte di foschia. E flnalmente vide terra. “L’ Inghilterra – gridò -la nostra amata Inghilterra!”. Era l’11 giugno 1771 ed erano passati ben tre anni da quando la nave eta partita. Volle il caso che fosse stato proprio quel marinaio, due anni prima, ad avvistare la Nuova Zelanda, grande protagonista di quel viaggio. E con il suo avvistamento era cominciata una delle più importanti esplorazioni della storia, la carta del mondo ne sarebbe uscita più grande e il mondo più piccolo. Resta memoria ancor viva di quel viaggio eccezionale, se ne rammenta con meraviglia il susseguirsi di esplorazioni, di scoperte, d’incontri con nuove nature e nuove umanità. Resta soprattutto l’immensa fama di James Cook, comandante della spedizione, che il mondo ha decretato – dopo Colombo e Magellano – come il più grande navigatore di tutti i tempi. Egli ebbe il grande merito, con questo e i successivi due viaggi, di porre fine a un’era triste per la navigazione, quella dei conquistadores, dando corso all’epoca delle grandi esplorazioni con finalità scientifiche.
LA FORTUNA DI COOK
Correva l’anno 1767 quando la Reale Società Geografica di Londra decise d’inviare una spedizione scientifica nei Mari del Sud, affinché osservasse, dalla latitudine più favorevole, un’eclissi di sole causata dal pianeta Venere, per poi procedere alla scoperta di nuove terre. Occorreva un comandante esperto e coraggioso, tanto risoluto e forte da farsi ubbidire in ogni circostanza, ma tanto saggio da farsi sempre amare. Occorreva soprattutto un buon conoscitore delle scienze, capace di comprendere con esattezza l’importanza della missione e di agire in perfetta concordia con gli scienziati al seguito.
DALLE CAMPAGNE AGLI OCEANI TEMPESTOSI
Fu scelto James Cook. Lui, il ‘Cristoforo Colombo del Pacifico” – così fu poi chiamato nel mondo anglosassone – era figlio di un poverissimo bracciante. Nato il 27 ottobre del 1728 a Marton, nello Yorkshire, Cook aveva imparato a leggere dall’unica maestra del villaggio. Si era imbarcato come mozzo a 15 anni, dopo aver lavorato da commesso in un negozio di biancheria di Snaith. A 22 anni era stato promosso marinaio e a 27 era già comandante . Certo stupirà che un giovane di campagna, senza alcuna scuola, senza alcun titolo, potesse giungere ai gradi più elevati della marineria, ma bisogna considerar e che a quel tempo non esistevano accademie: l’unica scuola era il mare. Ed era una palestra dura, difficile, che non perdonava, dove solo agli uomini migliori era concesso di farsi strada. E James Cook era il migliore. Sovente, quando gli altri marinai correvano in franchigia a far baldoria doria, egli preferiva buttarsi sui libri, studiare la navigazione, la cartografia, coltivare la sua grande passione per le scienze, spin to dall’accanito desiderio di migliorare e di elevarsi socialmente.
SI SALPA!
Allorché si trattò di combattere, durante la Guerra dei Sette Anni, egli seppe distinguersi per audacia e intelligenza. Fu promosso nostromo, gli furono affidate missioni importanti, infine, a coronamento del suo encomiabile servizio, guadagnò i galloni da ufficiale della Marina da guerra. Quando la Reale Società Geografica decise di affidargli la spedizione nei Mari del Sud, James Cook si trovava in meritato riposo nella sua casetta nei pressi di Londra. Salpò il 30 luglio del 1768 dai bacini di Deptford al comando dell’ Endeavour, un brigantino a palo da 368 tonnellate, giungendo a Plymouth il 13 del mese successivo, dopo aver disceso il Tamigi. Qui la nave fu rifornita e furono anche imbarcati gli scienziati: l’astronomo Green, il naturalista Banks e il botanico Solander. Pochi giorni dopo sarebbe cominciata la grande avventura.
Di Martina Ghermandi – Tratto dal Giornale della Vela di Aprile 1987
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